CAP 20.La crisi a Cafarnao

IL VENERDÌ sera, giorno del loro arrivo a Betsaida, ed il sabato mattina, gli apostoli notarono che Gesù era seriamente assorbito da qualche importante problema; essi si rendevano conto che il Maestro stava riflettendo in modo particolare su qualche importante questione. Egli non fece colazione e mangiò molto poco a mezzogiorno. Per tutto il sabato mattina e la sera precedente, i dodici ed i loro collaboratori si erano riuniti a piccoli gruppi nella casa, in giardino e lungo la riva. C’era una tensione per l’incertezza ed un’ansia per l’attesa che gravavano su tutti loro. Dalla partenza da Gerusalemme Gesù aveva parlato loro poco.

Da mesi essi non avevano visto il Maestro così preoccupato e taciturno. Anche Simon Pietro era depresso, se non abbattuto. Andrea non sapeva che cosa fare per i suoi collaboratori scoraggiati. Natanaele diceva che erano in mezzo alla “calma prima della tempesta”. Tommaso espresse l’opinione che “qualcosa di straordinario stava per accadere”. Filippo consigliò a Davide Zebedeo “di non fare piani per nutrire ed alloggiare la moltitudine prima di sapere a che cosa stava pensando il Maestro”. Matteo stava facendo nuovi sforzi per riempire la cassa. Giacomo e Giovanni parlavano del prossimo discorso nella sinagoga e discutevano sulla probabile natura e sugli scopi dello stesso. Simone Zelota espresse la credenza, in realtà una speranza, che “il Padre che è nei cieli fosse sul punto d’intervenire in qualche modo inatteso per rivendicare e sostenere suo Figlio”, mentre Giuda Iscariota osava compiacersi al pensiero che forse Gesù era oppresso dal dispiacere per “non aver avuto il coraggio e l’audacia di permettere ai cinquemila di proclamarlo re dei Giudei”.

Fu da un tale gruppo di discepoli depressi e sconsolati che Gesù si allontanò in questo splendido sabato pomeriggio per predicare il suo discorso nella sinagoga di Cafarnao. Le sole parole d’incoraggiamento o di buon augurio da parte dei suoi discepoli immediati vennero da uno dei candidi gemelli Alfeo, il quale, quando Gesù lasciò la casa per recarsi alla sinagoga, lo salutò gaiamente e disse: “Noi preghiamo perché il Padre ti aiuti e perché vengano a noi moltitudini più numerose che mai.”

1. La preparazione dello scenario

Una distinta assemblea accolse Gesù alle tre di questo bel pomeriggio di sabato nella nuova sinagoga di Cafarnao. Presiedeva Giairo e porse a Gesù le Scritture da leggere. Il giorno prima, cinquantatré Farisei e Sadducei erano arrivati da Gerusalemme; più di trenta capi e dirigenti delle sinagoghe vicine erano pure presenti. Questi capi religiosi ebrei agivano direttamente sotto gli ordini del Sinedrio di Gerusalemme e costituivano l’avanguardia ortodossa che era venuta a dichiarare guerra aperta a Gesù e ai suoi discepoli. Seduti a fianco di questi capi ebrei, sui seggi d’onore della sinagoga, c’erano gli osservatori ufficiali di Erode Antipa, che erano stati incaricati di accertare la verità sui preoccupanti resoconti che era stato fatto un tentativo da parte del popolino di proclamare Gesù re dei Giudei, laggiù nei domini di suo fratello Filippo.

Gesù comprese che si trovava di fronte all’imminente dichiarazione di una guerra manifesta ed aperta da parte del crescente numero di suoi nemici, e decise audacemente di assumere l’offensiva. Quando aveva sfamato i cinquemila egli aveva sfidato le loro idee sul Messia materiale; ora scelse di nuovo di attaccare apertamente il loro concetto del liberatore degli Ebrei. Questa crisi, che iniziò con la nutrizione dei cinquemila e che terminò con questo discorso del sabato pomeriggio, segnò l’inversione della corrente della fama e dell’acclamazione popolare. D’ora in avanti l’opera del regno doveva consistere sempre di più nel compito più importante di conquistare convertiti spirituali durevoli alla fraternità veramente religiosa dell’umanità. Questo discorso segnò la crisi nella transizione dal periodo di discussione, di controversia e di decisione a quello di guerra aperta e di accettazione finale o di rifiuto finale.

Il Maestro sapeva bene che molti dei suoi seguaci stavano preparando lentamente ma sicuramente la loro mente a respingerlo definitivamente. Egli sapeva anche che molti dei suoi discepoli stavano lentamente ma sicuramente passando per quell’educazione della mente e quella disciplina dell’anima che avrebbero consentito loro di trionfare sul dubbio e di affermare coraggiosamente la fede totale nel Vangelo del Regno. Gesù comprendeva pienamente come gli uomini si preparano alle decisioni durante una crisi ed a compiere improvvisi atti di audace scelta mediante il lento processo di una scelta reiterata tra situazioni ricorrenti di bene e di male. Egli sottopose i suoi messaggeri scelti a ripetute prove di delusioni e fornì loro frequenti e probanti opportunità di scegliere tra la maniera giusta ed errata di affrontare le prove spirituali. Egli sapeva che poteva contare sul fatto che i suoi discepoli, al momento della prova finale, avrebbero preso le loro decisioni vitali conformemente alle attitudini mentali e alle reazioni spirituali precedenti e abituali.

Questa crisi nella vita terrena di Gesù cominciò con la nutrizione dei cinquemila e finì con questo discorso nella sinagoga; la crisi nella vita degli apostoli cominciò con questo discorso nella sinagoga e continuò per un anno intero, finendo soltanto con il giudizio e la crocifissione del Maestro.

Quando essi si sedettero nella sinagoga quel pomeriggio prima che Gesù cominciasse a parlare, c’era un solo grande mistero, una sola domanda suprema, nella mente di tutti. Sia i suoi amici che i suoi nemici rimuginavano un solo pensiero, e cioè: “Perché egli stesso aveva così deliberatamente ed efficacemente invertito la corrente dell’entusiasmo popolare?” E fu immediatamente prima ed immediatamente dopo questo discorso che i dubbi e le delusioni dei suoi aderenti scontenti si tradussero in un’inconscia opposizione e finirono per trasformarsi in vero odio. Fu dopo questo discorso nella sinagoga che Giuda Iscariota ebbe il suo primo pensiero cosciente di disertare. Ma per il momento egli dominò efficacemente ogni tendenza di tal genere.

Ognuno era in uno stato di perplessità. Gesù li aveva lasciati sconcertati e confusi. Egli si era recentemente impegnato nella più grande dimostrazione di potere soprannaturale di tutta il suo percorso. La nutrizione dei cinquemila fu l’avvenimento della sua vita terrena di maggior richiamo al concetto ebraico del Messia atteso. Ma questo vantaggio straordinario fu immediatamente ed inspiegabilmente controbilanciato dal suo pronto ed inequivocabile rifiuto di essere proclamato re.

Venerdì sera, e di nuovo sabato mattina, i dirigenti venuti da Gerusalemme si erano adoperati a lungo e con vigore con Giairo per impedire a Gesù di parlare nella sinagoga, ma fu inutile. La sola risposta di Giairo alle loro perorazioni fu: “Ho accolto questa richiesta e non mancherò alla mia parola.”

