LA DOMENICA della risurrezione fu un giorno terribile nella vita degli apostoli; dieci di loro trascorsero la maggior parte della giornata nella stanza di sopra dietro delle porte sbarrate. Essi avrebbero potuto fuggire da Gerusalemme, ma avevano paura di essere arrestati dagli agenti del Sinedrio se erano trovati fuori. Tommaso stava meditando sui suoi problemi da solo a Betfage. Egli avrebbe fatto meglio a rimanere con i suoi compagni apostoli, e li avrebbe aiutati ad orientare le loro discussioni in senso più proficuo.
Per tutto il giorno Giovanni sostenne l’idea che Gesù era risuscitato dalla morte. Egli ricordò non meno di cinque differenti occasioni in cui il Maestro aveva affermato che sarebbe risuscitato, e almeno tre volte in cui aveva fatto allusione al terzo giorno. L’atteggiamento di Giovanni ebbe un’influenza considerevole su di loro, specialmente su suo fratello Giacomo e su Natanaele. Giovanni li avrebbe influenzati di più se non fosse stato il più giovane membro del gruppo.
Il loro isolamento influiva molto sulle loro difficoltà. Giovanni Marco li teneva informati di quanto succedeva nel tempio e li informava sulle numerose voci che si sviluppavano nella città, ma non pensò di raccogliere notizie dai differenti gruppi di credenti ai quali Gesù era già apparso. Quello era il tipo di servizio reso fino ad allora dai messaggeri di Davide, ma essi erano tutti assenti per la loro ultima missione di annunciatori della risurrezione a quei gruppi di credenti che abitavano lontano da Gerusalemme. Per la prima volta in tutti questi anni gli apostoli realizzarono quanto erano dipesi dai messaggeri di Davide per la loro informazione quotidiana sugli affari del regno.
Per tutto questo giorno Pietro oscillò emotivamente nel suo modo caratteristico tra la fede e il dubbio sulla risurrezione del Maestro. Pietro non riusciva a sottrarsi alla visione dei panni funebri che giacevano là nella tomba come se il corpo di Gesù fosse evaporato dal loro interno. “Ma”, ragionava Pietro, “se è risuscitato e può mostrarsi alle donne, perché non si mostra a noi, suoi apostoli?” Pietro diveniva triste quando pensava che forse Gesù non veniva da loro a causa della sua presenza tra gli apostoli, perché l’aveva rinnegato quella notte nel cortile di Anna. E poi trovava conforto nelle parole riportate dalle donne: “Andate a dire ai miei apostoli - e a Pietro.” Ma trarre incoraggiamento da questo messaggio implicava che egli doveva credere che le donne avessero realmente visto e udito il Maestro risorto. Pietro oscillò così l’intera giornata tra la fede e il dubbio, fino a poco dopo le otto della sera, quando si avventurò ad uscire in cortile. Pietro pensò di allontanarsi dagli apostoli per non impedire a Gesù di venire da loro a causa della sua rinnegazione del Maestro.
Giacomo Zebedeo sostenne inizialmente di andare tutti alla tomba; egli era fermamente del parere di fare qualcosa per andare a fondo del mistero. Fu Natanaele che impedì loro di uscire in pubblico in risposta alle pressioni di Giacomo, e fece questo ricordando loro l’avvertimento di Gesù di non mettere indebitamente a repentaglio la loro vita in questo momento. Verso mezzogiorno Giacomo si era accordato con gli altri per una vigilante attesa. Egli parlava poco; era tremendamente deluso perché Gesù non appariva loro, e non sapeva delle numerose apparizioni del Maestro ad altri gruppi e a singole persone.
Andrea ascoltò molto questo giorno. Egli era estremamente sconcertato dalla situazione ed aveva più che la sua parte di dubbi, ma godeva almeno di un certo senso di liberazione dalla responsabilità della guida dei suoi compagni apostoli. Egli era veramente contento che il Maestro l’avesse liberato dal fardello del comando prima che essi piombassero in questi momenti sconvolgenti.
Più di una volta durante le lunghe e spossanti ore di questo tragico giorno, la sola influenza sostenitrice del gruppo fu il frequente contributo del consiglio filosofico caratteristico di Natanaele. Egli fu realmente l’influenza di controllo tra i dieci per tutta la giornata. Non una sola volta egli si espresse riguardo al credere o meno nella risurrezione del Maestro. Ma con il trascorrere del giorno egli divenne sempre più incline a credere che Gesù aveva mantenuto la sua promessa di risuscitare.
Simone Zelota era troppo annientato per partecipare alle discussioni. Per la maggior parte del tempo egli rimase sdraiato su un divano in un angolo della stanza con il viso rivolto verso il muro; egli non parlò che una mezza dozzina di volte in tutto il giorno. Il suo concetto del regno era crollato e non riusciva a discernere che la risurrezione del Maestro poteva cambiare materialmente la situazione. La sua delusione era molto personale ed assolutamente troppo profonda per essere superata in breve tempo, anche davanti ad un fatto così stupefacente come la risurrezione.
Strano a dirsi, Filippo, che di solito non si esprimeva, parlò molto per tutto il pomeriggio di questo giorno. Durante la mattina egli aveva detto poco, ma per tutto il pomeriggio pose delle domande agli altri apostoli. Pietro fu spesso annoiato dalle domande di Filippo, ma gli altri accettarono di buon grado il suo interrogatorio. Filippo era particolarmente desideroso di sapere, nel caso Gesù fosse realmente risorto dalla tomba, se il suo corpo portasse i segni fisici della crocifissione.
Matteo era completamente confuso; egli ascoltò le discussioni dei suoi compagni, ma trascorse la maggior parte del tempo a riflettere sul problema delle loro future finanze. Indipendentemente dalla supposta risurrezione di Gesù, Giuda se n’era andato, Davide aveva sbrigativamente consegnato i fondi a lui, ed essi erano senza un capo con autorità. Prima che Matteo si convincesse a prendere in seria considerazione i loro argomenti sulla risurrezione, aveva già visto il Maestro faccia a faccia.
I gemelli Alfeo presero poco parte a queste importanti discussioni; essi erano abbastanza occupati con i loro lavori abituali. Uno di loro espresse l’opinione di entrambi quando disse, in risposta ad una domanda di Filippo: “Noi non comprendiamo la faccenda della risurrezione, ma nostra madre dice che ha parlato con il Maestro, e noi le crediamo.”
Tommaso attraversava uno dei suoi periodi tipici di sconfortante depressione. Egli dormì per una parte della giornata e passeggiò sulle colline per il resto del tempo. Egli sentiva il bisogno di unirsi ai suoi compagni apostoli, ma il desiderio di stare da solo era più forte.
