Cercare Lavoro

Conservare, Cercare, Cambiare, Trovare  Lavoro  v. 5.9

Inventa il tuo lavoro

Il lavoro viene dalla terra

Aria di crisi? Torniamo alla terra! E non scherziamo affatto, tanto che per dimostrarvelo abbiamo intervistato Simona Limentani, una delle fondatrici di Zolle. Parliamo di questo progetto. Cos’è esattamente “Zolle”? E come vi è venuta l’idea?

Partiamo dall’idea. Nel 2002 mi sono trasferita in Piemonte per lavorare in una cooperativa agricola che ha come finalità la valorizzazione dell’agricoltura locale. È stato qui che, un anno dopo, ho conosciuto un gruppo di agricoltori giapponesi che dalla fine degli anni ’80 riforniscono direttamente numerose famiglie della città di Tokio. In pratica sono gli agricoltori che decidono cosa è meglio consegnare in base alla stagionalità e alle produzioni del territorio, garantendo freschezza e salubrità. Mi sembrava un’idea straordinaria oltre che perfettamente replicabile! Così, a Roma, è nato Zolle, insieme alla complicità della mia socia Ghila Debenedetti e secondo un’idea basata almeno inizialmente sulla fiducia. Le famiglie, cioè, si fidano degli agricoltori e di ciò che questi scelgono di mettere nella “Zolla”, cioè nel pacco che recapitiamo agli aderenti ogni settimana. Gli agricoltori, a loro volta, si fidano delle famiglie che garantiscono loro continuità nell’acquisto. In pratica le famiglie ricevono una spesa di prodotti freschi “a sorpresa”… Sì, potremmo dire che è così, ma, naturalmente, le famiglie possono scegliere la grandezza della zolla (si va da quella piccola, perfetta per la coppia, a quella maxi, per famiglie con più di 4 componenti). E se non mangiano carne o un altro alimento, ovviamente, basta che lo facciano presente e lo si elimina dalla Zolla. Inoltre, nella scatola inseriamo anche qualche ricettina molto casalinga, per dare degli spunti.

  • Chi sono i vostri clienti? Soprattutto famiglie giovani cha amano mangiare sano.
  • Come fate le consegne? Bèh, in un modo molto particolare che ci contraddistingue. Le Zolle partono con un furgone ma per evitare di restare imbottigliati nel traffico di Roma, interrompendo così la catena del freddo che invece è essenziale perché i prodotti arrivino a destinazione senza rovinarsi, l’ultimo tratto della consegna avviene… in bicicletta!
  • Ad oggi potresti dire che l’idea sia stata di successo? Assolutamente sì, quando il progetto è partito eravamo io e la mia socia Ghila Debenedetti, in quattro anni siamo arrivati a 1300 iscritti e il progetto dà lavoro a 20 persone senza contare il profitto degli agricoltori ai quali ci rivolgiamo. Mi pare un buon risultato…
  • Avete investito molto? No, 30.000-40.000 euro e, come dicevo, all’inizio facevamo tutto noi due. Inoltre Ghila lavorava alla Zolla part-time.
  • Come vi fate conoscere? Con il passaparola. Non perché non crediamo nella comunicazione del nuovo millennio, ma il nostro è un ambito ancora molto “fisico” e poi, nella maggior parte dei casi, abbiamo bisogno di definire sia con i fornitori che con le famiglie in maniera diretta. Ma, in fondo, questa cosa ci piace, non vogliamo dare l’idea di essere qualcosa di “virtuale”.
  • Credi che il vostro sistema possa essere replicabile per altri prodotti? Sì, l’artigianato, dal tessile al legno, potrebbe beneficiare di una filiera come la nostra.

Vuoi sapere di più sul progetto di Ghila e Simona? Zolle è anche un sito e un blog. Se invece vuoi comunicare con la redazione di Inventa Lavoro oppure raccontare la tua idea di business, scrivi a: inventalavoro@gmail.com


La psicostylist fa… tendenza!

