DALL’11 al 20 febbraio Gesù e i dodici fecero un giro in tutte le città e villaggi della Perea del nord dove stavano lavorando gli collaboratori di Abner e le componenti del corpo delle donne. Essi trovarono che questi messaggeri del Vangelo stavano avendo successo, e Gesù richiamò ripetutamente l’attenzione dei suoi apostoli sul fatto che il Vangelo del Regno poteva essere diffuso senza essere accompagnato da miracoli o prodigi.
Tutta questa missione di tre mesi nella Perea fu portata avanti con successo e con poco aiuto da parte dei dodici apostoli, e da allora in poi il Vangelo rifletté non tanto la personalità di Gesù quanto i suoi insegnamenti.
Sabato 18 febbraio Gesù era a Ragaba, dove abitava un ricco Fariseo di nome Natanaele; e poiché un buon numero di altri Farisei stava seguendo Gesù e i dodici nel giro del paese, egli preparò una colazione questo sabato mattina per tutti loro, circa una ventina, ed invitò Gesù come ospite d’onore.
Quando Gesù arrivò a questa colazione, la maggior parte dei Farisei, con due o tre dottori della legge, era già là e seduta a tavola. Il Maestro prese subito posto alla sinistra di Natanaele senza andare alle bacinelle d’acqua per lavarsi le mani. Molti dei Farisei, e specialmente quelli favorevoli agli insegnamenti di Gesù, sapevano che egli si lavava le mani solo per esigenza di pulizia e che detestava questi riti puramente cerimoniali; cosicché non furono sorpresi di vederlo andare direttamente a tavola senza essersi lavato due volte le mani. Ma Natanaele rimase stupito dal fatto che il Maestro non si fosse conformato alle rigide prescrizioni della pratica farisaica. Né Gesù si lavò le mani, come facevano i Farisei, dopo ogni portata di cibo ed alla fine del pasto.
Dopo un lungo parlottare tra Natanaele ed un Fariseo ostile seduto alla sua destra, e dopo che quelli che sedevano di fronte al Maestro avevano alzato le sopracciglia ed arricciato le labbra con sarcasmo molte volte, Gesù disse infine: “Pensavo che mi aveste invitato in questa casa per rompere il pane con voi e forse per pormi delle domande concernenti la proclamazione del nuovo Vangelo del Regno di Dio; ma vedo che mi avete portato qui per assistere ad un’esibizione di devozione cerimoniale alla vostra stessa ipocrisia. Questo servizio me l’avete ora fatto; con che cosa mi onorerete ancora quale vostro ospite in questa occasione?”
Dopo che il Maestro ebbe parlato così, essi abbassarono gli occhi verso la tavola e rimasero zitti. E poiché nessuno prendeva la parola, Gesù continuò: “Molti di voi Farisei siete qui con me come amici, alcuni sono anche miei discepoli, ma la maggior parte dei Farisei persiste nel loro rifiuto di vedere la luce e di riconoscere la verità, anche quando l’opera del Vangelo è presentata loro con grande potenza. Quanto pulite con cura l’esterno delle coppe e dei piatti, mentre i recipienti del nutrimento spirituale sono sudici e corrotti! Voi badate a presentare un’apparenza pia e santa al popolo, ma la vostra anima interiore è piena d’ipocrisia, di cupidigia, di estorsione e di ogni sorta di depravazione spirituale. I vostri capi osano anche complottare e progettare l’assassinio del Figlio dell’Uomo. Non comprendete voi insensati che il Dio del cielo guarda i motivi interiori dell’anima quanto le vostre ostentazioni esteriori e le vostre professioni di fede? Non crediate che facendo l’elemosina e pagando le decime sarete purificati dalla vostra iniquità e in grado di presentarvi puri alla presenza del Giudice di tutti gli uomini. Guai a voi Farisei che avete persistito nel respingere la luce della vita! Voi siete meticolosi nel pagare le decime e fate l’elemosina con ostentazione, ma disprezzate coscientemente la visitazione di Dio e respingete la rivelazione del suo amore. Quantunque sia bene per voi prestare attenzione a questi doveri minori, non dovreste dimenticare queste esigenze più importanti non assolte. Guai a tutti coloro che rifuggono la giustizia, disdegnano la misericordia e respingono la verità! Guai a tutti coloro che disprezzano la rivelazione del Padre, mentre cercano seggi d’onore nella sinagoga e sollecitano saluti adulatori nelle piazze di mercato!”
Quando Gesù si stava alzando per andare via, uno dei dottori della legge che era seduto a tavola, rivolgendosi a lui, disse: “Ma, Maestro, in certe tue affermazioni tu rimproveri anche noi. Non c’è niente di buono negli Scribi, nei Farisei o nei legisti?” E Gesù, alzandosi, rispose al legista: “Voi, come i Farisei, provate piacere ad occupare i primi posti nei banchetti e a portare lunghe vesti mentre ponete sulle spalle degli uomini pesanti fardelli, faticosi da portare. E quando le anime degli uomini vacillano sotto questi pesanti fardelli voi non alzate nemmeno un dito. Guai a voi che provate il più grande piacere nel costruire tombe per i profeti che i vostri padri hanno ucciso! Ed il vostro consenso a ciò che hanno fatto i vostri padri è reso manifesto quando progettate ora di uccidere quelli che vengono oggi a fare ciò che fecero i profeti ai loro tempi - proclamare la rettitudine di Dio e rivelare la misericordia del Padre Celeste. Ma tra tutte le generazioni passate, il sangue dei profeti e degli apostoli sarà richiesto a questa generazione perversa ed ipocrita. Guai a tutti voi, dottori della legge, che avete sottratto la chiave della conoscenza alla gente comune! Voi stessi rifiutate di entrare nella via della verità, e allo stesso tempo vorreste impedire a tutti gli altri che la cercano di entrarvi. Ma voi non potete chiudere così le porte del regno dei cieli; noi le abbiamo aperte a tutti coloro che hanno fede per entrare, e questi portali di misericordia non saranno chiusi dal pregiudizio e dall’arroganza di falsi maestri e di pastori menzogneri simili a sepolcri imbiancati che, mentre all’esterno appaiono splendidi, all’interno sono pieni di ossa di uomini morti e di ogni sorta d’impurità spirituale.”
Quando Gesù ebbe finito di parlare alla tavola di Natanaele, uscì dalla casa senza aver preso cibo. E tra i Farisei che avevano ascoltato queste parole, alcuni divennero credenti nel suo insegnamento ed entrarono nel regno, ma la maggioranza di loro persisté nella via delle tenebre, divenendo ancor più determinata a rimanere in agguato per cogliere qualche sua parola che potesse essere utilizzata per portarlo in tribunale e farlo giudicare davanti al Sinedrio di Gerusalemme.
C’erano giusto tre cose alle quali i Farisei prestavano particolare attenzione:
1. Praticare rigidamente il pagamento delle decime.
2. Osservare scrupolosamente le leggi sulla purificazione.
3. Evitare di associarsi con tutti i non Farisei.
In questa circostanza Gesù cercò di mettere a nudo la sterilità spirituale delle prime due pratiche, mentre riservò le sue osservazioni destinate a rimproverare il rifiuto dei Farisei ad intrattenere rapporti sociali con non Farisei per un’altra occasione successiva in cui avrebbe nuovamente desinato con molti di questi stessi uomini.
