CAP 32.L’ultimo discorso al tempio

POCO dopo le due di questo martedì pomeriggio, Gesù, accompagnato da undici apostoli, da Giuseppe d’Arimatea, dai trenta Greci e da alcuni altri discepoli, arrivò al tempio e cominciò a pronunciare il suo ultimo discorso nei cortili del sacro edificio. Questo discorso intendeva essere il suo ultimo appello al popolo ebreo e l’accusa finale contro i suoi veementi nemici che cercavano di distruggerlo - gli Scribi, i Farisei, i Sadducei ed i principali dirigenti d’Israele. Per tutta la mattinata i vari gruppi avevano avuto l’opportunità d’interrogare Gesù; questo pomeriggio nessuno gli pose una domanda.

Quando il Maestro cominciò a parlare, il cortile del tempio era tranquillo e ordinato. I cambiavalute ed i mercanti non avevano osato entrare di nuovo nel tempio dopo che Gesù e la folla eccitata li avevano cacciati fuori il giorno precedente. Prima di cominciare il discorso, Gesù guardò con tenerezza questo uditorio che avrebbe ascoltato tra poco il suo misericordioso saluto pubblico di addio all’umanità, unito alla sua ultima denuncia dei falsi educatori e dei capi settari degli Ebrei.

1. Il discorso

“Sono stato a lungo con voi, andando su e giù per il paese a proclamare l’amore del Padre per i figli degli uomini, e molti hanno visto la luce e, grazie alla fede, sono entrati nel regno dei cieli. In connessione con questo insegnamento e con questa predicazione il Padre ha compiuto molte opere meravigliose, persino la risurrezione dalla morte. Molti ammalati ed afflitti sono stati risanati perché credevano; ma tutta questa proclamazione della verità e questa guarigione di malattie non hanno aperto gli occhi di coloro che rifiutano di vedere la luce, di coloro che sono determinati a respingere questo Vangelo del Regno.

“In ogni modo compatibile con il compimento della volontà di mio Padre, io ed i miei apostoli abbiamo fatto l’impossibile per vivere in pace con i nostri fratelli, per conformarci alle esigenze ragionevoli delle leggi di Mosè e delle tradizioni d’Israele. Abbiamo persistentemente cercato la pace, ma i capi d’Israele non vogliono averla. Respingendo la verità di Dio e la luce del cielo, essi si stanno schierando dalla parte dell’errore e delle tenebre. Non può esservi pace tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte, tra la verità e l’errore.

“Molti di voi hanno osato credere ai miei insegnamenti e sono già entrati nella gioia e nella libertà della coscienza della filiazione con Dio. E voi mi renderete testimonianza che io ho offerto questa stessa filiazione con Dio a tutta la nazione ebrea, anche a questi stessi uomini che cercano ora la mia distruzione. Anche ora mio Padre riceverebbe questi educatori ciechi e questi capi ipocriti se solo volessero rivolgersi a lui ed accettare la sua misericordia. Anche ora non è troppo tardi perché questo popolo riceva la parola del cielo ed accolga favorevolmente il Figlio dell’Uomo.

“Mio Padre ha trattato a lungo con misericordia questo popolo. Generazione dopo generazione noi abbiamo inviato i nostri profeti per istruirli ed avvertirli, e generazione dopo generazione essi hanno ucciso questi istruttori inviati dal cielo. Ed ora i vostri ostinati sommi sacerdoti ed i vostri capi testardi stanno per fare esattamente questa stessa cosa. Come Erode ha provocato la morte di Giovanni, voi similmente vi preparate ora ad uccidere il Figlio dell’Uomo.

“Fintanto che c’è una possibilità che gli Ebrei si rivolgano a mio Padre e cerchino la salvezza, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe terrà le sue mani misericordiose tese verso di voi; ma una volta che avrete riempito la vostra coppa d’impenitenza e una volta che avrete definitivamente respinto la misericordia di mio Padre, questa nazione sarà abbandonata alle proprie decisioni e sarà rapidamente votata ad una fine ingloriosa. Questo popolo era chiamato a divenire la luce del mondo, a mostrare la gloria spirituale di una razza che conosce Dio, ma voi vi siete talmente allontanati dal compimento dei vostri privilegi divini che i vostri capi stanno per commettere la follia suprema di tutte le ere, nel senso che sono sul punto di respingere definitivamente il dono di Dio a tutti gli uomini e per tutte le ere - la rivelazione dell’amore del Padre che è nei cieli per tutte le sue creature sulla terra.

“E quando avrete respinto questa rivelazione di Dio agli uomini, il regno dei cieli sarà dato ad altri popoli, a coloro che lo riceveranno con gioia e felicità. Nel nome del Padre che mi ha mandato, vi avverto solennemente che state per perdere la vostra posizione nel mondo come portabandiera della verità eterna e custodi della legge divina. Io vi sto offrendo ora la vostra ultima opportunità di farvi avanti e di pentirvi, di manifestare la vostra intenzione di cercare Dio con tutto il vostro cuore e di entrare, come dei bambini e con fede sincera, nella sicurezza e nella salvezza del regno dei cieli.

“Mio Padre ha operato a lungo per la vostra salvezza, ed io sono sceso a vivere tra voi e a mostrarvi personalmente la via. Molti Ebrei e Samaritani, ed anche Gentili, hanno creduto al Vangelo del Regno, ma quelli che avrebbero dovuto essere i primi a farsi avanti ed accettare la luce del cielo hanno ostinatamente rifiutato di credere alla rivelazione della verità di Dio - Dio rivelato nell’uomo e l’uomo elevato a Dio.

“Questo pomeriggio i miei apostoli stanno qui di fronte a voi in silenzio, ma sentirete presto le loro voci annunciare la chiamata alla salvezza e l’esortazione ad unirsi al regno celeste come figli del Dio vivente. Ed ora io chiamo a testimoni questi miei discepoli e credenti nel Vangelo del Regno, come pure i messaggeri invisibili al loro fianco, che ho offerto ancora una volta ad Israele e ai suoi capi la liberazione e la salvezza. Ma voi tutti vedete come la misericordia del Padre è disdegnata e come i messaggeri della verità sono respinti. Ciononostante, io vi avverto che questi Scribi e Farisei siedono ancora sul seggio di Mosè, e perciò, fino a che gli Altissimi che governano nei regni degli uomini non abbatteranno alla fine questa nazione e non distruggeranno il luogo in cui sono questi capi, vi chiedo di cooperare con questi anziani d’Israele. Non è necessario che vi uniate ai loro piani per distruggere il Figlio dell’Uomo, ma in tutto ciò che concerne la pace d’Israele voi dovrete sottomettervi a loro. In tutte queste materie fate tutto ciò che vi chiedono ed osservate i fondamenti della legge, ma non imitate le loro cattive azioni. Ricordatevi, il peccato di questi capi è questo: essi dicono ciò che è bene, ma non lo fanno. Voi sapete bene come questi capi legano pesanti fardelli sulle vostre spalle, fardelli gravosi da portare, e che non alzano nemmeno un dito per aiutarvi a portare questi pesanti fardelli. Essi vi hanno oppressi con cerimonie e resi schiavi per mezzo delle tradizioni.