Appassionate di moda con il pallino per la psicologia e propense a diventare imprenditrici? Se i requisiti ci sono tutti, la professione di cui vi parliamo oggi vi conquisterà. La protagonista della nostra intervista, infatti, fa la psicostylist e si chiama Cecilia Irace. Ovviamente l’abbiamo intervistata! Curiose?

Come hai deciso di intraprendere questo lavoro? La mia principale attività consiste nella gestione della boutique “One Brera” a Milano, che condivido con una socia nonché grande amica. Da questa “avventura” relativamente recente ha preso forma anche un’attività parallela, quella della psicosylist, appunto, che mette a frutto la mia attitudine, oltre che formazione, socio- psico-culturale. La “psico-stylist”, quindi, c’e sempre stata, in realtà, ma negli ultimi tempi amiche, conoscenti e clienti mi hanno invogliata a concentrare questo “mio talento” in un corso che insegna a valorizzarsi e ad azzeccare sempre il capo giusto.

Parlaci delle tue clienti. Sono donne di tutte le età che hanno piacere a trovare chi le ascolti e le consigli in merito al loro look e con cui confrontarsi per Cecilia Iraceconfermare la loro femminilità.

Dove svolgi la tua attività? Direttamente in boutique ma in passato, in via eccezionale, lo facevo anche a domicilio. A volte, i problemi di stile… non possono aspettare!

Come si svolge esattamente questo lavoro? Prima di tutto, studio chi ho di fronte. Niente di imbarazzante, ovviamente! Mi basta notare le caratteristiche del suo stile, il modo di parlare, ciò che mi dice ed in che ordine, le richieste, il modo in cui si aggira per il negozio, i tessuti che destano il suo interesse, gli accessori su cui posa lo sguardo…. e tanti altri piccoli dettagli che possono sembrare trascurabili ma che invece regalano preziose informazioni al mio lavoro. Registrate le caratteristiche in questa prima analisi, passo poi a proporre delle possibilità, indagando un pò più approfonditamente. Diciamo che questa prima “indagine” è sufficiente almeno per la scelta di un total look.

Hai seguito dei corsi specifici prima di lanciarti in questa attività? Non esattamente, ma la mia cultura umanistica mi ha aiutata parecchio. Ho una laurea in lettere moderne e storia dell’arte, dopo un passaggio di tre anni ad architettura…. alla quale negli anni ho aggiunto la mia inesauribile curiosità per tutto ciò che é moda, tendenza, bon ton ed estetica.

All’estero esiste già questa figura? A dire il vero, non saprei ma… il gusto per il bello degli italiani non teme confronti. Si può dire?

Come ti fai pubblicità? Il passaparola è il modo più efficace per farsi conoscere. Mi interessa che ogni persona con cui ho la fortuna di imbattermi conservi di me un ricordo positivo e si senta un po’ “cambiata”, soddisfatta di quello che siamo riuscite ad ottenere. Certo, non nego che i mass media diano una buona visibilità e che consentano di allargare il raggio d’azione…

Vuoi sapere di più su questa professione? Ritrovi Cecilia Irace anche nel gruppo Inventa Lavoro di Facebook oppure puoi andare a trovarla da One Brera (in Via Brera 29, a Milano). Se invece vuoi comunicare con la redazione di Inventa Lavoro oppure raccontare la tua idea di business, scrivi a: inventalavoro@gmail.com