Il giorno successivo Gesù andò con i dodici ad Amatus, vicino ai confini della Samaria, e mentre essi si avvicinavano alla città incontrarono un gruppo di dieci lebbrosi che soggiornavano vicino a questo luogo. Nove di questo gruppo erano Ebrei ed uno un Samaritano. Di solito questi Ebrei si sarebbero astenuti da ogni associazione o contatto con questo Samaritano, ma la loro afflizione comune era più che sufficiente per superare ogni pregiudizio religioso. Essi avevano sentito parlare molto di Gesù e dei suoi primi miracoli di guarigione, e poiché i settanta avevano l’abitudine di annunciare il probabile momento dell’arrivo di Gesù quando il Maestro usciva con i dodici in questi giri, i dieci lebbrosi erano stati informati che ci si aspettava che apparisse nelle vicinanze verso quest’ora. Di conseguenza essi si erano appostati qui, ai bordi della città, dove speravano di attirare la sua attenzione e chiedere la guarigione. Quando i lebbrosi videro Gesù avvicinarsi a loro, non osando accostarglisi, si tennero a distanza e gli gridarono: “Maestro, abbi pietà di noi; purificaci dalla nostra afflizione. Guariscici come hai guarito altri.”
Gesù aveva giusto appena spiegato ai dodici perché i Gentili della Perea, insieme con gli Ebrei meno ortodossi, erano più inclini a credere al Vangelo predicato dai settanta di quanto lo fossero gli Ebrei della Giudea più ortodossi e legati alla tradizione. Egli aveva richiamato la loro attenzione sul fatto che il loro messaggio era stato allo stesso modo più prontamente accolto dai Galilei, ed anche dai Samaritani. Ma i dodici apostoli non erano ancora disposti ad intrattenere sentimenti amichevoli verso i Samaritani a lungo disprezzati.
Di conseguenza, quando Simone Zelota notò il Samaritano tra i lebbrosi, cercò d’indurre il Maestro a proseguire verso la città senza fermarsi nemmeno per scambiare con loro dei saluti. Gesù disse a Simone: “E se il Samaritano ama Dio quanto gli Ebrei? Possiamo noi giudicare i nostri simili? Chi può dirlo? Se noi guariamo questi dieci uomini, forse il Samaritano si mostrerà più riconoscente degli stessi Ebrei. Ti senti certo delle tue opinioni Simone?” E Simone rispose prontamente: “Se tu li purifichi lo scoprirai subito.” E Gesù replicò: “Così sia fatto, Simone, e conoscerai subito la verità sulla gratitudine degli uomini e la misericordia amorevole di Dio.”
Gesù, avvicinatosi ai lebbrosi, disse: “Se volete essere guariti, andate immediatamente a mostrarvi ai sacerdoti come prescrive la legge di Mosè.” E mentre vi andavano, essi furono guariti. Ma quando il Samaritano vide che era guarito, ritornò indietro e, andando in cerca di Gesù, cominciò a glorificare Dio ad alta voce. E quando ebbe trovato il Maestro, cadde in ginocchio ai suoi piedi e rese grazie per la sua purificazione. Gli altri nove, gli Ebrei, si erano anch’essi accorti della loro guarigione, e pur essendo riconoscenti per la loro purificazione, proseguirono la loro strada per mostrarsi ai sacerdoti.
Mentre il Samaritano rimaneva inginocchiato ai piedi di Gesù, il Maestro, guardando i dodici e specialmente Simone Zelota, disse: “Non erano dieci i purificati? Dove sono allora gli altri nove, gli Ebrei? Soltanto uno, questo straniero, è ritornato a rendere gloria a Dio.” E poi disse al Samaritano: “Alzati e va per la tua strada; la tua fede ti ha guarito.”
Gesù guardò di nuovo i suoi apostoli mentre lo straniero si allontanava. E gli apostoli guardarono tutti Gesù, salvo Simone Zelota, i cui occhi erano abbassati. I dodici non dissero una parola. Nemmeno Gesù parlò; non era necessario che lo facesse.
Sebbene tutti e dieci questi uomini credessero sinceramente di avere la lebbra, soltanto quattro ne erano colpiti. Gli altri sei furono guariti da una malattia della pelle che avevano scambiato per lebbra. Ma il Samaritano era realmente lebbroso.
Gesù ordinò ai dodici di non dire niente sulla purificazione dei lebbrosi, e mentre entravano ad Amatus rimarcò: “Vedete come i figli della casa, anche quando non sono sottomessi alla volontà del loro Padre, considerano le loro benedizioni come dovute. Essi ritengono di poco conto dimenticare di rendere grazie quando il Padre conferisce loro la guarigione, ma gli stranieri, quando ricevono doni dal capo della casa, sono pieni di meraviglia e si sentono in obbligo di rendere grazie in riconoscimento delle buone cose concesse loro.” E di nuovo gli apostoli non dissero nulla in risposta alle parole del Maestro.
Mentre Gesù e i dodici s’intrattenevano con i messaggeri del regno a Gerasa, uno dei Farisei che credevano in lui pose questa domanda: “Signore, ci saranno poche o molte persone realmente salvate?” E Gesù, in risposta, disse:
“Vi è stato insegnato che solo i figli di Abramo saranno salvati; che solo i Gentili d’adozione possono sperare nella salvezza. Alcuni di voi hanno ragionato sul fatto che, poiché le Scritture riferiscono che solo Caleb e Giosuè tra tutte le moltitudini che uscirono dall’Egitto vissero per entrare nella terra promessa, solo relativamente pochi di coloro che cercano il regno dei cieli riusciranno ad entrarvi.
“Avete anche un altro detto tra di voi, un detto che contiene molta verità: la via che porta alla vita eterna è diritta e stretta, la porta che vi conduce è pure stretta, cosicché tra coloro che cercano la salvezza pochi riescono ad entrare per questa porta. Voi avete anche un insegnamento che afferma che la via che porta alla distruzione è larga, che l’accesso ad essa è ampio e che ci sono molti che scelgono di seguire questa via. E questo proverbio non è privo di significato. Ma io dichiaro che la salvezza è innanzitutto una questione di vostra scelta personale. Anche se la porta della via della vita è stretta, è abbastanza larga per ammettervi tutti coloro che cercano sinceramente di entrare, perché io sono quella porta. Ed il Figlio non rifiuterà mai l’entrata ad ogni figlio dell’Universo che cerca, per mezzo della fede, di trovare il Padre tramite il Figlio.
