POCO dopo aver accostato vicino a Keresa in questa movimentata domenica, Gesù e i ventiquattro risalirono un po’ verso nord e passarono la notte in un magnifico parco a sud di Betsaida-Giulia. Essi conoscevano bene questo luogo per accamparsi, essendosi fermati qui in passato. Prima di ritirarsi per la notte il Maestro chiamò i suoi discepoli attorno a lui e discusse con loro i piani del loro progettato viaggio attraverso Batanea ed il nord della Galilea fino alla costa della Fenicia.
Gesù disse: “Dovreste ricordarvi tutti come il Salmista parlò di questi tempi dicendo: ‘Perché i pagani sono infuriati ed i popoli complottano invano? I re sulla Terra stabiliscono se stessi e i Governanti del popolo si consultano tra di loro contro il Signore e contro il suo unto, dicendo: spezziamo i legami della misericordia e gettiamo via le corde dell’amore.’
“Voi vedete oggi compiersi davanti ai vostri occhi questa profezia. Ma non vedrete realizzarsi il resto della profezia del Salmista, perché egli aveva idee errate sul Figlio dell’Uomo e sulla sua missione sulla terra. Il mio regno è fondato sull’amore, proclamato nella misericordia e stabilito mediante il servizio disinteressato. Mio Padre non siede in cielo deridendo i pagani. Egli non è adirato nel suo grande dispiacere. È vera la promessa che il Figlio avrà per eredità questi cosiddetti pagani (in realtà i suoi fratelli ignoranti e privi d’istruzione). Ed io riceverò questi Gentili con le braccia aperte di misericordia ed affetto. Tutta questa affettuosa benevolenza sarà mostrata ai cosiddetti pagani nonostante l’infelice dichiarazione dello scritto che afferma che il Figlio trionfante ‘li spezzerà con una verga di ferro e li farà a pezzi come un recipiente da vasaio’. Il Salmista vi ha esortato a ‘servire il Signore con timore’ - io vi offro di godere dei privilegi superiori della filiazione divina per mezzo della fede; egli vi comanda di rallegrarvi con trepidazione; io vi offro di godere con certezza. Egli disse: ‘Baciate il Figlio, per timore che non si irriti e che voi periate quando la sua collera è accesa’. Ma voi che avete vissuto con me sapete bene che la collera e lo sdegno non fanno parte dell’instaurazione del regno dei cieli nel cuore degli uomini. Ma il Salmista intravide la vera luce quando, alla fine di questa esortazione, disse: ‘Benedetti sono coloro che pongono la loro fiducia in questo Figlio.’ ”
Gesù continuò ad istruire i ventiquattro dicendo: “I pagani non sono senza scuse quando sono infuriati con noi. Per il fatto che il loro punto di vista è meschino e ristretto essi possono concentrare le loro energie con entusiasmo. Il loro scopo è vicino e più o meno visibile; perciò essi lottano con coraggioso ed efficace impegno. Voi che avete proclamato l’entrata nel regno dei cieli siete assolutamente troppo vacillanti e indefiniti nel condurre il vostro insegnamento. I pagani puntano dritti ai loro obiettivi; voi siete colpevoli di troppo agognare cronico. Se desiderate entrare nel regno perché non ve ne impadronite con un assalto spirituale come i pagani s’impadroniscono di una città che assediano? Voi non siete affatto degni del regno quando il vostro servizio consiste così largamente in un atteggiamento di rifiuto del passato, di lamento sul presente e di vane speranze per il futuro. Perché i pagani sono infuriati? Perché non conoscono la verità. Perché languite in futili desideri? Perché non obbedite alla verità. Smettete di desiderare inutilmente e andate con coraggio a fare ciò che concerne l’instaurazione del regno.
“In tutto ciò che fate non siate unilaterali e specializzati all’eccesso. I Farisei che cercano la nostra distruzione credono veramente di stare servendo Dio. Essi sono divenuti così limitati dalla tradizione che sono accecati dal pregiudizio e induriti dalla paura. Considerate i Greci, che hanno una scienza priva di religione, mentre gli Ebrei hanno una religione priva di scienza. Quando gli uomini si sbagliano al punto da accettare la distruzione della verità, la loro sola speranza di salvezza è di accettare la verità - di convertirsi.
“Permettetemi di esprimere con forza questa verità eterna: Se voi, accettando la verità, imparate ad essere un esempio nella vostra vita di questa splendida totalità di rettitudine, allora i vostri simili vi cercheranno per ottenere ciò che voi avete così acquisito. La misura con cui i cercatori della verità sono attratti verso di voi rappresenta la misura della vostra dotazione della verità, della vostra rettitudine. L’ampiezza con cui dovrete andare con il vostro messaggio dal popolo è, in un certo senso, la misura della vostra incapacità a vivere la vita integra o retta, la vita coordinata con la verità.”
Il Maestro insegnò molte altre cose ai suoi apostoli e agli evangelisti prima che gli augurassero la buona notte e andassero a riposare sui loro giacigli.
Lunedì mattina, 23 maggio, Gesù ordinò a Pietro di andare a Corazin con i dodici evangelisti mentre lui, con gli altri undici apostoli, partì per Cesarea di Filippo andando per la via del Giordano fino alla strada Damasco-Cafarnao, quindi verso nordest fino all’incrocio con la strada per Cesarea di Filippo e poi in quella città, dove si fermarono ed insegnarono per due settimane. Essi arrivarono nel pomeriggio di martedì 24 maggio.
Pietro e gli evangelisti soggiornarono a Corazin per due settimane, predicando il Vangelo del Regno ad un piccolo ma sincero gruppo di credenti. Ma essi non riuscirono ad acquisire molti nuovi convertiti. Nessuna città della Galilea fornì così poche anime al regno come Corazin. Conformemente alle istruzioni di Pietro i dodici evangelisti parlarono meno di guarigioni - di cose fisiche - mentre predicarono ed insegnarono con accresciuto vigore le verità spirituali del regno dei cieli. Queste due settimane a Corazin costituirono un vero battesimo di avversità per i dodici evangelisti, nel senso che fu il periodo più difficile e improduttivo nel loro percorso fino ad allora. Essendo così privati della soddisfazione di conquistare anime al regno, ciascuno di loro esaminò più seriamente ed onestamente la propria anima ed i propri progressi nei sentieri spirituali della nuova vita.
Quando fu evidente che nessuno era più intenzionato a cercare di entrare nel regno, Pietro, martedì 7 giugno, riunì i suoi collaboratori a partì per Cesarea di Filippo per riunirsi a Gesù e agli apostoli. Essi arrivarono verso mezzogiorno di mercoledì e passarono tutta la sera a raccontare le loro esperienze tra i non credenti di Corazin. Durante le discussioni di questa sera Gesù fece un altro riferimento alla parabola del seminatore ed insegnò loro molte cose sul significato degli apparenti insuccessi nelle imprese della vita.
Anche se Gesù non insegnò in pubblico durante questo soggiorno di due settimane vicino a Cesarea di Filippo, gli apostoli tennero numerose tranquille riunioni serali nella città, e molti credenti vennero al campo per parlare con il Maestro. Pochissimi di loro furono aggiunti al gruppo di credenti a seguito di questa visita. Gesù parlò con gli apostoli ogni giorno, ed essi capirono più chiaramente che stava iniziando ora una nuova fase del lavoro di predicazione del regno dei cieli. Essi cominciavano a comprendere che il “regno dei cieli non è né cibo né bevanda, ma la realizzazione della gioia spirituale di accettazione della filiazione divina”.