Il business dell’hand made

Tante di voi mi hanno scritto con un’idea ricorrente: vendere le loro creazioni hand-made. I dubbi sono sempre gli stessi: come iniziare? Come farsi conoscere? Bisogna registrare un marchio? Abbiamo girato queste domande ad Alessandra Mura, una creativa come voi, che a Santa Teresa di Gallura (in Sardegna), ha realizzato il suo sogno: un negozio atelier di piccole meraviglie fatte a mano. Ecco le sue dritte. Come mai hai deciso di dedicarti a questo lavoro?
Dopo anni di lavoro nel campo del turismo ho sentito l’esigenza di qualcosa di ‘mio’, nel senso stretto del termine. Quindi, all’inizio ho semplicemente deciso di staccare almeno per un pò dal contatto diretto con il pubblico e ho intrapreso un hobby, poi ho trasformato quest’ultimo nel mio attuale lavoro.
Cosa ti ispira? Internet è fondamentale per le mie ricerche. Seguo costantemente alcuni illustratori per bambini e cerco sempre contatti con chiunque realizzi progetti creativi… Ma, soprattutto, guardo i cartoni animati!
Hai un negozio o un laboratorio? Da circa 8 mesi, ho un laboratorio creativo (“La Bottega della Strega”) in condivisione con un artigiano del legno. Nel laboratorio produciamo, esponiamo e vendiamo le nostre creazioni. Inoltre nello stesso laboratorio organizzo corsi creativi per bambini dai 3 ai 10 anni, che stanno avendo un enorme successo. Quali sono state le prime spese da affrontare? Il primo investimento è stato per la creazione di un logo e la grafica per la pubblicità, oltre naturalmente alle spese per l’acquisto del materiale per le prime creazioni. Un investimento di circa 1000 €. Per fortuna per la realizzazione del sito (ancora in fieri) mi è venuto in soccorso un amico!

Hai registrato il marchio? Come si fa per farlo? Sono in procinto di farlo ma sono già informatissima! Se non si vuole fare da sole, si può chiedere l’ausilio di un professionista sia per la fase ricerca di marchi simili attraverso l’ufficio italiano di marchi e brevetti (www.uibm.gov.it) che per la fase della registrazione del marchio stesso. Rivolgendosi ad un professionista si risparmiano tempo ed energie ma ovviamente si spende di più. Per la fase successiva di tutela, nel caso in cui ci siano dispute, bisogna sempre rivolgersi ad un legale. Per un marchio di solo testo si spendono circa € 500,00. Se si vuole proteggere anche il logo o la grafica si arriva a € 500,00. Poi bisogna decidere se registrare il marchio solo per alcune categorie merceologiche (quelle di maggior rilievo in base all’attività che si svolge) oppure se lo si vuole registrare per tutte, come fanno, per esempio, le grosse Creazioni strega bottegamultinazionali, ma con costi esorbitanti. Come sai cosa può piacere alle tue clienti? Prima di iniziare una produzione faccio qualche campione e lo metto in esposizione. Sono i clienti stessi che mi guidano nella scelta di soggetti e colori con i loro commenti, suggerimenti e richieste di personalizzazione.
Qual è il tuo target? Ho iniziato esclusivamente con la produzione di oggetti e complementi d’arredo per le camerette dei bambini da 0 a 14 anni. Ora sto allargando la produzione all’oggettistica per la casa in generale.
Quanto costa il materiale che utilizzi per lavorare? Io lavoro principalmente su tela, legno e derivati del legno, materiali abbastanza economici. Cerco di evitare il più possibile la plastica e i suoi derivati sia per la realizzazione degli oggetti che per gli imballi. Faccio produzioni a cui tento di dare un’anima “green!”
E come calcoli il costo di ogni oggetto? Non ho una regola fissa per calcolarlo. Il costo del lavoro finito dipende molto dal tempo di realizzazione.
Come ti fai pubblicità? Dedico molto tempo alla mia pagina Facebook che è diventata fondamentale per le vendite e poi i clienti soddisfatti sono sempre il migliore veicolo pubblicitario… il caro vecchio passaparola funziona sempre!
Ci sono tante persone che puntano sull’hand made, come ti distingui?
Il ‘distinguersi’ è parte fondamentale del mio lavoro poiché producendo artigianalmente è sia obbligatorio che inevitabile dare la propria impronta a ciò che si realizza! Cerco di utilizzare il più possibile materiali naturali e riciclati.
Lavori con Etsy o altri siti di e-commerce specializzati?
Ho messo in vendita i miei prodotti su alcuni siti dedicati all’hand-made, ma finora senza grandi risultati. Sto facendo ricerche approfondite su internet per valutare quale sia il miglior sito per la vendita dell’artigianato e penso che Etsy sia proprio una buona opportunità. Creare la mia vetrina sarà una delle prossime cose che farò.
Cosa consigli alle altre persone che vogliono puntare a guadagnare con il loro habby creativo?
Creatività e passione sono un connubio eccezionale, perché permettono di unire l’utile al dilettevole. Non è semplice unire i puntini, lasciare tutto e seguire le proprie passioni. Io stessa ho affrontato un lungo percorso sia interiore che pratico, non privo di ostacoli, ma alla fine ho realizzato i miei sogni. Mai e poi mai tornerei indietro. E forse proprio in questo periodo di crisi si nascondono le opportunità migliori, ma per coglierle bisogna essere caparbi. (Intervista di Christian Secci). Vuoi sapere di più su questa professione? Ritrovi Alessandra Mura anche nel gruppo Inventa Lavoro di Facebook oppure nella sua pagina Alessandra Stregabottega. Se invece vuoi comunicare con la redazione di Inventa Lavoro oppure raccontare la tua idea di business, scrivi a: inventalavoro@gmail.com