2. Il discorso epocale

Gesù introdusse questo discorso leggendo dalla Legge i passaggi che si trovano nel Deuteronomio: “Ma avverrà, se questo popolo non ascolterà la voce di Dio, che la maledizione per le sue trasgressioni certamente lo colpirà. Il Signore ti farà distruggere dai tuoi nemici; sarai eliminato da tutti i regni della terra. Ed il Signore consegnerà te ed il re che avrai messo sul tuo trono nelle mani di una nazione straniera. Diverrai una meraviglia, un proverbio ed uno zimbello tra tutte le nazioni. I tuoi figli e le tue figlie andranno in cattività. Gli stranieri si eleveranno tra di voi in autorità mentre tu sarai portato molto in basso. E tutte queste cose saranno su di te e sul tuo seme per sempre, perché non hai voluto ascoltare la parola del Signore. Servirai dunque i tuoi nemici che verranno contro di te. Patirai la fame e la sete e porterai il giogo di ferro dello straniero. Il Signore solleverà contro di te una nazione che viene da lontano, dai confini della terra, una nazione di cui non comprenderai la lingua, una nazione dal viso fiero, una nazione che avrà poca considerazione per te. Essi ti assedieranno in tutte le tue città fino a che le alte mura fortificate su cui hai confidato saranno abbattute; tutto il paese cadrà nelle loro mani. Ed avverrà che sarai costretto a mangiare il frutto del tuo stesso corpo, la carne dei tuoi figli e delle tue figlie, durante questo periodo di assedio, a causa della penuria in cui ti costringeranno i tuoi nemici.”

Quando Gesù ebbe terminato questa lettura, passò ai Profeti e lesse da Geremia: “ ‘Se non darete ascolto alle parole dei miei servitori, i profeti che vi ho mandato, allora renderò questa casa simile a Siloe, e farò di questa città una maledizione per tutte le nazioni della terra’. E i sacerdoti e gli insegnanti udirono Geremia pronunciare queste parole nella casa del Signore. Ed avvenne che quando Geremia ebbe finito di dire tutto ciò che il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e gli insegnanti s’impadronirono di lui dicendo: ‘Tu certamente morirai.’ E tutto il popolo si riunì attorno a Geremia nella casa del Signore. E quando i prìncipi di Giuda udirono queste cose, sedettero per giudicare Geremia. Allora i sacerdoti e gli insegnanti parlarono ai prìncipi e a tutto il popolo dicendo: ‘Quest’uomo merita di morire perché ha profetizzato contro la nostra città, e l’avete udito con le vostre stesse orecchie.’ Allora Geremia disse a tutti i prìncipi e a tutto il popolo: ‘Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questa casa e contro questa città tutte le parole che avete udito. Ora, quindi, correggete la vostra condotta e riformate le vostre azioni e obbedite alla voce del Signore vostro Dio affinché possiate sfuggire al male che è stato pronunciato contro di voi. Quanto a me, ecco io sono nelle vostre mani. Trattatemi come sembra bene e giusto ai vostri occhi. Ma sappiate bene che, se mi farete morire, porrete del sangue innocente su voi stessi e su questo popolo, perché in verità il Signore mi ha mandato a dire tutte queste parole nelle vostre orecchie.’

“I sacerdoti e gli insegnanti di quel tempo cercarono di uccidere Geremia, ma i giudici non lo consentirono; tuttavia, a causa delle sue parole di avvertimento, essi lo calarono con delle corde in una lurida segreta dove affondò nella melma fino alle ascelle. Questo fece il popolo al profeta Geremia quando obbedì al comando del Signore di avvertire i suoi fratelli del loro imminente crollo politico. Oggi io desidero chiedervi: che cosa faranno i sommi sacerdoti e i capi religiosi di questo popolo all’uomo che osa avvertirli del giorno della loro condanna spirituale? Cercherete anche voi di mettere a morte il maestro che osa proclamare la parola del Signore e che non teme di sottolineare che rifiutate di camminare sulla via della luce che conduce all’entrata del regno dei cieli?

“Che cosa cercate come prova della mia missione sulla terra? Noi vi abbiamo lasciati indisturbati nelle vostre posizioni d’influenza e di potere mentre predicavamo la buona novella ai poveri e agli oppressi. Non abbiamo lanciato alcun attacco ostile contro ciò che rispettate, ma abbiamo piuttosto proclamato una nuova libertà per l’anima dell’uomo tormentata dalla paura. Io sono venuto al mondo per rivelare mio Padre e per instaurare sulla terra la fratellanza spirituale dei figli di Dio, il regno dei cieli. E nonostante io vi abbia rammentato molte volte che il mio regno non è di questo mondo, mio Padre vi ha tuttavia accordato numerose manifestazioni di prodigi materiali in aggiunta a trasformazioni e rigenerazioni spirituali più probatorie.

“Quale nuovo segno cercate dalle mie mani? Io dichiaro che avete già avuto prove sufficienti perché possiate prendere le vostre decisioni. In verità, in verità io dico a molti che siedono davanti a me in questo giorno, voi siete di fronte alla necessità di scegliere quale via prendere; e io dico a voi, come Giosuè disse ai vostri antenati: ‘scegliete ora chi volete servire’. Oggi molti di voi si trovano al bivio.

“Alcuni di voi, quando non sono riusciti a trovarmi dopo i festeggiamenti della moltitudine sull’altra riva, hanno affittato i battelli da pesca di Tiberiade che una settimana prima si erano rifugiati nelle vicinanze durante una tempesta, per andare alla mia ricerca, ma perché? Non per cercare la verità e la rettitudine o per conoscere meglio come servire o curare i vostri simili! No, ma piuttosto per avere più pane per il quale non avevate lavorato. Non era per saziare la vostra anima con la parola di vita, ma soltanto per riempire il vostro ventre con il pane della facilità. Da lungo tempo vi è stato insegnato che il Messia, quando fosse venuto, avrebbe compiuto quei prodigi che avrebbero reso la vita piacevole ed agevole a tutto il popolo eletto. Non deve meravigliare, allora, che voi che siete stati istruiti in questo modo desideriate ardentemente del pane e dei pesci. Ma io vi dichiaro che questa non è la missione del Figlio dell’Uomo. Io sono venuto a proclamare la libertà spirituale, ad insegnare la verità eterna e a nutrire la fede vivente.

“Fratelli miei, non agognate il cibo che deperisce, ma cercate piuttosto il cibo spirituale che nutre anche fino alla vita eterna; questo è il pane della vita che il Figlio dona a tutti coloro che vogliono prenderlo e mangiarlo, perché il Padre ha dato al Figlio questa vita senza limitazioni. E quando mi avete chiesto: ‘Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?’ Io vi ho chiaramente detto: ‘Questa è l’opera di Dio, che crediate in colui che egli ha mandato.’ ”

E poi Gesù disse, indicando la figura di un vaso di manna che decorava l’architrave di questa nuova sinagoga e che era ornato di grappoli d’uva: “Voi avete creduto che i vostri padri nel deserto avessero mangiato la manna - il pane del cielo - ma io vi dico che quello era il pane della terra. Mentre Mosè non ha dato ai vostri padri del pane proveniente dal cielo, mio Padre ora è pronto a darvi il vero pane della vita. Il pane del cielo è quello che viene da Dio e dona la vita eterna agli uomini di questo mondo. E quando mi dite: dacci questo pane vivente, io risponderò: io sono questo pane della vita. Chiunque viene a me non avrà fame, e chiunque crede in me non avrà mai sete. Voi mi avete visto, avete vissuto con me, avete contemplato le mie opere e tuttavia non credete che io sia venuto dal Padre. Ma quelli che credono - non temano. Tutti coloro che sono guidati dal Padre verranno a me, e chiunque viene a me non sarà in alcun modo respinto.