“Ma ecco il pericolo per tutti coloro che vorrebbero rimandare la loro entrata nel regno per continuare a cercare i piaceri dell’immaturità e indulgere alle soddisfazioni dell’egoismo: avendo rifiutato di entrare nel regno come un’esperienza spirituale, essi cercheranno di entrarvi successivamente quando la gloria della via migliore sarà rivelata nell’era futura. Perciò, a coloro che hanno respinto il regno quando io sono venuto nelle sembianze dell’umanità, che cercheranno di trovare un’entrata quando ciò sarà rivelato nelle sembianze della divinità, allora io dirò a tutti questi egoisti: non so da dove venite. Voi avete avuto la vostra occasione di prepararvi per questa cittadinanza celeste, ma avete rifiutato tutte queste offerte di misericordia; avete respinto tutti gli inviti a venire mentre la porta era aperta. Ora, per voi che avete rifiutato la salvezza, la porta è chiusa. Questa porta non è aperta per coloro che vorrebbero entrare nel regno per una gloria egoista. La salvezza non è per coloro che non vogliono pagare il prezzo della consacrazione sincera a fare la volontà di mio Padre. Quando in spirito ed anima avete voltato le spalle al regno del Padre, è inutile che stiate con la mente ed il corpo davanti alla porta e bussiate dicendo: ‘Signore, aprici; vorremmo anche noi essere grandi nel regno.’ Allora io dichiarerò che voi non siete del mio ovile. Io non vi accoglierò tra coloro che hanno condotto la buona battaglia della fede e guadagnato la ricompensa del servizio disinteressato nel regno sulla terra. E quando voi direte: ‘Non abbiamo mangiato e bevuto con te, e non hai tu insegnato nelle nostre strade?’, allora io dichiarerò di nuovo che voi siete spiritualmente degli stranieri; che non abbiamo servito insieme nel ministero di misericordia del Padre sulla terra; che non vi conosco; ed allora il Giudice di tutta la terra vi dirà: ‘Andatevene, voi tutti che avete goduto delle opere dell’iniquità.’
“Ma non temete; chiunque desidera sinceramente trovare la vita eterna entrando nel regno di Dio troverà certamente tale salvezza eterna. Ma voi che rifiutate questa salvezza vedrete un giorno i profeti del seme di Abramo sedere con i credenti delle nazioni Gentili in questo regno glorificato per dividere il pane della vita e rinfrescarsi con l’acqua della vita. E quelli che s’impadroniranno così del regno in potenza spirituale e con assalti persistenti di fede vivente verranno dal nord e dal sud, dall’est e dall’ovest. Ed ecco, molti di quelli che sono primi saranno ultimi, e quelli che erano ultimi saranno molte volte primi.”
Questa fu in verità una nuova e strana versione del vecchio proverbio ben conosciuto sulla via diritta e stretta.
Gli apostoli e molti dei discepoli stavano lentamente apprendendo il significato della precedente dichiarazione di Gesù: “Fino a che non sarete nati di nuovo, nati dallo spirito, non potrete entrare nel regno di Dio.” Ciononostante, per tutti coloro che sono onesti di cuore e sinceri nella fede, rimane eternamente vero questo: “Ecco, io sto alla porta del cuore degli uomini e busso, e se qualcuno mi aprirà, entrerò e cenerò con lui e lo nutrirò con il pane della vita; noi saremo uno in spirito ed in propositi, e così saremo sempre fratelli nel lungo e fecondo compito di cercare il Padre del Paradiso.” E così, se pochi o molti saranno salvati dipende interamente dal fatto se pochi o molti terranno conto dell’invito: “Io sono la porta, io sono la via nuova e vivente, e chiunque lo vuole può entrare per imbarcarsi nella ricerca senza fine della verità della vita eterna.”
Anche gli apostoli non riuscirono a comprendere pienamente il suo insegnamento sulla necessità di utilizzare la forza spirituale per aprirsi un passaggio attraverso tutte le resistenze materiali e per superare tutti gli ostacoli terreni che si possono trovare sulla via della comprensione degli importantissimi valori spirituali della nuova vita vissuta nello spirito come figli liberati di Dio.
Mentre la maggior parte dei Palestinesi faceva soltanto due pasti al giorno, Gesù e gli apostoli avevano l’abitudine, quando erano in viaggio, di fermarsi a mezzogiorno per riposarsi e ristorarsi. Fu durante una tale pausa di mezzogiorno sulla strada per Filadelfia che Tommaso chiese a Gesù: “Maestro, dopo aver ascoltato le tue osservazioni mentre eravamo in viaggio questa mattina, vorrei sapere se gli esseri spirituali partecipano alla produzione degli strani e straordinari eventi del mondo materiale, ed inoltre vorrei chiedere se gli angeli ed altri esseri spirituali sono capaci d’impedire gli accidenti.”
In risposta alla domanda di Tommaso, Gesù disse: “Sono stato così a lungo con voi e tu continui ancora a pormi tali domande? Non avete osservato che il Figlio dell’Uomo vive come uno di voi e rifiuta persistentemente d’impiegare le forze del cielo come suo sostentamento personale? Non viviamo tutti con gli stessi mezzi con cui vivono tutti gli uomini? Vedete il potere del mondo spirituale manifestato nella vita materiale di questo mondo, salvo la rivelazione del Padre e l’occasionale guarigione di suoi figli afflitti?
“I vostri antenati hanno creduto troppo a lungo che la prosperità fosse il segno dell’approvazione divina e che l’avversità fosse la prova della disapprovazione di Dio. Io dichiaro che tali credenze sono delle superstizioni. Non notate che la stragrande maggioranza dei poveri accoglie gioiosamente il Vangelo ed entra immediatamente nel regno? Se le ricchezze attestano il favore divino, perché il ricco rifiuta così spesso di credere a questa buona novella che proviene dal cielo?
“Il Padre fa cadere la sua pioggia sul giusto e sull’ingiusto; il sole brilla allo stesso modo sull’onesto e sul disonesto. Voi avete sentito di quei Galilei di cui Pilato ha mescolato il sangue a quello dei sacrifici, ma io vi dico che questi Galilei non erano assolutamente più peccatori di tutti i loro connazionali soltanto perché questo accadde a loro. Voi conoscete anche la storia dei diciotto uomini sui quali cadde la torre di Siloe uccidendoli. Non crediate che questi uomini che furono annientati così fossero più colpevoli di tutti i loro fratelli di Gerusalemme. Costoro furono semplicemente vittime innocenti di uno degli accidenti del tempo.
“Ci sono tre gruppi di avvenimenti che possono accadere nella vostra vita:
“1. Potete essere partecipi di quegli avvenimenti normali che fanno parte della vita che voi ed i vostri simili vivete sulla faccia della terra.
“2. Potete casualmente essere vittime di uno degli accidenti della natura, di una delle disgrazie umane, sapendo perfettamente che questi avvenimenti non sono in alcun modo preordinati né prodotti altrimenti dalle forze spirituali del regno.
“3. Potete raccogliere la messe dei vostri sforzi diretti a conformarvi alle leggi naturali che governano il mondo.
“C’era un uomo che piantò un albero di fico nel suo cortile, e dopo avervi cercato molte volte dei frutti senza trovarne, chiamò il vignaiolo e gli disse: ‘Sono venuto qui in queste tre stagioni per cercare dei frutti su questo albero di fico e non ne ho trovato alcuno. Taglia quest’albero sterile; perché dovrebbe ingombrare il terreno?’ Ma il capo giardiniere rispose al suo padrone: ‘Lasciamolo ancora per un anno affinché io possa scavare attorno ad esso e mettervi del concime, e poi, l’anno prossimo, se non porterà alcun frutto, sarà tagliato.’ E quando essi si furono conformati così alle leggi della fertilità, poiché l’albero era vivo e buono, furono ricompensati con un abbondante raccolto.
“In materia di malattia e di salute, voi dovreste sapere che questi stati fisici sono il risultato di cause materiali; la salute non è il sorriso del cielo né la malattia il cruccio di Dio.
“I figli umani del Padre hanno uguali capacità di ricevere benedizioni materiali; perciò egli dona cose fisiche ai figli degli uomini senza discriminazione. Quanto all’attribuzione di doni spirituali, il Padre è limitato dalla capacità dell’uomo a ricevere questi doni divini. Benché il Padre non faccia eccezione di persone, nel conferimento dei doni spirituali è limitato dalla fede dell’uomo e dalla sua buona volontà ad attenersi sempre alla volontà del Padre.”
