APP 2. L’epoca del conferimento di Gesù

1. L’occidente nel primo secolo dopo Cristo

Gesù non è venuto in questo mondo durante un’epoca di decadenza spirituale. Al momento della sua nascita la Terra viveva una rinascita del pensiero spirituale e della vita religiosa quali non aveva conosciuto in tutta la sua precedente storia post-adamica né ha vissuto in nessun’altra epoca dopo di allora. Quando Gesù s’incarnò sulla Terra, il mondo presentava per il conferimento del Figlio Creatore le condizioni più favorevoli che fossero mai prevalse in precedenza o che si siano presentate in seguito. Nei secoli immediatamente precedenti a quest’epoca la cultura e la lingua greche si erano diffuse nell’Occidente e nel vicino Oriente, e gli Ebrei, essendo una razza levantina di natura parte occidentale e parte orientale, erano eminentemente qualificati per utilizzare questo quadro culturale e linguistico per l’efficace diffusione di una nuova religione sia in Oriente che in Occidente. Queste circostanze molto favorevoli erano ancor più accresciute dalla tollerante politica di governo del mondo mediterraneo da parte dei Romani.

Tutta questa combinazione d’influenze mondiali è bene illustrata dalle attività di Paolo, il quale, avendo la cultura religiosa di un Ebreo tra gli Ebrei, proclamò il Vangelo di un Messia ebreo in lingua greca, mentre lui stesso era un cittadino romano.

Niente di simile alla civiltà del tempo di Gesù è stata vista in Occidente prima o dopo quest’epoca. La civiltà europea fu unificata e coordinata sotto una triplice influenza straordinaria:

1. I sistemi politici e sociali romani.

2. La lingua e la cultura della Grecia - e, in una certa misura, la sua filosofia.

3. L’influenza in rapida espansione degli insegnamenti morali e religiosi degli Ebrei.

Quando nacque Gesù l’intero mondo mediterraneo era un impero unificato. Per la prima volta nella storia del mondo buone strade collegavano i numerosi centri maggiori. I mari erano sgombri dai pirati ed una grande era di commerci e di viaggi stava avanzando rapidamente. L’Europa non ha più goduto un periodo simile di viaggi e di commerci fino al diciannovesimo secolo dopo Cristo.

Nonostante la pace interna e la prosperità superficiale del mondo greco-romano, la maggior parte degli abitanti dell’impero languiva nello squallore e nella povertà. La classe superiore, poco numerosa, era ricca; una classe inferiore povera e miserabile comprendeva la massa dell’umanità. In quei tempi non c’era una classe media felice e prospera; questa classe aveva appena cominciato a fare la sua apparizione nella società romana.

Le prime lotte tra gli Stati in espansione dei Romani e dei Parti erano state concluse in un passato allora recente, lasciando la Siria nelle mani dei Romani. Ai tempi di Gesù, la Palestina e la Siria stavano godendo di un periodo di prosperità, di relativa pace e di rapporti commerciali molto estesi con i paesi sia dell’Oriente che dell’Occidente.

2. Il popolo ebreo

Gli Ebrei facevano parte dell’antica razza Semitica, che includeva anche i Babilonesi, i Fenici ed i più recenti nemici di Roma, i Cartaginesi. Nella parte iniziale del primo secolo dopo Cristo gli Ebrei erano il gruppo più influente dei popoli semitici, e si trovavano ad occupare una posizione geografica particolarmente strategica nel mondo, quale era governato in quel tempo ed organizzato per il commercio.

Molte delle grandi vie che collegavano le nazioni dell’antichità passavano per la Palestina, che divenne così il punto d’incontro, o il crocevia stradale, di tre continenti. I viaggi, il commercio e gli eserciti di Babilonia, Assiria, Egitto, Siria, Grecia, Partia e Roma passarono in successione per la Palestina. Da tempi immemorabili molte strade carovaniere provenienti dall’Oriente passavano per qualche parte di questa regione andando verso i rari buoni porti dell’estremità orientale del Mediterraneo, da dove le navi trasportavano i loro carichi in tutto l’Occidente marittimo. E più della metà di questo traffico carovaniero passava per la piccola città di Nazaret in Galilea, o in prossimità di essa.

