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Scrivere un Curriculum vincente: i consigli del Selezionatore

Il Curriculum Vitae è il primo mezzo attraverso cui prendiamo contatto con un’organizzazione quando siamo in cerca di lavoro.

Da qui l’importanza di osservare alcune semplici regole e consigli per scrivere un buon CV, che non passi inosservato e aumenti le possibilità di ottenere il sospirato colloquio.

Sono disponibili numerosi formati, fra cui il più famoso è quello europeo (modello Europass) che però non è anche il più amato. Ha infatti il vantaggio di fornire una guida alla compilazione del curriculum e di uniformare le candidature ma, al contempo, proprio per questo le appiattisce risultando anche noioso da leggere per il selezionatore.

Se vogliamo quindi diversificare la nostra candidatura, laddove non è esplicitamente richiesto il modello europeo, possiamo ricorrere a un formato diverso purché non dimentichiamo di:

  • Fornire e mettere in evidenza i dati anagrafici e di contatto.
  • Organizzare in maniera chiara e sintetica le esperienze formative e professionali.
  • Fare attenzione alle date: evitare di confonderle o sovrapporle; meglio evitare i “vuoti”, specie se prolungati. Nell’eventualità che non se ne possa fare a meno, fare capire le ragioni delle sovrapposizioni o dei periodi di inattività.
  • Fornire chiare indicazioni circa il livello di competenza linguistica e informatica.
  • Evidenziare gli elementi che ci rendono idonei al ruolo (conoscenze, capacità, ma anche competenze trasversali e caratteristiche personologiche).
  • Fornire l’autorizzazione al trattamento dei dati personali.

Non esiste un CV perfetto per tutte le posizioni alle quali possiamo ambire, quindi sarebbe buona norma ritoccare il nostro curriculum in base alla candidatura, mettendo in risalto di volta in volta le esperienze, i risultati, le conoscenze, le motivazioni più in linea con il ruolo. Nel far questo, attenzione agli errori di battitura…e di grammatica! E’ inoltre consigliabile aggiornare periodicamente il curriculum anche quando attraversiamo un periodo di stabilità lavorativa.

Scrivere un buon Curriculum Vitae non è una faccenda banale, affatto. E’ un vero e proprio atto di comunicazione attraverso cui ci presentiamo al selezionatore e gli diciamo che siamo noi la persona che sta cercando. Ma quali sono le regole fondamentali per scrivere un curriculum vincente?

Il momento di crisi economica sta spingendo sempre più persone verso la ricerca di una nuova occupazione e lo sbilanciamento fra domanda e offerta di lavoro è sempre più preoccupante. Chi si occupa di selezione del personale si vede piovere addosso decine se non centinaia di curricula per ogni posizione vacante.

La parola d’ordine per chi è in cerca di lavoro quindi è: non passare inosservati. Emergere dalla massa. Ricordiamoci che in questa fase l’obiettivo è arrivare al colloquio!

Lì avremo modo di giocare tutte le nostre carte, ma il primo screening avviene sul curriculum e per questo dovrà essere il miglior biglietto da visita che un selezionatore può trovarsi davanti. Prestare molta cura alla sua stesura è fondamentale per aumentare le nostre chance di superare questo primo scoglio.

Da qualche anno è in circolazione il modello Europass che è nato con lo scopo di uniformare le candidature a livello europeo e di fornire una guida per la corretta compilazione del curriculum. Il consiglio è di averne sempre uno pronto in questo formato per quelle organizzazioni che ne fanno espressa richiesta. Se pensiamo di candidarci per posizioni all’estero o in aziende multinazionali straniere è bene prepararne anche uno in lingua inglese.

Tuttavia il curriculum europeo risulta piuttosto noioso da compilare e, per molti selezionatori, anche da leggere. Inoltre, proprio perché si pone l’obiettivo di uniformare le candidature, rende il curriculum piuttosto anonimo. Se vogliamo quindi destare almeno un po’ di curiosità in chi dovrà valutare la nostra candidatura possiamo scegliere di usare un formato diverso, scaricato da internet o ideato da noi, a patto di rispettare le regole di compilazione di un buon curriculum.