“Inoltre questi capi egocentrici si compiacciono di fare le loro buone opere in modo da essere visti dagli uomini. Essi ingrandiscono i loro filatteri ed allargano il bordo delle loro vesti ufficiali. Cercano i posti migliori nelle feste ed esigono i seggi più importanti nelle sinagoghe. Bramano saluti di elogio nelle piazze del mercato e desiderano essere chiamati rabbi da tutti gli uomini. E mentre cercano tutti questi onori dagli uomini, segretamente prendono le case delle vedove e traggono profitto dai servizi del tempio sacro. Per finzione questi ipocriti fanno lunghe preghiere in pubblico e danno elemosine per attirare l’attenzione dei loro concittadini.

“Mentre dovreste onorare i vostri capi e riverire i vostri maestri, non dovreste chiamare nessun uomo Padre in senso spirituale, perché c’è uno solo che è vostro Padre, cioè Dio. Né dovreste cercare di tiranneggiare i vostri fratelli nel regno. Ricordatevi, io vi ho insegnato che colui che vorrebbe essere il più grande tra voi dovrebbe divenire il servitore di tutti. Se pretenderete di esaltarvi davanti a Dio, sarete certamente umiliati; ma chi veramente umilia se stesso sarà certamente esaltato. Nella vostra vita quotidiana cercate, non la vostra glorificazione, ma la gloria di Dio. Subordinate intelligentemente la vostra volontà alla volontà del Padre che è nei cieli.

“Non fraintendete le mie parole. Io non ho malanimo contro questi sommi sacerdoti e dirigenti che anche ora cercano la mia distruzione; non ho rancore per questi Scribi e Farisei che respingono i miei insegnamenti. So che molti di voi credono in segreto, e so che professerete apertamente la vostra devozione al regno quando verrà la mia ora. Ma come si giustificheranno i vostri rabbini, poiché professano di parlare con Dio e poi osano respingere e distruggere colui che viene a rivelare il Padre ai mondi?

“Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! Voi vorreste chiudere le porte del regno dei cieli agli uomini sinceri perché si trovano nell’ignoranza nel senso del vostro insegnamento. Voi rifiutate di entrare nel regno e allo stesso tempo fate tutto quanto è in vostro potere per impedire agli altri di entrarvi. Voi girate le spalle alle porte della salvezza e lottate contro tutti coloro che vorrebbero entrarvi.

“Guai a voi, Scribi e Farisei, ipocriti che siete! Perché in verità percorrete terra e mare per fare un proselito, e quando vi siete riusciti non siete soddisfatti fino a che non l’avete reso due volte peggiore che se fosse un figlio dei pagani.

“Guai a voi, gran sacerdoti e dirigenti che v’impadronite delle proprietà dei poveri ed esigete pesanti imposte da coloro che vorrebbero servire Dio come loro credono abbia ordinato Mosè! Voi che rifiutate di mostrare misericordia, potete sperare misericordia nei mondi futuri?

“Guai a voi, falsi insegnanti, guide cieche! Che cosa ci si può aspettare da una nazione quando il cieco conduce il cieco? Entrambi cadranno nell’abisso della distruzione.

“Guai a voi che vi nascondete quando fate un giuramento! Voi siete degli imbroglioni poiché insegnate che un uomo può prestare giuramento per il tempio e rompere il suo giuramento, ma che chi ha giurato per l’oro del tempio deve rimanere obbligato. Voi siete tutti sciocchi e ciechi. Non siete nemmeno logici nella vostra disonestà, perché che cos’è più grande, l’oro o il tempio che si ritiene abbia santificato l’oro? Voi insegnate anche che se un uomo giura per l’altare, ciò non significa nulla; ma che se uno giura per il dono che è sull’altare, allora sarà ritenuto debitore. Anche in questo caso siete ciechi alla verità, perché che cos’è più grande, il dono o l’altare che santifica il dono? Come potete giustificare una tale ipocrisia e disonestà davanti al Dio del cielo?

“Guai a voi, Scribi e Farisei e tutti gli altri ipocriti, che vi assicurate di donare la decima della menta, dell’anice e del cumino e allo stesso tempo trascurate le materie più importanti della legge - fede, misericordia e giudizio! A ragione avreste dovuto fare le prime, ma non avreste dovuto lasciare non fatte le altre. Voi siete veramente delle guide cieche e degli sciocchi educatori; voi filtrate il moscerino ed inghiottite il cammello.

“Guai a voi, Scribi, Farisei ed ipocriti! Perché siete scrupolosi nel pulire l’esterno della coppa e del piatto, ma all’interno lasciate la sporcizia dell’estorsione, degli eccessi e dell’inganno. Voi siete spiritualmente ciechi. Non riconoscete quanto sarebbe molto meglio pulire prima l’interno della coppa, ed allora ciò che si spande fuori pulirebbe da se stesso l’esterno? Voi reprobi malvagi! Compite gli atti esteriori della vostra religione per conformarvi alla lettera della vostra interpretazione della legge di Mosè, mentre le vostre anime sono immerse nell’iniquità e sono piene d’intenzioni omicide.

“Guai a voi tutti che respingete la verità e rifiutate la misericordia! Molti di voi sono simili a sepolcri imbiancati, che esternamente sembrano belli, ma all’interno sono pieni di ossa di uomini morti e di ogni sorta d’impurità. Così anche voi che rigettate coscientemente il consiglio di Dio apparite esteriormente agli uomini come santi e giusti, ma internamente il vostro cuore è pieno d’ipocrisia e d’iniquità.

“Guai a voi, false guide di una nazione! Avete eretto laggiù un monumento ai profeti martirizzati di un tempo, mentre complottate di distruggere colui di cui essi hanno parlato. Voi ornate le tombe dei giusti e vi vantate che, se aveste vissuto ai tempi dei vostri padri, non avreste ucciso i profeti; e poi a fronte di questo pensiero farisaico vi preparate ad assassinare colui di cui i profeti hanno parlato, il Figlio dell’Uomo. Poiché fate queste cose, testimoniate verso voi stessi che siete i figli perversi di coloro che hanno ucciso i profeti. Continuate, dunque, e riempite fino all’orlo la coppa della vostra condanna!