Il soggiorno a Cesarea di Filippo fu una vera prova per gli undici apostoli; furono due settimane difficili da passare per loro. Essi erano quasi depressi e mancava loro lo stimolo periodico della personalità entusiasta di Pietro. In questi momenti era veramente una grande e probante avventura credere in Gesù e partire per seguirlo. Anche se fecero poche conversioni durante queste due settimane, essi impararono molte cose altamente proficue dalle loro riunioni quotidiane con il Maestro.
Gli apostoli appresero che gli Ebrei erano spiritualmente stagnanti e morenti perché avevano cristallizzato la verità in un credo; che quando la verità è formulata come una linea di confine di un esclusivismo ipocrita, anziché servire da segnale di guida e di progresso spirituali, questi insegnamenti perdono il loro potere creativo e vivificante e finiscono per diventare semplicemente conservatori e fossilizzanti.
Essi impararono sempre più da Gesù a guardare le personalità umane in termini delle loro possibilità nel tempo e nell’eternità. Impararono che molte anime possono essere meglio condotte ad amare il Dio invisibile insegnando loro prima ad amare i loro fratelli che possono vedere. E fu in questa connessione che fu attribuito un nuovo significato alla dichiarazione del Maestro concernente il servizio disinteressato a favore dei propri simili: “In quanto l’avete fatto al più umile dei miei fratelli, l’avete fatto a me.”
Una delle grandi lezioni di questo soggiorno a Cesarea riguardò l’origine delle tradizioni religiose, con il grande pericolo di permettere che sia attribuito un carattere di sacralità alle cose non sacre, alle idee comuni o agli avvenimenti quotidiani. Da una riunione essi uscirono con l’insegnamento che la vera religione di un uomo era la fedeltà profonda alle sue convinzioni più elevate e sincere.
Gesù avvertì i suoi credenti che, se le loro aspirazioni religiose erano solo materiali, la loro conoscenza crescente della natura, con la progressiva sostituzione della presunta origine soprannaturale delle cose, li avrebbe privati alla fine della loro fede in Dio. Ma che, se la loro religione era spirituale, il progresso della scienza fisica non avrebbe mai disturbato la loro fede nelle realtà eterne e nei valori divini.
Essi impararono che, quando la religione ha dei motivi interamente spirituali, rende tutta la vita più degna di essere vissuta, riempiendola di propositi elevati, nobilitandola con valori trascendentali, ispirandola con motivi stupendi e confortando costantemente l’anima umana con una speranza sublime e fortificante. La vera religione è destinata a diminuire le tensioni dell’esistenza; essa ispira fede e coraggio per la vita quotidiana e per il servizio disinteressato. La fede favorisce la vitalità spirituale e la fecondità della rettitudine.
Gesù insegnò ripetutamente ai suoi apostoli che nessuna civiltà potrebbe sopravvivere a lungo alla perdita della parte migliore della propria religione. E non si stancò mai di segnalare ai dodici il grande pericolo di accettare simboli e cerimonie religiose al posto dell’esperienza religiosa. Tutta la sua vita terrena fu costantemente consacrata alla missione di sciogliere le forme cristallizzate della religione in fluide libertà di filiazione illuminata.
Giovedì mattina 9 giugno, dopo aver ricevuto notizie sui progressi del regno portate dai messaggeri di Davide da Betsaida, questo gruppo di venticinque insegnanti della verità lasciò Cesarea di Filippo per cominciare il suo viaggio verso la costa della Fenicia. Essi girarono attorno alla regione paludosa, passando per Luz e andando fino al punto di congiunzione con la pista Magdala-Monte Libano, e da là fino all’incrocio con la strada che conduceva a Sidone, dove arrivarono venerdì pomeriggio.
Mentre erano fermi per il pranzo all’ombra di una sporgenza rocciosa sovrastante, vicino a Luz, Gesù fece uno dei più rimarchevoli discorsi che gli apostoli avessero mai ascoltato in tutti i loro anni di associazione con lui. Essi si erano appena seduti per rompere il pane quando Simon Pietro chiese a Gesù: “Maestro, poiché il Padre che è nei cieli conosce tutte le cose, e poiché il suo spirito è il nostro sostegno nell’instaurazione del regno dei cieli sulla terra, come mai noi fuggiamo davanti alle minacce dei nostri nemici? Perché rifiutiamo di affrontare i nemici della verità?” Ma prima che Gesù avesse cominciato a rispondere alla domanda di Pietro, Tommaso intervenne chiedendo: “Maestro, vorrei veramente conoscere che cosa non va nella religione dei nostri nemici di Gerusalemme. Qual è la reale differenza tra la loro religione e la nostra? Come mai esiste questa diversità di credenza quando professiamo tutti di servire lo stesso Dio?” E quando Tommaso ebbe finito, Gesù disse: “Pur non ignorando la domanda di Pietro, sapendo perfettamente come sia facile interpretare male le mie ragioni di evitare in questo momento un conflitto aperto con i capi degli Ebrei, sarà tuttavia più utile per voi tutti che io scelga piuttosto di rispondere alla domanda di Tommaso. E lo farò quando avrete finito di mangiare.”
Questo discorso sulla religione, riassunto e trascritto in linguaggio moderno, dichiarò le seguenti verità:
Benché le religioni del mondo abbiano una doppia origine - naturale e rivelatoria - in ogni tempo e presso ogni popolo si possono trovare tre forme distinte di devozione religiosa. E queste tre manifestazioni del bisogno di religione sono:
1. La religione primitiva. Il bisogno semi naturale ed istintivo di temere le energie misteriose e di adorare le forze superiori; è principalmente una religione della natura fisica, la religione della paura.
2. La religione della civiltà. I concetti e le pratiche religiose in evoluzione delle razze che si stanno civilizzando - la religione della mente - la teologia intellettuale dell’autorità della tradizione religiosa stabilita.
3. La vera religione - la religione di rivelazione. La rivelazione di valori soprannaturali, un’ispezione parziale delle realtà eterne, un rapido sguardo della bontà e della bellezza del carattere infinito del Padre che è nei cieli - la religione dello spirito qual è mostrata nell’esperienza umana.
Il Maestro rifiutò di minimizzare la religione dei sensi fisici e dei timori superstiziosi dell’uomo naturale, ma deplorò il fatto che tanto di questa forma primitiva di adorazione persistesse nelle forme religiose delle razze più intelligenti dell’umanità. Gesù chiarì che la grande differenza tra la religione della mente e la religione dello spirito è che, mentre la prima è sostenuta dall’autorità ecclesiastica, la seconda è interamente basata sull’esperienza umana e spesso avversata dalla stessa autorità.
Poi il Maestro, nella sua ora d’insegnamento, continuò a chiarire queste verità:
Fino a che le razze non diverranno altamente intelligenti e più completamente civilizzate, persisteranno molte di quelle cerimonie infantili e superstiziose che sono così caratteristiche delle pratiche religiose evoluzionarie dei popoli primitivi ed arretrati. Fino a che la razza umana non progredirà ad un livello di riconoscimento più elevato e più generale delle realtà dell’esperienza spirituale, un gran numero di uomini e di donne continueranno a mostrare una preferenza personale per quelle religioni d’autorità che richiedono soltanto un consenso intellettuale, in contrasto con la religione dello spirito, che comporta una partecipazione responsabilmente attiva della mente e dell’anima nell’avventura della fede di cimentarsi con le realtà rigorose dell’esperienza umana progressiva.
L’accettazione delle religioni tradizionali d’autorità presenta la via facile per il bisogno dell’uomo di cercare soddisfazione ai desideri ardenti della sua natura spirituale. Queste religioni stabiliscono un insieme di regole e comportamenti che, se ossequiosamente osservati, ‘garantiscono’ la salvezza futura. Obbedienza e salvezza. Le religioni d’autorità radicate, cristallizzate e stabilite forniscono un rifugio già pronto nel quale l’anima umana turbata e sconvolta può rifugiarsi quando è assalita dalla paura e tormentata dall’incertezza. Una tale religione esige dai suoi devoti, come prezzo da pagare per le sue soddisfazioni ed assicurazioni, soltanto un assenso passivo e puramente intellettuale.