Benché la Palestina fosse la terra d’origine della cultura religiosa ebraica e la culla del Cristianesimo, gli Ebrei erano sparsi per il mondo intero, abitavano in molte nazioni e praticavano il commercio in tutte le province degli Stati romano e parto.

La Grecia fornì una lingua ed una cultura, Roma costruì le strade ed unificò un impero, ma la dispersione degli Ebrei, con più di duecento sinagoghe e le loro comunità religiose ben organizzate sparse qua e là in tutto il mondo romano, fornì i centri culturali dove il nuovo Vangelo del Regno dei cieli trovò accoglienza iniziale e da dove si diffuse successivamente sino alle parti più lontane del mondo.

Ogni sinagoga ebrea tollerava una frangia di credenti Gentili, uomini “devoti” o “timorosi di Dio”, ed è tra questa frangia di proseliti che Paolo operò la maggior parte delle sue prime conversioni al Cristianesimo. Anche il tempio di Gerusalemme aveva il suo cortile riccamente adornato per i Gentili. La cultura, il commercio ed il culto di Gerusalemme e di Antiochia erano legati molto strettamente. Ed è ad Antiochia che i discepoli di Paolo furono chiamati per la prima volta “Cristiani”.

La centralizzazione del culto ebraico del tempio a Gerusalemme costituiva allo stesso tempo il segreto della sopravvivenza del loro monoteismo e la promessa di alimentare e diffondere nel mondo un concetto nuovo ed ampliato di quel Dio unico di tutte la nazioni e Padre di tutti i mortali. Il servizio del tempio a Gerusalemme rappresentava la sopravvivenza di un concetto culturale religioso di fronte alla rovina di una successione di sovrani nazionali Gentili e persecutori razziali.

Il popolo ebreo di quest’epoca, sebbene fosse sotto la sovranità romana, godeva di un considerevole grado di autogoverno, e ricordando le gesta eroiche di liberazione allora recenti, compiute da Giuda Maccabeo e dai suoi immediati successori, fremeva nell’attesa dell’apparizione molto prossima di un liberatore ancora più grande, il Messia a lungo atteso.

Il segreto della sopravvivenza della Palestina, regno degli Ebrei, come Stato semi indipendente, era avvolto nella politica estera del governo romano, che desiderava mantenere il controllo della grande via palestinese di transito tra la Siria e l’Egitto, come pure dei terminali occidentali delle vie carovaniere tra l’Oriente e l’Occidente. Roma non voleva che sorgesse una qualche potenza nel Levante che potesse frenare la sua espansione futura in queste regioni. La politica d’intrighi che aveva per oggetto di opporre la Siria Seleucide e l’Egitto dei Tolomei richiedeva il mantenimento della Palestina come uno Stato separato e indipendente. La politica romana, la degenerazione dell’Egitto e l’indebolimento progressivo dei Seleucidi di fronte al potere crescente dei Parti spiegano perché, per parecchie generazioni, un piccolo e debole gruppo di Ebrei sia stato capace di conservare la propria indipendenza sia contro i Seleucidi al nord che contro i Tolomei al sud. Gli Ebrei attribuivano questa fortuita libertà ed indipendenza dal governo politico dei popoli circostanti più potenti al fatto di essere il “popolo eletto”, all’intervento diretto di Yahweh. Un tale atteggiamento di superiorità razziale rese loro ancor più difficile sopportare la sovranità romana quando questa infine si abbatté sul loro paese. Ma anche in questo triste momento gli Ebrei rifiutarono di capire che la loro missione mondiale era spirituale, non politica.