“Guai a voi, figli del male! Giovanni vi ha chiamati giustamente razza di vipere, ed io vi chiedo come potrete sfuggire al giudizio che Giovanni ha pronunciato contro di voi?

“Ma anche ora io vi offro nel nome di mio Padre misericordia e perdono; anche ora vi tendo la mano amorevole della comunione eterna. Mio Padre vi ha mandato i saggi e i profeti; alcuni li avete perseguitati ed altri li avete uccisi. Allora apparve Giovanni proclamando la venuta del Figlio dell’Uomo, e voi l’avete ucciso dopo che molti avevano creduto al suo insegnamento. Ed ora vi preparate a versare ancora del sangue innocente. Non comprendete che verrà un terribile giorno di giudizio universale in cui il Giudice di tutta la terra esigerà da questo popolo un rendiconto per il modo in cui essi hanno respinto, perseguitato e ucciso questi messaggeri del cielo? Non comprendete che dovrete rendere conto di tutto questo sangue dei giusti, dal primo profeta ucciso fino ai tempi di Zaccaria, che fu assassinato tra il santuario e l’altare? Se voi perseverate nelle vostre cattive strade, questa resa dei conti può essere richiesta in questa stessa generazione.

“O Gerusalemme e figli di Abramo, voi che avete lapidato i profeti e ucciso i maestri che vi furono mandati, anche ora vorrei riunire i vostri figli come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali, ma voi non lo volete!

“Ed ora io mi congedo da voi. Voi avete ascoltato il mio messaggio e avete preso la vostra decisione. Coloro che hanno creduto al mio Vangelo sono già salvi nel regno di Dio. A voi che avete scelto di respingere il dono di Dio, dico che non mi vedrete più insegnare nel tempio. La mia opera per voi è finita. Ecco, io esco ora con i miei figli, e la vostra casa è lasciata a voi nella desolazione!”

E poi il Maestro fece segno ai suoi discepoli di lasciare il tempio.

2. Lo status dei singoli Ebrei

Il fatto che i dirigenti spirituali e gli insegnanti religiosi della nazione ebraica abbiano respinto un tempo gli insegnamenti di Gesù e cospirato per provocare la sua morte crudele, non incide in alcun modo sullo status del singolo Ebreo nella sua posizione davanti a Dio. E ciò non dovrebbe spingere coloro che professano di essere seguaci del Cristo a mantenere dei pregiudizi contro gli Ebrei come loro simili mortali. Gli Ebrei, come nazione, come gruppo sociopolitico, hanno pagato in pieno il terribile prezzo di aver respinto il Principe della Pace. Essi hanno cessato da lungo tempo di essere i porta-fiaccola spirituali della verità divina presso le razze dell’umanità, ma ciò non costituisce una ragione valida perché ai singoli discendenti di questi Ebrei di un tempo siano fatte patire le persecuzioni che sono state inflitte loro da intolleranti, indegni e settari professati credenti in Gesù di Nazaret, che era, lui stesso, un Ebreo di nascita naturale.

Molte volte quest’odio e questa persecuzione irragionevoli e indegni del modello di Cristo contro gli Ebrei contemporanei, sono terminati nella sofferenza e nella morte di un Ebreo innocente e inoffensivo, i cui antenati, al tempo di Gesù, avevano sinceramente accettato il suo Vangelo ed erano subito morti stoicamente per quella verità alla quale credevano con tutto il cuore. Quale brivido d’orrore passa sugli esseri celesti che stanno osservando, quando vedono i pretesi credenti in Gesù compiacersi nel perseguitare, molestare ed anche uccidere i discendenti successivi di Pietro, di Filippo, di Matteo e di altri Ebrei della Palestina che donarono così gloriosamente la loro vita come primi martiri del Vangelo del Regno dei cieli!

Quanto è crudele e assurdo costringere dei figli innocenti a soffrire per i peccati dei loro progenitori, misfatti che essi ignorano completamente e di cui non possono in alcun modo essere responsabili! E si compiono tali cattive azioni nel nome di uno che ha insegnato ai suoi discepoli ad amare anche i loro nemici! È divenuto necessario, in questo racconto della vita di Gesù, descrivere il modo in cui taluni dei suoi connazionali ebrei lo respinsero e cospirarono per provocare la sua morte infamante. Ma la presentazione di qesto racconto storico non giustifica in alcun modo l’odio ingiusto, né perdona l’iniquo atteggiamento mentale che così tanti professati cristiani hanno mantenuto verso i singoli Ebrei per molti secoli. I credenti nel regno, coloro che seguono gli insegnamenti di Gesù, devono cessare di maltrattare il singolo Ebreo come fosse colpevole del ripudio e della crocifissione di Gesù. Il Padre e suo Figlio Creatore non hanno mai cessato di amare gli Ebrei. Dio non fa eccezione di persone, e la salvezza è per tutti, per gli Ebrei quanto per i Gentili.

3. La riunione decisiva del Sinedrio

La riunione decisiva del Sinedrio fu convocata per le otto di questo martedì sera. In molte occasioni precedenti questa corte suprema della nazione ebraica aveva ufficiosamente decretato la morte di Gesù. Molte volte questo augusto corpo dirigente aveva determinato di porre fine alla sua opera, ma mai prima aveva deciso di arrestarlo e di determinare la sua morte a qualsiasi costo. Fu poco prima di mezzanotte di questo martedì 4 aprile dell’anno 30 d.C. che il Sinedrio, qual era allora costituito, votò ufficialmente e all’unanimità d’infliggere la pena di morte sia a Gesù che a Lazzaro. Questa fu la risposta all’ultimo appello del Maestro ai dirigenti degli Ebrei, che egli aveva fatto nel tempio solo poche ore prima, e rappresentava la loro reazione di aspro risentimento verso l’ultima vigorosa accusa di Gesù contro questi stessi gran sacerdoti ed impenitenti Sadducei e Farisei. L’approvazione della condanna a morte del Figlio di Dio (prima ancora del suo giudizio) fu la replica del Sinedrio all’ultima offerta di misericordia celeste, da estendersi alla nazione ebraica in quanto tale.

A partire da questo momento gli Ebrei furono lasciati terminare il loro breve periodo di vita nazionale in completa conformità con il loro status puramente umano tra le nazioni della Terra. Israele aveva ripudiato il Figlio del Dio che aveva fatto un patto con Abramo, ed il piano destinato a fare dei figli di Abramo i portatori della luce della verità al mondo era stato distrutto. L’alleanza divina era stata abrogata e la fine della nazione ebraica si avvicinava a grandi passi.

