Quinta Stagione

Più natura, meno medicine

Introduzione

È in corso una rivoluzione demografica, in tutto il mondo e in modo particolarmente accentuato in Italia, che sta avendo un impatto sulla società e sulla vita degli individui persino più dirompente dell’altra grande rivoluzione dei nostri tempi, quella tecnologica.

Si tratta di una rivoluzione che comporta una reinterpretazione delle fasi della vita, e con essa un cambiamento delle aspettative esistenziali delle persone, oltre ad un aggiornamento delle rappresentazioni sociali delle età che più ne sono coinvolte.

La rivoluzione in corso è sia quantitativa, sia qualitativa. Ha a che fare, sul piano quantitativo, con la maggiore longevità, l’invecchiamento della società e le migliori condizioni di salute anche in età avanzata. Ma ha pure a che fare, sul piano qualitativo, con gli stili di vita, i consumi, le aspettative personali, le rappresentazioni sociali e le nuove sfide poste alle generazioni che sperimentano i principali cambiamenti.

Modifiche importanti sul modo di vivere e interpretare nel quotidiano la propria età si stanno manifestando in vari momenti dell’esistenza. Ad esempio, i giovani stanno sperimentando una nuova condizione a cavallo tra l’adolescenza e la fase adulta. Ma le generazioni che massimamente sono protagoniste di questa trasformazione quantitativa e qualitativa sono quelle che una volta non si esitava a definire “anziane” – i sessantenni e i settantenni – e che oggi invece necessitano non solo di nuove parole per rappresentarle, come “senior” o “giovani anziani”, ma anche di una prospettiva completamente nuova per capirle.

Le differenze nelle storie di vita personali sono fortissime, ma alcune costanti si riconoscono.

Sia pur in momenti che possono essere molto diversi da persona a persona, molto spesso tra gli over55 si cominciano ad intravedere segnali che preparano ad un passaggio dall’età propriamente adulta ad una fase successiva: eventi sul piano lavorativo, familiare o della salute sono spesso marcatori di questo inizio di passaggio. Ma l’approdo nella fase in cui si è veramente anziani è lontano da venire: anche nel periodo tra i 65 e i 75 anni, quando sicuramente non si è più in fase piena adulta, si sperimenta oggi una vita che, per abitudini, condizioni fisiche, consumi, aspettative, non rientra ancora in quella dei canoni tradizionali dell’anziano.

I senior sessantenni e settantenni sono quindi in una condizione di esplorazione di questa fase della loro vita, che non solo si presenta nuova rispetto al passato, ma che al momento non ha ancora dei modelli consolidati di riferimento e delle rappresentazioni sociali assestate.

È esattamente in questi anni che si sta definendo la nuova figura di senior e tanto i protagonisti di questa età, quanto il resto della società, si stanno interrogando sulle caratteristiche e sul ruolo di questa nuova fase della vita. 

Per questa ragione è fondamentale riconoscere qual è l’autopercezione che i senior hanno di se stessi e della propria età, quali aspettative vi ripongono, quanto ne sono soddisfatti, quali opportunità e timori vi associano. Allo stesso modo, per “costruire” la nuova figura del senior degli anni Duemila, è importante riconoscere quale ritratto ne fanno le altre generazioni, quali aspettative a loro volta hanno verso i senior e, in definitiva, quale rappresentazione sociale del senior sta emergendo.