Gli Ebrei erano particolarmente apprensivi e sospettosi all’epoca di Gesù perché erano allora governati da uno straniero, Erode l’Idumeo, che si era impadronito della sovranità sulla Giudea ingraziandosi abilmente i governatori romani. E benché Erode professasse fedeltà alle osservanze cerimoniali ebraiche, si mise a costruire dei templi per numerosi strani dei.

Le relazioni amichevoli di Erode con i governatori romani permettevano agli Ebrei di viaggiare sicuri nel mondo ed aprivano così la strada ad una maggiore penetrazione ebraica anche nelle regioni lontane dell’Impero Romano e nelle nazioni straniere, con le quali Roma aveva dei trattati, portando il nuovo Vangelo del Regno dei cieli. Anche il regno di Erode contribuì molto all’ulteriore mescolanza delle filosofie ebraica ed ellenistica.

Erode costruì il porto di Cesarea, che contribuì ancor più a fare della Palestina il crocevia del mondo civilizzato. Egli morì nell’anno 4 a.C., e suo figlio Erode Antipa governò la Galilea e la Perea durante la giovinezza ed il ministero di Gesù, fino all’anno 39 dopo Cristo. Come suo Padre, Antipa era un grande costruttore. Egli ricostruì molte città della Galilea, compreso l’importante centro commerciale di Sefforis.

I Galilei non godevano del pieno favore dei capi religiosi e degli insegnanti rabbinici di Gerusalemme. Quando nacque Gesù la Galilea era più gentile che ebrea.

3. Tra i Gentili

Sebbene le condizioni economiche e sociali dello Stato romano non fossero dell’ordine più elevato, la pace interna e la prosperità generale erano propizie al conferimento di Gesù. Nel primo secolo dopo Cristo la società del mondo mediterraneo era formata da cinque classi sociali ben definite:

1. L’aristocrazia. Le classi superiori con denaro e potere ufficiali, i gruppi privilegiati e dirigenti.

2. I gruppi d’affari. I principi mercanti ed i banchieri, i commercianti - i grandi importatori ed esportatori - i mercanti internazionali.

3. La classe media poco numerosa. Benché questo gruppo fosse veramente ristretto, era molto influente e fornì la spina dorsale morale della Chiesa cristiana primitiva, che incoraggiò questi gruppi a continuare nei loro vari mestieri e commerci. Tra gli Ebrei, molti Farisei appartenevano a questa classe di commercianti.

4. Il proletariato libero. Questo gruppo aveva una condizione sociale molto bassa o insignificante. Benché fieri della loro libertà, gli appartenenti a questo gruppo erano molto svantaggiati perché erano costretti a competere con la manodopera degli schiavi. Le classi superiori li consideravano con disprezzo, ritenendoli inutili salvo che per la “riproduzione”.

5. Gli schiavi. Metà della popolazione dello Stato romano era composta da schiavi; molti di loro erano individui superiori e si facevano rapidamente strada tra il proletariato libero ed anche nel commercio. La maggior parte di loro era mediocre e molto inferiore.

La schiavitù, anche di popoli superiori, era una caratteristica delle conquiste militari romane. Il potere del padrone sul suo schiavo era assoluto. La Chiesa cristiana primitiva era largamente composta dalle classi inferiori e da questi schiavi.

Gli schiavi superiori ricevevano spesso dei salari e risparmiando i loro guadagni potevano acquistare la loro libertà. Molti di questi schiavi emancipati si elevarono ad alte posizioni nello Stato, nella Chiesa e nel mondo degli affari. E furono proprio queste possibilità che resero la Chiesa cristiana primitiva così tollerante verso questa forma modificata di schiavitù.

Nel primo secolo dopo Cristo non c’erano problemi sociali molto estesi nell’Impero Romano. La maggior parte della popolazione si considerava come appartenente a quel gruppo in cui casualmente era nata. C’era sempre una porta aperta attraverso la quale gli individui dotati e capaci potevano elevarsi dagli strati inferiori a quelli superiori della società romana, ma la gente era generalmente contenta del proprio rango sociale. Non c’era coscienza di classe, né essi consideravano queste distinzioni di classe come ingiuste o cattive. Il Cristianesimo non era in alcun senso un movimento economico avente per scopo il miglioramento delle miserie delle classi inferiori.