Mentre proseguivano verso Filadelfia, Gesù continuò ad istruirli e a rispondere alle loro domande concernenti gli accidenti, le malattie e i miracoli, ma essi non riuscirono a comprendere pienamente questa istruzione. Un’ora d’insegnamento non basta a cambiare completamente le credenze di tutta una vita, e così Gesù trovò necessario ribadire il suo messaggio, ripetere più volte ciò che desiderava comprendessero; ed anche così essi non riuscirono a cogliere il significato della sua missione terrena fino a dopo la sua morte e la sua risurrezione.
Gesù e i dodici stavano andando a far visita ad Abner e ai suoi collaboratori che stavano predicando ed insegnando a Filadelfia. Tra tutte le città della Perea è a Filadelfia che il gruppo più numeroso di Ebrei e di Gentili, ricchi e poveri, istruiti ed ignoranti, abbracciò gli insegnamenti dei settanta ed entrò così nel regno dei cieli. La sinagoga di Filadelfia non era mai stata soggetta alla supervisione del Sinedrio di Gerusalemme e perciò non era mai stata chiusa agli insegnamenti di Gesù e dei suoi collaboratori. In questo stesso momento Abner stava insegnando tre volte al giorno nella sinagoga di Filadelfia.
Questa stessa sinagoga divenne più tardi una chiesa cristiana e fu il quartier generale missionario per la promulgazione del Vangelo nelle regioni orientali. Essa fu a lungo una roccaforte degli insegnamenti del Maestro e fu per secoli il solo centro d’istruzione cristiana in questa regione.
Gli Ebrei di Gerusalemme avevano sempre avuto problemi con gli Ebrei di Filadelfia. E dopo la morte e la risurrezione di Gesù, la chiesa di Gerusalemme, di cui era capo Giacomo, il fratello del Signore, cominciò ad avere serie difficoltà con la congregazione di credenti di Filadelfia. Abner divenne il capo della chiesa di Filadelfia, continuando come tale fino alla sua morte. E questa separazione da Gerusalemme spiega perché non si dice niente di Abner e della sua opera nella redazione evangelica del Nuovo Testamento. L’ostilità tra Gerusalemme e Filadelfia durò per tutta la vita di Giacomo e di Abner, e proseguì per qualche tempo dopo la distruzione di Gerusalemme. Filadelfia fu realmente il quartier generale della chiesa primitiva nel sud e nell’est, come Antiochia lo fu nel nord e nell’ovest.
Fu l’evidente disgrazia di Abner essere in disaccordo con tutti i capi della chiesa cristiana primitiva. Egli litigò con Pietro e con Giacomo (fratello di Gesù) su questioni concernenti l’amministrazione e la giurisdizione della chiesa di Gerusalemme; si separò da Paolo per divergenze filosofiche e teologiche. Abner era più babilonese che ellenico nella sua filosofia, e resisté ostinatamente a tutti i tentativi di Paolo di rimaneggiare gli insegnamenti di Gesù in modo che sollevassero meno obiezioni, prima da parte degli Ebrei e poi dei Greco-Romani che credevano nei misteri.
Abner fu così costretto a vivere una vita d’isolamento. Egli era capo di una chiesa che non godeva di alcuna considerazione a Gerusalemme. Egli aveva osato sfidare Giacomo, il fratello del Signore, che fu successivamente sostenuto da Pietro. Tale condotta lo separò effettivamente da tutti i suoi precedenti collaboratori. Poi egli osò opporsi a Paolo. Sebbene avesse pienamente appoggiato Paolo nella sua missione presso i Gentili ed anche se lo sostenne nelle sue dispute con la chiesa di Gerusalemme, si oppose accanitamente alla versione degli insegnamenti di Gesù che Paolo aveva scelto di predicare. Nei suoi ultimi anni Abner denunciò Paolo come “abile corruttore degli insegnamenti della vita di Gesù di Nazaret, il Figlio del Dio vivente”.
Durante gli ultimi anni di Abner, e per qualche tempo dopo la sua morte, i credenti di Filadelfia osservarono più strettamente la religione di Gesù, quale l’aveva vissuta ed insegnata, più di qualsiasi altro gruppo sulla terra.
Abner visse fino a 89 anni e morì a Filadelfia il 21 novembre dell’anno 74 d.C. E sino alla fine egli fu un fedele credente ed insegnante del Vangelo del Regno dei cieli.
PER tutto questo periodo di ministero in Perea, quando è fatta menzione di Gesù e degli apostoli che visitano le varie località dove stavano lavorando i settanta, ci si dovrebbe ricordare che di regola solo dieci erano con lui, poiché era abitudine lasciarne almeno due a Pella per istruire la moltitudine. Mentre Gesù si preparava a proseguire per Filadelfia, Simon Pietro e suo fratello Andrea ritornarono all’accampamento di Pella per insegnare alla folla che vi era riunita. Quando il Maestro lasciava il campo di Pella per le sue visite in Perea, non era raro che da trecento a cinquecento residenti nel campo lo seguissero. Quando arrivò a Filadelfia egli era accompagnato da più di seicento seguaci.
Non era avvenuto alcun miracolo durante il recente giro di predicazione attraverso la Decapoli, ed eccetto la purificazione dei dieci lebbrosi, finora non erano avvenuti miracoli durante questa missione in Perea. Questo fu un periodo in cui il Vangelo fu proclamato con potenza, senza miracoli, e per la maggior parte del tempo senza la presenza personale di Gesù od anche dei suoi apostoli.
Gesù e i dieci apostoli arrivarono a Filadelfia mercoledì 22 febbraio, e passarono il giovedì e il venerdì a riposarsi dai loro recenti viaggi e lavori. Quel venerdì sera Giacomo parlò nella sinagoga e fu convocato un consiglio generale per la sera seguente. Essi erano molto contenti dei progressi del Vangelo a Filadelfia e nei villaggi vicini. Anche i messaggeri di Davide portarono notizie dell’ulteriore avanzamento del regno in tutta la Palestina, come pure buone notizie da Alessandria e Damasco.
A Filadelfia abitava un Fariseo molto ricco ed influente che aveva accettato gli insegnamenti di Abner e che invitò Gesù a casa sua sabato mattina per colazione. Si sapeva che Gesù era atteso in questo periodo a Filadelfia, cosicché un gran numero di visitatori, tra cui molti Farisei, erano venuti da Gerusalemme e da altre parti. Di conseguenza, una quarantina di questi dirigenti e alcuni dottori della legge furono invitati a questa colazione, che era stata preparata in onore del Maestro.
Mentre Gesù si attardava vicino alla porta parlando con Abner, e dopo che l’ospite si fu seduto, entrò nella sala uno dei più importanti Farisei di Gerusalemme, un membro del Sinedrio, e com’era sua abitudine si diresse verso il posto d’onore alla sinistra dell’ospite. Ma poiché questo posto era stato riservato per il Maestro e quello di destra per Abner, l’ospite invitò il Fariseo di Gerusalemme a sedersi quattro posti più a sinistra, e questo dignitario rimase molto offeso per non aver ricevuto il posto d’onore.