Se disegnate gioielli i clienti non mancano

Ad Inventa Lavoro crediamo tanto nell’imprenditoria femminile e quando la forza, il coraggio e l’intraprendenza delle donne riescono a creare una sorta di eredità non perdiamo occasione per raccontarvelo. Così dopo l’intervista a Maria e Teresa Ciaramella, vi proponiamo la chiacchierata con Antonella Puttini, artista e designer della maison di gioielli Angela Puttini Capri. Antonella ha ereditato l’amore per i gioielli dalla mamma Angela e… ne ha fatto virtù, come potete leggere nelle righe che seguono, ricche di tanti preziosi consigli per le tutte le creative che ci scrivono in cerca di illuminazioni.

I.L. Cosa è cambiato nel mondo dell’oreficeria dai tempi in cui se ne occupava la tua mamma?

Antonella Puttini. In verità non c’è molta differenza, anche perché ho cominciato quasi da subito a lavorare in questo settore. Di sicuro il pubblico che frequenta Capri è sempre molto esigente, ricco, femminilmente capriccioso, alla ricerca dell’oggetto unico. Oggi forse l’oro è meno richiesto e si punta di più sui metalli alternativi, ma la cura dei particolari resta la stessa. Certo poter indossare un pezzo unico è un privilegio non da tutti, ma è proprio questa la parte che rende tutto un po’ più speciale, una vanità tutta femminile.

I.L. Come è nata la vostra attività? Antonella Puttini. Per un caso che definirei “femminile”. Con la mia famiglia abitavamo a Napoli. Ad un certo punto mia madre ha deciso di trasferirsi sull’Isola Azzurra ed aprire una piccola attività. Io mi ci sono ritrovata dentro per caso, ma da subito sono stata rapita da pietre preziose, gemme, coralli. Seguivo lei quando sceglieva i pezzi che avremmo portato in gioielleria e, piano piano, ho cominciato a disegnarli io stessa.

I.L. Quali studi hai fatto? Antonella Puttini. Alle superiori, il liceo classico. Poi, mi chiedo ancora perché, mi sono iscritta alla Facoltà di Economia e Commercio che però ho abbandonato subito. Ho frequentato anche un corso di gemmologia per riconoscere tagli e qualità dei preziosi. Ma è stata l’esperienza a darmi la marcia in più.

I.L. Quali sono i vostri principali clienti? Antonella Puttini. Capri è una vetrina meravigliosa, offre una clientela internazionale, tutti passano da quest’isola, così tra i nostri clienti ci sono moltissimi italiani ed americani, che apprezzano le collezioni “uniche” e il “Made in Capri”.