Sebbene le donne godessero di maggior libertà in tutto l’Impero Romano rispetto alla loro posizione limitata in Palestina, la devozione familiare e l’affetto naturale degli Ebrei superavano di gran lunga quelli del mondo dei Gentili.

4. La filosofia dei Gentili

Dal punto di vista morale i Gentili erano un po’ inferiori agli Ebrei, ma esisteva nel cuore dei Gentili più nobili un vasto terreno di bontà naturale ed un affetto umano potenziale in cui era possibile al seme del Cristianesimo germogliare e produrre un abbondante raccolto di carattere morale e di realizzazione spirituale. Il mondo dei Gentili era allora dominato da quattro grandi filosofie, tutte più o meno derivate dal Platonismo iniziale dei Greci. Queste scuole di filosofia erano:

1. Gli Epicurei. Questa scuola di pensiero era consacrata alla ricerca della felicità. I migliori Epicurei non si abbandonavano ad eccessi sensuali. Questa dottrina contribuì almeno a liberare i Romani da una forma nefasta di fatalismo; essa insegnava che gli uomini potevano fare qualcosa per migliorare la loro condizione terrena. Essa combatteva efficacemente la superstizione ignorante.

2. Gli Stoici. Lo Stoicismo era la filosofia superiore delle classi più elevate. Gli Stoici credevano che una Ragione-Destino regolatrice dominasse tutta la natura. Essi insegnavano che l’anima dell’uomo era divina ed imprigionata nel corpo cattivo di natura fisica. L’anima dell’uomo raggiungeva la libertà vivendo in armonia con la natura, con Dio; così la virtù diveniva la sua stessa ricompensa. Lo Stoicismo si elevò ad una moralità sublime, ad ideali che non furono mai superati dopo di allora da alcun sistema di filosofia puramente umano. Mentre gli Stoici professavano di essere la “discendenza di Dio”, non riuscirono a conoscerlo e dunque a trovarlo. Lo Stoicismo restò una filosofia; non divenne mai una religione. I suoi adepti cercavano di sintonizzare le loro menti con l’armonia della Mente Universale, ma non giunsero a considerare se stessi come i figli di un Padre amorevole. Paolo era fortemente incline allo Stoicismo quando scrisse: “In qualunque condizione mi trovi, ho imparato ad esserne contento.”

3. I Cinici. Benché i Cinici facessero risalire la loro filosofia a Diogene di Atene, derivavano gran parte della loro dottrina dalle vestigia degli insegnamenti di Machiventa Melchizedek. In passato il Cinismo era stato più una religione che una filosofia. Almeno i Cinici resero democratica la loro religione-filosofia. Nelle campagne e sulle piazze dei mercati essi predicavano continuamente la loro dottrina che “l’uomo poteva salvarsi se voleva”. Essi predicavano la semplicità e la virtù e spingevano gli uomini ad affrontare la morte senza paura. Questi predicatori Cinici itineranti contribuirono molto a preparare il popolo spiritualmente affamato alla venuta dei successivi missionari cristiani. Il loro piano di predicazione popolare seguiva molto il modello delle Epistole di Paolo ed era in accordo con il suo stile.

4. Gli Scettici. Lo scetticismo affermava che la conoscenza era fallace e che la convinzione e la certezza erano impossibili. Era un atteggiamento puramente negativo e non si diffuse mai molto.

Queste filosofie erano semireligiose; erano spesso fortificanti, etiche e nobilitanti, ma il loro livello era generalmente troppo elevato per il popolo comune. Ad eccezione forse del Cinismo, esse erano filosofie per i forti ed i sapienti, non religioni di salvezza anche per i poveri e i deboli.