“Ora lasciate che vi dichiari, una volta per tutte, che io sono disceso sulla terra non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà finale di Colui che mi ha mandato, che di tutti coloro che mi ha dato io non perda nessuno. E questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui avrà la vita eterna. Soltanto ieri io vi ho nutriti con del pane per il vostro corpo; oggi vi offro il pane della vita per la vostra anima affamata. Volete ora prendere il pane dello spirito come allora avete mangiato così volentieri il pane di questo mondo?”

Quando Gesù si fermò un istante per osservare l’assemblea, uno degli insegnanti di Gerusalemme (un membro del Sinedrio) si alzò e chiese: “Devo comprendere che tu affermi di essere il pane disceso dal cielo e che la manna data da Mosè ai nostri padri nel deserto non lo era?” E Gesù rispose al Fariseo: “Tu hai capito bene”. Allora il Fariseo disse: “Ma tu non sei Gesù di Nazaret, il figlio di Giuseppe il carpentiere? Non sono tuo padre e tua madre, così come i tuoi fratelli e sorelle, ben conosciuti da molti di noi? Com’è allora che tu compari qui nella casa di Dio e dichiari di essere disceso dal cielo?”

A questo punto ci fu un grande mormorio nella sinagoga e fu minacciato un tale tumulto che Gesù si alzò e disse: “Siamo pazienti; la verità non ha niente da temere da un esame onesto. Io sono tutto ciò che voi dite e ancora di più. Il Padre ed io siamo uno; il Figlio fa solo ciò che il Padre gli insegna, mentre tutti coloro che sono dati al Figlio dal Padre, il Figlio li accoglierà con sé. Avete letto dove sta scritto nei Profeti: ‘Sarete tutti istruiti da Dio’ e che ‘Coloro a cui il Padre insegna ascolteranno anche suo Figlio’. Chiunque segue l’insegnamento dello spirito interiore del Padre alla fine verrà a me. Non che qualche uomo abbia visto il Padre, ma lo spirito del Padre vive nell’uomo. Ed il Figlio disceso dal cielo ha certamente visto il Padre. E coloro che credono veramente in questo Figlio hanno già la vita eterna.

“Io sono questo pane di vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Ma di questo pane che viene da Dio, se un uomo ne mangia, non morirà mai in spirito. Ripeto, io sono questo pane vivente, ed ogni anima che raggiunge la realizzazione di questa natura congiunta di Dio e dell’uomo vivrà in eterno. E questo pane di vita che io dono a chiunque vuole riceverlo è la mia stessa natura vivente e congiunta. Il Padre è nel Figlio ed il Figlio è uno con il Padre - questa è la mia rivelazione portatrice di vita al mondo e il mio dono di salvezza a tutte le nazioni.”

Quando Gesù ebbe finito di parlare, il capo della sinagoga congedò l’assemblea, ma essi non vollero andarsene. Si ammassarono attorno a Gesù per porre ancora delle domande, mentre altri mormoravano e discutevano tra di loro. E questa situazione continuò per più di tre ore. Si andò ben oltre le sette di sera prima che l’uditorio finisse per disperdersi.

3. Il dopo assemblea

Molte furono le domande poste a Gesù durante questo dopo assemblea. Alcune furono poste dai suoi discepoli perplessi, ma in maggioranza furono poste da cavillosi non credenti che cercavano soltanto di metterlo in difficoltà e di prenderlo in fallo.

Uno dei visitatori farisei, salito sul basamento di un lampadario, gridò questa domanda: “Tu ci dici che sei il pane di vita. Come puoi darci la tua carne da mangiare o il tuo sangue da bere? A che cosa serve il tuo insegnamento se non può essere messo in pratica?” Gesù rispose a questa domanda dicendo: “Io non vi ho insegnato che la mia carne è il pane di vita né che il mio sangue è l’acqua vivente. Ma ho detto che la mia vita nella carne è un dono del pane celeste. Il fatto della Parola di Dio conferita alla carne ed il fenomeno del Figlio dell’Uomo sottomesso alla volontà di Dio costituiscono una realtà d’esperienza che equivale al nutrimento divino. Voi non potete né mangiare la mia carne né bere il mio sangue, ma potete diventare uno in spirito con me come io sono uno in spirito con il Padre. Voi potete essere nutriti dalla parola eterna di Dio, che è in verità il pane di vita, e che è stata conferita nelle sembianze della carne mortale; e potete essere annaffiati nell’anima dallo spirito divino che è veramente l’acqua di vita. Il Padre ha mandato me nel mondo per mostrare come desidera dimorare e dirigere tutti gli uomini; ed io ho vissuto questa vita nella carne in maniera da ispirare così tutti gli uomini perché similmente cerchino sempre di conoscere e di fare la volontà del Padre Celeste che dimora in loro.”

Allora una delle spie di Gerusalemme che aveva osservato Gesù e gli apostoli disse: “Noi notiamo che né tu né i tuoi apostoli vi lavate debitamente le mani prima di mangiare del pane. Voi dovreste sapere bene che la pratica di mangiare con le mani sudicie e non lavate è una trasgressione della legge degli antenati. Né voi lavate appropriatamente le vostre coppe per bere e le vostre stoviglie. Perché mostrate così poco rispetto per le tradizioni dei padri e per le leggi dei vostri antenati?” E quando Gesù lo ebbe ascoltato, rispose: “Perché voi trasgredite i comandamenti di Dio con le leggi della vostra tradizione? Il comandamento dice: ‘Onora tuo padre e tua madre’, e stabilisce che dividiate con loro le vostre sostanze se necessario; ma voi promulgate una legge di tradizione che permette ai figli irrispettosi dei loro doveri di dire che il denaro con cui avrebbero potuto assistere i genitori è stato ‘donato a Dio’. La legge degli antenati solleva così questi figli astuti dalle loro responsabilità, nonostante che i figli impieghino successivamente tutto questo denaro per le proprie comodità. Perché invalidate in questo modo il comandamento con la vostra tradizione? Bene ha profetizzato Isaia di voi ipocriti, dicendo: ‘Questo popolo mi onora con le sue labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi adorano, perché insegnano come loro dottrine i precetti degli uomini.’

“Voi potete vedere come abbandonate il comandamento mentre vi tenete attaccati alla tradizione degli uomini. Siete del tutto disposti a respingere la parola di Dio mentre mantenete le vostre tradizioni. Ed in molte altre maniere osate porre i vostri insegnamenti al di sopra della legge e dei profeti.”

