Le versioni P e Q

Chiamando "P" la tradizione pietrina nota a Marco, e "Q" la tradizione gerosolimitana anonima nota a Matteo e a Luca, Robinson ipotizza che la formazione di questo ‘protovangelo’ fosse il risultato di "P + "Q" + altro materiale palestinese".

L’esistenza della tradizione "P" sembra presupposta da Paolo: cfr. 1 Cor. 15, 11 («sia io, sia loro così predichiamo»); Gal. 2, 9 («conosciuta la grazia data a me, Giacomo e Cefa e Giovanni, [...] noi dovevamo annunciare il vangelo presso i pagani, essi invece presso i circoncisi»); Rom. 1, 2 («vangelo che egli aveva preannunciato per mezzo dei suoi profeti negli scritti sacri»). Anche fuori dall’ambiente antiocheno dovevano essere stati effettuati tentativi di presentazione scritta del vangelo, in forme a metà strada tra raccolte di detti (con funzione di promemoria per i predicatori) e vangeli compiuti. Luca contrappone questi tentativi (protovangeli) ai racconti organizzati e continuativi:
Lc. 1, 1-3: «Molti hanno già cercato di mettere insieme un racconto degli avvenimenti verificatisi tra noi, così come ce li hanno trasmessi coloro che fin dall’inizio furono testimoni oculari e ministri della parola. Tuttavia, anch’io, dopo aver indagato accuratamente ogni cosa fin dall’origine, mi sono deciso a scrivertene con ordine, egregio Teofilo».

Luca infatti arricchisce con la tradizione P una raccolta di detti (Q) e altro materiale in suo possesso (L), componendo un vangelo destinato alle missioni tra i pagani.


Robinson ipotizza per tutti i vangeli il passaggio attraverso diverse fasi (oggi diremmo ‘edizioni’): Lc. forse meno degli altri, dal momento che fu scritto per un singolo e non per una comunità. Mc. può avere avuto più di una recensione: l’escatologia del cap. 13 sembra essere lo sviluppo di una più antica attesa in Galilea (cfr. il racconto della trasfigurazione e Mt. 28, 16-18).


Io. deve avere avuto almeno due edizioni, la seconda con l’aggiunta del prologo e del cap. 21. Mt. ha avuto il numero maggiore di rimaneggiamenti e aggiunte, come è dimostrato dalla raccolta di tradizioni escatologiche diverse: 10, 23 («non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo»); 24, 29-31; 26, 64 («in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo»); 28, 20 («io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente»).


La forma canonica con la quale è giunto fino a noi sembra a Robinson essere stata raggiunta tra il 40 e il 64, poiché risulta ancora operante lo status quo: il rapporto tra i primi cristiani e il tempio, il problema dei sacrifici e delle offerte, le molteplici allusioni ai sadducei. Robinson rileva una connessione, in tema apocalittico, tra 1 Thess. e l’ultimo stadio della tradizione sinottica: Paolo, negli anni 50, sembra conoscere Mt. 23, 31-24, 46.