Ben presto essi furono tutti seduti e felici di trovarsi assieme, poiché i presenti erano in maggior parte discepoli di Gesù o erano favorevoli al Vangelo. Solo i suoi avversari notarono che egli non aveva osservato il lavaggio cerimoniale delle mani prima di sedersi a mangiare. Abner si lavò le mani all’inizio del pasto ma non durante il servizio.
Verso la fine del pasto entrò dalla strada un uomo afflitto da molto tempo da una malattia cronica e che era ora idropico. Quest’uomo era un credente ed era stato recentemente battezzato dagli collaboratori di Abner. Egli non chiese a Gesù di essere guarito, ma il Maestro sapeva bene che questo malato era venuto a questa colazione sperando così di evitare la folla che lo pressava ed avere in tal modo maggiore possibilità di attirare la sua attenzione. Quest’uomo sapeva che in quel periodo venivano compiuti pochi miracoli; tuttavia aveva ragionato in cuor suo che il suo triste stato avrebbe potuto fare appello alla compassione del Maestro. E non si era sbagliato, perché, quando entrò nella sala, sia Gesù che l’ipocrita Fariseo di Gerusalemme lo notarono. Il Fariseo non tardò ad esprimere il suo risentimento perché ad una tale persona era concesso di entrare nella sala. Ma Gesù guardò l’ammalato e gli sorrise con tanta benevolenza che egli si avvicinò e si sedette sul pavimento. Mentre il pasto stava finendo, il Maestro passò lo sguardo sui suoi compagni ospiti e poi, dopo aver fatto un cenno significativo all’uomo colpito da idropisia, disse: “Amici miei, insegnanti d’Israele e sapienti dottori della legge, vorrei porvi una domanda: È lecito o no guarire gli ammalati e gli afflitti nel giorno di sabato?” Ma coloro che erano là presenti conoscevano Gesù troppo bene; essi stettero zitti; non risposero alla sua domanda.
Allora Gesù si diresse verso il luogo dov’era seduto l’ammalato e, prendendolo per la mano, disse: “Alzati e va per la tua strada. Tu non hai chiesto di essere guarito, ma io conosco il desiderio del tuo cuore e la fede della tua anima.” Prima che l’uomo avesse lasciato la sala, Gesù ritornò al suo posto e, rivolgendosi ai convitati seduti a tavola, disse: “Mio Padre compie tali opere non per spingervi ad entrare nel regno, ma per rivelarsi a coloro che sono già nel regno. Voi potete percepire che sarebbe proprio del Padre fare queste cose perché chi tra di voi, avendo un animale favorito che cade nel pozzo nel giorno di sabato, non andrebbe direttamente a tirarlo fuori?” E poiché nessuno gli rispondeva, e giacché il suo ospite approvava evidentemente ciò che stava accadendo, Gesù si alzò e disse a tutti i presenti: “Fratelli miei, quando siete invitati ad un banchetto di matrimonio, non sedetevi al posto d’onore, per tema che sia stato invitato per caso un uomo più onorato di voi, e che l’ospite sia costretto a venire da voi e chiedervi di cedere il vostro posto a quest’altro invitato d’onore. In questo caso, vi sarebbe richiesto con vergogna di prendere un posto inferiore a tavola. Quando siete invitati ad un banchetto, sarebbe saggio, arrivando alla tavola della festa, cercare il posto più umile e sedervisi, affinché, quando l’ospite guarda i convitati, possa dirvi: ‘Amico mio, perché siedi in un posto così umile? Vieni più su’; e così costui avrà gloria in presenza degli altri convitati. Non dimenticate: chiunque si esalta sarà umiliato, mentre chiunque si umilia sinceramente sarà esaltato. Perciò, quando ricevete a colazione od offrite una cena, non invitate sempre i vostri amici, i vostri fratelli, i vostri parenti o i vostri vicini ricchi affinché essi v’invitino a loro volta alle loro feste per essere così ricompensati. Quando date un banchetto, invitate qualche volta i poveri, gli infermi e i ciechi. In tal modo sarete benedetti nel vostro cuore, perché sapete bene che gli zoppi e gli storpi non possono ripagare il vostro ministero amorevole.”
Quando Gesù ebbe finito di parlare alla tavola di colazione del Fariseo, uno dei dottori della legge presenti, desiderando rompere il silenzio, disse distrattamente: “Sia benedetto colui che mangerà del pane nel regno di Dio” - che era un’espressione corrente di quel tempo. Ed allora Gesù raccontò una parabola di cui anche il suo benevolo ospite fu costretto a far tesoro. Egli disse:
“Un certo capo offrì una grande cena, ed avendo invitato molti ospiti, all’ora di cena mandò i suoi servi a dire a coloro che erano invitati: ‘Venite, perché tutto è ora pronto.’ Ed essi cominciarono tutti unanimemente a scusarsi. Il primo disse: ‘Ho appena acquistato una fattoria e devo assolutamente andare ad ispezionarla; ti prego di scusarmi.’ Un altro disse: ‘Ho comperato cinque paia di buoi e devo andare a prenderli; ti prego di scusarmi.’ Ed un altro disse: ‘Mi sono appena sposato e perciò non posso venire.’ Così i servi tornarono a riferire ciò al loro padrone. Quando il padrone della casa udì ciò, s’irritò molto, e rivolgendosi ai suoi servi disse: ‘Ho preparato questo banchetto di matrimonio; le bestie grasse sono state uccise e tutto è pronto per i miei invitati, ma essi hanno disdegnato il mio invito. Ciascuno di loro è andato nelle proprie terre e alle proprie mercanzie, e si sono anche mostrati sgarbati verso i miei servi che li invitavano a venire alla mia festa. Uscite subito, dunque, nelle strade e nei vicoli della città, nelle vie principali e nelle strade secondarie, e conducete qui i poveri e i diseredati, i ciechi e gli storpi, affinché il banchetto di matrimonio possa avere degli invitati.’ Ed i servi fecero come il loro padrone aveva ordinato, ed anche allora restava posto per altri invitati. Allora il padrone disse ai suoi servi: ‘Uscite ora per le strade e nelle campagne e costringete coloro che trovate a venire, affinché la mia casa possa essere riempita. Io dichiaro che nessuno di coloro che furono invitati per primi gusterà la mia cena.’ Ed i servi fecero come il loro padrone aveva comandato, e la casa fu riempita.”
Dopo aver ascoltato queste parole, essi si accomiatarono; ciascuno andò a casa propria. Almeno uno dei sarcastici Farisei presenti quella mattina comprese il significato di questa parabola, perché fu battezzato quel giorno e fece pubblica confessione della sua fede nel Vangelo del Regno. Abner predicò su questa parabola quella sera al consiglio generale dei credenti.
Il giorno seguente tutti gli apostoli s’impegnarono nell’esercizio filosofico di tentare d’interpretare il significato di questa parabola della grande cena. Anche se Gesù ascoltò con interesse tutte queste differenti interpretazioni, rifiutò fermamente di offrire loro ulteriore aiuto per comprendere la parabola. Egli si limitò a dire: “Che ciascuno trovi il significato da se stesso e nella propria anima.”
