Gli antichi gruppi Cristiani
(tratto da “I manoscritti di Nag Hammadi di Denzey Lewis”)
Per inserire correttamente il Vangelo secondo Tommaso, bisogna considerare cosa era il cristianesimo negli anni successivi alla morte di Gesù. Nel secondo secolo il cristianesimo non costituiva un'entità unitaria: era composto di centinaia di gruppi con differenti idee, pratiche e testi (considerati ispirati e che di fatto ispiravano il loro agire).
Talvolta si sviluppavano specifiche forme, scuole o espressioni del cristianesimo nei contesti urbani (il cristianesimo era in questo periodo un fenomeno essenzialmente urbano). Qui di seguito sono elencati alcuni profili d’importanti città dell'Impero e degli specifici gruppi cristiani che vi erano attivi.
Alessandria
La città greca di Alessandria d'Egitto prende il nome da Alessandro Magno, che la fondò nel 331 a.e.v (a.C.). Per grandezza era la seconda città dell' Impero dopo Roma e aveva un carattere decisamente cosmopolita. Sebbene nel secondo secolo la memoria dei faraoni fosse ormai lontana e frammentaria, gli abitanti della città erano attratti dai legami che potevano avere con la civiltà dell'antico Egitto.
Alessandria aveva un importante porto e ospitava con orgoglio una delle sette meraviglie del mondo, il famoso Faro: eretto nel 280 a.e.v. (a.C.) e alto circa 134 metri, rimase per più di mille anni uno degli edifici più alti del mondo. Alessandria era anche un centro di cultura dotato di una biblioteca famosa in tutto il mondo. Costruita al tempo di Alessandro, era ancora funzionante durante l'Impero.
Era stata fondata per raccogliere tutto il sapere umano: le sue stanze erano piene di rotoli disposti in file e file di scaffali. La città era anche un porto commerciale internazionale, e di norma tutti i libri che vi arrivavano sulle navi venivano copiati: le copie venivano collocate nella biblioteca e gli originali restituiti. La città era dunque il principale polo culturale e centro di produzione libraria dell'Impero.
[…] I cristiani residenti ad Alessandria nel secondo secolo erano verosimilmente cosmopoliti e gente "di città". Molti avevano un livello culturale elevato. Gli studiosi ipotizzano che alcuni trattati di Nag Hammadi particolarmente eruditi e nei quali appaiono convergere motivi filosofici greci e giudaici siano stati composti ad Alessandria, il contesto culturale dove è più naturale collocare la composizione di opere che riuniscono in sé influenze culturali di differente provenienza.
Nel quarto secolo si delineò l'identità del monachesimo egiziano: sebbene questo si sia sviluppato nel deserto anziché in città, anche qui è attestata la presenza di gruppi di monaci. Questi circoli monastici erano profondamente, radicalmente votati all'ascetismo convinti che il corpo fosse qualcosa che si doveva riuscire a dominare, e che bisognasse evitare in tutti modi il contatto con le donne.
Allo stesso tempo il monachesimo egiziano poteva talvolta porsi in dialettico confronto con il quadro ecclesiastico alessandrino, di stampo più ortodosso, dove l'autorità principale era costituita dal vescovo. È in tale contesto, ossia nell'Egitto del quarto secolo, che i codici di Nag Hammadi sono stati realizzati e di fatto messi in circolazione, anche se non sappiamo di preciso quando e dove.
Roma
La città di Roma era il cuore pulsante dell'Impero. Nel momento di massima espansione, la sua popolazione giunse a toccare il milione di unità. Tra il primo e il terzo secolo, la presenza dell' imperatore assicurò alla città una sorta di aura sacrale in virtù del suo essere il più importante centro cultuale dell'Impero. Segni della florida religione civica romana erano ovunque.
[…] La Lettera ai Romani di Paolo inclusa nel Nuovo Testamento attesta la presenza dei cristiani nella città fin dalla metà del primo secolo. L'apostolo Pietro, scelto da Gesù come successore, era una delle figure venerate dai cristiani di Roma. Pietro e Paolo, dopo essere stati martirizzati, erano stati seppelliti poco lontano dalle mura della città e si diffuse tra i cristiani l'usanza di visitare le loro tombe come atto di devozione.