Il Maestro ritardò la prima apparizione semi-spirituale agli apostoli per numerose ragioni. Primo, egli voleva che dopo avere avuto notizia della sua risurrezione essi avessero il tempo di riflettere bene su ciò che aveva detto loro sulla sua morte e risurrezione quando era ancora con loro nella carne. Il Maestro voleva che Pietro affrontasse direttamente alcuni suoi problemi particolari prima che egli si manifestasse a tutti loro. In secondo luogo desiderava che Tommaso fosse con loro al momento della sua prima apparizione. Giovanni Marco localizzò Tommaso a casa di Simone a Betfage questa domenica mattina presto, e ne informò gli apostoli verso le undici. Tommaso sarebbe tornato da loro in ogni momento di questo giorno se Natanaele o due altri apostoli fossero andati a cercarlo. Egli desiderava realmente tornare, ma per il modo in cui li aveva lasciati la sera prima, era troppo orgoglioso per tornare di propria iniziativa così presto. Il giorno seguente egli era talmente depresso che gli necessitò quasi una settimana per decidersi a ritornare. Gli apostoli l’aspettavano, e lui aspettava che i suoi fratelli lo venissero a cercare e gli chiedessero di tornare da loro. Tommaso rimase così lontano dai suoi fratelli fino al sabato sera successivo, quando, dopo che era scesa la notte, Pietro e Giovanni andarono a Betfage e lo ricondussero con loro. E questa è anche la ragione per cui essi non andarono immediatamente in Galilea dopo che Gesù fu loro apparso la prima volta; essi non volevano partire senza Tommaso.
Erano quasi le otto e mezzo di questa domenica sera quando Gesù apparve a Simon Pietro nel giardino della casa di Marco. Questa era la sua ottava manifestazione semi-spirituale. Pietro aveva vissuto sotto un pesante fardello di dubbio e di colpa dalla sua rinnegazione del Maestro. Per tutto il giorno di sabato e questa domenica egli aveva lottato contro la paura di non essere più, forse, un apostolo. Egli era rabbrividito d’orrore per la sorte di Giuda e credeva di avere anche lui tradito il suo Maestro. Per tutto questo pomeriggio egli pensò che poteva essere la sua presenza tra gli apostoli che impediva a Gesù di apparire loro, a condizione, beninteso, che fosse realmente risuscitato dalla morte. E fu a Pietro, in una tale disposizione mentale e in un tale stato d’animo, che Gesù apparve mentre lo scoraggiato apostolo gironzolava tra i fiori e gli arbusti.
Quando Pietro pensò allo sguardo amorevole del Maestro mentre passava per il portico di Anna, e mentre meditava sul meraviglioso messaggio portatogli quella mattina presto dalle donne di ritorno dalla tomba vuota: “Andate a dire ai miei apostoli - e a Pietro” - mentre contemplava queste testimonianze di misericordia, la sua fede cominciò a vincere i suoi dubbi, ed egli si fermò, stringendo i pugni, e disse ad alta voce: “Io credo che egli è risuscitato dalla morte; andrò a dirlo ai miei fratelli.” E come disse queste parole, apparve improvvisamente davanti a lui la forma di un uomo che gli parlò in tono familiare dicendo: “Pietro, il nemico desiderava averti, ma io non ho voluto abbandonarti. Sapevo che non era dal cuore che mi avevi rinnegato; ti avevo dunque perdonato prima ancora che tu lo chiedessi; ma ora devi smettere di pensare a te stesso e alle difficoltà del momento e devi prepararti a portare la buona novella del Vangelo a coloro che sono nelle tenebre. Non devi più preoccuparti di ciò che puoi ottenere dal regno, ma occupati piuttosto di ciò che puoi dare a coloro che vivono in una spaventosa miseria spirituale. Cingiti, o Simone, per la battaglia di un nuovo giorno, per la lotta contro le tenebre spirituali e i dubbi nefasti della mente naturale degli uomini.”
Pietro e il Gesù semi-spirituale camminarono nel giardino e parlarono di cose passate, presenti e future per quasi cinque minuti. Poi il Maestro scomparve dal suo sguardo dicendo: “Addio, Pietro, fino a quando ti vedrò con i tuoi fratelli.”
Per un istante Pietro fu sopraffatto dalla realizzazione di aver parlato con il Maestro risorto e di poter essere certo di essere ancora un ambasciatore del regno. Egli aveva appena udito il Maestro glorificato esortarlo a proseguire la predicazione del Vangelo. E con il cuore in subbuglio egli si precipitò nella sala di sopra alla presenza dei suoi compagni apostoli, esclamando ansante di eccitazione: “Ho visto il Maestro; era nel giardino. Ho parlato con lui, ed egli mi ha perdonato.”
La dichiarazione di Pietro di aver visto Gesù nel giardino fece una profonda impressione sui suoi compagni apostoli, ed essi erano quasi pronti ad abbandonare i loro dubbi quando Andrea si alzò e li avvertì di non lasciarsi troppo influenzare dal resoconto di suo fratello. Andrea insinuò che Pietro aveva già visto delle cose irreali. Anche se Andrea non alluse direttamente alla visione della notte sul Mare di Galilea nella quale Pietro aveva affermato di aver visto il Maestro venire verso di loro camminando sull’acqua, disse abbastanza per lasciar intendere a tutti i presenti che si riferiva a questo incidente. Simon Pietro fu molto offeso dalle insinuazioni di suo fratello e cadde immediatamente in uno sconsolato silenzio. I gemelli furono molto dispiaciuti per Pietro e andarono ad esprimergli la loro simpatia e a dirgli che essi lo credevano, e a riaffermare che anche la loro madre aveva visto il Maestro.
Poco dopo le nove di quella sera, dopo la partenza di Cleopa e di Giacobbe, mentre i gemelli Alfeo confortavano Pietro, e mentre Natanaele faceva delle rimostranze ad Andrea e i dieci apostoli erano riuniti nella stanza di sopra con tutte le porte chiuse per paura di essere arrestati, il Maestro apparve improvvisamente in mezzo a loro nella forma semi-spirituale dicendo: “La pace sia su di voi. Perché siete così spaventati quando appaio, come se aveste visto uno spirito? Non vi ho parlato di queste cose quando ero presente con voi nella carne? Non vi avevo detto che i capi dei sacerdoti e i dirigenti mi avrebbero consegnato per essere ucciso, che uno di voi mi avrebbe tradito e che sarei risuscitato il terzo giorno? Perché allora tutti i vostri dubbi e tutta questa discussione sui resoconti delle donne, di Cleopa e di Giacobbe, ed anche di Pietro? Per quanto tempo dubiterete delle mie parole e rifiuterete di credere alle mie promesse? Ed ora che mi vedete realmente, crederete? Anche ora uno di voi è assente. Quando sarete ancora una volta tutti insieme, e dopo che saprete tutti con certezza che il Figlio dell’Uomo è risuscitato dalla tomba, partite da qui per la Galilea. Abbiate fede in Dio; abbiate fiducia l’uno nell’altro, ed entrerete così nel nuovo servizio del regno dei cieli. Io resterò a Gerusalemme con voi fino a che sarete pronti ad andare in Galilea. Vi lascio la mia pace.”
