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Analizzando l'evoluzione della religiosità, è possibile oggi constatare un progressivo passaggio dalla sfera religiosa a quella dell'indifferenza.

Se teniamo presenti i dati delle fonti più accessibili negli ultimi vent'anni, al di là della loro disparità di metodologia e di classificazioni, si può anche facilmente constatare che il numero dei cattolici indifferenti è in continuo aumento. Mentre i cattolici non praticanti conservano una adesione alquanto vaga, per contenuti e motivazioni, alla «etichetta cattolica», trasferendosi in pratica verso l' indifferenza religiosa.

Questo vale ancora di più per i giovani dell'ultima generazione, che soffre gravi deficienze nella sua educazione religiosa. Questa generazione si va caratterizzando per una religiosità vaga e senza forma poichè sempre più non trova risposte adatte da parte delle istituzioni religiose. 

CARATTERISTICHE DELL'INDIFFERENZA RELIGIOSA
Non esiste l'indifferente allo stato puro nè si nasce indifferenti. Si tratta infatti di una complessa situazione umana nella quale i valori considerati fondamentali appaiono velati o attratti da altri interessi quotidiani, i quali di per sé sono in grado di orientare le forze dell'intelligenza e soprattutto della volontà di una persona, spingendo l'individuo verso un atteggiamento di apparente soddisfazione esistenziale in assenza di precise risposte ai suoi precisi interrogativi.

Non appare possibile definire adeguatamente questo fenomeno, ed è piuttosto difficile riuscire a rappresentarlo con precisione, però possiamo descriverlo come una tendenza apparentemente molto complessa, caratterizzata da una continua inquietudine religiosa, la quale, non trovando intorno risposte o esempi concreti, porta piano piano all'abbandono della ricerca per allentare la sofferenza della mancanza di soluzione. Anche se Dio esistesse per l'individuo reso indifferente egli non sarebbe un valore poichè un Dio vuoto, spento e senza vita.

La sua dimensione religiosa è bloccata. Egli vive senza nessuna forma di preoccupazione rispetto alle questioni religiose. Non si esprime né a favore né contro Dio. Senza affermarlo esplicitamente, nega qualunque importanza al problema religioso. Quello che importa ormai non è la salvezza (concetto assoluatemte astratto) ma ciò che di concreto ritrova come surrogato alla sua ricrerca, ovvero: gli obiettivi professionali, l'arte, il potere, la felicità, il successo, il piacere, il denaro, il consumo, il vivere senza orizzonte trascendente. Questa indifferenza religiosa non si propone come una ideologia. Si diffonde come una mentalità, come una atmosfera avvolgente.

Questo fenomeno di massa è relativamente recente. Soltanto a partire dal XVIII secolo si ha notizia di gruppi di indifferenti nel mondo della cultura, dell'aristocrazia e anche della borghesia. Però come realtà sociale numericamente significativa è possibile rilevare questo fenomeno soltanto per il periodo che va dalla fine del secolo XIX fino ai giorni nostri: in nessuna altra tappa della storia Dio era morto nella mente e nel cuore di masse così grandi, per le quali si estingue il sentimento religioso, senza crisi vistose né traumi. Il passaggio all'indifferenza religiosa si va concretizzando in maniera lenta, a volte impercettibile, come un fuoco che si spegne silenziosamente per mancanza di combustibile.

Di un fenomeno tanto massiccio ed informe, dai contorni tanto confusi, non è possibile stabilire una classificazione rigida, per la conformazione stessa dell'indifferenza. Però a questo punto è necessario individuare certi elementi caratteristici che ci permettano di raggruppare in una forma più o meno omogenea i diversi atteggiamenti che si manifestano tra gli indifferenti, cercando di sottolineare le motivazioni o esperienze che hanno portato all'indifferenza religiosa.

Questo processo di decomposizione o banalizzazione della fede sfocerebbe in una assenza reale di identità credente, provocata da una progressiva separazione dalla fede. A poco a poco la persona che probabilmente ha avuto gravi difficoltà per esprimere e condividere la propria fede, si allontana dalla pratica sacramentale e religiosa. Taglia i lacci che la uniscono all'istituzione ecclesiale, una reazione che è spiegabile anche come una conseguenza ulteriore dell'individualismo ambientale. Si considera l'individuo come il valore dominante ed i suoi criteri sono determinanti nel momento di confermare la propria convinzione di fede o nella decisione per la rottura. I contenuti della fede vanno perdendo importanza quando non sono compresi, essendo magari già stati trasmessi in forma insufficiente o molto condizionati da circostanze negative di carattere biografico, quando non si percepisce la loro importanza nell'esistenza quotidiana, o quando ci troviamo nella fase finale di un «cristianesimo à la carte», frammentario e individualista, nel quale sono state selezionate a piacere le verità e le norme morali. L'indifferenza emerge silenziosamente come una soluzione normale e sostenuta dall'ambiente.