Abner si era accordato perché il Maestro insegnasse nella sinagoga in questo giorno di sabato, la prima volta che Gesù appariva in una sinagoga dopo che erano state tutte chiuse al suo insegnamento per ordine del Sinedrio. Alla fine del servizio Gesù scorse davanti a lui una donna anziana che aveva un’espressione abbattuta ed il corpo molto ricurvo. Questa donna era da tempo sopraffatta dalla paura e la sua vita aveva perduto ogni gioia. Dopo essere sceso dal pulpito, Gesù si avvicinò a lei e, toccando la sua figura ricurva sulla spalla, disse: “Donna, se solo tu volessi credere, potresti essere completamente liberata dalla tua infermità immaginaria.” E questa donna, che era stata curvata ed asservita dalle depressioni della paura per più di diciotto anni, credette alle parole del Maestro ed in virtù della sua fede si raddrizzò immediatamente. Quando questa donna vide che era stata raddrizzata, elevò la sua voce e glorificò Dio.
Nonostante che l’afflizione di questa donna fosse totalmente mentale, essendo la sua figura ricurva il risultato della sua mente depressa, il popolo pensò che Gesù avesse guarito una vera infermità fisica. Benché la congregazione della sinagoga di Filadelfia fosse ben disposta verso gli insegnamenti di Gesù, il capo della sinagoga era un Fariseo ostile. E poiché egli condivise l’opinione della congregazione che Gesù aveva guarito una malattia fisica, ed essendo indignato perché Gesù aveva osato fare una tale cosa di sabato, si alzò davanti alla congregazione e disse: “Non ci sono sei giorni in cui gli uomini devono fare tutto il loro lavoro? Venite dunque a farvi guarire in questi giorni feriali, ma non nel giorno di sabato.”
Quando il capo ostile ebbe parlato così, Gesù ritornò sulla pedana degli oratori e disse: “Perché recitare la parte degli ipocriti? Ciascuno di voi, nel giorno di sabato, non slega il suo bue dalla stalla per portarlo ad abbeverarsi? Se un tale servizio è ammissibile nel giorno di sabato, non dovrebbe questa donna, una figlia di Abramo che è stata schiava del male per questi diciotto anni, essere liberata da questa schiavitù e portata a partecipare delle acque della libertà e della vita, anche in questo giorno di sabato?” E mentre la donna continuava a glorificare Dio, il suo critico fu messo a tacere, e la congregazione si rallegrò con lei per essere stata guarita.
A seguito della sua critica pubblica a Gesù in questo sabato, il capo della sinagoga fu destituito e fu rimpiazzato da un discepolo di Gesù.
Gesù liberava frequentemente queste vittime della paura dalla loro presunta infermità, dalla loro depressione mentale e dal loro asservimento alla paura. Ma la gente pensava che tutte queste afflizioni fossero infermità fisiche o possessioni da parte di spiriti malvagi.
Gesù insegnò di nuovo nella sinagoga la domenica, e molti furono battezzati da Abner a mezzodì di quel giorno nel fiume che scorreva a sud della città. L’indomani mattina Gesù e i dieci apostoli sarebbero ripartiti per l’accampamento di Pella se non fosse arrivato uno dei messaggeri di Davide, portando un messaggio urgente a Gesù da parte dei suoi amici di Betania, vicino a Gerusalemme.
Nella tardissima serata di domenica 26 febbraio, un corriere proveniente da Betania arrivò a Filadelfia portando un messaggio di Marta e Maria che diceva: “Signore, colui che ami è molto malato.” Questo messaggio giunse a Gesù alla fine della conferenza serale e proprio nel momento in cui egli si stava congedando dagli apostoli per la notte. In un primo momento Gesù non rispose nulla. Vi fu uno di quegli strani intervalli, un lasso di tempo in cui egli sembrava essere in comunicazione con qualcosa di esterno e al di là di se stesso. E poi, alzando gli occhi, si rivolse al messaggero in modo da essere udito dagli apostoli, dicendo: “Questa malattia non porta in realtà alla morte. Non dubitate che essa possa essere utilizzata per glorificare Dio ed esaltare il Figlio.”
Gesù era molto affezionato a Marta, a Maria ed al loro fratello Lazzaro; egli li amava di un affetto fervente. Il suo primo pensiero umano fu di andare immediatamente in loro aiuto, ma un’altra idea venne alla sua mente congiunta. Egli aveva quasi abbandonato la speranza che i dirigenti ebrei di Gerusalemme avrebbero mai accettato il regno, ma amava ancora il suo popolo, e gli venne in mente un piano grazie al quale gli Scribi e i Farisei di Gerusalemme potessero avere un’altra occasione per accettare i suoi insegnamenti. Ed egli decise, se suo Padre lo voleva, di fare di quest’ultimo appello a Gerusalemme la manifestazione esteriore più profonda e stupefacente di tutta il suo percorso terreno. Gli Ebrei si afferravano all’idea di un liberatore che compie prodigi. E sebbene egli rifiutasse di accondiscendere a compiere prodigi materiali o a dare dimostrazioni temporali di potere politico, chiese ora il consenso del Padre per manifestare il suo potere fin qui non dimostrato sulla vita e sulla morte.
Gli Ebrei avevano l’abitudine di seppellire i loro morti nel giorno del loro decesso; questa era una pratica necessaria in un clima così caldo. Accadeva spesso che mettevano nella tomba un individuo che era semplicemente in coma, cosicché al secondo o al terzo giorno questo tizio usciva dalla tomba. Ma era credenza degli Ebrei che, mentre lo spirito o l’anima potevano soffermarsi vicino al corpo per due o tre giorni, non restavano mai dopo il terzo giorno; che la decomposizione era ben avanzata al quarto giorno, e che nessuno ritornava mai dalla tomba dopo questo periodo di tempo. E fu per questa ragione che Gesù si trattenne ancora due giorni interi a Filadelfia prima di prepararsi a partire per Betania.
Di conseguenza, mercoledì mattina presto egli disse ai suoi apostoli: “Prepariamoci immediatamente ad andare di nuovo in Giudea.” E quando gli apostoli udirono il loro Maestro dire questo, si appartarono per qualche istante per consultarsi tra di loro. Giacomo assunse la direzione della riunione, e tutti loro furono d’accordo che era solo follia permettere a Gesù di andare nuovamente in Giudea, e tornarono come un sol uomo per informarlo in tal senso. Disse Giacomo: “Maestro, sei stato a Gerusalemme poche settimane fa e i dirigenti hanno cercato di farti morire, mentre il popolo era intenzionato a lapidarti. In quel momento tu hai dato a questi uomini la loro occasione di ricevere la verità, e noi non ti permetteremo di tornare nuovamente in Giudea.”
Allora Gesù disse: “Ma non capite che ci sono dodici ore del giorno in cui si può lavorare in sicurezza? Se un uomo cammina di giorno non inciampa, poiché ha luce. Se un uomo cammina di notte rischia d’inciampare, poiché è senza luce. Finché dura il mio giorno io non temo di entrare in Giudea. Vorrei compiere ancora una volta un’opera potente per questi Ebrei; vorrei offrire loro un’altra occasione di credere, anche nei loro stessi termini - condizioni di gloria esteriore e di manifestazione visibile del potere del Padre e dell’amore del Figlio. Inoltre, non avete capito che nostro fratello Lazzaro si è addormentato e che io vorrei andare a svegliarlo da questo sonno!”
Allora uno degli apostoli disse: “Maestro, se Lazzaro si è addormentato allora si ristabilirà sicuramente.” In quest’epoca era abitudine degli Ebrei parlare della morte come di una forma di sonno, ma poiché gli apostoli non avevano compreso che Gesù intendeva dire che Lazzaro aveva lasciato questo mondo, egli allora disse chiaramente: “Lazzaro è morto. Ed io sono felice per il bene vostro, anche se gli altri non sono salvati con ciò, di non essermi trovato là, perché avrete ora una nuova ragione di credere in me; e da quello di cui sarete testimoni dovreste essere tutti fortificati in preparazione del giorno in cui mi congederò da voi per andare dal Padre.”