I.L. Cosa consigli alle donne che volessero intraprendere un lavoro artigianale? Antonella Puttini. Molta tenacia, passione ed introspezione.

I.L. Meglio la “bottega” o vendere le proprie opere on line? Antonella Puttini. Per la tipologia delle mie opere direi senz’altro la “bottega” , il valore dei rapporti umani è insostituibile, la mia gioielleria si trova nel cuore dell’Isola Azzurra, in via delle Botteghe vicino alla piazzetta centrale ed è un luogo d’incontro, di confronto e di scambio, anche se non si può trascurare l’evoluzione dei tempi.

I.L. Ti piacerebbe se tua figlia seguisse a sua volta le tue impronte? Antonella Puttini. Devo ammettere che mi farebbe davvero piacere, ma voglio che sia felice. Ha appena terminato i suoi studi in marketing a Milano quindi la lascio libera di percorrere la sua strada.

I.L. Trovi che i giovani vogliano ancora imparare “i mestieri”? Antonella Puttini. Credo che ci sia una mancanza di volontà da parte dei giovani ad affrontare qualsiasi lavoro che richieda pazienza e tempo da dedicare. Il “tutto e subito” è diventato un atteggiamento troppo diffuso.

I.L. Quali saranno le tendenze in fatto di gioiello artistico nei prossimi anni? Hai delle intuizioni? Antonella Puttini. Colore, creatività, personalità. Non più solo gemme o metalli, ma un oggetto d’arte da indossare capace di interpretare la storia personale di chi lo sfoggia.

I.L. Oltre alla realizzazione di un pezzo unico e di pregio quali altre caratteristiche sono fondamentali per vendere bene in questo settore? Antonella Puttini. La competenza del venditore e, ovviamente, come viene presentato il prodotto: è necessario trasmettere al cliente l’amore per il proprio lavoro.

I.L. Il tuo gioiello del cuore? Antonella Puttini. Il primo anello Puttini che realizzai per la mia mamma. Al centro erano incisi due angioletti che rappresentavano me e mio fratello.

Se vuoi comunicare con la redazione di Inventa Lavoro oppure raccontare la tua idea di business, scrivi a: inventalavoro@gmail.com


Millecenci: tutti gli strofinacci possibili!

Ciao a tutti e ben trovati! Dalle e-mail che ci arrivano direi che la voglia di fare il salto è sempre più forte! Per incoraggiare l’imprenditore che c’è in voi torno a scrivere un post intorno ad una di quelle idee che, entrate nella casella di posta elettronica come semplici bozze, hanno generato un terremoto! È successo che abbiamo ricevuto un’e-mail con dentro un’idea ancora in bozzolo ma tanto carina (e piena di entusiasmo) e a noi di Inventa Lavoro ne ha fatto venire in mente un’altra. Ce ne siamo convinti a tal punto che l’abbiamo seguita passo passo. L’idea è semplice: un punto vendita dedicato unicamente agli… strofinacci. Abbiamo detto subito: “bella, funziona!” E da lì siamo partiti con tutta una serie di interrogativi, miglioramenti e proposte intorno ad un nuovo concept dove la gente può acquistare il proprio strofinaccio, ma anche farselo personalizzare o realizzare partendo da vecchie stoffe. Lo abbiamo immaginato così: un negozio di piccole dimensioni con una parete sulla quale è fissato un lavandino (vero!) dal quale esce acqua (vera!) ma, essendo un lavandino stile “casa della nonna”, la parte inferiore è chiusa con tanti strofinacci legati in fila. Non c’è nulla di più bello della possibilità di “toccare” gli strofinacci! Ovviamente nel punto vendita ci sono canovacci ovunque e di ogni tipo (oltre che costo): ci sono quelli vintage con i ricami, ci sono quelli moderni con i disegnini stilizzati, ci sono quelli con i nomi dei giorni della settimana. Poi, è possibile richiederli con i monogrammi (le iniziali come si faceva una volta) o, addirittura, farsi fare gli strofinacci partendo da un vecchio lenzuolo o da una tovaglia (anche questo, un tempo, usava nel mondo contadino). Abbiamo anche pensato ad un catalogo stile vintage con scene di lavori domestici che hanno come protagonisti i canovacci. È nato così Millecenci e, adesso, come ogni volta che nasce un cucciolo al quale finiamo per affezionarci, vorremmo tanto che qualcuno adottasse la nostra idea. Se vi piace e ci credete fatevi sotto!