Gli ufficiali del Sinedrio ricevettero l’ordine di arrestare Gesù il mattino successivo presto, ma con istruzioni che non doveva essere preso in pubblico. Essi dovevano organizzarsi per arrestarlo in segreto, preferibilmente all’improvviso e di notte. Comprendendo che egli poteva non tornare quel giorno (mercoledì) per insegnare nel tempio, essi ordinarono a questi ufficiali del Sinedrio di “condurlo davanti all’alta corte ebraica al più tardi entro mezzanotte di giovedì”.

4. La situazione a Gerusalemme

Al termine dell’ultimo discorso di Gesù nel tempio, gli apostoli furono lasciati ancora una volta nella confusione e nella costernazione. Prima che il Maestro cominciasse la sua terribile requisitoria contro i dirigenti ebrei, Giuda era tornato al tempio, cosicché tutti i dodici ascoltarono questa seconda metà dell’ultimo discorso di Gesù nel tempio. È un peccato che Giuda Iscariota non avesse ascoltato la prima metà con la profferta di misericordia di questo discorso di addio. Egli non aveva ascoltato quest’ultima offerta di misericordia ai capi ebrei perché era ancora in riunione con un gruppo di parenti ed amici Sadducei con i quali aveva mangiato e con cui aveva conferito sul modo più appropriato di dissociarsi da Gesù e dai suoi compagni apostoli. Fu mentre ascoltava l’accusa finale del Maestro ai capi e ai dirigenti ebrei che Giuda decise di abbandonare definitivamente e completamente il movimento evangelico e di lavarsi le mani dell’intera impresa. Ciononostante egli lasciò il tempio in compagnia dei dodici, andò con loro sul Monte Oliveto, dove, con i suoi compagni apostoli, ascoltò il discorso sulla distruzione di Gerusalemme e sulla fine della nazione ebraica, e rimase con loro quel martedì notte nel nuovo campo vicino a Getsemani.

La folla che ascoltò Gesù passare dal suo misericordioso appello ai dirigenti ebrei a quell’improvviso ed aspro rimprovero che rasentava una spietata accusa, rimase stordita e confusa. Quella sera, mentre il Sinedrio pronunciava la sentenza di morte contro Gesù, e mentre il Maestro stava con i suoi apostoli e alcuni dei suoi discepoli sul Monte degli Olivi predicendo la morte della nazione ebraica, tutta Gerusalemme si era impegnata nella seria e prudente discussione di una sola domanda: “Che cosa faranno di Gesù?”

A casa di Nicodemo più di trenta eminenti Ebrei che credevano segretamente nel regno si riunirono e discussero quale condotta avrebbero dovuto seguire nel caso fosse avvenuta un’aperta rottura con il Sinedrio. Tutti i presenti furono d’accordo che avrebbero fatto aperta ammissione della loro devozione al Maestro nello stesso momento in cui avessero avuto notizia del suo arresto. E questo è proprio ciò che fecero.

I Sadducei, che ora controllavano e dominavano il Sinedrio, erano desiderosi di sbarazzarsi di Gesù per le seguenti ragioni:

1. Essi temevano che il crescente favore popolare con cui la moltitudine lo considerava minacciasse di compromettere l’esistenza della nazione ebraica per un possibile conflitto con le autorità romane.

2. Il suo zelo per la riforma del tempio riduceva direttamente i loro profitti; la purificazione del tempio toccava le loro borse.

3. Essi si sentivano responsabili della conservazione dell’ordine sociale e temevano le conseguenze dell’ulteriore espansione della strana e nuova dottrina di Gesù sulla fratellanza degli uomini.

I Farisei avevano motivi differenti per desiderare di vedere Gesù messo a morte. Essi lo temevano perché:

1. Egli si era schierato in fiera opposizione alla loro influenza tradizionale sul popolo. I Farisei erano ultraconservatori e si risentirono profondamente per questi attacchi ritenuti radicali contro il loro acquisito prestigio come insegnanti religiosi.

2. Essi sostenevano che Gesù era un violatore della legge; che aveva mostrato un disprezzo totale per il sabato e per numerose altre prescrizioni legali e cerimoniali.

3. Essi lo accusavano di bestemmia perché alludeva a Dio come fosse suo Padre.

4. Ed ora essi erano fortemente irritati con lui a causa del suo ultimo discorso di dura accusa che aveva pronunciato in questo giorno nel tempio come parte conclusiva del suo saluto di addio.

Il Sinedrio, avendo ufficialmente decretato la morte di Gesù ed avendo impartito gli ordini per il suo arresto, tolse la seduta questo martedì verso mezzanotte, dopo aver convenuto di riunirsi il mattino seguente alle dieci a casa del sommo sacerdote Caifa per formulare le accuse secondo le quali Gesù sarebbe stato portato in giudizio.

Un piccolo gruppo di Sadducei aveva in effetti proposto di eliminare Gesù assassinandolo, ma i Farisei rifiutarono assolutamente di appoggiare un tale procedimento.

Questa era la situazione a Gerusalemme e tra gli uomini in questo giorno movimentato, mentre un vasto concorso di esseri celesti si librava su questa scena terrena, ansiosi di fare qualcosa per aiutare il loro amato Sovrano, ma impossibilitati ad agire perché doveva essere fatta la volontà del Padre.

5. Il martedì sera sul Monte Oliveto

QUESTO martedì pomeriggio, mentre Gesù e gli apostoli uscivano dal tempio per andare al campo di Getsemani, Matteo, attirando l’attenzione sulla struttura del tempio, disse: “Maestro, osserva lo stile di queste costruzioni. Guarda le pietre massicce ed il magnifico ornamento; è possibile che questi edifici vengano distrutti?” Mentre proseguivano verso l’Oliveto, Gesù disse: “Voi vedete queste pietre e questo tempio massiccio; in verità, in verità vi dico che nei giorni che presto verranno non sarà lasciata una pietra sull’altra. Saranno tutte abbattute.” Questi commenti che descrivevano la distruzione del tempio sacro suscitarono la curiosità degli apostoli che camminavano dietro il Maestro; essi non riuscivano a concepire alcun evento, salvo la fine del mondo, che potesse causare la distruzione del tempio.

Per evitare la folla che procedeva lungo la valle del Cedron verso Getsemani, Gesù ed i suoi collaboratori pensarono di risalire per un breve tratto il versante occidentale dell’Oliveto e poi di seguire un sentiero che portava al loro campo privato vicino a Getsemani, situato poco sopra la zona del campeggio pubblico. Quando girarono per lasciare la strada che portava a Betania, essi contemplarono il tempio, glorificato dai raggi del sole che tramontava. E mentre sostavano sul monte, videro accendersi le luci della città ed ammirarono la bellezza del tempio illuminato; e là, sotto la dolce luce della luna piena, Gesù e i dodici si sedettero. Il Maestro parlò con loro e Natanaele pose subito questa domanda: “Dicci, Maestro, come sapremo quando staranno per accadere questi avvenimenti?”