Gesù rivolse poi le sue osservazioni a tutti i presenti. Egli disse: “Ascoltatemi tutti. Non è ciò che entra nella bocca che insudicia spiritualmente l’uomo, ma piuttosto ciò che esce dalla bocca e dal cuore.” Ma anche gli apostoli non riuscirono a cogliere pienamente il significato delle sue parole, perché Simon Pietro stesso gli chiese: “Al fine che qualcuno degli ascoltatori non si senta inutilmente offeso, vorresti spiegarci il significato di queste parole?” Ed allora Gesù disse a Pietro: “Sei anche tu duro a comprendere? Non sai che ogni pianta che mio Padre Celeste non ha piantato sarà sradicata? Rivolgi ora la tua attenzione verso coloro che vorrebbero conoscere la verità. Tu non puoi costringere gli uomini ad amare la verità. Molti di questi insegnanti sono delle guide cieche. E tu sai che se il cieco guida il cieco entrambi cadranno nel burrone. Ma ascolta mentre ti dico la verità su quelle cose che insudiciano moralmente e contaminano spiritualmente gli uomini. Io dichiaro che non è ciò che entra nel corpo dalla bocca o che penetra nella mente attraverso gli occhi e le orecchie che insudicia l’uomo. L’uomo è insudiciato solo dal male che ha origine nel suo cuore e che trova espressione nelle parole e negli atti di queste persone empie. Non sai che è dal cuore che provengono i cattivi pensieri, i malvagi progetti di delitto, di furto e di adulterio, così come la gelosia, l’orgoglio, l’ira, la vendetta, le ingiurie e le false testimonianze? Sono proprio queste cose che insudiciano gli uomini, e non il mangiare del pane con le mani non lavate secondo il cerimoniale.”

I commissari farisaici del Sinedrio di Gerusalemme erano ora quasi convinti che Gesù dovesse essere arrestato sotto l’imputazione di bestemmia o sotto quella di aver disprezzato la legge sacra degli Ebrei; da qui i loro sforzi per coinvolgerlo nella discussione di alcune tradizioni degli antenati, delle cosiddette leggi orali della nazione, e in un possibile attacco contro le stesse. Per quanto scarsa fosse l’acqua, questi Ebrei schiavi della tradizione non mancavano mai di compiere il previsto lavaggio cerimoniale delle mani prima di ogni pasto. Essi credevano che “fosse meglio morire piuttosto che trasgredire i comandamenti degli antenati”. Le spie posero questa domanda perché era stato riferito che Gesù aveva detto: “La salvezza è una questione di cuore puro più che di mani pulite.” Ma è difficile allontanarsi da tali credenze una volta che sono divenute parte della propria religione. Anche molti anni dopo questo giorno l’apostolo Pietro era ancora assoggettato per paura a molte di queste tradizioni concernenti le cose pure ed impure, venendone alla fine liberato solo per aver avuto un sogno straordinario e vivido. Tutto ciò può essere meglio compreso avendo presente che questi Ebrei consideravano il mangiare con le mani non lavate alla stessa stregua di avere rapporti con una prostituta, ed entrambi erano egualmente passibili di scomunica.

È così che il Maestro decise di analizzare ed esporre la follia dell’intero sistema rabbinico di precetti e di regolamenti che era rappresentato dalla legge orale - le tradizioni degli antenati che erano tutte considerate come più sacre e obbligatorie per gli Ebrei anche degli insegnamenti delle Scritture. E Gesù si espresse con minori riguardi perché sapeva che era giunta l’ora in cui non poteva fare più nulla per impedire un’aperta rottura delle relazioni con questi capi religiosi.

4. Ultime parole nella sinagoga

Nel mezzo delle discussioni di questo dopo assemblea, uno dei Farisei di Gerusalemme condusse da Gesù un giovane demente che era posseduto da uno spirito indisciplinato e ribelle. Presentando questo giovane demente a Gesù, egli disse: “Che cosa puoi fare per un’afflizione come questa? Puoi cacciare i demoni?” E quando il Maestro guardò il giovane, fu mosso a compassione e, invitando il ragazzo ad avvicinarsi a lui, lo prese per la mano e disse: “Tu sai chi sono io; esci da lui; ed incarico uno dei tuoi compagni leali di vegliare a che tu non ritorni.” E immediatamente il giovane divenne normale e ritornò in possesso delle sue facoltà mentali. Questo fu il primo caso in cui Gesù cacciò realmente uno “spirito cattivo” da un essere umano. Tutti i casi precedenti erano solo presunte possessioni del demonio; ma questo era un caso autentico di possessione demoniaca, come ne avvenivano talvolta in quel tempo e fino al giorno di Pentecoste, quando lo spirito del Maestro fu sparso su tutta la carne, rendendo per sempre impossibile a questi pochi ribelli celesti di approfittare in tal modo di certi tipi instabili di esseri umani.

Quando il popolo si meravigliò, uno dei Farisei si alzò e accusò Gesù di poter fare queste cose grazie alla sua alleanza con i demoni; che era evidente dal linguaggio che egli aveva impiegato per cacciare questo demone che essi si conoscevano l’un l’altro. E continuò affermando che gli insegnanti religiosi e i dirigenti di Gerusalemme avevano concluso che Gesù compiva tutti i suoi cosiddetti miracoli per mezzo del potere di Belzebù, il principe dei demoni. Disse il Fariseo: “Non abbiate niente a che fare con quest’uomo; egli è in società con Satana.”

Allora Gesù disse: “Come può Satana cacciare Satana? Un regno diviso contro se stesso non può sussistere; se una casa è divisa contro se stessa è presto portata alla rovina. Può una città sostenere un assedio se non è unita? Se Satana caccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come si reggerà allora il suo regno? Ma voi dovreste sapere che nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e spogliarlo dei suoi beni se prima non sopraffà e lega quell’uomo forte. Così, se io caccio i demoni con il potere di Belzebù, per mezzo di chi li cacciano i vostri figli? Essi saranno perciò i vostri giudici. Ma se io caccio i demoni per mezzo dello spirito di Dio, allora il regno di Dio è veramente venuto su di voi. Se non foste accecati dal pregiudizio e sviati dalla paura e dall’orgoglio, percepireste facilmente che uno che è più grande dei demoni sta in mezzo a voi. Voi mi obbligate a dichiarare che chiunque non è con me è contro di me, e che chiunque non raccoglie con me disperde tutto. Permettete che dia un importante avvertimento a voi che osate, ad occhi aperti e con premeditata malizia, attribuire coscientemente le opere di Dio agli atti di demoni! In verità, in verità vi dico, tutti i vostri peccati saranno perdonati ed anche tutte le vostre bestemmie, ma chiunque bestemmierà contro Dio deliberatamente e con intenzione malvagia non otterrà mai il perdono. Poiché tali persistenti operatori d’iniquità non cercheranno né riceveranno mai il perdono, essi sono colpevoli del peccato di respingere eternamente il perdono divino.

“Molti di voi sono giunti oggi al bivio; dovete cominciare a fare la scelta inevitabile tra la volontà del Padre e le vie delle tenebre che avete voi stessi scelte. E come scegliete ora, così sarete alla fine. Voi dovete o risanare l’albero ed il suo frutto, oppure l’albero si guasterà e così il suo frutto. Io dichiaro che nel regno eterno di mio Padre l’albero è conosciuto dai suoi frutti. Ma alcuni di voi che sono come delle vipere, come possono, avendo già scelto il male, produrre buoni frutti? Dopotutto le vostre bocche parlano attingendo dall’abbondanza del male che è nel vostro cuore.”