E per lungo tempo vivranno sulla terra quegli individui timidi, paurosi ed esitanti che preferiranno procurarsi in questo modo le loro consolazioni religiose, anche se, legando la loro sorte alle religioni d’autorità, compromettono la sovranità della personalità, degradano la dignità del rispetto di sé e rinunciano completamente al diritto di partecipare alla più appassionante ed ispirante di tutte le esperienze umane possibili: la ricerca personale della verità, la gioia di affrontare i pericoli della scoperta intellettuale, la determinazione di esplorare le realtà dell’esperienza religiosa personale, la soddisfazione suprema di sperimentare il trionfo personale nell’effettiva realizzazione della vittoria della fede spirituale sui dubbi intellettuali, come si acquisisce onestamente nell’avventura suprema di ogni esistenza umana - l’uomo che cerca Dio, per se stesso e da se stesso, e che lo trova.
La religione dello spirito significa sforzo, lotta, conflitto, fede, determinazione, amore, lealtà e progresso. La religione della mente - la teologia d’autorità - esige poco o nulla di questi sforzi da parte dei suoi credenti ufficiali. La tradizione è un rifugio sicuro ed un sentiero facile per quelle anime timorose ed apatiche che evitano istintivamente le lotte spirituali e le incertezze mentali associate a quei viaggi di fede di un’avventura coraggiosa, effettuati nel mare aperto della verità inesplorata alla ricerca delle rive lontane delle realtà spirituali che possono essere scoperte dalla mente umana progressiva e sperimentate dall’anima umana in evoluzione.
Poi Gesù proseguì dicendo: “A Gerusalemme i capi religiosi hanno formulato le varie dottrine dei loro insegnanti tradizionali e dei profeti di un tempo in un sistema stabilito di credenze intellettuali, in una religione d’autorità. L’attrazione esercitata da tutte queste religioni è in larga misura sulla mente. Ed ora noi stiamo per entrare in un conflitto mortale con una tale religione, poiché cominceremo tra poco l’aperta proclamazione di una nuova religione - una religione che non è una religione nel significato corrente di questa parola, una religione che fa principalmente appello allo spirito divino di mio Padre che risiede nella mente dell’uomo; una religione che deriverà la sua autorità dai frutti della sua accettazione, che certamente appariranno nell’esperienza personale di tutti coloro che crederanno realmente e sinceramente nelle verità di questa comunione spirituale superiore.”
Indicando ciascuno dei ventiquattro e chiamandoli per nome, Gesù disse: “Ed ora, chi di voi preferirebbe prendere questa facile via di conformarsi ad una religione stabilita, regolamentata e fossilizzata come quella difesa dai Farisei a Gerusalemme, piuttosto che soffrire le difficoltà e le persecuzioni che accompagnano la missione di proclamare una via migliore di salvezza agli uomini, mentre realizzerete la soddisfazione di scoprire da voi stessi le bellezze delle realtà di un’esperienza vivente e personale nelle verità eterne e nelle grandezze supreme del regno dei cieli? Siete timorosi, arrendevoli e cercate la facilità? Avete paura di affidare il vostro futuro nelle mani del Dio della verità di cui siete figli? Non vi fidate del Padre, di cui siete figli? Ritornerete nel sentiero facile della certezza e dell’immobilità intellettuale della religione d’autorità tradizionale, o vi accingerete con grande energia a proseguire con me nel futuro incerto e difficoltoso della proclamazione delle nuove verità della religione dello spirito, del regno dei cieli nel cuore degli uomini?”
Tutti e ventiquattro i suoi ascoltatori si alzarono in piedi con l’intenzione di manifestare la loro risposta unanime e fedele a questo appello emotivo, uno dei pochi che Gesù rivolse mai loro, ma egli alzò la sua mano e li fermò dicendo: “Andate ora per conto vostro, ognuno da solo con il Padre, e trovate la risposta non emotiva alla mia domanda; ed avendo trovato tale vero e sincero atteggiamento dell’anima, date francamente e coraggiosamente quella risposta a mio Padre e a vostro Padre, la cui vita infinita d’amore è lo spirito stesso della religione che proclamiamo.”
Gli evangelisti e gli apostoli andarono per conto loro per un breve momento. I loro spiriti erano sollevati, le loro menti erano ispirate e le loro emozioni potentemente eccitate da quello che Gesù aveva detto. Ma quando Andrea li riunì, il Maestro disse soltanto: “Riprendiamo il nostro viaggio. Andiamo in Fenicia per restarci qualche tempo, e ciascuno di voi dovrebbe pregare il Padre di trasformare le vostre emozioni mentali e fisiche nelle più elevate fedeltà della mente e nelle esperienze più soddisfacenti dello spirito.”
Mentre camminavano lungo la strada i ventiquattro rimasero silenziosi, ma poi cominciarono a parlare tra di loro e alle tre del pomeriggio non si sentivano più di proseguire; si fermarono e Pietro andò da Gesù e disse: “Maestro, tu ci hai detto parole di vita e di verità. Vorremmo ascoltarti ancora; ti supplichiamo di parlarci ancora di questi argomenti.”
E così, mentre erano fermi all’ombra sul fianco della collina, Gesù continuò ad insegnare loro la religione dello spirito, dicendo in sostanza:
Voi siete usciti da quei vostri simili che hanno scelto di rimanere soddisfatti di una religione della mente, che bramano la sicurezza e preferiscono il conformismo. Avete scelto di scambiare i vostri sentimenti di certezza basata sull’autorità contro le assicurazioni dello spirito della fede avventurosa e progressiva. Voi avete osato protestare contro la dura schiavitù della religione istituzionale e respingere l’autorità delle tradizioni scritte che sono ora considerate come la parola di Dio. Nostro Padre ha parlato in verità attraverso Mosè, Elia, Isaia, Amos ed Osea, ma non ha cessato di portare parole di verità al mondo quando questi profeti di un tempo ebbero terminato di pronunciarsi. Mio Padre non fa differenza di razze o di generazioni accordando la parola di verità a un’epoca e non concedendola ad un’altra. Non commettete la follia di chiamare divino ciò che è puramente umano e non mancate di discernere le parole di verità che non provengono dagli oracoli tradizionali di pretesa ispirazione.
Io vi ho chiamati a nascere di nuovo, a nascere dallo spirito. Vi ho chiamati fuori dalle tenebre dell’autorità e dal letargo della tradizione per entrare nella luce trascendente in cui realizzare la possibilità di fare da voi stessi la più grande scoperta possibile per l’anima umana - l’esperienza superna di trovare Dio per voi stessi, in voi stessi e da voi stessi, e di fare tutto ciò come un fatto della vostra esperienza personale. E così possiate voi passare dalla morte alla vita, dall’autorità della tradizione all’esperienza di conoscere Dio. Passerete così dalle tenebre alla luce, da una fede razziale ereditata ad una fede personale acquisita per esperienza effettiva; e così progredirete da una teologia della mente lasciata in eredità dai vostri antenati ad una vera religione dello spirito costruita nella vostra anima come una dotazione eterna.
La vostra religione cambierà da una semplice credenza intellettuale nell’autorità tradizionale all’esperienza effettiva di quella fede vivente che è capace di cogliere la realtà di Dio e tutto ciò che riguarda lo spirito divino del Padre. La religione della mente vi lega irrimediabilmente al passato; la religione dello spirito consiste in una rivelazione progressiva e v’invita sempre a compimenti più elevati e più santi negli ideali spirituali e nelle realtà eterne.