Innanzitutto vediamo come si struttura un curriculum vitae:

  • Dati anagrafici e personali: il selezionatore deve poter capire chi siamo e sapere come contattarci. Quindi nome, luogo e data di nascita, indirizzo, recapiti. L’errore più comune che si compie è tralasciare questi ultimi. Oggi le convocazioni si mandano sempre più spesso via email: non dimentichiamo di inserire il nostro indirizzo di posta elettronica. Altri dati che possono essere inseriti in questa sezione, qualora fosse significativo per la posizione per cui ci candidiamo, possono essere l’appartenenza alle categorie protette, l’iscrizione alle liste di mobilità o a un albo professionale, le patenti di cui siamo in possesso.
  • Sommario: non è una sezione obbligatoria ma può essere utile soprattutto se si ha un’esperienza lunga e diversificata o se ci si sta candidando per una posizione che si discosta dal percorso fatto fino a questo momento. Possiamo in poche righe riassumere il tipo di professionalità acquisita e le competenze specifiche maturate. Possiamo decidere di apportare modifiche a questa sezione in base al ruolo per cui ci candidiamo facendo attenzione a mettere in risalto di volta in volta le caratteristiche che potrebbero renderci idonei per quel ruolo. In tal modo spingeremo il selezionatore ad approfondire la nostra conoscenza con una lettura attenta del nostro curriculum e, si spera, con un colloquio conoscitivo.
  • Istruzione e formazione: il selezionatore deve poter capire se la nostra formazione è congruente con quella richiesta dal ruolo. Pertanto inseriremo date, istituti o enti formativi, qualifiche conseguite e voti, ma solo se sono buoni o se è specificatamente richiesto nell’annuncio a cui rispondiamo. L’errore più comune è non invertire l’ordine cronologico. Partiamo dunque dall’esperienza formativa più recente e procediamo a ritroso nel nostro percorso. Nel curriculum dei neolaureati può essere preziosa l’informazione relativa al diploma che fornisce indicazioni sulla formazione di base. Se abbiamo partecipato a molti corsi o seminari possiamo pensare di creare una sezione apposita per non appesantire troppo questa. Nel caso in cui l’esperienza professionale si configuri come sensibilmente più significativa di quella formativa, possiamo invertire l’ordine delle due sezioni.
  • Esperienze professionali: il selezionatore deve poter cogliere facilmente se avete un’esperienza professionale che vi consentirà di ricoprire il ruolo per cui vi candidate. Anche in questo caso l’ordine cronologico inverso è d’obbligo in quanto le esperienze più recenti sono anche le più significative. Spesso nel redigere il proprio curriculum si ha l’ansia di far sapere tutto ma proprio tutto di noi e della nostra carriera. Saremo così tentati di inserire tutti i lavori che abbiamo svolto, anche i più insignificanti. E con dovizia di particolari! Se questo può essere una necessità per chi è giovane e agli inizi del proprio percorso professionale perché dimostra che è una persona che “si da da fare”, diventa assolutamente fuori luogo per chi ha già una professionalità strutturata. Pertanto è bene focalizzare l’attenzione sulle esperienze più significative, anche in relazione al ruolo per cui ci stiamo candidando, indicando le principali mansioni svolte, le responsabilità assunte, le competenze acquisite. Quelle meno importanti possono essere accennate senza specificarle troppo o, se molto lontane nel tempo e completamente fuori asse rispetto alla professionalità che ci siamo costruiti, omesse (ad esempio le lezioni private o l’attività di barista che ci servivano per raggranellare qualche soldo durante il percorso di studi). Un errore molto comune è essere vaghi e confusionari nelle date. E’ invece importante far comprendere al selezionatore la cronistoria del percorso professionale. Se ci sono vuoti prolungati o sovrapposizioni, troviamo il modo di farne comprendere al selezionatore le ragioni. Stage e tirocini possono essere inseriti in questa sezione se costituiscono la parte dominante della nostra esperienza professionale; altrimenti si può pensare di costruire una sezione apposita.
  • Lingue straniere: il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue fornisce le linee guida per descrivere il livello di padronanza della lingua straniera, spesso l’inglese. Vi sono sei livelli di riferimento (A1, A2, B1, B2, C1 e C2) che forniscono un’indicazione del grado di autonomia nel comprendere, parlare e scrivere. Possiamo usare l’apposita tabella che consentirà al selezionatore di individuare con un colpo d’occhio se siete in possesso delle abilità richieste dal ruolo.