Allora si alzò un altro Fariseo che disse: “Maestro, noi vorremmo che tu ci dessi un segno predeterminato che noi accetteremo come indicante la tua autorità e il tuo diritto d’insegnare. Sei d’accordo su questa soluzione?” E quando Gesù udì ciò, disse: “Questa generazione senza fede e alla ricerca di segni vuole una prova, ma non vi sarà dato altro segno che quello che già avete e quello che vedrete quando il Figlio dell’Uomo vi lascerà.”

E quando Gesù ebbe finito di parlare, i suoi apostoli lo circondarono e lo condussero fuori della sinagoga. In silenzio essi andarono a casa con lui a Betsaida. Essi erano tutti sbalorditi ed un po’ spaventati per l’improvviso cambiamento nella tattica d’insegnamento del Maestro. Non erano assolutamente abituati a vederlo agire in maniera così combattiva.

5. Il sabato sera

Moltissime volte Gesù aveva mandato in frantumi le speranze dei suoi apostoli, ripetutamente aveva infranto le loro più ardenti aspettative, ma nessun momento di delusione o periodo di dispiacere aveva mai uguagliato quello che li colpiva ora. Inoltre, si era aggiunto ora alla loro depressione un reale timore per la loro sicurezza. Essi erano tutti sorprendentemente allarmati per la diserzione così improvvisa e completa della popolazione. Erano anche un po’ spaventati e sconcertati dall’inattesa audacia e dalla decisa determinazione mostrata dai Farisei che erano venuti da Gerusalemme. Ma erano soprattutto disorientati dall’improvviso cambiamento di tattica di Gesù. In circostanze normali essi avrebbero accolto bene l’apparizione di questo atteggiamento aggressivo, ma giungendo, come fece, insieme con tanti avvenimenti inattesi, li spaventò.

Ed ora, in aggiunta a tutte queste preoccupazioni, quando arrivarono a casa Gesù si rifiutò di mangiare. Egli si isolò per ore in una delle stanze al piano superiore. Era quasi mezzanotte quando Joab, il capo degli evangelisti, ritornò e riferì che circa un terzo dei suoi collaboratori aveva abbandonato la causa. Per tutta la sera dei discepoli fedeli avevano fatto la spola, riferendo che l’inversione di sentimenti verso il Maestro era generale a Cafarnao. I dirigenti venuti da Gerusalemme si adoperarono per alimentare questo sentimento di disaffezione e cercarono in tutti i modi possibili di favorire l’allontanamento da Gesù e dai suoi insegnamenti. Durante queste ore difficili le dodici donne erano in riunione a casa di Pietro. Esse erano profondamente scosse, ma nessuna di loro disertò.

Era poco dopo la mezzanotte quando Gesù scese dalla camera di sopra e tornò tra i dodici ed i loro collaboratori, una trentina in tutto. Egli disse: “Riconosco che questa prova del regno vi preoccupa, ma è inevitabile. Tuttavia, dopo tutta la preparazione che avete avuto, c’era qualche buona ragione perché vacillaste alle mie parole? Come mai siete pieni di paura e di costernazione quando vedete il regno privato di queste moltitudini senza entusiasmo e di questi discepoli esitanti? Perché vi affliggete quando sta nascendo il nuovo giorno in cui brilleranno di nuova gloria gli insegnamenti spirituali del regno dei cieli? Se trovate difficile sopportare questa prova, che cosa direte allora quando il Figlio dell’Uomo dovrà ritornare al Padre? Quando e come vi preparerete per il momento in cui io ascenderò al luogo dal quale sono venuto in questo mondo?

“Miei diletti, dovete ricordarvi che è lo spirito che vivifica; la carne e tutto ciò che la concerne è di poco profitto. Le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Abbiate coraggio! Io non vi ho abbandonati. Molti si offenderanno per il mio parlare franco di questi giorni. Avete già sentito che molti dei miei discepoli hanno cambiato parere; non camminano più con me. Io sapevo fin dall’inizio che questi credenti tiepidi ci avrebbero lasciati lungo la strada. Non ho forse scelto voi dodici e vi ho separati come ambasciatori del regno? Ed ora, in un momento come questo, vorreste disertare anche voi? Che ciascuno di voi esamini la propria fede, perché uno di voi è in grave pericolo.” E quando Gesù ebbe finito di parlare, Simon Pietro disse: “Sì, Signore, siamo tristi e confusi, ma non ti abbandoneremo mai. Tu ci hai insegnato le parole della vita eterna. Noi abbiamo creduto in te e ti abbiamo seguito per tutto questo tempo. Non ritorneremo indietro, perché sappiamo che sei mandato da Dio.” E quando Pietro ebbe finito di parlare, tutti loro assentirono all’unanimità con un cenno della testa per approvare la sua promessa di fedeltà.

Allora Gesù disse: “Andate a riposarvi, perché avremo molto da fare; ci aspettano dei giorni impegnativi.”

6. Gli ultimi giorni a Cafarnao

IN QUESTA sera di sabato 30 aprile, mentre Gesù stava rivolgendo parole di conforto e d’incoraggiamento ai suoi discepoli abbattuti e confusi, a Tiberiade era in corso una riunione tra Erode Antipa ed un gruppo di commissari speciali rappresentanti il Sinedrio di Gerusalemme. Questi Scribi e Farisei sollecitarono Erode ad arrestare Gesù; essi fecero del loro meglio per convincerlo che Gesù stava incitando il popolo al dissenso ed anche alla ribellione. Ma Erode rifiutò d’intraprendere un’azione contro di lui come reo politico. I consiglieri di Erode gli avevano riportato correttamente l’episodio avvenuto dall’altra parte del lago quando il popolo cercò di proclamare Gesù re e come egli aveva respinto la proposta.

Un membro della famiglia ufficiale di Erode, Cuza, la cui moglie apparteneva al corpo di servizio delle donne, l’aveva informato che Gesù non si proponeva d’immischiarsi in affari di sovranità terrena; che si occupava solamente dell’instaurazione della fraternità spirituale dei suoi credenti, fraternità che egli chiamava il regno dei cieli. Erode aveva fiducia nei rapporti di Cuza, cosicché rifiutò d’interferire nelle attività di Gesù. In questo periodo Erode era anche influenzato nel suo atteggiamento verso Gesù dal suo timore superstizioso di Giovanni il Battista. Erode era uno di quegli Ebrei apostati che, mentre non credevano a nulla, temevano ogni cosa. Egli aveva la coscienza sporca per aver messo a morte Giovanni e non voleva essere invischiato in questi intrighi contro Gesù. Egli conosceva i numerosi casi di malattie che erano state apparentemente guarite da Gesù e lo considerava un profeta od un fanatico religioso relativamente inoffensivo.

Quando gli Ebrei minacciarono di riferire a Cesare che egli stava proteggendo un traditore, Erode li cacciò dalla sua camera di consiglio. Le cose rimasero così per una settimana, durante la quale Gesù preparò i suoi discepoli all’imminente dispersione.