Quando non riuscirono a persuaderlo ad astenersi dall’andare in Giudea, e poiché alcuni apostoli erano restii anche ad accompagnarlo, Tommaso si rivolse ai suoi compagni dicendo: “Abbiamo espresso al Maestro i nostri timori, ma egli è deciso ad andare a Betania. Io sono convinto che ciò significhi la fine; essi certamente lo uccideranno, ma se questa è la scelta del Maestro, allora comportiamoci da uomini coraggiosi; andiamoci anche noi per poter morire con lui.” E fu sempre così; nelle questioni che richiedevano un coraggio calcolato e prolungato, Tommaso fu sempre il principale sostegno dei dodici apostoli.
Sulla strada per la Giudea Gesù era seguito da una compagnia di quasi cinquanta suoi amici e nemici. Mercoledì, all’ora del pasto di mezzogiorno, egli parlò ai suoi apostoli e a questo gruppo di accompagnatori sui “Termini della salvezza”, e alla fine di questa lezione raccontò la parabola del Fariseo e del Pubblicano (un esattore d’imposte). Gesù disse: “Voi vedete, allora, che il Padre dona la salvezza ai figli degli uomini, e che questa salvezza è un dono gratuito a tutti coloro che hanno la fede di accettare la filiazione nella famiglia divina. Non c’è niente che l’uomo possa fare per guadagnarsi questa salvezza. Le opere ipocrite non possono acquistare il favore di Dio e il molto pregare in pubblico non compenserà la mancanza di fede vivente nel cuore. Voi potete ingannare gli uomini con i vostri servizi esteriori, ma Dio scruta nella vostra anima. Ciò che vi sto dicendo è bene illustrato da due uomini che andarono al tempio per pregare, uno un Fariseo e l’altro un Pubblicano. Il Fariseo stette in piedi e pregò per se stesso: ‘O Dio, ti ringrazio per non essere simile al resto degli uomini, che sono strozzini, ignoranti, ingiusti e adulteri, e nemmeno simile a questo Pubblicano. Digiuno due volte alla settimana; dono le decime di tutto ciò che guadagno.’ Il Pubblicano invece, standosene in disparte, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, sii misericordioso verso di me, un peccatore.’ Io vi dico che il Pubblicano andò a casa con l’approvazione di Dio, e non il Fariseo, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.”
Quella sera, a Gerico, i Farisei ostili cercarono d’intrappolare il Maestro inducendolo a discutere sul matrimonio e sul divorzio, come i loro compagni avevano fatto un tempo in Galilea, ma Gesù evitò astutamente i loro tentativi di portarlo in conflitto con le loro leggi concernenti il divorzio. Come il Pubblicano e il Fariseo illustravano la buona e la cattiva religione, le loro pratiche sul divorzio presentavano un contrasto tra le migliori leggi sul matrimonio del codice ebraico e la vergognosa rilassatezza delle interpretazioni dei Farisei di queste regole sul divorzio di Mosè. Il Fariseo giudicava se stesso secondo il criterio più basso; il Pubblicano si conformava all’ideale più elevato. La devozione per il Fariseo era un mezzo per indurre ad una giustificata inattività e all’assicurazione di una falsa sicurezza spirituale; la devozione per il Pubblicano era un mezzo per stimolare la sua anima alla comprensione della necessità di pentirsi, di confessarsi e di accettare per fede il perdono misericordioso. Il Fariseo cercava la giustizia; il Pubblicano cercava la misericordia. La legge dell’Universo è: chiedete e riceverete; cercate e troverete.
Sebbene Gesù avesse rifiutato di essere coinvolto in una controversia con i Farisei sul divorzio, egli proclamò un insegnamento positivo degli ideali più elevati concernenti il matrimonio. Esaltò il matrimonio come la più ideale ed elevata di tutte le relazioni umane. Similmente, egli manifestò la sua ferma disapprovazione per le pratiche di divorzio rilassate ed inique degli Ebrei di Gerusalemme, che a quel tempo permettevano ad un uomo di divorziare da sua moglie per le ragioni più futili, quali essere una cattiva cuoca o una imperfetta donna di casa, o semplicemente per la non migliore ragione che si era innamorato di una donna più avvenente.
I Farisei erano anche arrivati al punto d’insegnare che questo genere di divorzio facile era una dispensa speciale concessa al popolo ebreo, e particolarmente ai Farisei. E così, mentre Gesù rifiutò di pronunciarsi sul matrimonio e sul divorzio, denunciò molto severamente queste vergognose caricature della relazione matrimoniale e pose in risalto la loro ingiustizia verso le donne e i bambini. Egli non sanzionò mai alcuna pratica di divorzio che desse all’uomo un qualche vantaggio sulla donna; il Maestro approvò soltanto quegli insegnamenti che accordavano alle donne l’uguaglianza con gli uomini.
Anche se Gesù non offrì regole nuove sul matrimonio e sul divorzio, incitò gli Ebrei a vivere secondo le loro leggi ed i loro insegnamenti più elevati. Egli si richiamò costantemente alle Scritture nel suo sforzo di migliorare le loro pratiche secondo queste linee sociali. Pur sostenendo in tal modo i concetti ideali e più elevati del matrimonio, Gesù evitò abilmente il conflitto con i suoi inquisitori circa le pratiche sociali rappresentate sia dalle loro leggi scritte che dai loro privilegi di divorzio cui tenevano molto. Fu molto difficile per gli apostoli comprendere la riluttanza del Maestro a fare dichiarazioni positive relativamente a problemi scientifici, sociali, economici e politici. Essi non realizzavano pienamente che la sua missione terrena concerneva esclusivamente la rivelazione di verità spirituali e religiose.
La sera tardi, dopo che Gesù ebbe parlato sul matrimonio e sul divorzio, i suoi apostoli gli posero in privato numerose altre domande, e le sue risposte a queste domande liberarono la loro mente da molte concezioni errate. A conclusione di questa conferenza Gesù disse: “Il matrimonio è onorevole e deve essere desiderato da tutti gli uomini. Il fatto che il Figlio dell’Uomo prosegua la sua missione terrena da solo non è in alcun modo un biasimo alla desiderabilità del matrimonio. Che io agisca in questo modo è la volontà del Padre, ma questo stesso Padre ha ordinato la creazione del maschio e della femmina, ed è volontà divina che gli uomini e le donne trovino il loro servizio più elevato e la gioia conseguente nella formazione di famiglie che accolgano ed educhino figli, nella cui creazione questi genitori divengono co-partner con i Creatori del cielo e della terra. Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno uno.” In questo modo Gesù tolse dalla mente degli apostoli molte incertezze sul matrimonio e chiarì numerosi malintesi sul divorzio; allo stesso tempo egli contribuì molto ad esaltare i loro ideali di unione sociale e ad accrescere il loro rispetto per le donne, i bambini e la famiglia.