  • Abilità informatiche: oggi saper usare un pc è fondamentale per moltissime occupazioni. Quindi se abbiamo trascurato questo aspetto è bene correre ai ripari. Normalmente è richiesta una buona capacità nell’uso del pacchetto MS Office, nella gestione della posta elettronica e nella navigazione sul web. Alcune posizioni richiedono competenze specifiche (software gestionali, statistici, abilità di programmazione): diamo un’indicazione chiara di ciò che sappiamo fare. Possiamo usare un elenco puntato per indicare i programmi che sappiamo usare seguiti dal livello di competenza acquisito.
  • Capacità e competenze relazionali e organizzative: possiamo riassumere in questa sezione le cosiddette competenze trasversali o soft skill di cui siamo naturalmente dotati o che abbiamo sviluppato attraverso l’esperienza personale, formativa e professionale. Parliamo ad esempio della capacità di lavorare in gruppo, dello stile di leadership, dell’attitudine a lavorare con metodo, puntualità e precisione, delle doti comunicative. Insomma il cosiddetto “saper essere”, il fattore umano. Il selezionatore deve poter captare, in poche righe, se abbiamo quelle doti che prescindono le competenze tecniche ma che sono fondamentali per essere inseriti in un determinato contesto e che possono fare la differenza all’interno di un’organizzazione.
  • Interessi extra-professionali: questa sezione non è obbligatoria. Se i nostri hobby e le nostre attività extra professionali hanno qualche attinenza con il ruolo per cui ci candidiamo può essere utile fornire questa informazione. Per esempio, un selezionatore attento potrà cogliere il nesso fra un’attività lavorativa che richiede estrema precisione e l’hobby del modellismo.
  • Autorizzazione al trattamento dei dati: non dimentichiamo di concludere il curriculum con l’autorizzazione al trattamento dei dati. Una formula potrebbe essere: “Il sottoscritto è a conoscenza che, ai sensi dell’art. 26 della legge 15/68, le dichiarazioni mendaci, la falsità negli atti e l’uso di atti falsi sono puniti ai sensi del codice penale e delle leggi speciali. Inoltre, il sottoscritto autorizza al trattamento dei dati personali, secondo quanto previsto dal DLgs 196 del 30 giugno 2003”

Finora abbiamo visto come impostare il nostro curriculum per essere sicuri che contenga tutto quello che serve per fornire un’immagine corretta e coerente della nostra professionalità. Passiamo ora ai consigli per un curriculum in grado di lasciare una buona impressione ed emergere dalla massa.

  • Lunghezza: il curriculum non è un romanzo da sfogliare e presentarne uno troppo lungo potrebbe scoraggiare il selezionatore e portarlo a una lettura superficiale. Qualcuno indica un paio di pagine come lunghezza ideale. Ma se proprio non si riesce a rispettare questo limite è comunque importante riuscire a sintetizzare dando spazio solo a ciò che il selezionatore deve assolutamente sapere.
  • Chiarezza: il selezionatore può essere portato a trascurare i dettagli se l’esposizione è confusionaria e poco precisa. Inoltre sarà portato ad abbandonare la lettura di un curriculum poco leggibile. Quindi sfondo chiaro, carattere scuro in contrasto (il bianco e nero non è banale, è professionale), font sobrio e grandezza del carattere adeguata (11 o 12). Per ridurre la lunghezza bisogna fare sforzo di sintesi, non rimpicciolire il carattere!
  • Errori: anche il miglior curriculum subisce una vertiginosa caduta di stile se non è scritto in italiano impeccabile o è pieno di refusi. Quindi rileggiamolo con attenzione o sottoponiamolo alla revisione di qualcuno che, con occhi nuovi, possa rendersi conto di eventuali errori di battitura o orrori di grammatica, di ortografia o sintattici.
  • Fotografia: è un mezzo attraverso il quale il selezionatore associa un percorso professionale a una faccia. Inserire la propria foto nel curriculum consente di differenziarlo dagli altri e di fare in modo che in un eventuale colloquio il selezionatore si ricordi di noi. La foto va però scelta con cura. Dev’essere recente e professionale, con uno sfondo neutro. No alle foto in costume, con i calici di spumante, ritagliate da foto di gruppo o comunque in atteggiamenti sguaiati.
  • Stile: i programmi di videoscrittura come Word consentono di modificare lo stile della pagina inserendo ad esempio intestazioni o piè di pagina che potranno dare una nota di colore al nostro curriculum. Ricordiamoci comunque che la parola d’ordine rimane sobrietà: niente fronzoli!
  • Formato: pensiamo che chi riceverà il nostro curriculum dev’essere messo in condizione di poter aprire il file indipendentemente dall’aggiornamento software del suo computer. A meno che non sia fatta una richiesta specifica, quindi, usiamo il formato pdf o rtf. Il selezionatore dovrà inoltre avere la possibilità di copiare e incollare alcuni vostri dati nel suo database. Se desiderate attivare la protezione del documento, consentite comunque la copia.
  • Aggiornamento: è fondamentale mantenere il curriculum aggiornato. Ogni volta che qualche nuova attività va ad arricchire la nostra carriera è bene inserirla nel curriculum indipendentemente dalla necessità di inviarlo per essere sicuri, poi, di non fare confusione con le date. Inserire sempre la data sul curriculum (in intestazione o in fondo) per comunicare al selezionatore che si tratta di un documento aggiornato.