6. La distruzione di Gerusalemme

In risposta alla domanda di Natanaele, Gesù disse: “Sì, vi parlerò del tempo in cui questo popolo avrà riempito la coppa della sua iniquità, in cui la giustizia si abbatterà rapidamente su questa città dei nostri padri. Io sto per lasciarvi, vado dal Padre. Dopo che vi avrò lasciato, fate attenzione che nessuno v’inganni, perché molti verranno come liberatori e indurranno in errore molte persone. Quando sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre non siate turbati, perché, anche se accadranno tutte queste cose, la fine di Gerusalemme non sarà ancora imminente. Non allarmatevi per carestie o terremoti, né preoccupatevi quando sarete consegnati alle autorità civili e sarete perseguitati a causa del Vangelo. Voi sarete espulsi dalla sinagoga e messi in prigione a causa mia, e alcuni di voi saranno uccisi. Quando sarete tradotti davanti ai governatori e ai capi, ciò sarà per testimoniare la vostra fede e per mostrare la vostra fermezza nel Vangelo del Regno. E quando comparirete davanti ai giudici, non preoccupatevi in anticipo di ciò che dovrete dire, perché lo spirito v’insegnerà in quello stesso momento ciò che dovrete rispondere ai vostri avversari. In questi giorni di travaglio, anche i vostri stessi parenti, sotto il comando di coloro che hanno respinto il Figlio dell’Uomo, vi consegneranno alla prigione e alla morte. Per un certo tempo voi potrete essere odiati da tutti gli uomini a causa mia, ma anche durante queste persecuzioni io non vi abbandonerò; il mio spirito non vi lascerà. Siate pazienti! Non abbiate dubbi sul fatto che questo Vangelo del Regno trionferà su tutti i nemici e, alla fine, sarà proclamato a tutte le nazioni.”

Gesù s’interruppe mentre guardava giù sulla città. Il Maestro realizzò che il rifiuto del concetto spirituale del Messia, la determinazione di aggrapparsi ostinatamente e ciecamente alla missione materiale del liberatore atteso, avrebbe condotto presto gli Ebrei ad un conflitto diretto con le potenti armate romane, e che una tale contesa sarebbe terminata soltanto con la distruzione finale e completa della nazione ebraica. Quando il suo popolo respinse il suo conferimento spirituale e rifiutò di ricevere la luce del cielo che brillava così misericordiosamente su di esso, suggellò con ciò la sua rovina come popolo indipendente con una missione spirituale speciale sulla terra. Anche i dirigenti ebrei riconobbero successivamente che era stata questa idea laica del Messia a condurre direttamente ai disordini che causarono alla fine la loro distruzione.

Poiché Gerusalemme doveva diventare la culla del movimento evangelico primitivo, Gesù non voleva che i suoi insegnanti e predicatori perissero nella terribile rovina del popolo ebreo in connessione con la distruzione di Gerusalemme; per questo egli diede queste istruzioni ai suoi seguaci. Gesù temeva molto che alcuni dei suoi discepoli fossero coinvolti in queste prossime rivolte e perissero così nella caduta di Gerusalemme.

Allora Andrea chiese: “Ma, Maestro, se la Città Santa ed il tempio saranno distrutti, e se tu non sei qui a dirigerci, quando dovremo abbandonare Gerusalemme?” Gesù disse: “Voi potete rimanere nella città dopo la mia partenza, anche durante questi tempi di travaglio e di accanita persecuzione, ma quando vedrete alla fine Gerusalemme accerchiata dalle armate romane dopo la rivolta dei falsi profeti, allora saprete che la desolazione è vicina; allora dovrete fuggire sulle montagne. Che nessun abitante della città e dei sobborghi si attardi a salvare alcunché, né coloro che sono fuori osino entrarvi. Ci sarà una grande tribolazione, perché questi saranno i giorni della vendetta dei Gentili. E dopo che avrete abbandonato la città, questo popolo disobbediente sarà passato a fil di spada o inviato prigioniero in tutte le nazioni; e così Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili. Nel frattempo, vi avverto, non lasciatevi ingannare. Se un uomo viene da voi dicendo: ‘Guarda, il Liberatore è qui’, o ‘Guarda, egli è là’, non credeteci, perché sorgeranno molti falsi educatori e molte persone saranno indotte in errore. Ma voi non dovreste essere ingannati, perché vi ho annunciato tutto ciò in anticipo.”

Gli apostoli rimasero seduti in silenzio per molto tempo sotto la luce della luna, mentre queste sconvolgenti predizioni del Maestro s’imprimevano nella loro mente disorientata. E fu in conformità a questo stesso avvertimento che praticamente l’intero gruppo di credenti e di discepoli fuggì da Gerusalemme alla prima apparizione delle truppe romane, trovando rifugio sicuro verso nord a Pella.

Anche dopo questo avvertimento esplicito, molti credenti in Gesù interpretarono queste predizioni come riferentisi ai cambiamenti che si sarebbero ovviamente prodotti in Gerusalemme quando la riapparizione del Messia avrebbe causato l’instaurazione della Nuova Gerusalemme e l’ampliamento della città per divenire la capitale del mondo. Nella loro mente questi Ebrei erano determinati a collegare la distruzione del tempio con la “fine del mondo”. Essi credevano che questa Nuova Gerusalemme avrebbe compreso tutta la Palestina; che la fine del mondo sarebbe stata seguita dall’apparizione immediata “dei nuovi cieli e della nuova terra”. E così non fu strano che Pietro dicesse: “Maestro, sappiamo che tutte le cose avranno fine quando appariranno i nuovi cieli e la nuova terra, ma come sapremo quando tu ritornerai per compiere tutto ciò?”

Quando Gesù udì ciò, rimase pensieroso per qualche istante e poi disse: “Voi vi sbagliate continuamente perché tentate sempre di collegare il nuovo insegnamento al vecchio; siete determinati a fraintendere tutto il mio insegnamento; insistete nell’interpretare il Vangelo secondo le vostre credenze stabilite. Ciononostante, tenterò d’illuminarvi.”