7. Una settimana di consiglio

Dall’1 al 7 maggio Gesù tenne delle riunioni private con i suoi seguaci nella casa di Zebedeo. Solo i discepoli sperimentati e fidati furono ammessi a queste conferenze. In questo periodo c’erano soltanto un centinaio di discepoli che ebbero il coraggio morale di affrontare l’opposizione dei Farisei e di dichiarare apertamente la loro adesione a Gesù. Con questo gruppo egli tenne delle sessioni mattutine, pomeridiane e serali. Piccoli gruppi d’investigatori si riunivano ogni pomeriggio in riva al mare, dove alcuni evangelisti o apostoli parlavano loro. Questi gruppi raramente contavano più di cinquanta persone.

Il venerdì di questa settimana fu preso il provvedimento ufficiale dai dirigenti della sinagoga di Cafarnao di chiudere la casa di Dio a Gesù e a tutti i suoi seguaci. Questo provvedimento fu preso su istigazione dei Farisei di Gerusalemme. Giairo rassegnò le sue dimissioni da dirigente principale e si schierò apertamente con Gesù.

L’ultimo degli incontri in riva al mare avvenne sabato pomeriggio 7 maggio. Gesù parlò a meno di centocinquanta persone che erano riunite in quel momento. Questo sabato sera segnò il punto più basso dell’ondata di popolarità di Gesù e dei suoi insegnamenti. Da allora in poi vi fu una regolare, lenta, ma più salutare ed attendibile crescita nel sentimento favorevole; si formò un nuovo seguito di persone che era meglio fondato sulla fede spirituale e sulla vera esperienza religiosa. Lo stadio di transizione, più o meno composito e basato su compromessi, tra i concetti materialistici del regno intrattenuti dai discepoli del Maestro e questi concetti più idealistici e spirituali insegnati da Gesù, era ora definitivamente terminato. D’ora in poi ci fu una più aperta proclamazione del Vangelo del Regno nella sua portata più ampia e nelle sue vaste implicazioni spirituali.

8. Una settimana di riposo

Domenica 8 maggio dell’anno 29 d.C., a Gerusalemme, il Sinedrio emise un decreto che chiudeva tutte le sinagoghe della Palestina a Gesù e ai suoi discepoli. Questa fu un’usurpazione d’autorità nuova e senza precedenti da parte del Sinedrio di Gerusalemme. Fino ad allora ogni sinagoga era esistita ed aveva funzionato come una congregazione indipendente di fedeli ed era sotto il governo e la direzione del proprio consiglio di dirigenti. Soltanto le sinagoghe di Gerusalemme erano state sottomesse all’autorità del Sinedrio. Questo provvedimento sommario del Sinedrio fu seguito dalle dimissioni di cinque dei suoi membri. Cento messaggeri furono immediatamente inviati per trasmettere e fare osservare questo decreto. Nel breve spazio di due settimane ogni sinagoga della Palestina si era sottomessa a questo proclama del Sinedrio, eccetto la sinagoga di Hebron. I dirigenti della sinagoga di Hebron rifiutarono di riconoscere al Sinedrio il diritto di esercitare tale giurisdizione sulla loro assemblea. Questo rifiuto di aderire al decreto di Gerusalemme era basato sulla loro tesi di autonomia come congregazione piuttosto che sulla solidarietà alla causa di Gesù. Poco dopo la sinagoga di Hebron fu distrutta da un incendio.

Questa stessa domenica mattina Gesù proclamò una settimana di vacanza, esortando tutti i suoi discepoli a ritornare a casa loro o dei loro amici per riposare le loro anime turbate e per rivolgere parole d’incoraggiamento ai loro cari. Egli disse: “Andate nei vostri vari luoghi a distrarvi o a pescare e pregate per l’espansione del regno.”

Questa settimana di riposo consentì a Gesù di visitare molte famiglie e numerosi gruppi presso la riva del mare. Egli andò anche a pescare con Davide Zebedeo in parecchie occasioni, e mentre andava in giro da solo per la maggior parte del tempo, c’erano sempre nascosti vicino due o tre dei più fidati messaggeri di Davide, che avevano ricevuto ordini precisi dal loro capo di proteggere Gesù. Non vi fu insegnamento pubblico di alcun tipo durante questa settimana di riposo.

Questa fu la settimana in cui Natanaele e Giacomo Zebedeo furono ammalati abbastanza seriamente. Per tre giorni e tre notti essi soffrirono molto di dolorosi disturbi intestinali. La terza notte Gesù mandò Salomè, madre di Giacomo, a riposare, mentre egli curava i suoi apostoli sofferenti. Certamente Gesù avrebbe potuto guarire istantaneamente questi due uomini, ma non è il metodo né del Figlio né del Padre di curare questi disturbi ed afflizioni ordinarie dei figli degli uomini sui mondi evoluzionari del tempo e dello spazio. Non una sola volta, durante la sua movimentata vita nella carne, Gesù s’impegnò in qualche tipo di cura soprannaturale a qualche membro della sua famiglia terrena o a qualcuno dei suoi discepoli immediati.

Le difficoltà dell’Universo devono essere fronteggiate e gli ostacoli planetari devono essere affrontati come parte dell’esperienza educativa prevista per la crescita e lo sviluppo, per la perfezione progressiva, delle anime evolventesi delle creature mortali. La spiritualizzazione dell’anima umana richiede un’esperienza intima con la soluzione educativa di una vasta gamma di problemi universali reali. La natura animale e le forme inferiori di creature dotate di volontà non progrediscono favorevolmente in un ambiente agevole. Le situazioni problematiche, unitamente all’esercizio degli stimoli all’azione, concorrono a produrre quelle attività della mente, dell’anima e dello spirito che contribuiscono potentemente al raggiungimento di valide mete di progressione mortale ed al raggiungimento di livelli superiori di destino spirituale.

9. La seconda riunione a Tiberiade

La seconda riunione tra le autorità di Gerusalemme ed Erode Antipa fu convocata a Tiberiade il 16 maggio. Erano presenti sia i capi religiosi che politici di Gerusalemme. I dirigenti ebrei furono in grado di riferire ad Erode che praticamente tutte le sinagoghe della Galilea e della Giudea erano chiuse agli insegnamenti di Gesù. Fu fatto un nuovo tentativo per ottenere che Erode ponesse sotto arresto Gesù, ma egli rifiutò di dar seguito alla loro richiesta. Il 18 maggio, tuttavia, Erode accettò il piano che permetteva alle autorità del Sinedrio di arrestare Gesù e di condurlo a Gerusalemme per essere giudicato su accuse religiose, purché il governatore romano della Giudea fosse d’accordo. Nel frattempo i nemici di Gesù stavano diffondendo attivamente in tutta la Galilea la voce che Erode era divenuto ostile a Gesù e che aveva intenzione di sterminare tutti coloro che credevano nei suoi insegnamenti.

Sabato sera, 21 maggio, giunse a Tiberiade la notizia che le autorità civili di Gerusalemme non avevano obiezioni all’accordo tra Erode e i Farisei che Gesù fosse arrestato e condotto a Gerusalemme per essere giudicato davanti al Sinedrio sotto l’imputazione di aver disprezzato le leggi sacre della nazione ebraica. Di conseguenza, poco prima di mezzanotte di questo giorno, Erode firmò il decreto che autorizzava gli ufficiali del Sinedrio a catturare Gesù entro i domini di Erode e a condurlo con la forza a Gerusalemme per essere giudicato. Da molte parti furono esercitate forti pressioni su Erode prima che acconsentisse a concedere questo permesso, ed egli sapeva bene che Gesù non poteva aspettarsi un giudizio equo davanti ai suoi acerrimi nemici a Gerusalemme.