Dopo che il Gesù semi-spirituale ebbe parlato loro, svanì in un istante dalla loro vista. Ed essi caddero tutti faccia a terra, lodando Dio e venerando il loro Maestro scomparso. Questa fu la nona apparizione semi-spirituale del Maestro.
La decima manifestazione semi-spirituale di Gesù al riconoscimento dei mortali avvenne poco dopo le otto di martedì 11 aprile a Filadelfia, dove egli si mostrò ad Abner, a Lazzaro e a circa centocinquanta loro collaboratori, inclusi più di cinquanta membri del corpo evangelico dei settanta. Questa apparizione avvenne appena dopo l’inizio di una riunione speciale nella sinagoga, che era stata convocata da Abner per discutere la crocifissione di Gesù ed il più recente resoconto della risurrezione che era stato portato dal messaggero di Davide. Poiché il Lazzaro risuscitato era ora un membro di questo gruppo di credenti, non era difficile per loro credere all’annuncio che Gesù era risuscitato dalla morte.
La riunione nella sinagoga stava giusto per essere aperta da Abner e da Lazzaro, che erano insieme sul pulpito, quando tutto l’uditorio di credenti vide la forma del Maestro apparire improvvisamente. Egli si fece avanti dal luogo in cui era apparso tra Abner e Lazzaro, nessuno dei quali l’aveva notato, e salutando l’assemblea disse:
“La pace sia su di voi. Voi tutti sapete che abbiamo un solo Padre in cielo e che c’è un solo Vangelo del Regno - la buona novella del dono della vita eterna che gli uomini ricevono grazie alla fede. Mentre gioite nella vostra fedeltà al Vangelo, pregate il Padre della verità di spargere nel vostro cuore un nuovo e più grande amore per i vostri fratelli. Voi dovete amare tutti gli uomini come io ho amato voi; dovete servire tutti gli uomini come io ho servito voi. Con simpatia comprensiva ed affetto fraterno, accogliete nella comunità tutti i vostri fratelli che si dedicano alla proclamazione della buona novella, siano essi Ebrei o Gentili, Greci o Romani, Persiani o Etiopi. Giovanni ha proclamato il regno in anticipo; voi avete predicato il Vangelo in potenza; i Greci insegnano già la buona novella; ed io manderò presto lo Spirito della Verità nell’anima di tutti questi miei fratelli che hanno consacrato così generosamente la loro vita all’illuminazione dei loro simili che sono immersi nelle tenebre spirituali. Voi siete tutti figli della luce; perciò non incespicate negli intrighi equivoci del sospetto mortale e dell’intolleranza umana. Se siete nobilitati dalla grazia della fede ad amare i non credenti, non dovreste amare altrettanto anche coloro che sono i vostri compagni credenti nella grandissima famiglia della fede? Ricordatevi, da come vi amate gli uni con gli altri tutti gli uomini sapranno che siete miei discepoli.
“Andate dunque in tutto il mondo a proclamare questo Vangelo della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini a tutte le nazioni e razze, e siate sempre saggi nella vostra scelta dei metodi per presentare la buona novella alle differenti razze e tribù dell’umanità. Voi avete ricevuto liberalmente questo Vangelo del Regno, e darete liberalmente la buona novella a tutte le nazioni. Non temete la resistenza del male, perché io sono sempre con voi, sino alla fine stessa delle ere. E lascio con voi la mia pace.”
Dopo aver detto “Lascio con voi la mia pace”, egli scomparve dalla loro vista. Ad eccezione di una delle sue apparizioni in Galilea, dove più di cinquecento credenti lo videro simultaneamente, questo gruppo di Filadelfia comprendeva il maggior numero di mortali che lo videro in una sola occasione.
La mattina successiva presto, mentre gli apostoli si attardavano a Gerusalemme aspettando che Tommaso si rimettesse emotivamente, questi credenti di Filadelfia uscirono a proclamare che Gesù di Nazaret era risuscitato dalla morte.
Tommaso trascorse una settimana isolato con se stesso sulle colline attorno all’Oliveto. Durante questo periodo egli vide soltanto coloro che erano a casa di Simone e Giovanni Marco. Erano circa le nove di sabato 15 aprile quando i due apostoli lo trovarono e lo ricondussero al loro luogo di ritrovo nella casa dei Marco. Il giorno dopo Tommaso ascoltò il racconto delle storie delle varie apparizioni del Maestro, ma rifiutò ostinatamente di credervi. Egli sostenne che Pietro li aveva entusiasmati portandoli a credere di aver visto il Maestro. Natanaele ragionò con lui, ma senza successo. C’era una cocciutaggine emotiva associata alla sua dubbiosità abituale, e questo stato mentale, unito al suo dispiacere di essersi allontanato da loro, contribuì a creare una situazione d’isolamento che anche Tommaso stesso non comprendeva pienamente. Egli si era allontanato dai suoi compagni, era andato per conto suo, ed ora, anche dopo essere tornato tra di loro, tendeva inconsciamente ad assumere un atteggiamento di disaccordo. Egli era lento ad arrendersi; non amava cedere. Senza averne l’intenzione, egli godeva veramente dell’attenzione che gli si portava; traeva un’inconsapevole soddisfazione dagli sforzi di tutti i suoi compagni per convincerlo e convertirlo. Egli era mancato loro per tutta una settimana, e traeva grande piacere dalle loro persistenti attenzioni.
