Lettere di Paolo

Quanto alle lettere di Paolo, Robinson propone una collocazione di tutte le lettere giunte fino a noi sotto il suo nome entro la griglia costituita dalle date ricostruibili della vita dell’apostolo. Secondo Robinson, 1 Thess. è databile all’inizio del 50, 2 Thess. al 50/51: questa lettera è considerata ‘deuteropaolina’ (in altre parole, pseudoepigrafa) dalla maggioranza degli studiosi moderni per ragioni linguistiche e di contenuto, ma Robinson considera 2, 4 («colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio») un indizio della sussistenza del tempio di Gerusalemme. All’epoca del terzo viaggio missionario di Paolo (anni 52/57) risalirebbero, nell’ordine, 1 Cor., 1 Tim., 2 Cor., Gal., Rom., Tit.


Robinson non ritiene che si debbano riconoscere nelle epistole pastorali i segni del successivo affermarsi dell’episcopato monarchico, poiché il confronto tra 1 Tim. 3, 1 s. e 5, 17 mostra che per l’autore valeva ancora l’equivalenza tra ‘vescovo’ e ‘presbitero’.


Al periodo della prigionia di Paolo a Cesarea (anni 57/59), e precisamente all’anno 58, sono da attribuire, in rapida successione, Phil., Phlm., Col., Eph., 2 Tim. Robinson considera paolini anche gli ultimi tre testi elencati, osservando che un falsario avrebbe prodotto dati più coerenti con quelli noti attraverso gli Atti degli apostoli e minori complicazioni con i riferimenti personali nelle sezioni dedicate ai saluti. Inoltre Eph., probabilmente una lettera circolare, sembra mostrare a 2, 14 («egli ha fatto di due popoli una sola unità abbattendo il muro divisorio») che il tempio di Gerusalemme poteva ancora funzionare come entità nota di riferimento.