Anche se la religione d’autorità può comunicare un sentimento immediato di solida certezza, voi pagate per questa soddisfazione temporanea il prezzo della perdita della vostra indipendenza spirituale e della vostra libertà religiosa. Come prezzo per entrare nel regno dei cieli mio Padre non vi chiede che vi sforziate di sottostare ad una credenza in cose spiritualmente ripugnanti, empie e false. Non vi si chiede che il vostro senso di misericordia, di giustizia e di verità sia oltraggiato dalla sottomissione ad un trito sistema di forme e di cerimonie religiose. La religione dello spirito vi lascia per sempre liberi di seguire la verità cui vi conducono le direttive dello spirito. E chi può giudicare - forse questo spirito potrebbe avere qualcosa da comunicare a questa generazione che le altre generazioni hanno rifiutato di ascoltare?
Vergogna su quei falsi insegnanti religiosi che vorrebbero trascinare le anime affamate nell’oscuro e lontano passato e abbandonarvele! E così queste persone sfortunate sono condannate a spaventarsi per ogni nuova scoperta e a rimanere sconcertate da ogni nuova rivelazione della verità. Il profeta che disse “Sarà mantenuto in una pace perfetta colui la cui mente è fissata in Dio” non era un semplice credente intellettuale in una teologia d’autorità. Questo umano conoscitore della verità aveva scoperto Dio; egli non si limitava a parlare di Dio.
Io vi raccomando di perdere l’abitudine di citare sempre i profeti di un tempo e di lodare gli eroi d’Israele, e di aspirare invece a divenire profeti viventi dell’Altissimo ed eroi spirituali del regno futuro. Onorare i principali conoscitori di Dio del passato può in verità essere meritevole, ma perché, facendo questo, dovreste sacrificare l’esperienza suprema dell’esistenza umana: trovare Dio da voi stessi e conoscerlo nella vostra stessa anima?
Ogni razza dell’umanità ha un suo punto di vista mentale sull’esistenza umana; la religione della mente deve perciò adattarsi sempre a questi vari punti di vista razziali. Le religioni d’autorità non arriveranno mai ad unificarsi. L’unità umana e la fratellanza dei mortali possono essere realizzate soltanto dal dono superiore della religione dello spirito. Le menti razziali possono differire, ma in tutta l’umanità risiede lo stesso spirito divino ed eterno. La speranza di una fraternità umana può essere realizzata solo quando, e nella misura in cui, le divergenti religioni mentali d’autorità diverranno impregnate e dominate dalla religione unificante e nobilitante dello spirito - la religione dell’esperienza spirituale personale.
Le religioni d’autorità possono soltanto dividere gli uomini e le donne e porre le loro coscienze le une contro le altre; la religione dello spirito porterà progressivamente gli uomini e le donne ad avvicinarsi e li indurrà a divenire comprensivi ed amichevoli gli uni con gli altri. Le religioni d’autorità esigono dagli uomini uniformità di credenza, ma ciò è impossibile da realizzare allo stato attuale del mondo. La religione dello spirito esige soltanto unità d’esperienza - uniformità di destino - permettendo pienamente la diversità di credenza. La religione dello spirito richiede solo uniformità di discernimento, non uniformità di punti di vista e di opinione. La religione dello spirito non richiede uniformità di vedute intellettuali, ma solo unità di sentimento spirituale. Le religioni d’autorità si cristallizzano in credo inerti; la religione dello spirito si sviluppa nella gioia e nella libertà crescenti di atti nobilitanti di servizio amorevole e di assistenza misericordiosa.
Ma state attenti che qualcuno di voi non consideri con sdegno i figli di Abramo perché sono caduti in questa triste situazione di sterile tradizione. I nostri antenati si erano dedicati alla persistente ed appassionante ricerca di Dio, ed essi l’hanno trovato come nessun’altra intera razza umana ha mai fatto dai tempi di Adamo, il quale conosceva bene queste cose poiché egli stesso era un Figlio di Dio. Mio Padre non ha mancato di notare la lunga ed infaticabile lotta d’Israele, fin dai tempi di Mosè, per trovare Dio e conoscere Dio. Generazioni di Ebrei si sono consumate senza cessare di faticare, di sudare, di gemere, di lavorare e di sopportare le sofferenze e di sperimentare i dispiaceri di un popolo incompreso e disprezzato, e tutto per potersi avvicinare un po’ di più alla scoperta della verità su Dio. E nonostante tutti gli insuccessi e le incertezze d’Israele, i nostri padri, da Mosè fino ai tempi di Amos ed Osea, hanno progressivamente rivelato al mondo intero un’immagine sempre più chiara e veridica del Dio eterno. E così fu preparata la via per la rivelazione ancora più grande del Padre alla quale siete stati chiamati a partecipare.
Non dimenticate mai che c’è soltanto un’avventura che è più soddisfacente ed appassionante del tentativo di scoprire la volontà del Dio vivente, ed è l’esperienza suprema di tentare onestamente di fare quella volontà divina. E non scordatevi che la volontà di Dio può essere fatta in ogni occupazione terrena. Non vi sono alcuni mestieri sacri ed altri profani. Tutte le cose sono sacre nella vita di coloro che sono guidati dallo spirito; cioè subordinati alla verità, nobilitati dall’amore, dominati dalla misericordia e temperati dall’equità - dalla giustizia. Lo spirito che mio Padre ed io manderemo nel mondo non è soltanto lo Spirito della Verità, ma anche lo spirito della bellezza idealistica.
Dovete smettere di cercare la parola di Dio solo nelle pagine dei vecchi libri dell’autorità teologica. Coloro che sono nati dallo spirito di Dio discerneranno d’ora in poi la parola di Dio indipendentemente dalla sua origine apparente. La verità divina non deve essere sminuita perché il canale da cui è donata è apparentemente umano. Molti dei vostri fratelli hanno menti che accettano la teoria di Dio, ma non riescono a realizzare spiritualmente la presenza di Dio. Ed è proprio questa la ragione per cui vi ho insegnato così spesso che il regno dei cieli può essere realizzato nel modo migliore acquisendo l’atteggiamento spirituale di un bambino sincero. Non è l’immaturità mentale del bambino che vi raccomando, ma piuttosto la semplicità spirituale di un tale piccolo che crede facilmente e che ha piena fiducia. Non è così importante che voi conosciate il fatto dell’esistenza di Dio quanto che cresciate sempre di più nella capacità di sentire la presenza di Dio.
Una volta che avrete cominciato a scoprire Dio nella vostra anima, non tarderete a scoprirlo nell’anima degli altri uomini ed infine in tutte le creature e le creazioni di un possente Universo. Ma quale possibilità ha il Padre di apparire come un Dio di fedeltà supreme e d’ideali divini nelle anime di uomini che dedicano poco o nulla del loro tempo alla contemplazione riflessiva di tali realtà eterne? Benché la mente non sia la sede della natura spirituale, è in verità la porta che conduce ad essa.
Ma non commettete l’errore di tentare di provare agli altri che avete trovato Dio; voi non potete produrre coscientemente tale prova valida. Tuttavia esistono due dimostrazioni positive e potenti del fatto che conoscete Dio, e sono:
1. I frutti dello spirito di Dio che appaiono nella vostra vita quotidiana ordinaria.
2. Il fatto che l’intero vostro piano di vita fornisce la prova positiva che avete rischiato senza riserve tutto ciò che siete e che possedete nell’avventura della sopravvivenza dopo la morte, inseguendo la speranza di trovare il Dio dell’eternità, di cui avete già pregustato la presenza nel tempo.