Essi stavano consumando il loro pasto della sera poco dopo le sei, con Pietro che sedeva da un lato di Tommaso e Natanaele dall’altro, quando l’incredulo apostolo disse: “Io non crederò prima di aver visto il Maestro con i miei stessi occhi ed aver messo il mio dito nel segno dei chiodi.” Mentre essi erano così seduti a cenare, e con le porte accuratamente chiuse e sbarrate, il Maestro semi-spirituale apparve improvvisamente nel mezzo della curvatura della tavola, proprio di fronte a Tommaso, e disse:
“La pace sia su di voi. Ho atteso una settimana intera per potervi apparire di nuovo quando foste tutti presenti per ascoltare ancora una volta l’incarico di andare in tutto il mondo a predicare questo Vangelo del Regno. Vi dico nuovamente: come il Padre ha mandato me nel mondo, così io mando voi. Come io ho rivelato il Padre, così voi rivelerete l’amore divino, non solo con parole, ma nel vostro vivere quotidiano. Io vi mando non per amare l’anima degli uomini, ma piuttosto per amare gli uomini. Voi non proclamerete soltanto le gioie del cielo, ma mostrerete anche nella vostra esperienza quotidiana queste realtà spirituali della vita divina, poiché voi avete già la vita eterna, come dono di Dio, grazie alla fede. Poiché voi avete la fede, quando il potere proveniente dall’alto, lo Spirito della Verità, sarà venuto su di voi, non nasconderete la vostra luce qui dietro le porte chiuse; voi farete conoscere l’amore e la misericordia di Dio a tutta l’umanità. Per paura voi fuggite ora dai fatti di un’esperienza spiacevole, ma quando sarete stati battezzati con lo Spirito della Verità andrete coraggiosamente e con gioia incontro alle nuove esperienze della proclamazione della buona novella della vita eterna nel regno di Dio. Voi potete fermarvi qui e in Galilea per un breve periodo mentre vi rimettete dallo shock della transizione dalla falsa sicurezza dell’autorità del tradizionalismo al nuovo ordine dell’autorità dei fatti, della verità e della fede nelle realtà supreme dell’esperienza vivente. La vostra missione nel mondo è basata sul fatto che io ho vissuto tra di voi una vita di rivelazione di Dio; sulla verità che voi e tutti gli altri uomini siete figli di Dio; e ciò consisterà nella vita che vivrete tra gli uomini - l’esperienza effettiva e vivente di amare gli uomini e di servirli, così come io ho amato e servito voi. Che la fede riveli la vostra luce al mondo; che la rivelazione della verità apra gli occhi accecati dalla tradizione; che il vostro servizio amorevole distrugga efficacemente i pregiudizi generati dall’ignoranza. Accostandovi così ai vostri simili con simpatia comprensiva e devozione disinteressata, li condurrete alla conoscenza salvifica dell’amore del Padre. Gli Ebrei hanno celebrato la bontà; i Greci hanno esaltato la bellezza; gli Indù predicano la devozione; i lontani asceti insegnano il rispetto; i Romani esigono fedeltà; ma io chiedo ai miei discepoli la vita, una vita di servizio amorevole per i vostri fratelli nella carne.”
Quando il Maestro ebbe parlato così, guardò in viso Tommaso e disse: “E tu, Tommaso, che hai detto che non avresti creduto se non mi avessi visto e non avessi messo il tuo dito nel segno dei chiodi delle mie mani, ora mi hai visto e hai udito le mie parole; e benché tu non veda alcun segno di chiodi sulle mie mani, poiché io sono risorto nella forma che anche tu avrai quando lascerai questo mondo, che cosa dirai ai tuoi fratelli? Tu riconoscerai la verità, perché nel tuo cuore avevi già cominciato a credere anche quando affermavi così risolutamente di non credere. I tuoi dubbi, Tommaso, s’impongono con sempre maggiore ostinazione proprio quando stanno per crollare. Tommaso, ti chiedo di non mancare di fede, ma di credere - ed io so che crederai, e con tutto il tuo cuore.”
Quando Tommaso udì queste parole, cadde in ginocchio davanti al Maestro semi-spirituale ed esclamò: “Io credo! Mio Signore e mio Maestro!” Allora Gesù disse a Tommaso: “Tu hai creduto, Tommaso, perché mi hai realmente visto e udito. Benedetti nelle ere future coloro che crederanno anche senza avere visto con l’occhio della carne né udito con l’orecchio mortale.”
E poi, mentre la forma del Maestro si avvicinava all’estremità della tavola, egli si rivolse a tutti loro dicendo: “Ed ora andate tutti in Galilea, dove vi apparirò presto.” Dopo aver detto questo egli scomparve dalla loro vista.
Gli undici apostoli erano ora pienamente convinti che Gesù era risuscitato dalla morte, e la mattina successiva molto presto, prima dell’alba, partirono per la Galilea.
Mentre gli undici apostoli erano in cammino verso la Galilea e si avvicinavano al termine del loro viaggio, martedì 18 aprile, verso le otto e mezzo di sera, Gesù apparve a Rodano e a circa ottanta altri credenti ad Alessandria. Questa era la dodicesima apparizione del Maestro in forma semi-spirituale. Gesù apparve davanti a questi Greci ed Ebrei alla conclusione del resoconto di un messaggero di Davide sulla crocifissione. Questo messaggero, il quinto dei corrieri sul tratto Gerusalemme-Alessandria, era arrivato ad Alessandria nel tardo pomeriggio, e dopo aver trasmesso il suo messaggio a Rodano, fu deciso di riunire tutti i credenti perché ricevessero questa tragica notizia dal messaggero stesso. Verso le otto il messaggero, Natan di Busiris, si presentò davanti a questo gruppo di credenti e raccontò loro in dettaglio tutto ciò che gli era stato detto dal precedente corriere. Natan terminò il suo toccante racconto con queste parole: “Ma Davide, che ci manda questa notizia, riferisce che il Maestro, annunciando in anticipo la sua morte, dichiarò che sarebbe risuscitato.” Proprio mentre Natan parlava, il Maestro semi-spirituale apparve là alla vista di tutti. E dopo che Natan si fu seduto, Gesù disse:
“La pace sia su di voi. Ciò che mio Padre mi ha mandato nel mondo ad instaurare non appartiene ad una razza, ad una nazione, o ad un gruppo speciale di educatori o di predicatori. Questo Vangelo del Regno appartiene all’Ebreo e al Gentile, al ricco e al povero, all’uomo libero e allo schiavo, al maschio e alla femmina, ed anche al bambino. E voi tutti proclamerete questo Vangelo d’amore e di verità mediante la vita che vivete nella carne. Vi amerete l’un l’altro con un nuovo e sorprendente affetto, così come io ho amato voi. Servirete l’umanità con una nuova e stupefacente devozione, così come io ho servito voi. E quando gli uomini vedranno che voi li amate in tal modo, e quando osserveranno come li servite con fervore, essi percepiranno che siete divenuti membri per fede del regno dei cieli, e seguiranno lo Spirito della Verità che vedranno nella vostra vita, fino a trovare la salvezza eterna.