Altro tipo possibile può essere considerata l'indifferenza religiosa per un impegno di carattere sociale, politico, culturale. È intimamente connessa con quella precedente, però in pratica la distinguiamo perché in questo caso è possibile evidenziare un atteggiamento più consapevole, una volontà che sceglie di fronte a una falsa alternativa: la fede o l'impegno umano. Una falsa alternativa perché in realtà non è stato compreso il senso profondo dell'esperienza cristiana, la quale non è possibile nella sua integrità senza una pratica consequenziale. Forse è il risultato della mancanza di significato esistenziale della fede: il credente non percepisce più che la fede contribuisce in modo specifico al suo impegno umano. La missione scoperta ai margini della fede riempie certi settori dell'esistenza, e la complessità dominante nel mondo attuale, le sfide che questo mondo propone occupano e preoccupano in tale misura l'individuo che non esiste più posto per la dimensione religiosa. Questa si dissolve nell'indifferenza psicologica e intellettuale.

Per ultimo desideriamo segnalare una possibile indifferenza religiosa come soluzione per uscire da un conflitto personale. In tutte le forme di mancanza di fede la vita dell'individuo svolge una funzione decisiva, molte volte totalmente disconosciuta dal suo ambiente. Nel caso dell'indifferenza questa si manifesta, come abbiamo detto prima, in forma graduale e in modo quasi impercettibile, quando certi conflitti personali, con una forte incidenza sul campo affettivo, vanno pian piano minando la struttura credente della persona, già di per sé così poco solida: gli errori pedagogici nella trasmissione della fede, che viene effettuata senza convinzione né credibilità; le pressioni, a volte i ricatti, che si verificano nell'ambito familiare utilizzando le verità e la morale cristiane; le esperienze frustranti con credenti, soprattutto con gente di chiesa che alimenta la sfiducia nelle grandi istituzioni. La stanchezza, la fuga, la rassegnazione, il risentimento o l'aggressività fanno il resto. L'indifferenza religiosa è accettata come una «terra di nessuno», oggi paradossalmente molto popolata, dove non ci sono più domande, né dubbi, né crisi, né esigenze che possano turbare.


FATTORI CHE SCATENANO O FOMENTANO L'INDIFFERENZA
Parliamo espressamente di fattori e non di cause perché risulta difficile dimostrare la connessione tra certi fenomeni e l'indifferenza religiosa. Anche se i fattori di cui diremo sono talmente complessi da non permettere di stabilire relazioni indiscutibili con l'indifferenza, è tuttavia possibile affermare che il clima culturale, sociale, economico e politico condizioni in larga misura la risposta positiva o negativa all'offerta religiosa. Detto con altre parole, l'indifferenza religiosa è in primo luogo un atteggiamento psicologico, una forma di sensibilità, la quale però non si riduce ad una semplice esperienza personale. Essa è allo stesso tempo una situazione sociale, un'atmosfera nella quale tutto passa come se non esistesse la questione di Dio.

L'indifferenza personale e l'indifferenza sociale si condizionano vicendevolmente. In fondo in fondo la indifferenza consiste in una selezione soggettiva di valori mediante la quale l'individuo abbandona quelli di carattere religioso perché non li considera rilevanti per la propria vita. Essi vengono messi da parte perché considerati inservibili. Però questa scelta non è determinata semplicemente dalla volontà, dal sentimento, dal desiderio o dal capriccio; essa è condizionata allo stesso modo anche dal contesto culturale, che influisce in maniera determinante. Per questo possiamo parlare di fattori di ordine culturale che possono scatenare o fomentare un'indifferenza religiosa che in realtà è indifferenza verso certi valori che appaiono magari oscurati o mutilati nella loro realtà o nelle loro espressioni tradizionali a causa di una determinata atmosfera sociale. Per questa ragione si pensa che la secolarizzazione del mondo occidentale, oltre a quella delle gerarchie della Chiesa, siano entrambe un fattore determinante per la comparsa dell'indifferenza religiosa.

Responsabilità della Chiesa è quella di aver permesso che il processo di secolarizzazione si sia trasformato in una «desacralizzazione e mondanizzazione del mondo», come una emancipazione della realtà terrena dai controlli religiosi e dal dominio da sempre esercitato dalla religione cristiana. Il risultato di questo processo è un mondo a disposizione sotto il controllo dell'uomo, un mondo autonomo, campo per la libera investigazione, creazione e pianificazione.

La secolarizzazione presuppone di fronte alla religione una grande libertà individuale, un ambiente di rispetto e tolleranza, però anche una grande solitudine. E questo costituisce una sfida che può far maturare una opzione religiosa personalizzata o può sfociare in un naufragio totale della fede accettata per eredità sociale. In una società secolarizzata, attraversata da correnti secolariste, persi gli appoggi sociali che sostenevano tradizionalmente la fede, possono sembrare irrilevanti Dio, la salvezza eterna, la Chiesa, la preghiera. Sarà sufficiente qualche conflitto personale perché una debole opzione di fede si vada dissolvendo nell'indifferenza religiosa. Si arriva persino a pensare, e forse non a torto 'sic stantibus rebus', che soltanto persone religiosamente indifferenti, aliene dai totalitarismi e dagli esclusivismi della religione e delle sue promesse di salvezza, possano incanalare forze e promuovere progetti che hanno bisogno di uno sforzo solidale in una società pluralista.