Regali usati per Natale

Bentornate su Inventa Lavoro che si è rifatto il lifting insieme a Style. Che ne pensate? Io credo che sia molto più funzionale, allegro e ricco. Purtroppo, per un po’, dovrò cercare di smaltire la posta che si è accumulata in mesi di latitanza (causa progetti, crescite, idee ecc… che riguardano anche Inventa Lavoro. Vi aspetta una bella sorpresa :) . Ho pensato, però, di non farlo tutto sa sola questo super lavoro di corrispondenza, altrimenti mi verrebbe la sindrome da “stress di Babbo Natale” (pure lui stressato??? Chi può essere certo del contrario?). Già che ci siamo partiamo proprio da Babbo Natale perché molte di voi mi hanno scritto raccontandomi del pallino per… il Natale. Dice Annarita: “Decorazioni, alberi, presepi, regalini… la voglia di Natale per me dura 365 giorni ogni anno! Mi piacerebbe tanto trasformare questa fissazione in un vero lavoro ma non saprei come fare…”. Moppy, invece, vorrebbe fare la pacchettista, ma ugualmente tutto l’anno. Ad Annarita che mi scrive di avere anche un locale, consiglio di aprire un negozio che possa servire da compravendita di addobbi “usati”. Può partire on line, utilizzando il locale solo come magazzino e restaurando gli addobbi rovinati. Le ho già mandato un’e-mail con molti dettagli per poter partire fin dal prossimo Gennaio (è il momento ideale perché molo spesso in casa non c’è posto per tutti gli addobbi che sono stati acquistati sull’onda dell’entusiasmo e, piuttosto che perdere ore a stiparli in ogni angolino libero si preferisce… regalarli o metterli su Ebay). A proposito di Ebay, vorrei dire la mia: molti credono che essendoci “Lui” le altre forme di commercio on line non abbiano senso. È molto sbagliato: i siti specializzati funzionano comunque. Si perde meno tempo a cercare quello che si desidera. Mentre aspetto evoluzioni da Annarita, mi concentro sulla richiesta di Moppy. Nel suo caso, infatti, funziona il lavoro on the road. Credo che potrebbe essere simpatico attrezzare un’Ape Car che vada in giro a fare solo i pacchi regalo (lasciando dietro di sé una bella musichetta ginglebel ginglebel). I centri commerciali e le varie catene di negozi, infatti, ormai si “attrezzano” per tempo con pacchettisti o banchetti “pacchetto express”, ma se si comprano doni nei mercatini, nei piccoli negozietti o, addirittura, sulle bancarelle (sempre più persone lo fanno), per il pacchetto come ci si attrezza? Consiglio a Moppy di fare un prezzo molto basso, ma variabile (solo carta, bustina, cesto ecc…). Il pack in altri Paesi del mondo è una vera arte e sono molti i blog che insegnano a fare involucri con tutto (ad esempio con la stoffa, giapponesi docent). Moppy può imparare anche a costruire delle scatoline da montare facilmente. Molto interessante, poi, vendere solo il materiale a chi, comunque, il pacco vuole farselo da sé. E per lavorare tutto l’anno? Bèh, dopo Natale c’è San Valentino, poi la Festa della Donna, Pasqua, La Festa della mamma e… di far pacchi è sempre tempo!