“Come il Padre ha mandato me in questo mondo, così io ora mando voi. Voi siete tutti chiamati a portare la buona novella a coloro che sono nelle tenebre. Questo Vangelo del Regno appartiene a tutti coloro che credono in esso; esso non sarà affidato alla custodia dei soli sacerdoti. Presto lo Spirito della Verità verrà su di voi e vi condurrà in tutta la verità. Andate dunque in tutto il mondo a predicare questo Vangelo, ed ecco, io sarò sempre con voi, sino alla fine stessa delle ere.”
Dopo aver parlato così il Maestro scomparve dalla loro vista. Per tutta quella notte questi credenti rimasero là insieme, raccontando le loro esperienze di credenti al regno ed ascoltando a lungo Rodano ed i suoi collaboratori. Ed essi credettero tutti che Gesù era risuscitato dalla morte. Immaginate la sorpresa dell’annunciatore di Davide della risurrezione, che arrivò due giorni dopo, quando essi risposero al suo annuncio dicendo: “Sì, lo sappiamo, perché lo abbiamo visto. Egli ci è apparso l’altro ieri.”
NEL momento in cui gli apostoli lasciarono Gerusalemme per andare in Galilea, i dirigenti ebrei si erano considerevolmente calmati. Poiché Gesù era apparso soltanto alla sua famiglia di credenti al regno, e poiché gli apostoli erano nascosti e non predicavano in pubblico, i capi degli Ebrei conclusero che il movimento del Vangelo, tutto sommato, era efficacemente annientato. Beninteso, essi erano sconcertati dalla crescente diffusione di voci che Gesù era risuscitato dalla morte, ma contavano sulle guardie corrotte per contrastare efficacemente tutti questi resoconti con la loro ripetizione della storia che una banda di suoi discepoli aveva portato via il corpo.
Da questo momento in poi, fino a che gli apostoli furono dispersi dalla crescente marea di persecuzioni, Pietro fu il capo generalmente riconosciuto del corpo apostolico. Gesù non gli diede mai una tale autorità, ed i suoi compagni apostoli non lo elessero mai ufficialmente a tale posizione di responsabilità; egli l’assunse naturalmente e la conservò per comune consenso ed anche perché era il loro principale predicatore. D’ora in poi la predicazione pubblica divenne l’occupazione primaria degli apostoli. Dopo il loro ritorno dalla Galilea, Mattia, che essi scelsero per prendere il posto di Giuda, divenne il loro tesoriere.
Durante la settimana in cui rimasero a Gerusalemme, Maria, la madre di Gesù, passò molto tempo con le donne credenti che si erano fermate a casa di Giuseppe d’Arimatea.
Questo lunedì mattina presto, quando gli apostoli partirono per la Galilea, partì anche Giovanni Marco. Egli li seguì fuori della città, e quando essi furono ben oltre Betania, egli venne coraggiosamente in mezzo a loro, confidando che non lo avrebbero mandato di ritorno.
Gli apostoli si fermarono parecchie volte sulla strada per la Galilea per raccontare la storia del loro Maestro risorto e perciò arrivarono a Betsaida solo mercoledì sera molto tardi. Venne mezzogiorno di giovedì prima che essi fossero tutti svegli e pronti per la prima colazione.
Quando essi ebbero finito di far colazione, e mentre gli altri rimanevano seduti vicino al fuoco, Gesù fece segno a Pietro e a Giovanni di accompagnarlo per un breve giro sulla spiaggia. Mentre camminavano, Gesù disse a Giovanni: “Giovanni, mi ami tu?” E quando Giovanni ebbe risposto: “Sì, Maestro, con tutto il mio cuore”, il Maestro disse: “Allora, Giovanni, rinuncia alla tua intolleranza ed impara ad amare gli uomini come io ho amato te. Consacra la tua vita a provare che l’amore è la cosa più grande del mondo. È l’amore di Dio che spinge gli uomini a cercare la salvezza. L’amore è il progenitore di ogni bontà spirituale, l’essenza della verità e della bellezza.”
Gesù si rivolse poi a Pietro e gli chiese: “Pietro, mi ami tu?” Pietro rispose: “Signore, tu sai che ti amo con tutta l’anima.” Allora Gesù disse: “Se mi ami, Pietro, nutri i miei agnelli. Non dimenticare di assistere i deboli, i poveri e i giovani. Predica il Vangelo senza timore o preferenza; ricorda sempre che Dio non fa eccezione di persone. Servi i tuoi simili come io ho servito te; perdona i tuoi simili mortali come io ho perdonato te. Lascia che l’esperienza t’insegni il valore della meditazione ed il potere della riflessione intelligente.”
Dopo che ebbero camminato ancora per un po’, il Maestro si rivolse a Pietro e chiese: “Pietro, mi ami realmente?” Ed allora Simone disse: “Sì, Signore, tu sai che ti amo.” E Gesù disse di nuovo: “Allora prenditi cura delle mie pecore. Sii un pastore buono e fedele per il gregge. Non tradire la fiducia da loro riposta in te. Non farti sorprendere dal nemico. Sta sempre all’erta - veglia e prega.”
Dopo che ebbero fatto ancora qualche passo, Gesù si rivolse a Pietro e, per la terza volta, gli chiese: “Pietro, mi ami veramente?” Ed allora Pietro, un po’ rattristato perché il Maestro sembrava non aver fiducia in lui, disse con profonda emozione: “Signore, tu conosci ogni cosa, e perciò sai che ti amo realmente e veramente.” Allora Gesù disse: “Pasci le mie pecore. Non abbandonare il gregge. Sii di esempio e d’ispirazione a tutti i tuoi simili pastori. Ama il gregge come io ho amato te e consacrati al suo benessere come io ho consacrato la mia vita al tuo benessere. E seguimi sino alla fine.”
Pietro prese quest’ultima raccomandazione alla lettera - che doveva continuare a seguirlo - e rivolgendosi a Gesù indicò Giovanni chiedendo: “Se io seguo te, che cosa farà quest’uomo?” Ed allora, percependo che Pietro aveva frainteso le sue parole, Gesù disse: “Pietro, non occuparti di ciò che faranno i tuoi fratelli. Se voglio che Giovanni resti dopo che tu sarai partito, anche fino a quando ritornerò, che cosa te ne importa? Assicurati solo che tu segua me.”
Questa osservazione si diffuse tra i fratelli e fu accolta come una dichiarazione di Gesù che Giovanni non sarebbe morto prima che il Maestro fosse tornato, come molti pensavano e speravano, per instaurare il regno in potenza e in gloria. Fu questa interpretazione di ciò che disse Gesù che pesò molto sul ritorno in servizio di Simone Zelota e per mantenerlo al lavoro.