7. La seconda venuta del Maestro

In parecchie occasioni Gesù aveva fatto delle affermazioni che avevano indotto i suoi ascoltatori a dedurre che, sebbene egli intendesse lasciare presto questo mondo, sarebbe molto certamente ritornato per completare l’opera del regno dei cieli. Via via che cresceva nei suoi discepoli la convinzione che egli stesse per lasciarli, e dopo che fu partito da questo mondo, fu solo naturale che tutti i credenti si aggrappassero saldamente a queste promesse di ritorno. La dottrina della seconda venuta del Cristo fu così ben presto incorporata negli insegnamenti cristiani, e quasi tutte le generazioni successive di discepoli hanno devotamente creduto a questa verità ed atteso con fiducia che prima o poi egli venisse.

Se dovevano essere separati dal loro Signore e Maestro, questi primi discepoli e gli apostoli si aggrapparono ancor più a questa promessa del ritorno, e non tardarono ad associare la predetta distruzione di Gerusalemme a questa seconda venuta promessa. Ed essi continuarono ad interpretare in tal modo le sue parole nonostante che il Maestro, per tutta questa serata d’istruzione sul Monte Oliveto, si fosse particolarmente sforzato di prevenire proprio un tale errore.

Rispondendo ulteriormente alla domanda di Pietro, Gesù disse: “Perché vi aspettate ancora che il Figlio dell’Uomo sieda sul trono di Davide e sperate che i sogni materiali degli Ebrei saranno realizzati? Non vi ho detto in tutti questi anni che il mio regno non è di questo mondo? Le cose che voi ora osservate stanno per finire, ma ciò sarà un nuovo inizio dal quale il Vangelo del Regno si diffonderà nel mondo intero e questa salvezza sarà estesa a tutti i popoli. E quando il regno sarà giunto alla sua piena maturità, siate certi che il Padre Celeste non mancherà di visitarvi con una rivelazione ampliata della verità e con un’accresciuta dimostrazione di rettitudine, come ha già conferito su questo mondo colui che è divenuto il principe delle tenebre, e poi Adamo, che fu seguito da Melchizedek, e in questi giorni dal Figlio dell’Uomo. E così mio Padre continuerà a manifestare la sua misericordia e a mostrare il suo amore, anche a questo mondo oscuro e perverso. Anch’io, dopo che mio Padre mi avrà investito di ogni potere ed autorità, continuerò a seguire la vostra sorte e a guidarvi negli affari del regno con la presenza del mio spirito, che sarà presto sparso su tutta la carne. Anche se io sarò presente così presso di voi in spirito, prometto che ritornerò un giorno su questo mondo, dove ho vissuto questa vita nella carne ed ho compiuto l’esperienza simultanea di rivelare Dio all’uomo e di condurre l’uomo a Dio. Molto presto io dovrò lasciarvi e riprendere il lavoro che il Padre mi ha affidato, ma abbiate coraggio, perché un giorno ritornerò. Nel frattempo, il mio Spirito della Verità dell’ Universo vi conforterà e vi guiderà.

“Voi mi vedete ora debole e nella carne, ma quando ritornerò sarà con potenza ed in spirito. L’occhio di carne vede il Figlio dell’Uomo nella carne, ma solo l’occhio dello spirito vedrà il Figlio dell’Uomo glorificato dal Padre e che apparirà sulla terra nel suo stesso nome.

“Ma i tempi della riapparizione del Figlio dell’Uomo sono conosciuti soltanto nei consigli del Paradiso; nemmeno gli angeli del cielo sanno quando ciò avverrà. Tuttavia, voi dovreste comprendere che, quando questo Vangelo del Regno sarà stato proclamato a tutto il mondo per la salvezza di tutti i popoli, e quando sarà giunta la pienezza dell’era, il Padre vi manderà un altro conferimento e il Figlio dell’Uomo ritornerà per giudicare l’era.

“Ed ora, riguardo al travaglio di Gerusalemme di cui vi ho parlato, non passerà questa generazione senza che le mie parole siano compiute; ma per ciò che concerne i tempi del ritorno del Figlio dell’Uomo, nessuno in cielo o sulla terra può pretendere di parlarne. Ma voi dovreste essere accorti riguardo alla maturazione di un’era; dovreste essere vigili nel discernere i segni dei tempi. Voi sapete che quando il fico mostra i suoi rami teneri e fa uscire le sue foglie l’estate è vicina. Similmente, quando il mondo sarà passato per il lungo inverno della mentalità materialista e voi discernerete la venuta della primavera spirituale di una nuova dispensazione, saprete che l’estate di una nuova visitazione si avvicina.

“Ma qual è il significato di questo insegnamento sulla venuta del Figlio di Dio? Non percepite che, quando ciascuno di voi sarà chiamato ad abbandonare la sua lotta per la vita e a passare per il portale della morte, vi troverete nella presenza immediata del giudizio e sarete faccia a faccia con i fatti di una nuova dispensazione di servizio nel piano eterno del Padre infinito? Ciò che il mondo intero deve affrontare come un fatto letterale alla fine di un’era, voi, come individui, dovrete ciascuno affrontare molto certamente come esperienza personale quando arriverete alla fine della vostra vita naturale e procederete così in eterna progressione verso la perfezione del regno del Padre.”

Di tutti i discorsi che il Maestro fece ai suoi apostoli, nessuno mai generò in loro una confusione mentale maggiore di questo, pronunciato questo martedì sera sul Monte degli Olivi, sul duplice soggetto della distruzione di Gerusalemme e della sua seconda venuta. Vi fu, perciò, poca concordanza tra i successivi resoconti scritti basati sui ricordi di ciò che il Maestro disse in questa occasione straordinaria. Di conseguenza, quando gli scritti furono lasciati mancanti di gran parte di ciò che fu detto questo martedì sera, sorsero numerose tradizioni.

All’inizio del secondo secolo, un’apocalisse ebrea sul Messia scritta da un certo Selta, che era addetto alla corte dell’imperatore Caligola, fu interamente inserita nel Vangelo di Matteo e successivamente aggiunta (in parte) agli scritti di Marco e di Luca. Fu in questi scritti di Selta che apparve la parabola delle dieci vergini. Nessuna parte degli scritti evangelici soffrì mai di una tale ingannevole errata interpretazione come l’insegnamento di questa sera. Ma l’apostolo Giovanni non si lasciò mai confondere su questo punto.

Quando questi tredici uomini ripresero il loro cammino verso il campo, erano muti e sotto una grande tensione emotiva. Giuda si era definitivamente deciso ad abbandonare i suoi collaboratori. Era tardi quando Davide Zebedeo, Giovanni Marco ed un certo numero di discepoli eminenti accolsero Gesù e i dodici nel nuovo campo, ma gli apostoli non avevano voglia di dormire; essi volevano saperne di più sulla distruzione di Gerusalemme, sulla partenza del Maestro e sulla fine del mondo.