Nella città, i cristiani ebbero anche alcuni problemi con le autorità imperiali: intorno al 64 e.v. (d.C.), quando un fuoco devastò Roma, l'imperatore Nerone fece arrestare e giustiziare alcuni di loro come capri espiatori. Per questo Nerone fu temuto e odiato ovunque dai cristiani; si diffuse addirittura la voce che un giorno sarebbe tornato in vita per perseguitarli di nuovo […].
Nel secondo secolo gli imperatori non perseguitarono attivamente i cristiani, anche se alcuni cristiani furono in qualche occasione messi a morte con l'accusa di ateismo (che poteva essere rivolta loro dai Romani perché si rifiutavano di riconoscere gli dèi di Roma e il genius, o nume tutelare dell'imperatore) o di essere pericolosi sovversivi (in quanto rendevano un culto a un uomo che era stato giustiziato dai Romani come un pericoloso criminale). La paura del martirio doveva essere una realtà, ma non sappiamo in quale misura.
Certo, è evidente che a Roma c'erano molti cristiani e che questi gruppi avevano idee differenti su che cosa significasse esserlo. La grande varietà dei gruppi cristiani presenti nella città fa pensare che non tutti fossero in aperto contrasto con le autorità civili: molti potevano avere un qualche interesse a trovare possibili forme di conciliazione tra la loro fede e la realtà della società civile di Roma.
Edessa
Edessa non è una città romana: anticamente era la capitale del regno di Osroene. Sorgeva presso il confine tra l'Impero romano e quello persiano e lungo una delle più importanti vie commerciali verso l'Oriente: aveva pertanto un'anima decisamente orientale.
Nella città la presenza cristiana è stata duratura, anche se non possiamo dire quando e come i cristiani vi arrivarono. La lingua principale parlata dai cristiani di Edessa era il siriaco, una varietà dell'aramaico, la lingua di Gesù e dei suoi primi seguaci. Nella città c'era anche una grande comunità giudaica, e giudei e cristiani sembrano aver intrecciato rapporti piuttosto stretti e buoni. Tra i discepoli di Gesù, il più amato dai cristiani di Edessa era Tommaso, il quale sembra avesse evangelizzato la città nel primo secolo.
Molti studiosi localizzano qui la cosiddetta "scuola di Tommaso" alla quale vengono ricondotti due testi di Nag Hammadi cui è associato il nome dell'apostolo (il Vangelo di Tommaso e il Libro dell'atleta Tommaso) e altri due testi del primo cristianesimo molto popolari: gli Atti di Tommaso e il Vangelo di Tommaso dell'infanzia.
Il cristianesimo siriaco, nella forma che emerge a Edessa, aveva un carattere raffinato (molti cristiani erano membri della corte regia e perfino i re della città molto presto divennero cristiani) e improntato all'ascetismo. Il deserto non era lontano, e, dal quarto secolo in avanti, i cristiani di questa zona rivaleggiarono con i monaci egiziani in quanto ad ascetismo. […]
Nel quarto secolo la forza e il potere dell'Impero romano erano diminuiti considerevolmente, anche se non erano ancora venuti meno. Il più vistoso cambiamento riguardava l'identità religiosa dell'Impero. Nel 312 l'imperatore Costantino I (306-377) vinse una battaglia decisiva presso il Ponte Milvio contro il rivale Massenzio.
Costantino attribuì la vittoria al Dio dei cristiani, e da quel momento permise al cristianesimo di espandersi liberamente, anzi divenne addirittura un suo finanziatore, facendo costruire grandi basiliche cristiane a Roma, Gerusalemme, Betlemme.
Costantino diede impulso alla creazione di una nuova forma di cristianesimo, potente e istituzionalizzata, in seno all'Impero. Convocò il primo concilio ecumenico (ossia universale), il Concilio di Nicea (325), nel quale vescovi provenienti da tutto l'Impero si riunirono per decidere, tra le altre cose, come comportarsi nei confronti delle eresie cristiane.
Nel quarto secolo i cosiddetti gruppi "gnostici", divisi in decine di piccole sette, ciascuna con il suo nome, non erano più oggetto diretto delle persecuzioni, ma esistevano ancora. Il regno di Costantino coincise con un periodo di formazione, nel quale, di fatto, il cristianesimo si divise al suo interno per la prima volta, con cristiani perseguitati da altri cristiani e non dalle autorità romane.