Ora, senza dubbio, mio Padre risponderà sempre al più flebile barlume di fede. Egli prende nota delle emozioni fisiche e superstiziose dell’uomo primitivo. E con quelle anime oneste ma timorose la cui fede è così debole da non rappresentare che poco più di un conformismo intellettuale ad un atteggiamento passivo di assenso alle religioni d’autorità, il Padre è sempre vigilante per onorare e sostenere anche tutti questi deboli tentativi di giungere a lui. Ma da voi che siete stati tratti dalle tenebre alla luce ci si aspetta che crediate con tutto il cuore; la vostra fede dominerà gli atteggiamenti congiunti del corpo, della mente e dello spirito.
Voi siete miei apostoli, e per voi la religione non diverrà un rifugio teologico dove poter fuggire per paura di affrontare le rudi realtà del progresso spirituale e dell’avventura idealistica. La vostra religione diverrà piuttosto il fatto di un’esperienza reale che testimonia che Dio vi ha trovati, idealizzati, nobilitati e spiritualizzati, e che voi vi siete arruolati nell’avventura eterna di trovare il Dio che vi ha in tal modo trovati e presi per figli.
E quando Gesù ebbe finito di parlare fece segno ad Andrea, e indicando l’ovest verso la Fenicia disse: “Mettiamoci in cammino.”
VENERDÌ pomeriggio, 10 giugno, Gesù e i suoi collaboratori arrivarono nei dintorni di Sidone, dove si fermarono a casa di una ricca donna che era stata curata nell’ospedale di Betsaida all’epoca in cui Gesù era all’apice del favore popolare. Gli evangelisti e gli apostoli furono alloggiati presso amici di lei nelle immediate vicinanze, e si riposarono fino al giorno dopo il sabato in questo ambiente ristoratore. Essi trascorsero quasi due settimane e mezza a Sidone e nei paraggi prima di prepararsi a visitare le città costiere del nord.
Questo sabato di giugno era un giorno di grande calma. Gli evangelisti e gli apostoli erano completamente assorbiti nelle loro meditazioni riguardanti i discorsi del Maestro sulla religione, che avevano ascoltato sulla strada per Sidone. Essi erano tutti capaci di apprezzare qualcosa di quanto aveva detto loro, ma nessuno di loro coglieva pienamente l’importanza del suo insegnamento.
Vicino alla casa di Karuska, dove il Maestro alloggiava, viveva una donna siriana che aveva sentito parlare molto di Gesù come grande guaritore e maestro, e questo sabato pomeriggio essa giunse conducendo la sua figlioletta. La ragazza, di circa dodici anni, era affetta da gravi disturbi nervosi caratterizzati da convulsioni e da altre manifestazioni dolorose.
Gesù aveva ordinato ai suoi collaboratori di non parlare a nessuno della sua presenza nella casa di Karuska, spiegando che desiderava riposarsi. Mentre essi avevano obbedito alle istruzioni del loro Maestro, la serva di Karuska era andata a casa di questa donna Siriana, di nome Norana, per informarla che Gesù alloggiava nella casa della sua padrona ed aveva suggerito a questa madre angosciata a condurvi sua figlia ammalata per essere guarita. Questa madre, naturalmente, credeva che sua figlia fosse posseduta da un demone, da uno spirito impuro.
Quando Norana arrivò con sua figlia, i gemelli Alfeo le spiegarono attraverso un interprete che il Maestro stava riposando e che non poteva essere disturbato; al che Norana rispose che lei e sua figlia sarebbero rimaste sul posto fino a che il Maestro avesse finito di riposare. Anche Pietro cercò di ragionare con lei e di persuaderla ad andare a casa. Egli spiegò che Gesù era stanco per avere tanto insegnato e guarito, e che era venuto in Fenicia per un periodo di quiete e di riposo. Ma fu inutile; Norana non volle andarsene. Alle sollecitazioni di Pietro essa si limitò a rispondere: “Non partirò fino a che non avrò visto il tuo Maestro. Io so che egli può cacciare il demone da mia figlia e non me ne andrò fino a che il guaritore non avrà esaminato mia figlia.”
Allora cercò di mandare via la donna Tommaso, ma non vi riuscì. A lui essa disse: “Io ho fede che il tuo Maestro possa cacciare questo demone che tormenta mia figlia. Ho sentito parlare delle sue potenti opere in Galilea e credo in lui. Che cosa è accaduto a voi, suoi discepoli, che volete mandare via coloro che vengono a cercare l’aiuto del vostro Maestro?” E quando essa ebbe parlato così, Tommaso si ritirò.
Allora si fece avanti Simone Zelota per protestare con Norana. Simone disse: “Donna, tu sei una Gentile che parla greco. Non è giusto che tu pretenda che il Maestro prenda il pane destinato ai figli della casa favorita e lo getti ai cani.” Ma Norana non si offese per la stoccata di Simone. Essa rispose soltanto: “Sì, maestro, comprendo le tue parole. Io sono soltanto un cane agli occhi degli Ebrei, ma per quanto concerne il tuo Maestro io sono un cane credente. Io sono decisa a che egli veda mia figlia, perché sono persuasa che se soltanto la guarderà, egli la guarirà. Ed anche tu, mio buon uomo, non oserai privare i cani del privilegio di ottenere le briciole che possono cadere dalla tavola dei bambini.”
Proprio in quel momento la ragazza fu assalita da una violenta convulsione davanti a tutti loro, e la madre gridò: “Ecco, potete vedere che mia figlia è posseduta da uno spirito malvagio. Se la nostra necessità non colpisce voi, potrebbe fare appello al vostro Maestro, del quale mi è stato detto che ama tutti gli uomini ed osa guarire anche i Gentili quando essi credono. Voi non siete degni di essere suoi discepoli. Io non me ne andrò fino a che mia figlia non sia stata guarita.”
Gesù, che aveva ascoltato tutta questa conversazione da una finestra aperta, uscì ora, con loro grande sorpresa, e disse: “O donna, la tua fede è grande, così grande che io non posso rifiutare ciò che desideri; va in pace per la tua strada. Tua figlia è già stata guarita.” E la giovinetta da quel momento fu risanata. Mentre Norana e la figlia si congedavano, Gesù le supplicò di non raccontare a nessuno di questo episodio; e mentre i suoi collaboratori assecondarono questa richiesta, la madre e la figlia non cessarono di proclamare il fatto della guarigione della ragazza in tutto il paese ed anche a Sidone, al punto che Gesù ritenne opportuno cambiare alloggio in capo a qualche giorno.
Il giorno successivo, mentre Gesù istruiva i suoi apostoli commentando la guarigione della figlia della donna siriana, disse: “Ed è sempre stato così; vedete da voi stessi come i Gentili sono capaci di esercitare una fede salvifica negli insegnamenti del Vangelo del Regno dei cieli. In verità, in verità vi dico che il regno del Padre sarà preso dai Gentili se i figli di Abramo non intenderanno mostrare una fede sufficiente per entrarvi.”
Entrando a Sidone, Gesù ed i suoi collaboratori passarono su un ponte, il primo che molti di loro avessero mai visto. Mentre attraversavano questo ponte, Gesù, tra altre cose, disse: “Questo mondo è solo un ponte; voi potete attraversarlo, ma non potete pensare di costruirvi una dimora sopra”.
Mentre i ventiquattro cominciavano i loro lavori a Sidone, Gesù andò ad abitare in una casa situata a nord della città, la casa di Giusta e di sua madre Berenice. Gesù istruiva i ventiquattro ogni mattina a casa di Giusta, ed essi andavano in giro per Sidone ad insegnare e a predicare il pomeriggio e la sera.
Gli apostoli e gli evangelisti furono grandemente incoraggiati dal modo in cui i Gentili di Sidone ricevettero il loro messaggio; durante il loro breve soggiorno molti furono conquistati al regno. Questo periodo di circa sei settimane in Fenicia fu molto redditizio nell’opera di acquisire delle anime, ma gli scrittori ebrei successivi dei Vangeli presero l’abitudine di sorvolare sul resoconto di questa calda accoglienza degli insegnamenti di Gesù da parte di questi Gentili nel momento stesso in cui un così gran numero di suoi connazionali gli erano ostili.