10. Sabato sera a Cafarnao

Questo sabato sera, a Cafarnao, un gruppo di cinquanta cittadini eminenti si riunì nella sinagoga per discutere l’urgente questione: “Che cosa faremo di Gesù?” Essi parlarono e dibatterono fino a dopo mezzanotte, ma non riuscirono a trovare un terreno d’intesa. A parte alcune persone inclini a credere che Gesù potesse essere il Messia, o almeno un sant’uomo, o forse un profeta, l’assemblea era divisa in quattro gruppi pressoché uguali che sostenevano, rispettivamente, i seguenti punti di vista su Gesù:

1. Che era un illuso ed inoffensivo fanatico religioso.

2. Che era un pericoloso ed astuto agitatore che poteva fomentare una ribellione.

3. Che era alleato con i demoni, che poteva anche essere un principe dei demoni.

4. Che era fuori di sé, che era un folle, uno squilibrato mentale.

Si parlò molto delle dottrine predicate da Gesù che erano di turbamento per il popolo comune; i suoi nemici sostennero che i suoi insegnamenti erano impraticabili, che tutto sarebbe andato a rotoli se ciascuno avesse fatto uno sforzo onesto per vivere conformemente alle sue idee. E gli uomini di molte generazioni successive hanno detto le stesse cose. Molti uomini intelligenti e bene intenzionati, anche nell’epoca più illuminata di queste rivelazioni, sostengono che la civiltà moderna non avrebbe potuto essere costruita sugli insegnamenti di Gesù - ed essi hanno parzialmente ragione. Ma tutti questi dubitatori dimenticano che avrebbe potuto essere costruita una civiltà molto migliore sui suoi insegnamenti, ed un giorno lo sarà. Questo mondo non ha mai tentato seriamente di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù su vasta scala, nonostante siano stati fatti spesso dei timidi tentativi di seguire le dottrine del Cristianesimo.

11. La movimentata domenica mattina

Il 22 maggio fu un giorno memorabile nella vita di Gesù. Questa domenica mattina, prima dell’alba, uno dei messaggeri di Davide arrivò in gran fretta da Tiberiade portando la notizia che Erode aveva autorizzato, o stava per autorizzare, l’arresto di Gesù da parte degli agenti del Sinedrio. Il ricevimento della notizia di questo incombente pericolo spinse Davide Zebedeo a svegliare i suoi messaggeri e a mandarli a tutti i gruppi locali di discepoli, convocandoli per una riunione urgente alle sette di quella mattina. Quando la cognata di Giuda (fratello di Gesù) udì questa notizia allarmante, avvisò tutta la famiglia di Gesù che abitava vicino, invitandoli a riunirsi immediatamente a casa di Zebedeo. Ed in risposta a questo frettoloso appello, vi si riunirono subito Maria, Giacomo, Giuseppe, Giuda e Rut.

In questa riunione di primo mattino Gesù impartì le sue ultime istruzioni ai discepoli riuniti; cioè disse loro momentaneamente addio, sapendo bene che sarebbero stati presto cacciati da Cafarnao. Egli raccomandò a tutti loro di cercare Dio come guida e di portare avanti l’opera del regno senza preoccuparsi delle conseguenze. Gli evangelisti dovevano lavorare come ritenevano opportuno fino al momento in cui sarebbero stati chiamati. Egli scelse dodici evangelisti per accompagnarlo; ordinò ai dodici apostoli di rimanere con lui qualunque cosa accadesse. Diede istruzioni alle dodici donne di rimanere nelle case di Zebedeo e di Pietro fino a che non le avesse mandate a chiamare.

Gesù permise a Davide Zebedeo di continuare il suo servizio di messaggeri in tutto il paese, e salutando il Maestro poco dopo, Davide disse: “Prosegui la tua opera, Maestro. Non permettere che i fanatici ti prendano, e non dubitare mai che i messaggeri ti seguiranno. I miei uomini non perderanno mai il contatto con te, e tramite loro tu avrai notizie del regno nelle altre parti, e per mezzo loro noi saremo tutti informati su di te. Niente di ciò che può accadere a me interferirà con questo servizio, perché ho designato un primo ed un secondo capo, ed anche un terzo. Io non sono né un istruttore né un predicatore, ma mi sta a cuore fare questo, e nessuno può fermarmi.”

Alle sette e mezzo circa di questa mattina Gesù rivolse il suo discorso di congedo ad un centinaio di credenti che si erano ammassati all’interno della casa per ascoltarlo. Questo era un avvenimento solenne per tutti i presenti, ma Gesù sembrava insolitamente gaio; era nuovamente nel suo stato normale. La serietà durata settimane era scomparsa ed egli ispirava tutti loro con le sue parole di fede, di speranza e di coraggio.

12. Arriva la famiglia di Gesù

Erano circa le otto di questa domenica mattina quando cinque membri della famiglia terrena di Gesù arrivarono sulla scena in risposta alla chiamata urgente della cognata di Giuda. Di tutta la sua famiglia carnale, soltanto una, Rut, credeva incondizionatamente e continuamente nella divinità della sua missione sulla terra. Giuda e Giacomo, ed anche Giuseppe, conservavano ancora molta della loro fede in Gesù. Maria era anch’essa lacerata tra l’amore e la paura, tra l’amore materno e l’apparente comportamento distaccato di Gesù. Conservava sempre nel cuore il ricordo della visita di Gabriele prima della nascita di Gesù. I Farisei avevano tentato di persuadere Maria che Gesù era uno squilibrato, un folle. Essi la incitavano ad andare con i suoi figli a cercare di dissuaderlo da ulteriori tentativi d’insegnare in pubblico. Dicevano a Maria che la salute di Gesù non avrebbe retto, e che soltanto disonore e vergogna sarebbero derivati all’intera famiglia se gli avessero permesso di continuare.

E così, quando furono avvertiti dalla cognata di Giuda, essi partirono immediatamente tutti e cinque per la casa di Zebedeo, dopo essersi riuniti a casa di Maria, dove si erano incontrati con i Farisei la sera prima. Essi avevano parlato con i dirigenti di Gerusalemme fino a tarda sera ed erano tutti più o meno convinti che Gesù si stesse comportando in modo strano, che avesse agito in modo bizzarro da qualche tempo. Sebbene Rut non riuscisse a spiegare tutta la sua condotta, insisté che egli aveva sempre trattato con equità la sua famiglia e rifiutò di aderire al programma di cercare di dissuaderlo dal proseguire la sua opera.

Sulla strada per la casa di Zebedeo essi riparlarono di queste cose e si accordarono di tentare di persuadere Gesù a tornare a casa con loro per la sua sicurezza. Giacomo e Giuda infatti avevano sentito delle voci sui piani per arrestare Gesù e condurlo a Gerusalemme per essere giudicato. Essi temevano anche per la loro stessa sicurezza. Fintantoché Gesù era stato una figura popolare agli occhi del pubblico, non c’era mai stato serio pericolo per loro, ma ora che la popolazione di Cafarnao e i dirigenti di Gerusalemme si erano improvvisamente rivoltati contro di lui, essi cominciavano a sentire acutamente la pressione della loro posizione imbarazzante.