Dopo essere tornati dagli altri, Gesù ripartì per passeggiare e conversare con Andrea e Giacomo. Quando ebbero percorso una breve distanza, Gesù disse ad Andrea: “Andrea, hai fiducia in me?” E quando il vecchio capo degli apostoli sentì Gesù porgli una tale domanda, si fermò e rispose: “Sì, Maestro, ho piena fiducia in te, e tu lo sai.” Allora Gesù disse: “Andrea, se hai fiducia in me, abbi più fiducia nei tuoi fratelli - anche in Pietro. Io ti ho affidato un tempo la direzione dei tuoi fratelli. Ora tu devi confidare negli altri mentre io vi lascio per andare dal Padre. Quando i tuoi fratelli cominceranno a disperdersi a causa delle accanite persecuzioni, sii un consigliere premuroso e saggio per Giacomo mio fratello nella carne, quando sarà caricato di pesanti fardelli che egli non è qualificato per esperienza a portare. E poi continua ad aver fiducia, perché io non ti abbandonerò. Quando avrai terminato sulla terra, verrai presso di me.”
Poi Gesù si rivolse a Giacomo, chiedendogli: “Giacomo, hai fiducia in me?” E naturalmente Giacomo rispose: “Sì, Maestro, ho fiducia in te con tutto il mio cuore.” Allora Gesù disse: “Giacomo, se hai più fiducia in me sarai meno impaziente con i tuoi fratelli. Se avrai fiducia in me, questo ti aiuterà ad essere buono verso la fraternità dei credenti. Impara a pesare le conseguenze delle tue parole e dei tuoi atti. Ricordati che il raccolto è conforme alla semina. Prega per la tranquillità dello spirito e coltiva la pazienza. Queste grazie, con la fede vivente, ti sosterranno quando verrà l’ora di bere la coppa del sacrificio. Ma non scoraggiarti mai; quando avrai finito sulla terra, verrai anche tu a stare con me.”
Gesù parlò poi con Tommaso e Natanaele. Egli disse a Tommaso: “Tommaso, mi servi tu?” Tommaso rispose: “Sì, Signore, ti servo ora e sempre.” Allora Gesù disse: “Se vuoi servirmi, servi i miei fratelli nella carne come io ho servito te. E non stancarti di operare in questo senso, ma persevera come uno che è stato ordinato da Dio per questo servizio d’amore. Quando avrai terminato il tuo servizio per me sulla terra, servirai con me nella gloria. Tommaso, tu devi smettere di dubitare; devi crescere in fede e in conoscenza della verità. Credi in Dio come un bambino, ma smetti di agire in maniera così infantile. Abbi coraggio; sii forte nella fede e potente nel regno di Dio.”
Poi il Maestro disse a Natanaele: “Natanaele, mi servi tu?” E l’apostolo rispose: “Sì, Maestro, e con un affetto senza limiti.” Allora Gesù disse: “Se dunque tu mi servi con tutto il cuore, assicurati di consacrarti al benessere dei miei fratelli sulla terra con un affetto inesauribile. Unisci l’amicizia ai tuoi consigli e aggiungi l’amore alla tua filosofia. Servi i tuoi simili come io ho servito voi. Sii fedele agli uomini come io ho vegliato su di voi. Sii meno critico; conta meno su certi uomini e diminuirai così le tue delusioni. E quando la tua opera quaggiù sarà terminata, servirai con me in cielo.”
Poi il Maestro parlò con Matteo e Filippo. A Filippo egli disse: “Filippo, mi ubbidisci tu?” Filippo rispose: “Sì, Signore, ti ubbidirò anche a prezzo della mia vita.” Allora Gesù disse: “Se vuoi ubbidirmi, allora va’ nei paesi dei Gentili a proclamare questo Vangelo. I profeti ti hanno detto che è meglio obbedire che sacrificare. Per mezzo della fede tu sei divenuto un figlio del regno che conosce Dio. C’è una sola legge da osservare - ed è il comandamento di andare a proclamare il Vangelo del Regno. Cessa di temere gli uomini; non aver paura di predicare la buona novella della vita eterna ai tuoi simili che languiscono nelle tenebre ed hanno fame della luce della verità. Filippo, non ti occuperai più di denaro e di mercanzie. Tu sei ora libero di predicare la buona novella come lo sono i tuoi fratelli. Ed io ti precederò e sarò con te sino alla fine.”
E poi, parlando con Matteo, il Maestro chiese: “Matteo, ci tieni ad obbedirmi?” Matteo rispose: “Sì, Signore, sono interamente consacrato a fare la tua volontà.” Allora il Maestro disse: “Matteo, se vuoi obbedirmi va’ ad insegnare a tutti i popoli questo Vangelo del Regno. Tu non servirai più ai tuoi fratelli le cose materiali della vita; oramai andrai anche tu a proclamare la buona novella della salvezza spirituale. D’ora in poi non pensare ad altro che ad eseguire il tuo incarico di predicare questo Vangelo del Regno del Padre. Come io ho fatto la volontà del Padre sulla terra, così tu eseguirai l’incarico divino. Ricordati, sia gli Ebrei che i Gentili sono tuoi fratelli. Non temere alcun uomo quando proclamerai le verità salvifiche del Vangelo del Regno dei cieli. E dove vado io, tu verrai presto.”
Poi passeggiò e parlò con Giacomo e Giuda, i gemelli Alfeo, e rivolgendosi ad entrambi chiese: “Giacomo e Giuda, credete in me?” E dopo che entrambi ebbero risposto: “Sì, Maestro, noi crediamo”, egli disse: “Io vi lascerò presto. Voi vedete che vi ho già lasciati nella carne. Io resterò soltanto per breve tempo in questa forma prima di andare da mio Padre. Voi credete in me - siete miei apostoli e lo sarete sempre. Continuate a credere e a ricordare la vostra associazione con me quando io sarò partito e dopo che voi sarete, forse, tornati al lavoro che facevate prima di venire a vivere con me. Non lasciate mai che un cambiamento nel vostro lavoro esteriore influisca sulla vostra fedeltà. Abbiate fede in Dio sino alla fine dei vostri giorni sulla terra. Non dimenticate mai che, se siete figli di Dio per fede, ogni lavoro onesto del regno è sacro. Niente di ciò che un figlio di Dio fa può essere ordinario. D’ora innanzi, quindi, fate il vostro lavoro come se lo faceste per Dio. E quando avrete terminato su questo mondo, io ho altri mondi migliori in cui lavorerete allo steso modo per me. Ed in tutto questo lavoro, su questo mondo e su altri mondi, io lavorerò con voi e il mio spirito dimorerà in voi.”