Sotto molti aspetti questi credenti Gentili apprezzarono più pienamente degli Ebrei gli insegnamenti di Gesù. Molti di questi Siro-Fenici che parlavano greco pervennero a riconoscere non solo che Gesù era simile a Dio, ma anche che Dio era simile a Gesù. Questi cosiddetti pagani raggiunsero una buona comprensione degli insegnamenti del Maestro sull’uniformità delle leggi di questo mondo e dell’Universo intero. Essi colsero l’insegnamento che Dio non fa eccezione di persone, di razze o di nazioni; che non ci sono favoritismi da parte del Padre Universale; che l’Universo è interamente ed eternamente rispettoso della legge ed infallibilmente degno di fiducia. Questi Gentili non avevano paura di Gesù; essi osavano accettare il suo messaggio. Lungo i secoli successivi gli uomini sono stati incapaci di comprendere Gesù; essi hanno avuto paura di lui.
Gesù spiegò ai ventiquattro che non era fuggito dalla Galilea per mancanza di coraggio nei confronti dei suoi nemici. Essi compresero che egli non era ancora pronto ad un conflitto aperto con la religione stabilita e che non cercava di diventare un martire. Fu durante una di queste riunioni a casa di Giusta che il Maestro disse per la prima volta ai suoi discepoli “anche se il cielo e la terra passeranno, le mie parole di verità non passeranno”.
Il tema delle istruzioni di Gesù durante il soggiorno a Sidone fu il progresso spirituale. Egli disse loro che non potevano fermarsi; che dovevano progredire in rettitudine o retrocedere nel male e nel peccato. Egli raccomandò loro di “dimenticare quelle cose che sono del passato mentre avanzate per abbracciare le realtà più grandi del regno”. Li supplicò di non accontentarsi della loro infanzia nel Vangelo, ma di sforzarsi di raggiungere la statura completa della filiazione divina nella comunione dello spirito e nella comunità dei credenti.
Gesù disse: “I miei discepoli devono non solo smettere di fare il male, ma imparare a fare il bene; voi dovete non solo essere purificati da ogni peccato cosciente, ma dovete rifiutare di nutrire anche i sentimenti di colpevolezza. Se confessate i vostri peccati, essi sono perdonati; dovete quindi mantenere una coscienza priva di colpa.”
A Gesù piaceva molto l’acuto senso dell’umorismo che mostravano questi Gentili. Furono il senso dell’umorismo mostrato da Norana, la donna siriana, così come la sua grande e persistente fede, che toccarono così tanto il cuore del Maestro e fecero appello alla sua misericordia. Gesù era molto dispiaciuto che il suo popolo - gli Ebrei - fosse così carente di umorismo. Egli disse una volta a Tommaso: “Il mio popolo si prende troppo sul serio; essi non sanno proprio apprezzare l’umorismo. La religione opprimente dei Farisei non avrebbe mai potuto avere origine tra un popolo con il senso dell’umorismo. Essi mancano anche di coerenza; filtrano i moscerini ed ingoiano i cammelli.”
Martedì 28 giugno il Maestro ed i suoi collaboratori lasciarono Sidone e risalirono la costa fino a Porfireon ed Heldua. Essi vi furono bene accolti dai Gentili, e molti di questi furono aggiunti al regno durante questa settimana d’insegnamento e di predicazione. Gli apostoli predicarono a Porfireon e gli evangelisti insegnarono ad Heldua. Mentre i ventiquattro erano impegnati in tal modo nel loro lavoro, Gesù li lasciò per un periodo di tre o quattro giorni per recarsi nella città costiera di Beirut, dove fece visita ad un Siriano di nome Malac, che era un credente e che era stato a Betsaida l’anno prima.
Mercoledì 6 luglio essi ritornarono tutti a Sidone e si fermarono a casa di Giusta fino alla domenica mattina, quando partirono per Tiro scendendo lungo la costa verso sud per la via di Sarepta, arrivando a Tiro lunedì 11 luglio. In questo periodo gli apostoli e gli evangelisti stavano cominciando ad abituarsi a lavorare tra questi cosiddetti Gentili, che in realtà discendevano principalmente dalle antiche tribù cananee di ancor più lontana origine semitica. Tutte queste popolazioni parlavano la lingua greca. Fu una grande sorpresa per gli apostoli e gli evangelisti osservare l’ardore di questi Gentili di ascoltare il Vangelo e notare la prontezza con cui molti di loro credevano.
Dall’11 al 24 luglio essi insegnarono a Tiro. Ciascuno degli apostoli prese con sé uno degli evangelisti, e così, a due a due, essi insegnarono e predicarono in tutti i quartieri di Tiro e nei suoi dintorni. La popolazione poliglotta di questo attivo porto li ascoltava volentieri, e molti furono battezzati, entrando così nella comunità esterna del regno. Gesù mantenne il suo quartier generale nella casa di un Ebreo di nome Giuseppe, un credente, che viveva a cinque o sei chilometri a sud di Tiro, non lontano dalla tomba di Hiram, che era stato re della città-Stato di Tiro all’epoca di Davide e di Salomone.
Durante queste due settimane, gli apostoli e gli evangelisti entrarono ogni giorno a Tiro passando per il molo di Alessandro per tenervi piccoli incontri, ed ogni sera la maggior parte di loro ritornava all’accampamento presso la casa di Giuseppe a sud della città. Ogni giorno dei credenti venivano dalla città per parlare con Gesù nel suo luogo di riposo. Il Maestro parlò a Tiro soltanto una volta, nel pomeriggio del 20 luglio, quando istruì i credenti sull’amore del Padre verso tutta l’umanità e sulla missione del Figlio per rivelare il Padre a tutte le razze umane. C’era un tale interesse per il Vangelo del Regno tra questi Gentili che, in questa occasione, furono aperte a Gesù le porte del tempio di Melkarth, ed è interessante notare che negli anni successivi una chiesa cristiana fu costruita sullo stesso posto di questo antico tempio.
Molti dirigenti della manifattura della porpora di Tiro, la tintura che rese Tiro e Sidone famose nel mondo intero e che contribuì così largamente al loro commercio internazionale ed alla conseguente ricchezza, credettero nel regno. Quando, poco tempo dopo, la riserva di animali di mare da cui si traeva questa tintura cominciò a diminuire, questi fabbricanti di porpora partirono alla ricerca di nuovi banchi di questi molluschi. Ed emigrando così fino in capo al mondo, essi portarono con loro il messaggio della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini - il Vangelo del Regno.
Questo mercoledì pomeriggio, nel corso del suo discorso, Gesù raccontò per la prima volta ai suoi discepoli la storia del giglio bianco che innalza la sua testa pura e nivea nella luce del sole mentre le sue radici sono immerse nel limo e nel fango del sottostante suolo buio. “Allo stesso modo”, egli disse, “l’uomo mortale, sebbene abbia le radici della sua origine e del suo essere nel suolo animale della natura umana, può elevare per mezzo della fede la sua natura spirituale nella luce solare della verità celeste e produrre realmente i nobili frutti dello spirito.”