Quel messaggio serale di Gesù sul matrimonio e sul carattere sacro dei figli si diffuse in tutta Gerico, cosicché il mattino seguente, molto prima che Gesù e gli apostoli fossero pronti a partire, ed anche prima della colazione, un gran numero di madri si riunirono vicino all’alloggio di Gesù, portando i loro figli in braccio o conducendoli per mano, desiderando che egli benedicesse i piccoli. Quando gli apostoli uscirono e videro questo assembramento di madri con i loro figli, tentarono di mandarle via, ma queste donne rifiutarono di partire prima che il Maestro avesse imposto le mani sui loro figli e li avesse benedetti. E quando gli apostoli rimproverarono ad alta voce queste madri, Gesù, udendo il clamore, uscì e li riprese con indignazione, dicendo: “Lasciate che i bambini vengano a me; non proibiteglielo, perché di essi è il regno dei cieli. In verità, in verità vi dico, chiunque non accoglie il regno di Dio come un bambino difficilmente vi entrerà per raggiungere la pienezza della maturità spirituale.”
E dopo che il Maestro ebbe parlato ai suoi apostoli, ricevette tutti i bambini imponendo le mani su di loro, mentre rivolgeva parole d’incoraggiamento e di speranza alle loro madri. Gesù parlava spesso ai suoi apostoli delle dimore celesti ed insegnava che gli evoluzionisti figli di Dio devono crescervi spiritualmente come i figli crescono fisicamente su questo mondo. Così le cose sacre appaiono spesso banali, come in questo giorno questi bambini e le loro madri non si rendevano conto che le intelligenze spettatrici del cielo osservavano i bambini di Gerico giocare con il Creatore dell’ Universo. La condizione della donna in Palestina fu molto migliorata dall’insegnamento di Gesù; e così sarebbe stato in tutto il mondo se i suoi discepoli non si fossero tanto allontanati da ciò che egli aveva scrupolosamente insegnato loro.
Fu pure a Gerico, in connessione con la discussione sulla formazione religiosa iniziale dei bambini a delle abitudini dell’adorazione divina, che Gesù impresse nei suoi apostoli il grande valore della bellezza come influenza che porta allo stimolo di adorare, specialmente nei bambini. Con i suoi precetti ed il suo esempio, il Maestro insegnò il valore dell’adorazione del Creatore in mezzo all’ambiente naturale della creazione. Egli preferiva comunicare con il Padre Celeste tra gli alberi e le più basse creature del mondo naturale. Gli piaceva contemplare il Padre attraverso lo spettacolo ispirante dei regni stellati.
Quando non è possibile adorare Dio nei tabernacoli della natura, gli uomini dovrebbero fare del loro meglio per predisporre belle case, santuari di attraente semplicità, affinché possano essere risvegliate le emozioni umane più elevate in associazione con l’approccio intellettuale alla comunione spirituale con Dio. La verità, la bellezza e la santità sono di potente ed efficace aiuto alla vera adorazione. Ma la comunione spirituale non è favorita da semplici ornamenti massicci e da decorazioni eccessive dell’arte elaborata e pretenziosa dell’uomo. La bellezza è più religiosa quando è la più semplice e simile alla natura. Che peccato che i bambini abbiano la loro prima introduzione ai concetti del culto pubblico in sale fredde e spoglie così prive dell’attrazione della bellezza e così vuote di ogni suggestione di letizia e d’ispirante santità! Il bambino dovrebbe essere iniziato all’adorazione nell’ambiente esterno della natura e dovrebbe accompagnare più tardi i suoi genitori in edifici pubblici di assemblea religiosa che siano almeno altrettanto materialmente attraenti e belli quanto la casa in cui egli abita quotidianamente.
Mentre essi erano in viaggio sulle colline da Gerico a Betania, Natanaele camminò quasi sempre a fianco di Gesù, e la loro discussione sui bambini in relazione al regno dei cieli portò indirettamente a considerare il ministero degli angeli. Natanaele alla fine pose al Maestro questa domanda: “Visto che il sommo sacerdote è un Sadduceo, e poiché i Sadducei non credono negli angeli, che cosa insegneremo al popolo sui ministri celesti?” Allora, tra altre cose, Gesù disse:
“Le schiere degli angeli sono un ordine separato di esseri creati; essi sono del tutto differenti dall’ordine materiale delle creature mortali e funzionano come un gruppo distinto d’intelligenze dell’Universo. Gli angeli non fanno parte di quel gruppo di creature chiamate ‘i Figli di Dio’ nelle Scritture; né sono gli spiriti glorificati di uomini mortali che hanno proseguito la loro evoluzione attraverso le dimore nell’alto. Gli angeli sono una creazione diretta e non si riproducono. Le schiere degli angeli hanno soltanto una parentela spirituale con la razza umana. Mentre l’uomo progredisce nel suo cammino verso il Padre del Paradiso, ad un certo momento attraversa uno stato d’esistenza analogo allo stato degli angeli, ma l’uomo mortale non diviene mai un angelo.
“Gli angeli non muoiono mai come fanno gli uomini. Gli angeli sono immortali, a meno che non capiti che siano implicati nel peccato, come avvenne per certuni di loro con gli inganni di Lucifero. Gli angeli sono i servitori spirituali in cielo, e non sono né infinitamente saggi né onnipotenti. Ma tutti gli angeli leali sono veramente puri e santi.
“Non ti ricordi che già vi dissi in passato che, se i vostri occhi spirituali fossero unti, vedreste allora i cieli aperti ed osservereste gli angeli di Dio che salgono e scendono? È per mezzo del ministero degli angeli che un mondo può essere mantenuto in contatto con gli altri mondi, perché non vi ho detto ripetutamente che ho altre pecore che non sono di questo ovile? E questi angeli non sono le spie del mondo spirituale che vi sorvegliano e che vanno poi a raccontare al Padre i pensieri del vostro cuore e a riferire sugli atti della carne. Il Padre non ha bisogno di questo servizio, poiché il suo stesso spirito vive in voi. Ma questi spiriti angelici funzionano per tenere una parte della creazione celeste informata sugli atti di altre remote parti dell’Universo. E molti angeli, pur funzionando nel governo del Padre e negli universi dei Figli, sono assegnati al servizio delle razze umane. Quando vi ho insegnato che molti di questi Serafini sono degli spiriti tutelari, non parlavo né figuratamente né poeticamente. Tutto ciò è vero, indipendentemente dalla vostra difficoltà a comprendere tali materie.
“Molti di questi angeli sono impegnati nell’opera di salvare gli uomini, perché non vi ho parlato della gioia serafica quando un’anima sceglie di abbandonare il peccato e di cominciare la ricerca di Dio? Vi ho anche parlato della gioia nella presenza degli Angeli del cielo per un solo peccatore che si pente, indicando con ciò l’esistenza di altri ordini superiori di esseri celesti che si occupano similmente del benessere spirituale e del progresso divino dell’uomo mortale.
“Questi angeli si occupano moltissimo anche dei metodi con cui lo spirito dell’uomo è liberato dai tabernacoli della carne e la sua anima è scortata alle dimore in cielo. Gli angeli sono le guide fedeli e celesti dell’anima dell’uomo durante quel periodo non precisato e indefinito di tempo che intercorre tra la morte della carne e la nuova vita nelle dimore dello spirito.”
Ed egli avrebbe parlato più a lungo con Natanaele sul ministero degli angeli, ma fu interrotto dall’avvicinarsi di Marta, la quale era stata informata che il Maestro stava giungendo a Betania da amici che l’avevano visto risalire le colline ad est. Ed essa ora si affrettava a dargli il benvenuto.