Ing. Maurizio Ammannato

Family Mgr. Tina Volpato-Ammannato

Aramis Ammannato

 
Il Capitano Aramis Ammannato con il Messerschmitt Bf. 110 C-3 (dal sito Aerei della Regia Aeronautica)

Nacque a Roma il 23 dicembre 1914, secondogenito di Valentino. Il padre era un bersagliere maestro di scherma anche del principe Umberto di Savoia e battezzò i suoi tre figli Athos, Aramis e Porthos come i tre moschettieri del romanzo di A.Dumas.

Aramis Ammannato fu un ufficiale della Regia Aeronautica, decorato al valor militare; dopo la morte del fratello, il capitano Athos avvenuta nel 1941, gli succedette nel comando della 235ª squadriglia Caccia Notturna. Aramis Ammannato perse la vista nel 1945 durante la bonifica di ordigni inesplosi nell'aeroporto di Frosinone.

Durante il secondo conflitto mondiale la Regia Aeronautica ricevette dalla Luftwaffe alcuni suoi aerei, tre Bf. 110 C-3, sei Do.217J usati per la caccia notturna, oltre agli Stuka usati nel bombardamento a tuffo. Nella maggior parte dei casi erano aerei logori, provenienti da reparti di 2º linea oppure di addestramento della Luftwaffe. Inquadrati nella 235ª Squadriglia, dipendente dal 60º Gruppo Caccia notturna solo pochi aerei, fra 2 e 4, erano disponibili, oltre agli altri incidentati per azioni di difesa del territorio nord occidentale italiano.


LA CACCIA NOTTURNA
 Il 60° Gruppo del 41° Stormo, comandato dal maggiore Mario Curvo, passò il 21 ottobre 1942 dall’aeroporto di Treviso, dove era presente il primi Nucleo Addestramento Intercettori, a Lonate Pozzolo, con la 235ª Squadriglia, al comando del capitano Aramis Ammannato. I Me.110 furono utilizzati esclusivamente per l’addestramento presso la 235ª. Alla data del 15 maggio1943, presso lo Stormo, i bimotori Do.217 GJ-1 (senza radiolocalizzatore), erano sette, mentre quelli della versione J-2 (con radar Lichtenstein a bordo) erano otto. La tenue luce di una lampada a fondo pista guidava la corsa del velivolo. Il Do.217, nominativo radio Saetta 1, pilotato dal capitano Ammannato e con l’equipaggio formato dal sergente marconista Gino Russo e dal 1° aviere motorista Giovanni Tempo diresse il velivolo verso la zona di Cislago, a sud di Tradate, in attesa degli incursori.

Dopo il decollo, il bimotore della 235ª Squadriglia, guidato da terra, avvistò un quadrimotore Stirling alla quota di 500 metri. Ammannato si posizionò in coda al bombardiere, ma non appena accennò ad aprire il fuoco con le sole mitragliatrici per una raffica di centraggio, il velivolo inglese con una repentina picchiata, sparì nel buio, nonostante il velivolo italiano tentasse di seguirlo. Volando ad una quota più bassa, dopo circa due minuti il pilota scorse un altro bombardiere, in volo sopra di lui, che si stagliava nel cielo scuro al chiarore della luna piena, anch’esso in volo a 500 metri di quota. Era un quadrimotore Lancaster. La prima raffica di centraggio fece perdere al capitano Ammannato il vantaggio della sorpresa, come nell’attacco precedente. L’equipaggio dei quadrimotore inglese, allarmato dalle traccianti, risponde al fuoco.

Saetta 1 si disimpegnò con una scivolata d’ala per riposizionarsi immediatamente dal punto dal quale aveva aperto il fuoco e non farsi individuare. Il capitano Ammannato guadagnò quota e si riposizionò in coda al Lancaster. Sparò una seconda raffica e poi una terza con i quattro cannoncini da 20 millimetri e le quattro mitragliatrici da 7,9. Il bombardiere fu colpito. Uno dei motori di destra fu messo fuori uso, l’altro era in fiamme. Il quadrimotore iniziò a perdere quota , poi lentamente, puntò verso terra, precipitando lungo il greto del fiume Ticino, nei pressi di Vigevano. Le urla di gioia dell’equipaggio si confusero con il rombo dei motori del Do.217, lanciato all’inseguimento di altri incursori. La missione si concluse felicemente con l’atterraggio di Saetta 1 a Lonate Pozzolo, nel buio più assoluto. L’avvicinamento era strumentale, guidato prima dai dati forniti dai radiofari di Turbino e di Casorate Sempione e poi dal famoso camion “dovunque”, dotato di stazione radiotrasmittente. In finale, piccole lampadine da 24 volt, poste a bordo pista indirizzavano il velivolo a terra. L’ordine via radio era “venite a dormire”, ma il capitano Ammannato non contento si fece condurre in macchina verso il luogo dove l’avversario era precipitato: "Tu la notte non devi dormire”. (CISLAGO 17 LUGLIO 1943)