[…] Nel quarto secolo, dopo Costantino, il panorama era mutato sensibilmente. I cristiani ora possedevano chiese e basiliche, formulazioni dogmatiche in via di definizione, un più chiaro senso della necessità di un controllo e di un'organizzazione istituzionale, e sacre scritture che potevano liberamente circolare.
Ciò non risolse né pose fine ai dibattiti interni, ma è evidente che il modo in cui i cristiani concepivano sé stessi e il proprio ruolo nel mondo era cominciato a cambiare. La loro religione era adesso un affare pubblico, e continuava a crescere attirando convertiti sempre più numerosi. Costantino non aveva reso il cristianesimo la religione ufficiale dell'Impero, ma lo aveva reso legittimo e legale. […]
Nel giro di tre secoli il cristianesimo, da religione dell'uno o due per cento della popolazione, è diventato la religione ufficiale dell'Impero. A quel tempo vi erano molte differenze e davvero poca coesione tra i gruppi cristiani, al punto che si potrebbe parlare, come molti studiosi oggi fanno, non di "cristianesimo", ma di "cristianesimi".
Questi cristianesimi erano localmente connotati in modi diversi e non condividevano una medesima prassi o un unico modo di vivere la fede. Pensare al cristianesimo antico alla luce delle relazioni che ha o non ha intrattenuto con l'Impero ci fa guardare in un'ottica nuova a ciò che si era soliti chiamare gnosticismo o eresia.
Gli eresiologi che definirono il quadro di ciò che gli gnostici pensavano e di che cosa facevano, erano di fatto, nel più ampio contesto delle relazioni del cristianesimo con l'autorità civile, inflessibili tradizionalisti che predicavano la necessità di preservare il cristianesimo dalle commistioni con l'Impero.
Ai loro occhi la ricerca della conoscenza (gnosi) era una concessione al platonismo o allo stoicismo o ad altre filosofie pagane diffuse in quel periodo. Per altri, in ogni caso, vi erano alcuni vantaggi nel riuscire a conciliare la sapienza degli antichi e il modo tradizionale di essere religiosi nell'Impero con la libertà di adorare un nuovo dio.

Talvolta si sviluppavano specifiche forme, scuole o espressioni del cristianesimo nei contesti urbani (il cristianesimo era in questo periodo un fenomeno essenzialmente urbano). Qui di seguito sono elencati alcuni profili d’importanti città dell'Impero e degli specifici gruppi cristiani che vi erano attivi.
Alessandria
La città greca di Alessandria d'Egitto prende il nome da Alessandro Magno, che la fondò nel 331 a.e.v (a.C.). Per grandezza era la seconda città dell' Impero dopo Roma e aveva un carattere decisamente cosmopolita. Sebbene nel secondo secolo la memoria dei faraoni fosse ormai lontana e frammentaria, gli abitanti della città erano attratti dai legami che potevano avere con la civiltà dell'antico Egitto.
Alessandria aveva un importante porto e ospitava con orgoglio una delle sette meraviglie del mondo, il famoso Faro: eretto nel 280 a.e.v. (a.C.) e alto circa 134 metri, rimase per più di mille anni uno degli edifici più alti del mondo. Alessandria era anche un centro di cultura dotato di una biblioteca famosa in tutto il mondo. Costruita al tempo di Alessandro, era ancora funzionante durante l'Impero.
Era stata fondata per raccogliere tutto il sapere umano: le sue stanze erano piene di rotoli disposti in file e file di scaffali. La città era anche un porto commerciale internazionale, e di norma tutti i libri che vi arrivavano sulle navi venivano copiati: le copie venivano collocate nella biblioteca e gli originali restituiti. La città era dunque il principale polo culturale e centro di produzione libraria dell'Impero.
[…] I cristiani residenti ad Alessandria nel secondo secolo erano verosimilmente cosmopoliti e gente "di città". Molti avevano un livello culturale elevato. Gli studiosi ipotizzano che alcuni trattati di Nag Hammadi particolarmente eruditi e nei quali appaiono convergere motivi filosofici greci e giudaici siano stati composti ad Alessandria, il contesto culturale dove è più naturale collocare la composizione di opere che riuniscono in sé influenze culturali di differente provenienza.
