Il sedicesimo anno (10 d.C.)
Quando entrò negli anni della sua adolescenza, Gesù si trovò ad essere il capo e l’unico sostegno di una famiglia numerosa. In pochi anni dopo la morte di suo padre tutte le loro proprietà erano state vendute. Con il passare del tempo egli prese sempre più coscienza della sua preesistenza; allo stesso tempo cominciò a comprendere più pienamente che era presente sulla terra e nella carne con l’espresso proposito di rivelare suo Padre del Paradiso ai figli degli uomini.
Nessun adolescente che è vissuto o vivrà mai su questo mondo o su qualsiasi altro mondo ha dovuto o dovrà mai risolvere problemi più gravi o sbrogliare difficoltà più intricate. Nessun giovane sulla Terra sarà mai chiamato a passare per conflitti più probanti o per situazioni più difficili di quelli che Gesù sopportò durante quegli anni ardui che vanno dal quindicesimo al ventesimo.
Essendo passato in tal modo per l’esperienza effettiva di vivere questi anni di adolescenza su un mondo assalito dal male e tormentato dal peccato, il Figlio dell’Uomo acquisì una conoscenza completa dell’esperienza di vita della gioventù in tutti i regni e di tutti i tempi.
Lentamente e per esperienza diretta, questo Figlio divino sta guadagnando il diritto di divenire il sovrano del suo Universo, il governatore supremo e indiscusso di tutte le intelligenze create su tutti i mondi dell’Universo, il rifugio comprensivo degli esseri di tutte le ere e di qualunque grado di dotazione e di esperienza personale.
Il Figlio incarnato passò per l’infanzia e visse una fanciullezza tranquilla. Egli emerse poi dal difficile periodo di transizione tra la fanciullezza e l’età virile - divenne l’adolescente Gesù.
Quest’anno egli raggiunse la sua completa crescita fisica. Era un giovane virile ed avvenente. Egli divenne sempre più austero e serio, ma rimase amabile e comprensivo. I suoi occhi erano benevoli, ma indagatori; il suo sorriso era sempre attraente e rassicurante. La sua voce era musicale, ma autorevole; il suo saluto era cordiale, ma senza affettazione. Sempre, anche nei contatti più ordinari, sembrava essere evidente l’espressione di una duplice natura, quella umana e quella divina. Egli mostrò sempre questa combinazione di amico comprensivo e di maestro autorevole. E questi tratti della sua personalità cominciarono a manifestarsi presto, fin da questi anni della sua adolescenza.
Questo giovane fisicamente forte e robusto raggiunse anche la crescita completa del suo intelletto umano, non la piena esperienza della mente umana, ma la piena capacità per un tale sviluppo intellettuale. Egli aveva un corpo sano e ben proporzionato, una mente vivace ed analitica, una disposizione benevola e comprensiva, un temperamento dinamico; e questo insieme cominciò a comporre una personalità forte, straordinaria e seducente.
Con il tempo divenne sempre più difficile per sua madre ed i suoi fratelli e sorelle capirlo; essi esitavano di fronte a quanto diceva ed interpretavano con difficoltà quanto faceva. Non potevano essere capaci di comprendere, come probabilmente ognuno di noi, la vita del loro fratello maggiore, contemporaneamente uomo e Dio.
Quest’anno Simone iniziò la scuola ed essi furono obbligati a vendere un’altra casa. Giacomo s’incaricò ora d’istruire la sue tre sorelle, due delle quali avevano l’età giusta per cominciare a studiare seriamente. Appena Rut crebbe, fu presa in carico da Miriam e Marta. Ordinariamente le ragazze delle famiglie ebree ricevevano un’istruzione limitata, ma Gesù era del parere (e sua madre era d’accordo con lui) che le ragazze dovessero andare a scuola come i ragazzi, e poiché la scuola della sinagoga non voleva accettarle, non c’era altra soluzione che condurre dei corsi scolastici speciali per loro a casa.
Per tutto quest’anno Gesù restò confinato al suo banco da lavoro. Per fortuna egli aveva molto lavoro e lo eseguiva in maniera così superiore che non era mai inattivo, nemmeno quando c’era poco lavoro in quella regione. In certi momenti aveva talmente da fare che Giacomo doveva aiutarlo.
Alla fine di quest’anno egli aveva quasi deciso che, dopo aver allevato i suoi fratelli e sorelle ed averli visti sposati, avrebbe iniziato il suo ministero pubblico come maestro di verità e rivelatore del Padre Celeste al mondo. Egli sapeva che non sarebbe divenuto il Messia ebreo atteso e concluse che per il momento era meglio non parlarne con nessuno, neanche in famiglia. Quindi, a partire da quest’anno egli parlò sempre meno con sua madre o con altre persone di questi problemi. La sua missione era così particolare che nessuno al mondo avrebbe potuto dargli dei consigli per compierla.
Benché giovane, egli era un vero padre per la sua famiglia; passava ogni ora possibile con i suoi fratelli e sorelle, ed essi lo amavano veramente. Sua madre era desolata nel vederlo lavorare tanto; era dispiaciuta che giorno dopo giorno faticasse al banco di carpentiere per guadagnare da vivere per la famiglia anziché essere a Gerusalemme, come loro avevano progettato con tanta cura, per studiare con i rabbini. Sebbene vi fossero molte cose concernenti suo figlio che Maria spesso non riusciva ancora a comprendere, essa lo amava molto, e ciò che apprezzava di più era la maniera spontanea con la quale egli si addossava la responsabilità della famiglia.