Erano quasi le dieci quando Gesù tornò dal suo incontro con i gemelli Alfeo, e lasciando gli apostoli, disse: “Addio, fino a quando vi rivedrò tutti sul monte della vostra ordinazione domani a mezzogiorno.” Dopo che egli ebbe parlato così, scomparve dalla loro vista.
A mezzogiorno di sabato 22 aprile, gli undici apostoli si riunirono secondo gli ordini sulle colline vicino a Cafarnao, e Gesù apparve tra di loro. Questo incontro avvenne sullo stesso monte in cui il Maestro li aveva designati come suoi apostoli e come ambasciatori del regno del Padre sulla terra. E questa fu la quattordicesima manifestazione semi-spirituale del Maestro.
In questo momento gli undici apostoli s’inginocchiarono in cerchio attorno al Maestro e l’ascoltarono ripetere i loro incarichi e lo videro riprodurre la scena dell’ordinazione proprio come quando essi furono scelti la prima volta per lo speciale lavoro del regno. E tutto ciò fu per loro un ricordo della loro consacrazione precedente al servizio del Padre, salvo la preghiera del Maestro. Quando il Maestro - il Gesù semi-spirituale - ora pregò, fu con un tono di maestà e con parole di potere tali che gli apostoli non avevano mai udito prima. Il loro Maestro parlava ora con i dirigenti degli universi come uno che, nel proprio Universo, aveva avuto ogni potere ed autorità posti nelle sue mani. E questi undici uomini non dimenticarono mai questa esperienza della riconsacrazione semi-spirituale ai loro precedenti incarichi di ambasciatori. Il Maestro trascorse un’ora esatta su questo monte con i suoi ambasciatori, e dopo aver dato loro un affettuoso addio, scomparve dalla loro vista.
E nessuno vide Gesù per un’intera settimana. Gli apostoli in realtà non avevano alcuna idea di che cosa fare, non sapendo se il Maestro era andato dal Padre. In questo stato d’incertezza essi si fermarono a Betsaida. Essi temevano di andare a pescare per paura che egli venisse a trovarli e loro mancassero di vederlo.
Verso le sei di venerdì mattina 21 aprile, il Maestro semi-spirituale fece la sua tredicesima apparizione, la prima in Galilea, ai dieci apostoli mentre il loro battello si avvicinava alla riva presso l’approdo abituale di Betsaida.
Dopo che gli apostoli ebbero trascorso il pomeriggio e le prime ore della sera di giovedì in attesa a casa di Zebedeo, Simon Pietro suggerì di andare a pescare. Quando Pietro propose di andare a pesca, tutti gli apostoli acconsentirono. Per tutta la notte essi faticarono con le loro reti, ma non presero alcun pesce. A loro non importava molto di non riuscire a pescare, perché avevano molte esperienze interessanti di cui parlare, cose che erano così recentemente accadute loro a Gerusalemme. Ma quando giunse l’alba, essi decisero di ritornare a Betsaida. Nell’avvicinarsi alla riva, essi videro qualcuno sulla spiaggia, vicino al luogo di approdo, in piedi accanto ad un fuoco. Subito essi pensarono che fosse Giovanni Marco venuto ad accoglierli al ritorno dalla loro pesca, ma avvicinandosi di più alla riva, videro che si erano sbagliati - l’uomo era troppo alto per essere Giovanni. A nessuno di loro era venuto in mente che la persona sulla spiaggia fosse il Maestro. Essi non comprendevano affatto perché Gesù volesse incontrarsi con loro nei luoghi della loro iniziale associazione e fuori all’aperto a contatto con la natura, lontano dall’ambiente chiuso di Gerusalemme con le sue tragiche associazioni di paura, di tradimento e di morte. Egli aveva detto loro che, se fossero andati in Galilea, li avrebbe incontrati là, e stava per mantenere quella promessa.
Mentre essi gettavano l’ancora e si preparavano a salire sulla piccola barca per andare a riva, l’uomo sulla spiaggia gridò verso di loro: “Ragazzi, avete preso qualcosa?” E quando essi risposero “No”, egli disse ancora: “Gettate la rete a destra del battello e troverete del pesce.” Non sapendo che era Gesù che aveva dato loro questo consiglio, tutti d’accordo essi gettarono la rete come era stato loro indicato, e immediatamente essa fu riempita al punto che riuscivano a malapena a tirarla su. Ora, Giovanni Zebedeo era svelto a capire, e quando vide la rete stracarica, percepì che era il Maestro che aveva parlato loro. Quando questo pensiero sorse nella sua mente, egli si piegò verso Pietro e gli sussurrò: “È il Maestro.” Pietro fu sempre un uomo dall’azione impulsiva e dalla devozione impetuosa; così quando Giovanni gli ebbe bisbigliato questo all’orecchio, egli si alzò di scatto e si gettò in acqua per raggiungere più presto il Maestro. I suoi fratelli lo seguirono da vicino, accostando con la piccola barca e tirando dietro a loro la rete piena di pesci.
Nel frattempo Giovanni Marco si era alzato, e vedendo gli apostoli venire a riva con la rete strapiena, corse alla spiaggia per accoglierli. E quando vide undici uomini invece di dieci, egli sospettò che quello non conosciuto fosse Gesù risorto, e mentre i dieci stupiti stavano là in silenzio, il giovane si precipitò verso il Maestro e, inginocchiatosi ai suoi piedi, disse: “Mio Signore e mio Maestro.” Ed allora Gesù parlò, non come aveva fatto a Gerusalemme, dove li salutò con “La pace sia su di voi”, ma si rivolse in tono normale a Giovanni Marco dicendo: “Ebbene, Giovanni, sono felice di vederti di nuovo ed in questa Galilea priva di preoccupazioni, dove potremo avere un buon incontro. Resta con noi, Giovanni, e vieni a fare colazione.”
Mentre Gesù parlava con il giovane, i dieci erano talmente stupiti e sorpresi che dimenticarono di tirare la rete con i pesci sulla spiaggia. Allora Gesù disse: “Portate i vostri pesci e preparatene alcuni per la colazione. Abbiamo già il fuoco e molto pane.” Mentre Giovanni Marco rendeva omaggio al Maestro, Pietro era rimasto sorpreso per un istante dalla vista delle braci che ardevano là sulla spiaggia; la scena gli ricordò molto vivamente il fuoco di carbone di legna di mezzanotte nel cortile di Anna, dove egli aveva rinnegato il Maestro, ma si riprese e, inginocchiatosi ai piedi del Maestro, esclamò: “Mio Signore e mio Maestro!”