Nel quarto secolo si delineò l'identità del monachesimo egiziano: sebbene questo si sia sviluppato nel deserto anziché in città, anche qui è attestata la presenza di gruppi di monaci. Questi circoli monastici erano profondamente, radicalmente votati all'ascetismo convinti che il corpo fosse qualcosa che si doveva riuscire a dominare, e che bisognasse evitare in tutti modi il contatto con le donne.
Allo stesso tempo il monachesimo egiziano poteva talvolta porsi in dialettico confronto con il quadro ecclesiastico alessandrino, di stampo più ortodosso, dove l'autorità principale era costituita dal vescovo. È in tale contesto, ossia nell'Egitto del quarto secolo, che i codici di Nag Hammadi sono stati realizzati e di fatto messi in circolazione, anche se non sappiamo di preciso quando e dove.
Roma
La città di Roma era il cuore pulsante dell'Impero. Nel momento di massima espansione, la sua popolazione giunse a toccare il milione di unità. Tra il primo e il terzo secolo, la presenza dell' imperatore assicurò alla città una sorta di aura sacrale in virtù del suo essere il più importante centro cultuale dell'Impero. Segni della florida religione civica romana erano ovunque.
[…] La Lettera ai Romani di Paolo inclusa nel Nuovo Testamento attesta la presenza dei cristiani nella città fin dalla metà del primo secolo. L'apostolo Pietro, scelto da Gesù come successore, era una delle figure venerate dai cristiani di Roma. Pietro e Paolo, dopo essere stati martirizzati, erano stati seppelliti poco lontano dalle mura della città e si diffuse tra i cristiani l'usanza di visitare le loro tombe come atto di devozione.
Nella città, i cristiani ebbero anche alcuni problemi con le autorità imperiali: intorno al 64 e.v. (d.C.), quando un fuoco devastò Roma, l'imperatore Nerone fece arrestare e giustiziare alcuni di loro come capri espiatori. Per questo Nerone fu temuto e odiato ovunque dai cristiani; si diffuse addirittura la voce che un giorno sarebbe tornato in vita per perseguitarli di nuovo […].
Nel secondo secolo gli imperatori non perseguitarono attivamente i cristiani, anche se alcuni cristiani furono in qualche occasione messi a morte con l'accusa di ateismo (che poteva essere rivolta loro dai Romani perché si rifiutavano di riconoscere gli dèi di Roma e il genius, o nume tutelare dell'imperatore) o di essere pericolosi sovversivi (in quanto rendevano un culto a un uomo che era stato giustiziato dai Romani come un pericoloso criminale). La paura del martirio doveva essere una realtà, ma non sappiamo in quale misura.
Certo, è evidente che a Roma c'erano molti cristiani e che questi gruppi avevano idee differenti su che cosa significasse esserlo. La grande varietà dei gruppi cristiani presenti nella città fa pensare che non tutti fossero in aperto contrasto con le autorità civili: molti potevano avere un qualche interesse a trovare possibili forme di conciliazione tra la loro fede e la realtà della società civile di Roma.
Edessa
Edessa non è una città romana: anticamente era la capitale del regno di Osroene. Sorgeva presso il confine tra l'Impero romano e quello persiano e lungo una delle più importanti vie commerciali verso l'Oriente: aveva pertanto un'anima decisamente orientale.
Nella città la presenza cristiana è stata duratura, anche se non possiamo dire quando e come i cristiani vi arrivarono. La lingua principale parlata dai cristiani di Edessa era il siriaco, una varietà dell'aramaico, la lingua di Gesù e dei suoi primi seguaci. Nella città c'era anche una grande comunità giudaica, e giudei e cristiani sembrano aver intrecciato rapporti piuttosto stretti e buoni. Tra i discepoli di Gesù, il più amato dai cristiani di Edessa era Tommaso, il quale sembra avesse evangelizzato la città nel primo secolo.