MaggiorDame

Dopo le Maggiordonne che hanno spopolato (ci hanno scritto in tanti per manifestarci grande interesse intorno a questa professione che è descritta anche nel mio libro), arrivano le MaggiorDame. Anche in questo caso, nulla a che vedere con il ruolo ormai superato della donna delle pulizie. Le MaggiorDame sono degli organizzatissimi e precissimi angeli del guardaroba e della casa. Mi scrivono: “Nasciamo principalmente come aiuto a single, persone occupate nella professione e con poco tempo a disposizione per la gestione della casa e del guardaroba, aiutando i clienti nelle piccole incombenze quotidiane che tolgono spazio alle attività professionali più importanti”. Tra i servizi che propongono le maggiorDame di Brescia anche il cambio stagionale del guardaroba, ritiro e consegna dei capi in lavanderia, piccole riparazioni di sartoria e maglieria, consegna della spesa e dei medicinali a domicilio e, poi, l’espletamento di pagamenti presso banche ed uffici postali ed il ritiro di altri documenti. Tutto questo, naturalmente, a domicilio. Come per il caso di cui ho parlato nel libro, anche di fronte a questa idea mi colpisce la sensibilità delle donne che corrono in soccorso di altre donne. Per questo, se l’idea vi piace, unitevi in un team pink e mettete a frutto esperienza ed efficienza come le maggiorDame. Più che di lavare piatti e pavimenti, è di un pool multitasking che hanno bisogno le nuove famiglie!


Personal Assistant

Quando ho parlato di questo lavoro con Sandro Cesaraccio, il personal Assistant che ho intervistato anche per il mio libro "Mi invento un lavoro", ho subito intuito la straordinarietà di questa nuova figura di segretario che c’è ma solo quando serve veramente. E’ anche per questo che la sua storia è finita tra le dodici del volume, ma non avrei mai creduto che in Italia, di Personal Assistant ce ne fossero già molti, quasi tutti con una lunga esperienza alle spalle nella segreteria d’azienda ed una notevole preparazione nell’amministrazione, nelle pr e nell’ufficio stampa. Simona Peggion mi ha scritto raccontandosi come una "segretaria low cost", a distanza e super organizzata. Anche lei, per quanto la sua attività sia solo all’inzio, ha già riscontrato l’enorme comodità di un lavoro da casa, come free-lance, che le permette di variare molto le mansioni giornaliere (dalla presenza alla fiere, alla scrittura di una lettera, dalla ricerca di potenziali clienti al posizionamento di una data attività sui social networks). Come scrivo nel libro, il segretario virtuale c’è solo quando manchiamo noi e svolge quei lavori che assorbono gran parte del nostro tempo e che riguardano tanto la burocrazia, quanto il contatto con gli altri. Allora, basta "assoldare" per poche un segretario a distanza ed ecco che fatture, telefonate di recupero crediti, invio di inviti, newsletter e molto altro ancora viene sbrigato in un baleno. E’ questa una professione che consiglio a tutte le mamme o a chi, con un passato da segretaria in azienda, vuole rimettersi in carreggiata, riprendendosi tutto. Meno che l’azienda!


DIVENTA HOME STAGER

“L’Home Staging è l’arte di valorizzare le proprietà immobiliari, migliorandone l’immagine in modo da favorirne la vendita o l’affitto nel tempo più breve e al miglior prezzo”. Già presente in USA ed in alcuni Paesi Europei, la professione dell’home stager si sta diffondendo anche in Italia, sotto la spinta di una crisi che non risparmia neppure il mercato immobiliare. Gli esperti di marketing immobiliare, infatti, insegnano che un acquirente “sceglie” se acquistare una casa nei primi due minuti. Ma se ci mette le mani un home stager questa si vende prima e ad un prezzo più elevato! Questo professionista, infatti, si occupa di fare un check up prima, ed un restyling completo dopo, delle case che dovranno essere vendute ed affittate. Il suo punto di forza che costituisce, però, anche la difficoltà del suo lavoro, è quello di trasformare l’appartamento evitando il più possibile spese da parte del proprietario ed utilizzando arredi e suppellettili di cui la casa è già dotata.