Fu durante questo stesso discorso che Gesù fece uso della sua prima ed unica parabola riferentesi al suo mestiere - il carpentiere. Nel corso della sua raccomandazione a “costruire bene le fondamenta per la crescita di un nobile carattere con doti spirituali”, egli disse: “Per produrre i frutti dello spirito dovete essere nati dallo spirito. Dovete essere istruiti dallo spirito ed essere guidati dallo spirito se volete vivere una vita di pienezza spirituale tra i vostri simili. Ma non commettete l’errore dello stolto carpentiere che spreca tempo prezioso a squadrare, misurare e piallare la sua grossa trave tarlata ed interamente marcia e poi, quando ha speso in tal modo tutto il suo lavoro sulla trave malsana, deve scartarla perché inadatta alle fondamenta della costruzione che voleva edificare per resistere agli assalti del tempo e delle tempeste. Che ogni uomo si assicuri che le fondamenta intellettuali e morali del suo carattere siano tali da sostenere adeguatamente la sovrastruttura della sua natura spirituale che cresce e si nobilita, che trasformerà così la mente umana e poi, in associazione con questa mente ricreata, farà evolvere l’anima di destino immortale. La vostra natura spirituale - la vostra anima creata congiuntamente - è un germe vivente, ma la mente e la morale dell’individuo sono il suolo dal quale devono scaturire queste manifestazioni superiori dello sviluppo umano e del destino divino. Il suolo dell’anima in evoluzione è umano e materiale, ma il destino di questa creatura combinata di mente e di spirito è spirituale e divino.”
La sera di questo stesso giorno Natanaele chiese a Gesù: “Maestro, perché preghiamo Dio di non indurci in tentazione quando sappiamo bene dalla tua rivelazione del Padre che egli non fa mai tali cose?” Gesù rispose a Natanaele:
“Non è strano che tu ponga tali domande, poiché cominci a conoscere il Padre come lo conosco io e non come i primi profeti ebrei che lo conoscevano così vagamente. Tu sai bene che i nostri antenati avevano tendenza a vedere Dio in quasi tutto ciò che accadeva. Essi cercavano la mano di Dio in tutti i fenomeni naturali ed in ogni episodio insolito dell’esperienza umana. Collegavano Dio sia al bene che al male. Essi pensavano che egli avesse addolcito il cuore di Mosè e indurito il cuore del Faraone. Quando un uomo aveva un forte bisogno di fare qualcosa, di buono o di cattivo, aveva l’abitudine di giustificare queste sensazioni insolite dichiarando: ‘Il Signore mi ha parlato dicendo: fa così e così, o va qua e là’. Di conseguenza, poiché gli uomini incorrono così spesso e così violentemente in tentazione, divenne abitudine dei nostri antenati credere che Dio ve li inducesse per metterli alla prova, per punirli o per fortificarli. Ma tu, in verità, ora sai di più. Tu sai che gli uomini sono tutti troppo spesso indotti in tentazione dalla spinta del loro stesso egoismo e dagli impulsi della loro natura animale. Quando sarai tentato in questo modo, ti raccomando, riconoscendo onestamente e sinceramente la tentazione per quella che è, di riorientare intelligentemente le energie dello spirito, della mente e del corpo che cercano di esprimersi, in canali superiori e verso scopi più idealistici. In questo modo potrai trasformare le tue tentazioni nei tipi più elevati di ministero mortale edificante, evitando quasi completamente questi conflitti inutili e deprimenti tra la natura animale e quella spirituale.
“Ma permetti che ti metta in guardia contro la follia di voler superare la tentazione sforzandoti di sostituire un desiderio con un altro desiderio ritenuto superiore con la semplice forza di volontà umana. Se vorrai veramente trionfare sulle tentazioni della natura inferiore, devi pervenire ad una posizione di superiorità spirituale nella quale hai realmente e sinceramente sviluppato un interesse ed un amore effettivi per quelle forme di condotta superiori e più idealistiche che la tua mente desidera sostituire a queste abitudini inferiori e meno idealistiche di comportamento, che tu riconosci come tentazioni. In questo modo tu sarai liberato mediante una trasformazione spirituale piuttosto che essere sempre più sovraccaricato dalla soppressione illusoria dei desideri umani. Ciò che è vecchio ed inferiore sarà dimenticato nell’amore per ciò che è nuovo e superiore. La bellezza trionfa sempre sulla bruttezza nel cuore di tutti coloro che sono illuminati dall’amore della verità. C’è un grande potere nell’energia espulsiva di un affetto spirituale nuovo e sincero. E ti dico nuovamente, non lasciarti vincere dal male ma trionfa piuttosto sul male con il bene.”
Gli apostoli e gli evangelisti continuarono a porre delle domande fino a tarda notte, e dalle numerose risposte è possibile sintetizzare i seguenti pensieri, riesposti in linguaggio moderno:
Una forte ambizione, un giudizio intelligente ed una saggezza matura sono i fattori essenziali del successo materiale. La capacità di comando dipende dall’attitudine naturale, dalla discrezione, dalla forza di volontà e dalla determinazione. Il destino spirituale dipende dalla fede, dall’amore e dalla devozione alla verità - dalla fame e dalla sete di rettitudine - dal desiderio profondo di trovare Dio e di essere simile a lui.
Non scoraggiatevi per la scoperta che siete umani. La natura umana può tendere verso il male, ma non è per natura empia. Non abbattetevi se non riuscite a dimenticare totalmente qualcuna delle vostre esperienze spiacevoli. Gli errori che non riuscite a dimenticare nel tempo saranno dimenticati nell’eternità. Alleggerite i fardelli della vostra anima acquisendo rapidamente una visione lungimirante del vostro destino, un’espansione universale della vostra missione.
Non commettete l’errore di stimare il valore di un’anima dalle imperfezioni della mente o dagli appetiti del corpo. Non giudicate l’anima né valutate il suo destino sulla base di un solo episodio umano sfortunato. Il vostro destino spirituale è condizionato soltanto dalle vostre aspirazioni e dai vostri propositi spirituali.
La religione è l’esperienza esclusivamente spirituale dell’anima immortale in evoluzione dell’uomo che conosce Dio, ma il potere morale e l’energia spirituale sono delle forze potenti che possono essere utilizzate per trattare situazioni sociali difficili e per risolvere problemi economici complessi. Queste doti morali e spirituali rendono tutti i livelli della vita umana più ricchi e più pieni di significato.
Voi siete destinati a vivere una vita meschina e mediocre se imparate ad amare soltanto coloro che amano voi. L’amore umano può essere in verità reciproco, ma l’amore divino è espansivo in tutte le sue ricerche di appagamento. Meno amore c’è nella natura di una creatura, più grande è il bisogno d’amore, e più l’amore divino cerca di soddisfare questo bisogno. L’amore non è mai egoista, non può essere donato a se stessi. L’amore divino non può rimanere contenuto in se stesso; deve essere generosamente donato.
I credenti nel regno dovrebbero possedere una fede implicita, una credenza assoluta, nel trionfo certo della rettitudine. I costruttori del regno devono essere convinti della verità del Vangelo della salvezza eterna. I credenti devono imparare sempre più come tenersi lontani dal ritmo frenetico della vita - a fuggire i tormenti dell’esistenza materiale - ristorando l’anima, ispirando la mente e rinnovando lo spirito mediante la comunione nell’adorazione.
Gli individui che conoscono Dio non sono scoraggiati dalle disgrazie né abbattuti dalle delusioni. I credenti sono immuni dallo scoraggiamento conseguente agli sconvolgimenti puramente materiali; coloro che vivono una vita spirituale non sono turbati dagli episodi del mondo materiale. I candidati alla vita eterna praticano una tecnica vivificante e costruttiva per far fronte a tutte le vicissitudini ed i fastidi della vita mortale. Ogni giorno che un vero credente vive, trova più facile fare la cosa giusta.
La vita spirituale accresce notevolmente il vero rispetto di sé. Ma il rispetto di sé non è ammirazione di sé. Il rispetto di sé è sempre coordinato con l’amore ed il servizio dei propri simili. Non è possibile rispettare se stessi di più che amare il proprio prossimo; l’uno è la misura della capacità dell’altro.