La nascita della C.N. può essere fatto risalire idealmente al 18 febbraio 1942, quando fu decisa la trasformazione del 41° Stormo da bombardiere a cacciatore notturni. Nel Gennaio del 1942 una commissione italiana composta dal Gen Attilio Biseo (i Sorci Verdi) dal Col. Buffa e Moscatelli si era recata in Germania al XII Flieger Korps. Ne riportò una relazione da cui si auspicava l'adozione degli apparati tedeschi , 5 apparati Freya e 10 del tipo 40L, e circa 20 centrali composte di 1 Freya e 2 "Wurzburg" entro l'ottobre 1942 con l'adozione di nuovi velivoli tedeschi. I nuovi velivoli si dimostrarono poi essere n. 3 Bf 110/C.3, n.12 o 15 Do.217J.1 e J.2, logori, di 2° linea o di addestramento I primi tentativi di C.N. risalgono all’ottobre del 1940 in Libia. Nelle notti chiare ed illuminate dalla luna, i CR-42 operarono con tattiche simili a quelle impiegate di giorno. Coi nuovi apparati le cellule radar guidavano in volo i velivoli fino ad un chilometro dall’incursore. Da quel momento l’intercettore doveva individuare a vista il bersaglio, collimarlo e colpirlo. Dai documenti ufficiali non risulta che alcun velivolo avversario sia stato abbattuto da un caccia della Regia Aeronautica con l’ausilio del radiolocalizzatore di bordo. Nel 1943 il Lichtenstein rate B.C., (Fu.G.202), fu il primo apparato ad essere montato a bordo dei bimotori tedeschi. La frequenza di funzionamento era di 500 Mhz., la portata massima si aggirava intorno agli 8 chilometri, mentre quella minima era di 300 metri. Nonostante mezzi inadatti, i "leoni della notte" riuscirono a far sentire comunque il loro ruggito grazie soprattutto all'abilità dei piloti dal momento che, combattimenti a parte, anche un decollo o un atterraggio alla luce di una semplice fotoelettrica non erano manovre che tutti potevano effettuare con noncuranza. Inquadrati nella 235Sq si conta un unico abbattimento effettuato con un Do217J da Aramis Ammannato senza l'ausilio del radiolocalizzatore ma a “vista” contro luna.


Il Generale Aramis Ammannato presidente del movimento dei ciechi di guerra
Lettera di ringraziamento al Presidente della Repubblica Ciampi

(da “L’Incontro” aprile 2003).
"Signor Presidente, l’affettuoso riguardo nutrito dai dirigenti dell’AICG nei miei confronti aveva loro suggerito di affidare a me, quale Presidente Fondatore, il compito di rivolgerle l’indirizzo di saluto nell’udienza da lei accordata. Purtroppo, le condizioni di salute non mi consentono di assolvere tale delicato compito e perciò le scrivo fin da ora per esprimere la gratitudine della categoria per quanto lei ha fatto e sta facendo per risvegliare in tutti gli italiani l’orgoglio di essere nati in questa terra. È una terra, la nostra, che può annoverare tra i suoi figli tante personalità cui si deve l’affermazione di principi di civiltà che sono ormai diventati patrimonio comune di ogni Paese civile. Il progressivo affermarsi, ad esempio, della sua iniziativa di risvegliare negli italiani l’amore per il loro inno nazionale, è stata superiore a ogni previsione e ha messo a tacere i soliti scettici.

Il nostro Statuto - che all’articolo 2 recita: “La valorizzazione degli ideali di patria e civici, mantenendo vivo nei cittadini il sentimento di solidarietà nei riguardi di tutti i mutilati e gli invalidi e soprattutto dei ciechi di guerra” - già da tempo ci impone di essere sostenitori di qualsiasi iniziativa che possa ridare a tutti gli italiani il senso della Patria che sembrava ormai dimenticato.

Signor Presidente, desidero dunque non solo ringraziarla per l’udienza accordata, ma soprattutto assicurarle la nostra totale partecipazione ai suoi sentimenti. Grazie."

 Il Presidente Fondatore Aramis Ammannato