Ecco che strategie di marketing, abilità tecniche e un pò di creatività sono gli ingredienti necessari per intraprendere la professione dell’home stager. In Italia, fino ad oggi, non esistevano corsi mirati per intraprendere questa professione che pure è già svolta da esperti che si sono formati all’estero. Proprio dall’esperienza di Karisma, studio milanese specializzato della valorizzazione degli immobili ed altri professionisti specializzati in altri settori (comunicazione, marketing, orientamento professionale) è nato Luoghi di Relazione, un progetto volto a promuovere lo sviluppo della professione dell’home stager non solo con corsi di formazione ad hoc ma anche con opportunità di aggiornamento costante e di incontro con il mercato.

Il percorso formativo che prenderà il via in primavera, non è rivolto solo a professionisti di Interior Design, architetti, arredatori, agenti immobiliari ma a tutti coloro che hanno passione per la progettazione di un interno domestico. Tra i contenuti, si affronterà l’elaborazione di un progetto di restyling professionale di un immobile, oltre ad elementi di marketing e comunicazione. Per tutti coloro che, alla fine del corso volessero avviare l’attività, è stata poi formulata l’ultima parte del corso dedicata al business plan e allo start-up di impresa. In totale, l’iter si svilupperà in 5 giorni, alternando momenti di teoria a tante esercitazioni pratiche.


Apri uno smoothies bar

Oltre a Maria (il suo commento è in "Pillole di energia"), sono parecchi i lettori di questo blog che mi hanno scritto perchè vorrebbero fare business con frappè, succhi di frutta ecc… Intanto, una premessa: tra tutti i prodotti della categoria, quelli che stanno prendendo terreno sono gli smoothies, ovvero i frullatoni a base di frutta (ma anche verdura), latte e yogurt. Il loro punto di forza è il fatto di essere salutari, adatti a tutti (in fondo, a chi è che non piace nessun tipo di frutta?) e di poterli considerare degli ottimi sostituti per il pasto (soprattutto in estate). A chi (come Maria), ha già un locale, consiglio vivamente un angolino dedicato agli smoothies, attrezzato con frullatori (più di uno, ovviamente) e poi con tante ciotole di frutta freschissima. Mostrare al cliente il "prodotto" fresco, infatti, è una delle prime strategie per catturare l’attenzione di chi si accosta ad un bancone con la voglia di "qualcosa di light". Gli smoothies, però, devono anche essere "belli" da vedere, quindi, via libera a bicchieroni colorati (anche di carta) e a tante decorazioni! Chi può permetterselo, potrebbe addirittura "assoldare" un decoratore di frutta (sarebbe un’idea "scenografica" almeno per i sabato sera estivi) che lavori "a vista". L’aspetto "emozionale" di questo tipo di attività, infatti, è una vera calamita di clienti (mai visto un acrobata dello shaker o un "intagliatore" all’opera?)
E chi un locale non ce l’ha e volesse aprirne uno dedicato ai frullati di nuova generazione? Intanto, si può puntare sul franchising. In Italia c’è la catena Juice Up che propone la doppia opzione "chiosco" o bar con una fee di ingresso contenuta. In alternativa (soprattutto se si punta a farlo con un proprio marchio il franchising) è fondamentale avere un locale, anche piccolo, l’attrezzatura e puntare sulla comunicazione. Per un ambiente "invitante" scegliete colori "vitaminici" che facciano subito pensare alla frutta (rosso, arancio, giallo) e sbizzarritevi con menu accattivanti. Trovate alcuni spunti su: www.euphoria.ca/smoothies.htm. Poi, mettete in conto la "customizzazione" delle bevande mediante praline, corn flackes ed altre sfiziosità. Oltre agli appassionati di frutta, verranno a trovarvi un sacco di teen agers golosi! Quando vi sarete specializzati, potrete addirittura "mettere le ali" ai vostri frullatori ed offrirvi come catering per feste private.