Quinta Stagione

Più natura, meno medicine

Promozione della Salute


Il concetto di “salute” è stato definito  la prima volta nel 1948 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e definito come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Per conseguirlo l’individuo o il gruppo devono essere in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente o adattarvisi. 

Nel 1986, l’Oms presenta la Carta di Ottawa come risposta all’esigenza sempre più diffusa di un nuovo movimento mondiale per la salute. Il documento si basa sulla teoria socio-ecologica della salute ponendo l’accento sul legame inestricabile tra l’uomo e i sottosistemi che compongono l’ecosistema nel quale vive (famiglia, comunità, ambiente fisico e socio-culturale). 

Su queste premesse la Carta definisce il concetto di promozione della salute come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. La salute vista, dunque, come risorsa di vita quotidiana, non come obiettivo di vita: un concetto positivo, che insiste sulle risorse sociali e personali, oltre che sulle capacità fisiche. Di conseguenza, la promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario e necessita di azioni sinergiche e intersettoriali con altri ambiti sociali. Secondo la Carta di Ottawa, promuovere la salute significa:


  • promuovere la consepevolezza individuale
  • costruire una politica pubblica per la tutela della salute
  • rafforzare l’azione della comunità
  • sviluppare le capacità personal
  • promuovere la prevenzione
  • promuove la responsabilità individuale sulla propria salute
  • creare ambienti capaci di offrire sostegno
  • riorientare i servizi sanitari


Consapevolezza

La medicina attuale non ci aiuta a divenire consapevoli del significato personale che ha, per ognuno di noi, la nostra indisposizione o malattia. Sembra, anzi, che non ci sia nulla di profondo da capire in una malattia. Il ruolo del sofferente è passivo, deresponsabilizzato e delegante. In ogni medicina tradizionale, al contrario, il soggetto è indirizzato verso la comprensione individuale del disturbo presentato, verso la collaborazione al processo di guarigione e, infine, ad assumersi la responsabilità e l'abilità di mantenere sè stesso in buona salute. 

Non c'è, in assoluto, una medicina migliore di altre, ma è sempre bene rendersi conto delle varie possibilità terapeutiche per trovare quella più efficace e utile nel singolo caso. Vi è un altro grande limite della medicina attuale che non viene nemmeno percepito: la divisione fra la salute del corpo e la ricerca della felicità nella vita. Salute e felicità, invece, derivano dallo stesso stato interiore (non per niente "sanità" e "santità" hanno un unico significato originario: "essere interi"). L'idea che esista una salute del corpo (da delegare al medico) ed una salute dell'anima (da delegare al sacerdote) è un errore, sia in senso clinico che in senso spirituale. 

La responsabilità della vita è complessiva, indelegabile e intera per ognuno di noi; bisogna con impegno occuparci della propria salute e della propria felicità; in questo consiste la crescita della propria consapevolezza. Occupiamoci di noi stessi, almeno nella stessa misura in cui ci occupiamo degli altri. Stare bene non vuol dire soltanto non avere (o non avere ancora) malattie conclamate. Stare bene vuol dire stare bene con sè stessi, con gli altri, nella propria vita. Essere interessati a vivere, e ad esprimere se stessi. Se si sta davvero bene non ci si ammala, o ci si ammala, di solito, in modo meno grave. Stare bene è una responsabilità personale.


Prevenzione

La prevenzione consiste in un insieme di interventi volti a favorire e mantenere lo stato di benessere ed evitare l'insorgere di malattie, a livello di singolo individuo, di collettività e di ambiente. Gli obiettivi sono dunque: proteggere il singolo, prevenire l'insorgere della patologia, controllare le malattie nelle popolazioni, circoscrivere le malattie, eradicarle. 

Non tutti questi obiettivi sono oggi realisticamente raggiungibili, ma in base a essi (oltre che ai tempi dell'intervento) si distinguono tre livelli di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria mira a evitare che la malattia insorga (incrementando le difese dell'organismo, eliminando i fattori causali delle malattie e selezionando e trattando gli stati di rischio), per esempio con il ricorso alla vaccinazione o l'eliminazione degli agenti patogeni. La prevenzione secondaria riguarda invece individui clinicamente sani che presentano un danno biologico già in atto, con lo scopo di guarire la lesione prima che la malattia si manifesti clinicamente. 

Lo strumento della prevenzione secondaria è la diagnosi precoce (è la tipica situazione riguardante i tumori), la cui attuabilità e la cui utilità differiscono a seconda delle caratteristiche delle varie malattie. La prevenzione terziaria, infine si identifica con la riabilitazione e la prevenzione delle recidive, con la finalità del miglior reinserimento del malato nel contesto familiare e sociale


In questa ottica ho creato questo sito che non ha alcuna pretesa nè diritto di essere una informazione scientifica. E' per informazione da uomo della strada che cerca di informarsi, di conoscere meglio il proprio stato di salute, di prevenire disfunzioni e malattie in modo da poter prendere la migliore decisione a ragione veduta, che si ottiene cercando di accedere a più fonti possibili di informazione. 


Ing. Emerito Maurizio Ammannato