Essi contavano d’incontrare Gesù, di prenderlo da parte e d’indurlo a rientrare a casa con loro. Di fronte a tutti questi avvenimenti, Rut si limitò a dire: “Dirò a mio fratello che credo che egli è un uomo di Dio e che spero preferirebbe morire piuttosto che consentire a questi perfidi Farisei di porre fine alla sua predicazione.”

Quando arrivarono a casa di Zebedeo, Gesù era nel bel mezzo del suo saluto di commiato ai discepoli. Essi cercarono di entrare in casa, ma questa era piena zeppa. Alla fine si misero sotto il portico retrostante e fecero passare la notizia a Gesù, da persona a persona, in modo che infine fu sussurrata a lui da Simon Pietro, che interruppe a tal fine il discorso e disse: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono fuori e sono molto ansiosi di parlare con te.”

Questo fu proprio un altro di quei casi in cui la sua famiglia terrena non riuscì a comprendere che egli doveva occuparsi prima degli affari di suo Padre. E così Maria ed i suoi fratelli rimasero profondamente colpiti quando, nonostante egli avesse smesso di parlare per ricevere il messaggio, udirono la sua voce dire con tono più alto: “Dite a mia madre e ai miei fratelli di non avere alcun timore per me. Il Padre che mi ha mandato nel mondo non mi abbandonerà; né la mia famiglia subirà alcun danno. Dite loro di avere coraggio e di porre la loro fiducia nel Padre del regno. Ma, dopotutto, chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” E stendendo le mani verso tutti i suoi discepoli riuniti nella sala, disse: “Io non ho madre; non ho fratelli. Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà di mio Padre che è nei cieli, quello è mia madre, mio fratello e mia sorella.”

Dopo che Gesù terminò il suo discorso si incamminò per incontrare la sua famiglia che lo stava spettando perplessa davanti al portico, quando arrivò in fretta un messaggero da Tiberiade portando la notizia che gli agenti del Sinedrio erano in viaggio con il mandato di arrestare Gesù e di condurlo a Gerusalemme. Andrea ricevette questo messaggio e lo riferì subito a Gesù.

Maria ed i fratelli di Gesù credevano che Gesù non li comprendesse, che non s’interessasse più a loro, non rendendosi conto che erano loro a non riuscire ancora pienamente a comprenderlo. Gesù capiva quanto fosse difficile per gli uomini rompere con il loro passato di ebrei, di popolo eletto e quanto fosse difficile persuaderli a sconfessare il passato. Più tardi, dopo la morte e la risurrezione del Maestro, quando Giacomo si legò al movimento cristiano primitivo, soffrì immensamente di non aver goduto di questa associazione iniziale con Gesù ed i suoi discepoli.

È eternamente vero che chiunque pensa di essere incompreso o non apprezzato ha in Gesù un amico compassionevole ed un consigliere comprensivo.

Passando per questi avvenimenti, Gesù scelse di essere guidato dalla conoscenza limitata della sua mente umana. Egli desiderava sottostare all’esperienza con i suoi collaboratori come un uomo comune. Ed era nella mente umana di Gesù l’intenzione di vedere la sua famiglia prima di partire. Egli non volle fermarsi nel mezzo del suo discorso e trasformare così in affare pubblico il loro primo incontro dopo una così lunga separazione. Egli aveva intenzione di terminare il suo discorso di saluto e poi di far visita a loro prima di partire, ma questo piano fu contrastato dalla cospirazione degli eventi che seguirono nell’immediato.

La fretta della loro fuga fu accresciuta dall’arrivo di un gruppo di messaggeri di Davide all’ingresso posteriore della casa di Zebedeo. L’agitazione prodotta da questi uomini fece temere agli apostoli che i nuovi arrivati potessero essere quelli venuti a catturarli e, nel timore di un arresto immediato, essi si precipitarono dall’ingresso anteriore verso il battello in attesa. E tutto ciò spiega ulteriormente perché Gesù non vide la sua famiglia che aspettava sotto il portico retrostante.

Ma egli disse a Davide Zebedeo salendo sul battello nella fuga precipitosa: “Dì a mia madre e ai miei fratelli che apprezzo la loro venuta e che avevo intenzione di vederli. Raccomanda loro di non sentirsi offesi da me, ma piuttosto di cercare la conoscenza della volontà di Dio e la grazia ed il coraggio di fare quella volontà.”

13. La fuga precipitosa

Avvenne così, in questa domenica mattina, il ventidue maggio dell’anno 29 d.C., che Gesù con i suoi dodici apostoli e i dodici evangelisti si dette a questa fuga precipitosa dagli agenti del Sinedrio che erano in cammino per Betsaida con il mandato di Erode Antipa di arrestarlo e di condurlo a Gerusalemme per essere giudicato sotto l’accusa di bestemmia e di altre violazioni delle leggi sacre degli Ebrei. Erano circa le otto e mezzo di questa bellissima mattina quando questo gruppo di venticinque persone si mise ai remi e puntò verso la riva orientale del Mare di Galilea.

Seguiva il battello del Maestro un altro natante più piccolo, contenente sei messaggeri di Davide, che avevano l’ordine di mantenere il contatto tra Gesù ed i suoi collaboratori e di fare in modo che le informazioni sui loro spostamenti e sulla loro sicurezza fossero regolarmente trasmesse alla casa di Zebedeo a Betsaida, che era servita per qualche tempo da quartier generale per l’opera del regno. Ma Gesù non avrebbe abitato mai più nella casa di Zebedeo. D’ora in avanti, e per tutto il resto della sua vita terrena, il Maestro veramente “non ebbe dove posare la sua testa”. E non ebbe nemmeno più una parvenza di dimora fissa.

Essi accostarono vicino al villaggio di Keresa, affidarono il loro battello a degli amici e cominciarono le peregrinazioni di questo movimentato ultimo anno della vita del Maestro sulla terra. Rimasero per qualche tempo nei domini di Filippo, andando da Keresa a Cesarea di Filippo, e di là proseguirono fino alla costa della Fenicia.

La folla si attardò presso la casa di Zebedeo a guardare questi due battelli che facevano rotta verso la riva orientale; ed essi erano già lontani quando gli agenti di Gerusalemme arrivarono in fretta e cominciarono a cercare Gesù. Essi rifiutarono di credere che Gesù fosse sfuggito loro, e mentre Gesù ed il suo gruppo si dirigevano verso nord passando per Batanea, i Farisei ed i loro assistenti passarono quasi una settimana intera a cercarlo invano nei dintorni di Cafarnao.

I membri della famiglia di Gesù ritornarono a casa loro a Cafarnao e passarono quasi una settimana a parlare, discutere e pregare. Essi erano pieni di confusione mista a preoccupazione per la vita di Gesù. Non trovarono pace fino a giovedì pomeriggio, quando Rut ritornò da una visita a casa di Zebedeo, dove seppe da Davide che suo fratello-padre era salvo ed in buona salute e si stava dirigendo verso la costa della Fenicia.