Molti studiosi localizzano qui la cosiddetta "scuola di Tommaso" alla quale vengono ricondotti due testi di Nag Hammadi cui è associato il nome dell'apostolo (il Vangelo di Tommaso e il Libro dell'atleta Tommaso) e altri due testi del primo cristianesimo molto popolari: gli Atti di Tommaso e il Vangelo di Tommaso dell'infanzia.
Il cristianesimo siriaco, nella forma che emerge a Edessa, aveva un carattere raffinato (molti cristiani erano membri della corte regia e perfino i re della città molto presto divennero cristiani) e improntato all'ascetismo. Il deserto non era lontano, e, dal quarto secolo in avanti, i cristiani di questa zona rivaleggiarono con i monaci egiziani in quanto ad ascetismo. […]
Nel quarto secolo la forza e il potere dell'Impero romano erano diminuiti considerevolmente, anche se non erano ancora venuti meno. Il più vistoso cambiamento riguardava l'identità religiosa dell'Impero. Nel 312 l'imperatore Costantino I (306-377) vinse una battaglia decisiva presso il Ponte Milvio contro il rivale Massenzio.
Costantino attribuì la vittoria al Dio dei cristiani, e da quel momento permise al cristianesimo di espandersi liberamente, anzi divenne addirittura un suo finanziatore, facendo costruire grandi basiliche cristiane a Roma, Gerusalemme, Betlemme.
Costantino diede impulso alla creazione di una nuova forma di cristianesimo, potente e istituzionalizzata, in seno all'Impero. Convocò il primo concilio ecumenico (ossia universale), il Concilio di Nicea (325), nel quale vescovi provenienti da tutto l'Impero si riunirono per decidere, tra le altre cose, come comportarsi nei confronti delle eresie cristiane.
Nel quarto secolo i cosiddetti gruppi "gnostici", divisi in decine di piccole sette, ciascuna con il suo nome, non erano più oggetto diretto delle persecuzioni, ma esistevano ancora. Il regno di Costantino coincise con un periodo di formazione, nel quale, di fatto, il cristianesimo si divise al suo interno per la prima volta, con cristiani perseguitati da altri cristiani e non dalle autorità romane.
[…] Nel quarto secolo, dopo Costantino, il panorama era mutato sensibilmente. I cristiani ora possedevano chiese e basiliche, formulazioni dogmatiche in via di definizione, un più chiaro senso della necessità di un controllo e di un'organizzazione istituzionale, e sacre scritture che potevano liberamente circolare.
Ciò non risolse né pose fine ai dibattiti interni, ma è evidente che il modo in cui i cristiani concepivano sé stessi e il proprio ruolo nel mondo era cominciato a cambiare. La loro religione era adesso un affare pubblico, e continuava a crescere attirando convertiti sempre più numerosi. Costantino non aveva reso il cristianesimo la religione ufficiale dell'Impero, ma lo aveva reso legittimo e legale. […]
Nel giro di tre secoli il cristianesimo, da religione dell'uno o due per cento della popolazione, è diventato la religione ufficiale dell'Impero. A quel tempo vi erano molte differenze e davvero poca coesione tra i gruppi cristiani, al punto che si potrebbe parlare, come molti studiosi oggi fanno, non di "cristianesimo", ma di "cristianesimi".
Questi cristianesimi erano localmente connotati in modi diversi e non condividevano una medesima prassi o un unico modo di vivere la fede. Pensare al cristianesimo antico alla luce delle relazioni che ha o non ha intrattenuto con l'Impero ci fa guardare in un'ottica nuova a ciò che si era soliti chiamare gnosticismo o eresia.
Gli eresiologi che definirono il quadro di ciò che gli gnostici pensavano e di che cosa facevano, erano di fatto, nel più ampio contesto delle relazioni del cristianesimo con l'autorità civile, inflessibili tradizionalisti che predicavano la necessità di preservare il cristianesimo dalle commistioni con l'Impero.
Ai loro occhi la ricerca della conoscenza (gnosi) era una concessione al platonismo o allo stoicismo o ad altre filosofie pagane diffuse in quel periodo. Per altri, in ogni caso, vi erano alcuni vantaggi nel riuscire a conciliare la sapienza degli antichi e il modo tradizionale di essere religiosi nell'Impero con la libertà di adorare un nuovo dio.