Esistono anche altri fenomeni di tipo sociale come l'urbanizzazione, l'industrializzazione, le correnti migratorie, che possono minare qualunque tipo di tradizione religiosa (e se è pura tradizione religiosa forse è meglio che sia così), sradicando l'uomo dal suo ambiente umano e di fede religiosa. La razionalizzazione tecnica, l'anonimato, la competizione professionale, l'ansia dell'efficienza, la pressione dell'ambiente, rompono le tradizionali scale di valori, disarticolano le esperienze religiose, disorientano la persona che non può rispondere a tante sfide e che opta per obiettivi immediati nella propria vita, molte volte di segno consumista.

Come abbiamo più volte detto, le proprie esperienze di vita sono decisive al momento in cui si deve riflettere sull'origine della mancanza di fede. Per questo possiamo parlare anche di altre situazioni di carattere più soggettivo, oltre i conflitti personali già menzionati precedentemente, che possono spiegare il processo verso l'indifferenza.

In primo luogo ricordiamo le grandi difficoltà reali che molti cristiani incontrano di fronte alle celebrazioni liturgiche. Dopo il Concilio Vaticano II si è realizzato uno sforzo enorme per rinnovare la liturgia, rendendola più trasparente, dignitosa e vicina alla gente, ma, obiettivamente senza una grande successo. I motivi sono molteplici e complessi. Però bisognerebbe chiedersi se realmente le difficoltà non stiano anche nella oscurità dei segni e dei simboli, che risultano incomprensibili e che non trasmettono più la testimonianza della pienezza di vita, di gioia, dell'amore e della bellezza di Dio; o nella ripetizione monotona di riti senza vita, senza convinzione, che non comunicano il messaggio perché appaiono alieni ed estranei alla sensibilità reale di molti credenti. L'indifferenza di fronte a questi «rituali lontani» sfocerà nell'abbandono totale.

In intima connessione con la liturgia si colloca il problema del linguaggio religioso. Per molti secoli il linguaggio della fede ha goduto di una enorme stabilità. Era accettato senza grandi difficoltà, esercitando allo stesso tempo un grande potere culturale, come un fattore decisivo dell'unità religiosa e sociale, veicolo della comunicazione, elemento di identificazione personale e collettiva. Questo linguaggio della fede era unito profondamente alla vita quotidiana e alla concezione della realtà. Però da molto tempo ormai viviamo «in un altro mondo»: sono cambiate completamente le immagini dell'uomo, della natura, della realtà. Il cristiano vive della stessa esperienza originale di altre generazioni di credenti, però la sua mentalità è completamente diversa. E tuttavia il linguaggio religioso ha conservato la maggior parte delle espressioni, dei segni e delle metafore tradizionali, che non riescono più a trasmettere in maniera adeguata l'esperienza cristiana perché non sono in sintonia con il mondo interiore e con le esperienze storiche dell'uomo contemporaneo. Un linguaggio della fede incomprensibile alimenta il processo che conduce all'indifferenza religiosa.

Gli scandali sempre più frequenti e sempre più gravi della Chiesa  non fanno altro che definitivamente allontanare soprattutto i giovani dall' idea di un Dio buono, generoso e critatevole. Perchè dobbiamo credere a un aldilà quando gli stessi ministri del culto si preoccupano soprattutto dell' aldiquà?

E il silenzio interiore che ne deriva si deve ricoprire con qualche cosa. Si fugge il silenzio, si evita con orrore il vuoto e il deserto, imprescindibili per una personalizzazione dei valori trascendenti. Quando soltanto la catastrofe o il disastro sono capaci di commuovere, tutto è sul punto di trasformarsi in qualcosa di insignificante. L'indifferenza generale annega pian piano senza drammi i valori religiosi.

ANNUNCIARE LA FEDE IN MODO CREDIBILE?
Un uomo perduto nella confusione e nell'indifferenza deve essere messo di fronte al nucleo della dell'Amore di Dio, con carità e con chiarezza: con l'esperienza unica della salvezza di Dio, che si è manifestato in forma definitiva e insuperabile in Gesù Cristo, grazie alla forza dello Spirito Santo. Bisogna risvegliare la sua sensibilità verso l'infinita misericordia di Dio. Però la Chiesa, o qualunque altro 'otre' che nel tempo necessariamente la sostituirà,  deve realizzare questo annuncio con credibilità, ovvero con indiscutibile esempio. Se questo non succederà in tempi brevi, avremo concesso un argomento ulteriore alla giustificazione dell'indifferenza. Perciò questo fenomeno della mancanza di amore verso Dio ricorda nuovamente alla Chiesa la propria necessità di essere essa stessa continuamente evangelizzata, per offrire una testimonianza trasparente e coerente dell'amore di Dio verso gli uomini, rivelatosi in Gesù Cristo, risvegliando col proprio esempio l'interesse religioso addormentato o spento.