8. Il seguito della discussione al campo

Mentre una ventina di loro si riunivano attorno al fuoco del bivacco, Tommaso chiese: “Poiché tu devi ritornare per completare l’opera del regno, quale dovrà essere il nostro comportamento mentre sei lontano per occuparti degli affari del Padre?” Gesù, dopo averli guardati alla luce del fuoco, rispose:

“Anche tu, Tommaso, non riesci a comprendere ciò che ho detto. Non vi ho insegnato per tutto questo tempo che la vostra connessione con il regno è spirituale e individuale, che è interamente una questione di esperienza personale nello spirito per mezzo della realizzazione per fede che siete figli di Dio? Che cosa devo dire di più? La caduta delle nazioni, il crollo degli imperi, la distruzione degli Ebrei non credenti, la fine di un’era, anche la fine del mondo, che cosa hanno a che fare queste cose con uno che crede in questo Vangelo e che ha celato la sua vita nella sicurezza del regno eterno? Voi che conoscete Dio e che credete al Vangelo avete già ricevuto le assicurazioni della vita eterna. Poiché la vostra vita è stata vissuta nello spirito e per il Padre, niente può inquietarvi seriamente. I costruttori del regno, i cittadini accreditati dei mondi celesti, non devono essere disturbati da sconvolgimenti temporali o preoccupati da cataclismi terrestri. Che cosa importa a voi che credete in questo Vangelo del Regno se delle nazioni vengono rovesciate, se l’era finisce o se tutte le cose visibili vanno in rovina, poiché sapete che la vostra vita è il dono del Figlio e che è eternamente sicura nel Padre? Avendo vissuto la vita temporale con fede ed avendo prodotto i frutti dello spirito nella forma di rettitudine del servizio amorevole verso i vostri simili, voi potete guardare con fiducia alla prossima tappa nel cammino eterno con la stessa fede nella sopravvivenza che vi ha accompagnato attraverso la vostra prima avventura terrena di filiazione con Dio.

“Ogni generazione di credenti dovrebbe proseguire il suo lavoro, in vista del possibile ritorno del Figlio dell’Uomo, esattamente come ogni singolo credente prosegue il lavoro della sua vita in vista dell’inevitabile morte naturale sempre incombente. Una volta che vi siete stabiliti per fede come figli di Dio, nient’altro concerne la certezza della sopravvivenza. Ma non ingannatevi! Questa fede nella sopravvivenza è una fede vivente, e manifesta sempre più i frutti di quello spirito divino che l’ha ispirata inizialmente nel cuore umano. Il fatto che voi abbiate accettato una volta la filiazione nel regno celeste non vi salverà di fronte al rifiuto cosciente e persistente di quelle verità che concernono la fecondità spirituale progressiva dei figli di Dio nella carne. Voi che siete stati con me negli affari del Padre sulla terra, potete anche ora disertare il regno se costatate che non amate la via del servizio del Padre per l’umanità.

“In quanto individui, e come generazione di credenti, ascoltate mentre vi racconto una parabola: c’era un uomo importante che, prima di partire per un lungo viaggio in un paese lontano, chiamò tutti i suoi servi di fiducia davanti a lui e mise nelle loro mani tutti i suoi beni. Ad uno diede cinque talenti, ad un altro due, e ad altro uno. E così di seguito, per l’intero gruppo di servi stimati, egli affidò a ciascuno i suoi beni secondo le loro diverse capacità; e poi partì per il suo viaggio. Quando il loro signore fu partito, i suoi servi si misero al lavoro per trarre profitto dalle ricchezze loro affidate. Colui che aveva ricevuto cinque talenti cominciò immediatamente a commerciare con essi e molto presto ebbe fatto un profitto di altri cinque talenti. Allo stesso modo colui che aveva ricevuto due talenti ne ebbe presto guadagnato altri due. E così tutti questi servi fecero dei guadagni per il loro padrone, salvo colui che aveva ricevuto un solo talento. Egli si allontanò da solo e scavò un buco per terra dove nascose il denaro del suo padrone. Subito dopo il padrone di quei servi ritornò all’improvviso e convocò i suoi intendenti per un rendiconto. E quando furono tutti riuniti davanti al loro padrone, colui che aveva ricevuto i cinque talenti si fece avanti con il denaro che gli era stato affidato e portò cinque talenti in aggiunta, dicendo: ‘Signore, tu mi hai dato cinque talenti da investire, e sono felice di porgerti altri cinque talenti come mio guadagno.’ Ed allora il padrone gli disse: ‘Ben fatto, buono e fedele servitore, tu sei stato fedele nel poco; ora io ti farò amministratore di molto; partecipa subito della gioia del tuo padrone.’ Poi si fece avanti colui che aveva ricevuto i due talenti, dicendo: ‘Signore, tu hai consegnato nelle mie mani due talenti; ecco, io ho guadagnato questi altri due talenti.’ Ed il suo padrone gli disse allora: ‘Ben fatto, buono e fedele amministratore; anche tu sei stato fedele nel poco, ed ora io t’incaricherò su molto; partecipa della gioia del tuo padrone.’ E poi venne a rendere conto colui che aveva ricevuto un solo talento. Questo servo si fece avanti dicendo: ‘Signore, io ti ho conosciuto ed ho capito che eri un uomo astuto, perché ti aspettavi dei guadagni dove non avevi personalmente lavorato; perciò io ho avuto paura di rischiare alcunché di ciò che mi era stato affidato. Ho nascosto al sicuro il tuo talento nella terra; eccolo, tu hai ora ciò che ti appartiene.’ Ma il padrone rispose: ‘Tu sei un amministratore indolente e parassita. Con le tue stesse parole confessi che sapevi che avrei preteso da te un rendiconto con un ragionevole profitto, come quello che i tuoi diligenti compagni servitori mi hanno presentato oggi. Sapendo ciò, avresti dovuto quindi almeno aver messo il mio denaro nelle mani dei banchieri, affinché al mio ritorno io potessi aver ricevuto il mio con gli interessi.’ Ed allora questo signore disse al capo degli amministratori: ‘Togli quest’unico talento a questo servitore infruttuoso a dallo a quello che ha i dieci talenti.’

“A chiunque ha, sarà dato di più, e questi avrà in abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Non si può restare inoperosi negli affari del regno eterno. Mio Padre chiede a tutti i suoi figli di crescere in grazia e nella conoscenza della verità. Voi che conoscete queste verità, dovete produrre l’accrescimento dei frutti dello spirito e manifestare una devozione crescente al servizio disinteressato dei vostri simili che servono con voi. E ricordatevi che, nella misura in cui assistete il più umile dei miei fratelli, avrete reso questo servizio a me.

