Cercare Lavoro

Conservare, Cercare, Cambiare, Trovare  Lavoro  v. 5.9

Le Referenze

In alcuni Paesi è norma accompagnare il curriculum vitae oltre che con una lettera di presentazione, con una lettera di referenze.

In Italia in alcuni casi, per esempio in alcuni bandi di concorso o sugli annunci di lavoro presenti su riviste specializzate, le referenze vengono esplicitamente richieste. Tuttavia non si può dire che abbia preso molto piede, colpa forse dell’associazione negativa che si fa con la raccomandazione.

La lettera, infatti, si può chiamare anche lettera di raccomandazione, usando l’accezione positiva del termine.

Sono molte però le persone che pensano che le referenze siano sinonimo di raccomandazione e per questo si limitano a riportare nel curriculum vitae la dicitura “Sono disponibile a fornire le più ampie referenze” sottovalutando un poco la loro importanza. Ma esistono anche coloro che richiedono la lettera di referenze da allegare al proprio curriculum: si pensi a un lavoratore licenziato, non per sua responsabilità, ma per mancanza di lavoro nell’impresa. Una buona referenza cancellerebbe la ” macchia” dal suo curriculum vitae.

La lettera di referenze, con la quale il tuo ex capo ti “raccomanda” ad un altro datore di lavoro, deve essere scritta su carta intestata dal direttore del personale o dal datore di lavoro, possibilmente dell’ultimo o del più importante che si è svolto e deve essere personalizzata.

In molti casi è il candidato stesso che cura la bozza lasciando al capo o direttore del personale solo l’apposizione della firma. Infatti per un capo scrivere una lettera di raccomandazione può comportare una notevole perdita di tempo ed è per questo che fornirgli un canovaccio può essere una buona iniziativa: gli allegerisce il lavoro e elimina il rischio per il richiedente che la lettera non venga mai scritta.

Generalmente una lettera di referenze contiene tre paragrafi e si struttura così:

Primo paragrafo: si menziona il nome dell’impiegato, il nome dell’impresa, le date di inizio e fine rapporto d’impiego, così come il titolo del posto.

Secondo paragrafo: si menzionano le qualità dell’impiegato, le sue realizzazioni e le sue responsabilità. È un breve riassunto degli incarichi principali che l’impiegato ha assunto nell’ambito dell’azienda, durante il rapporto di lavoro. Se si è soddisfatti dell’impiegato è semplice esprimere commenti positivi nei suoi confronti e agevolarlo nella ricerca di un lavoro. Al contrario se non si è rimasti soddisfatti della persona, per non urtare la sua suscettibilità, è meglio esprimersi in termini vaghi e generici.

Terzo paragrafo: si scrive la formula di raccomandazione e la formula di cortesia.


ESEMPIO

(località, data)

Mario Rossi ha lavorato presso la nostra azienda dal settembre 2005 al dicembre 2010, in qualità di centralinista.

Ha svolto il proprio incarico con correttezza e precisione, presentandosi con puntualità al lavoro e offrendosi di collaborare anche per altre mansioni come la cura delle sale riunioni, la preparazione di fotocopie e le consegne di documenti all’esterno.

Posso affermare che nell’incarico svolto ha mostrato anche doti di riservatezza. Tutte queste caratteristiche l’hanno reso per la nostra azienda un prezioso collaboratore.

Purtroppo una poco felice congiuntura economica non consente alla JULIA srl, al momento, di mantenere un addetto al centralino a tempo pieno; alla prospettiva di vedere ridotto l’orario di lavoro il signor Ricordi ha preferito quella di cercare un nuovo posto, e così lo perdiamo con grande dispiacere.

Resto disponibile a fornire tutte le informazioni che mi saranno ulteriormente richieste.

JULIA srl

Bianca Mattei

Amministratore delegato

(firma)