Con il passare del tempo ogni vero credente diviene più abile nell’attrarre i suoi simili nell’amore della verità eterna. Siete più intraprendenti nel rivelare la bontà all’umanità oggi di quanto lo eravate ieri? Raccomandate meglio la rettitudine quest’anno rispetto all’anno scorso? State divenendo sempre più esperti nella vostra tecnica per condurre le anime affamate nel regno spirituale?
I vostri ideali sono sufficientemente elevati da assicurare la vostra salvezza eterna e le vostre idee sono così pratiche da fare di voi un cittadino capace di funzionare sulla terra in associazione con i suoi simili mortali? In spirito la vostra cittadinanza è nei cieli; nella carne voi siete ancora cittadini dei regni terreni. Rendete ai Cesari le cose che sono materiali e a Dio quelle che sono spirituali.
La misura della capacità spirituale dell’anima in evoluzione è la vostra fede nella verità e il vostro amore per gli uomini, ma la misura della vostra forza di carattere umana è la vostra abilità a resistere al mantenimento di rancori e la vostra capacità di opporvi allo scoraggiamento di fronte ad un profondo dispiacere. La sconfitta è il vero specchio nel quale potete esaminare sinceramente il vostro essere reale.
Via via che divenite più vecchi e più esperti negli affari del regno, voi acquisirete più tatto nei rapporti con importuni mortali e più tolleranza nel vivere con testardi collaboratori? Il tatto è il fulcro della leva sociale e la tolleranza è il marchio di un’anima grande. Se possedete questi doni rari ed affascinanti, con il passare dei giorni voi diverrete più accorti ed abili nei vostri sforzi meritevoli per evitare ogni malinteso sociale inutile. Tali anime sagge sono capaci di evitare molte delle difficoltà che sono certamente proprie di tutti coloro che soffrono della mancanza di adattamento emozionale, di coloro che rifiutano di crescere e di coloro che non accettano d’invecchiare con garbo.
Evitate la disonestà e l’ingiustizia in tutti i vostri sforzi per predicare la verità e per proclamare il Vangelo. Non cercate una riconoscenza ingiustificata e non sollecitate una simpatia immeritata. Amate, ricevete generosamente da fonti sia divine che umane indipendentemente dai vostri meriti, ed amate generosamente in contraccambio. Ma in tutte le altre cose concernenti l’onore e l’adulazione, cercate soltanto ciò che onestamente vi è dovuto.
Il mortale che ha coscienza di Dio è certo della salvezza; egli non teme la vita; è onesto e coerente. Egli sa come sopportare coraggiosamente le inevitabili sofferenze; non si lamenta quando deve affrontare avversità ineluttabili.
Il vero credente non si stanca di fare del bene solo perché è contrastato. La difficoltà stimola l’ardore di colui che ama la verità, e gli ostacoli non fanno che sfidare l’impegno dell’intrepido costruttore del regno.
E Gesù insegnò loro molte altre cose prima che si preparassero a partire da Tiro.
Il giorno prima di lasciare Tiro per ritornare nella regione del Mare di Galilea, Gesù riunì i suoi collaboratori e ordinò ai dodici evangelisti di ritornare per una strada diversa da quella che avrebbero preso lui e i dodici apostoli. E dopo che gli evangelisti ebbero lasciato Gesù, non furono mai più così intimamente collaboratori a lui.
Verso mezzogiorno di domenica 24 luglio, Gesù e i dodici lasciarono la casa di Giuseppe a sud di Tiro, scendendo lungo la costa fino a Tolemaide. Qui si fermarono per un giorno, rivolgendo parole di conforto al gruppo di credenti che vi risiedeva. Pietro predicò loro la sera del 25 luglio.
Martedì essi lasciarono Tolemaide, andando ad est verso l’interno vicino a Jotapata per la strada di Tiberiade. Mercoledì si fermarono a Jotapata ed istruirono ancora i credenti sulle cose del regno. Giovedì essi lasciarono Jotapata, andando a nord seguendo la pista Nazaret-Monte Libano, fino al villaggio di Zabulon, passando per Rama. Ebbero degli incontri a Rama il venerdì e vi rimasero fino a dopo il sabato. Raggiunsero Zabulon domenica 31, tenendo un incontro quella sera e ripartendo l’indomani mattina.
Lasciato Zabulon, essi proseguirono fino alla congiunzione con la strada Magdala-Sidone, vicino a Giscala, e da là si recarono a Gennezaret sulla riva occidentale del lago di Galilea, a sud di Cafarnao, dove erano d’accordo d’incontrarsi con Davide Zebedeo e dove intendevano tenere consiglio sul come muoversi in futuro nel lavoro di predicazione del Vangelo del Regno.
Durante un breve incontro con Davide essi seppero che molti dirigenti si trovavano allora riuniti sulla riva opposta del lago vicino a Keresa, e di conseguenza quella sera stessa presero un battello per la traversata. Per un giorno essi si riposarono tranquillamente sulle colline, e il giorno successivo si recarono nel parco vicino, dove il Maestro aveva in precedenza nutrito i cinquemila. Qui si riposarono per tre giorni tenendo delle riunioni quotidiane, che erano seguite da una cinquantina di uomini e di donne, i resti del numeroso gruppo di credenti di un tempo residenti a Cafarnao e nei dintorni.
Mentre Gesù era assente da Cafarnao e dalla Galilea, nel periodo del suo soggiorno in Fenicia, i suoi nemici pensarono che l’intero movimento fosse stato sciolto, e conclusero che la fretta di Gesù nell’allontanarsi indicasse che era talmente impaurito che non sarebbe probabilmente mai più tornato ad infastidirli. Ogni opposizione attiva ai suoi insegnamenti si era quasi placata. I credenti ricominciavano a tenere incontri pubblici, e si stava verificando un graduale ma efficace consolidamento dei superstiti fidati e sinceri del grande vaglio attraverso il quale i credenti nel Vangelo erano appena passati.
Filippo, il fratello di Erode, era divenuto un tiepido credente in Gesù e fece sapere che il Maestro era libero di vivere e di lavorare nei suoi domini.
L’ordine di chiudere le sinagoghe di tutto il mondo ebraico agli insegnamenti di Gesù e dei suoi discepoli aveva operato sfavorevolmente nei confronti degli Scribi e dei Farisei. Immediatamente dopo che Gesù si fu ritirato come oggetto di controversia, si produsse una reazione in tutto il popolo ebraico; vi fu un risentimento generale contro i Farisei e i dirigenti del Sinedrio di Gerusalemme. Molti capi delle sinagoghe cominciarono ad aprire clandestinamente le loro sinagoghe ad Abner e ai suoi collaboratori, affermando che questi insegnanti erano seguaci di Giovanni e non discepoli di Gesù.
Anche Erode Antipa subì un cambiamento nel suo cuore, e quando seppe che Gesù soggiornava dall’altra parte del lago nel territorio di suo fratello Filippo, gli fece sapere che, sebbene egli avesse firmato i mandati per il suo arresto in Galilea, non aveva autorizzato la sua cattura in Perea, indicando così che Gesù non sarebbe stato molestato se fosse rimasto fuori della Galilea; e comunicò questo stesso ordine agli Ebrei di Gerusalemme.
Questa era la situazione il primo di agosto dell’anno 29 d.C., quando il Maestro ritornò dalla missione in Fenicia ed iniziò la riorganizzazione delle sue forze disperse, provate e ridotte per questo ultimo e decisivo anno della sua missione sulla terra.
I termini della battaglia sono chiaramente delineati quando il Maestro e i suoi collaboratori si preparano ad iniziare la proclamazione di una nuova religione, la religione dello spirito del Dio vivente che risiede nella mente degli uomini.