“È così che dovreste occuparvi del lavoro degli affari del Padre, ora ed in seguito, ed anche per l’eternità. Proseguite fino al mio ritorno. Eseguite fedelmente ciò che vi è affidato, e sarete allora pronti per la chiamata di rendiconto alla vostra morte. Ed avendo vissuto così per la gloria del Padre e per la soddisfazione del Figlio, entrerete con gioia e con piacere estremo nel servizio perpetuo del regno eterno.”

La verità è vivente; lo Spirito della Verità conduce sempre i figli della luce nei nuovi regni della realtà spirituale e del servizio divino. La verità non vi è data perché la cristallizziate in forme fisse, sicure ed onorate. La vostra rivelazione della verità deve essere elevata passando per la vostra esperienza personale, in modo che una nuova bellezza e reali guadagni spirituali saranno rivelati a tutti coloro che osservano i vostri frutti spirituali ed in conseguenza di ciò siano portati a glorificare il Padre che è nei cieli. Solo quei fedeli servitori che crescono in tal modo nella conoscenza della verità e che sviluppano così la capacità di apprezzamento divino delle realtà spirituali possono sperare di “partecipare pienamente della gioia del loro Signore”. Quale triste visione per le generazioni successive dei professati credenti in Gesù il dire, a proposito della loro gestione della verità divina: “Ecco, Maestro, è la verità che ci hai affidato cento o mille anni fa. Non abbiamo perso nulla; abbiamo preservato fedelmente tutto ciò che ci hai dato; non abbiamo consentito alcun cambiamento a ciò che ci hai insegnato; ecco qui la verità che ci hai dato.” Ma una tale giustificazione concernente l’indolenza spirituale non giustificherà agli occhi del Padrone l’amministratore improduttivo della verità. Conformemente alla verità affidata alle vostre mani il Padrone della verità esigerà un resoconto.

Nel prossimo mondo vi sarà chiesto di rendere conto delle vostre dotazioni e della gestione di questo mondo. Che i vostri talenti innati siano pochi o molti, si deve affrontare un rendiconto giusto e misericordioso. Se le doti sono usate soltanto per fini egoistici e non si concede alcuna attenzione al dovere superiore di ottenere un raccolto maggiore dei frutti dello spirito, quali sono manifestati nel servizio in continua espansione degli uomini e nell’adorazione di Dio, questi amministratori egoisti devono accettare le conseguenze della loro scelta deliberata. E quanto tutti i mortali egoisti assomigliano molto a questo servo infedele con un solo talento che incolpò della propria indolenza direttamente il suo padrone. Quanto è incline l’uomo, quando è posto di fronte agli errori del suo stesso agire, ad incolpare gli altri, spesse volte coloro che meno lo meritano! Gesù disse quella sera al momento di andare a riposare: “Voi avete ricevuto generosamente; perciò dovreste donare generosamente la verità del cielo, e nel donarla, questa verità si moltiplicherà e rivelerà la luce crescente della grazia salvifica, proprio mentre voi la dispenserete.”

9. Il ritorno di Gesù

Di tutti gli insegnamenti del Maestro nessun aspetto è stato così mal compreso quanto la sua promessa di ritornare un giorno di persona in questo mondo. Non è strano che Gesù fosse interessato a ritornare un giorno sul pianeta in cui ha fatto l’esperienza del suo conferimento come mortale del regno. È del tutto naturale credere che Gesù di Nazaret, ora capo sovrano di un vasto Universo, sia interessato a ritornare non solo una, ma anche molte volte, nel mondo in cui ha vissuto una vita così straordinaria ed ha infine conquistato per se stesso il dono illimitato del Padre del potere e dell’autorità sull’Universo.

Gesù ha dichiarato in numerose occasioni e a molte persone la sua intenzione di ritornare in questo mondo. Mentre i suoi discepoli si rendevano conto del fatto che il loro Maestro non avrebbe agito come liberatore temporale, ed ascoltavano le sue predizioni sulla distruzione di Gerusalemme e sul crollo della nazione ebraica, cominciarono molto naturalmente ad associare il suo ritorno promesso a questi avvenimenti catastrofici. Ma quando gli eserciti romani abbatterono le mura di Gerusalemme, distrussero il tempio e dispersero gli Ebrei della Giudea, ed ancora il Maestro non si rivelava in potere ed in gloria, i suoi discepoli cominciarono la formulazione di quella credenza che finì per associare la seconda venuta di Cristo alla fine dell’era, ed anche alla fine del mondo.

Gesù promise di fare due cose dopo la sua ascensione al Padre e dopo che ogni potere in cielo e sulla terra erano stati posti nelle sue mani. Promise in primo luogo di mandare nel mondo, ed in sua vece, un altro insegnante, lo Spirito della Verità; e lo ha fatto nel giorno di Pentecoste. In secondo luogo, ha certamente promesso ai suoi discepoli che un giorno sarebbe tornato personalmente su questo mondo. Ma non ha detto come, dove e quando avrebbe rivisitato questo pianeta della sua esperienza di conferimento nella carne. In un’occasione dichiarò che, mentre l’occhio della carne lo aveva visto quando viveva qui nella carne, al suo ritorno (o almeno in una delle sue possibili visite) egli sarebbe stato percepito solo dall’occhio della fede spirituale.

Gesù verrà probabilmente di nuovo in persona sulla Terra, ma nessuno può sapere quando o in quale modo egli sceglierà di venire. La sua seconda venuta sulla terra sarà sincronizzata in modo da avvenire in connessione con il giudizio finale di quest’era? Verrà in connessione con la fine di qualche era successiva della Terra? Verrà senza essere annunciato e come un avvenimento isolato? È certa una sola cosa, e cioè che quando ritornerà tutto il mondo probabilmente ne sarà informato, perché egli dovrà venire come capo supremo dell’Universo e non come l’oscuro neonato di Betlemme. Ma se ogni occhio dovrà vederlo, e se solo gli occhi spirituali percepiranno la sua presenza, allora la sua venuta dovrà essere a lungo differita.

La seconda venuta di Gesù sulla terra è un avvenimento di enorme valore sentimentale sia per il cielo che per gli umani; ma altrimenti essa non è di alcuna importanza immediata per gli abitanti del cielo e di alcuna importanza pratica per gli esseri umani rispetto all’accadimento della morte naturale, che così repentinamente proietta l’uomo mortale in quella successione di avvenimenti che portano direttamente alla presenza di questo stesso Gesù, il capo sovrano dell’ Universo. I figli della luce sono tutti destinati a vederlo, e non ha una grande importanza che noi andiamo da lui o che lui venga prima da noi. Bisogna quindi essere sempre pronti ad accoglierlo sulla terra, come lui è pronto ad accoglierci in cielo.