Poi Pietro si unì ai suoi compagni che tiravano su la rete. Dopo aver portato a terra la loro pesca, essi contarono i pesci e ce n’erano 153 di grossi. E di nuovo fu commesso l’errore di definire questa un’altra pesca miracolosa. Non ci fu alcun miracolo connesso con questo episodio. Fu semplicemente un atto di precognizione del Maestro. Egli sapeva che il pesce era là e indicò di conseguenza agli apostoli dove gettare la rete.
Gesù parlò loro dicendo: “Ora venite tutti a far colazione. Anche i gemelli dovrebbero sedersi mentre m’intrattengo con voi; Giovanni Marco preparerà il pesce.” Giovanni Marco portò sette pesci di buona taglia, che il Maestro mise sul fuoco, e quando furono cotti il ragazzo li servì ai dieci. Poi Gesù spezzò il pane e lo passò a Giovanni, il quale a sua volta lo servì agli apostoli affamati. Dopo che furono stati tutti serviti, Gesù pregò Giovanni Marco di sedersi mentre lui stesso serviva il pesce e il pane al giovane. E mentre essi mangiavano, Gesù s’intrattenne con loro e raccontò loro numerose esperienze avvenute in Galilea e presso questo stesso lago.
Questa era la terza volta che Gesù si era manifestato agli apostoli in gruppo. Quando Gesù si rivolse loro inizialmente, chiedendo se avessero del pesce, essi non sospettarono chi fosse perché era un’esperienza comune per questi pescatori del Mare di Galilea, quando si accostavano alla riva, essere avvicinati così dai mercanti di pesce di Tarichea, i quali di solito erano là per acquistare il pesce fresco per gli stabilimenti di essicazione.
Gesù s’intrattenne con i dieci apostoli e Giovanni Marco per più di un’ora, e poi camminò su e giù per la spiaggia, parlando con loro a due a due - ma non alle stesse coppie che egli aveva all’inizio mandato insieme ad insegnare. Gli undici apostoli erano venuti tutti insieme da Gerusalemme, ma Simone Zelota si scoraggiò sempre di più a mano a mano che si avvicinavano alla Galilea, cosicché, quando giunsero a Betsaida, egli abbandonò i suoi fratelli e ritornò a casa sua. Prima di congedarsi da loro questa mattina, Gesù ordinò che due degli apostoli si offrissero volontari per andare a cercare Simone Zelota e a portarlo di ritorno quel giorno stesso. E Pietro e Andrea fecero così.
La notizia delle apparizioni di Gesù si era diffusa in tutta la Galilea, e ogni giorno un numero crescente di credenti arrivava alla casa di Zebedeo per informarsi sulla risurrezione del Maestro e per scoprire la verità su queste pretese apparizioni. Pietro, all’inizio della settimana, fece sapere che un incontro pubblico avrebbe avuto luogo in riva al mare alle tre del pomeriggio del sabato successivo.
Di conseguenza, sabato 29 aprile alle tre, più di cinquecento credenti provenienti dai dintorni di Cafarnao si riunirono a Betsaida per ascoltare Pietro predicare il suo primo discorso pubblico dopo la risurrezione. L’apostolo era al meglio della forma, e dopo che ebbe finito il suo attraente discorso, pochi dei suoi ascoltatori dubitavano che il Maestro fosse risuscitato dalla morte.
Pietro terminò il suo discorso dicendo: “Noi affermiamo che Gesù di Nazaret non è morto; noi dichiariamo che è risuscitato dalla tomba; noi proclamiamo di averlo visto e di avere parlato con lui.” Appena egli ebbe finito di fare questa dichiarazione di fede, là al suo fianco, in piena vista di tutta questa gente, apparve il Maestro nella forma semi-spirituale e, parlando loro in tono familiare, disse: “La pace sia su di voi, e lascio la mia pace con voi.” Dopo che egli fu apparso in questo modo ed ebbe parlato loro così, scomparve dalla loro vista. Questa fu la quindicesima manifestazione semi-spirituale del Gesù risorto.
A causa di certe cose dette agli undici mentre erano assieme al Maestro sul monte dell’ordinazione, gli apostoli avevano avuto l’impressione che il loro Maestro avrebbe fatto presto un’apparizione pubblica davanti ad un gruppo di credenti galilei, e che dopo aver fatto questo, essi avrebbero dovuto ritornare a Gerusalemme. Di conseguenza, il giorno successivo presto, domenica 30 aprile, gli undici lasciarono Betsaida per andare a Gerusalemme. Essi insegnarono e predicarono in modo considerevole sulla strada che scendeva lungo il Giordano, cosicché non arrivarono alla casa di Marco a Gerusalemme prima di mercoledì 3 maggio.
Questo fu un triste ritorno a casa per Giovanni Marco. Proprio poche ore prima di arrivare a casa, suo padre, Elia Marco, era morto all’improvviso per un’emorragia cerebrale. Anche se il pensiero della certezza della risurrezione dei morti confortò molto gli apostoli nel loro cordoglio, allo stesso tempo essi erano veramente addolorati per la perdita del loro buon amico, che era stato il loro fedele sostenitore anche nei momenti di grande difficoltà e delusione. Giovanni Marco fece tutto ciò che poté per confortare sua madre, e parlando per lei invitò gli apostoli a continuare a ritenere la sua casa come la loro casa. E gli undici fecero della stanza al piano superiore il loro quartier generale fino al giorno dopo la Pentecoste. Gli apostoli erano intenzionalmente entrati a Gerusalemme dopo il calar della notte per non essere visti dalle autorità ebraiche. Né essi comparvero in pubblico in occasione dei funerali di Elia Marco. Per tutto il giorno successivo essi rimasero tranquillamente rinchiusi in questa stanza memorabile al piano superiore.
Giovedì sera gli apostoli tennero una meravigliosa riunione in questa stanza superiore e s’impegnarono tutti ad uscire in pubblico per predicare il nuovo Vangelo del Signore risorto, salvo Tommaso, Simone Zelota e i gemelli Alfeo. Già erano iniziati i primi passi della trasformazione del Vangelo del Regno - la filiazione con Dio e la fratellanza con gli uomini - in una proclamazione della risurrezione di Gesù. Natanaele si oppose a questo cambiamento nel contesto del loro messaggio pubblico, ma non riuscì a contrastare l’eloquenza di Pietro, né a vincere l’entusiasmo dei discepoli, specialmente quello delle donne credenti.
E così, sotto la vigorosa direzione di Pietro e prima dell’ascensione del Maestro al Padre, i suoi rappresentanti pur ben intenzionati iniziarono tuttavia quel sottile processo di cambiamento graduale della religione di Gesù – fare la volontà del Padre - in una forma nuova e modificata di religione su Gesù.