L’
Antefatto
Dopo 30
anni nell’ ICT.
Una tra
le più grosse aziende italiane ha acquistato sul
mercato una nuova azienda in start-up ritenuta “un gioiellino tecnologico”, in
un settore innovativo dell’IT come quello dei servizi informatici on-demand,
per poi azzerarla neppure un anno dopo, incentivando
all’esodo l’ Amministratore Delegato, la prima linea, lo staff, i quadri e dirigenti,
fino all’ultimo assunto, e non per motivi di business.
Così a 57
anni, laureato in Ingegneria Elettronica, dirigente da oltre 20 anni, mi sono
trovato per la prima volta ad affrontare una situazione, arrivata
all’improvviso, a cui mi sembrava di essermi in qualche modo preparato (dati i
tempi) , ma che ha richiesto e sta richiedendo un
sforzo non indifferente.
Ho cominciato
nel febbraio del 1974, subito con una società statunitense,
In GE
sono stato per quasi 25 anni e posso dire di esser passato attraverso mari
molto tempestosi, downsizing, rightsizing, organizzazioni matriciali, a
pettine, verticali, orizzontali ed oblique. Sono sopravvissuto a reengineering,
reorganization, pooling & depooling, organizzazioni local (puramente
nazionali), global (puramente globali) ed infine
glocal (globali ma localizzate), etc.
Indenne,
ho quindi affrontato il mondo dei carrier telefonici assumendo posizioni di
rilievo come Direttore Marketing e Direttore di una Business Unit responsabile
di circa 180 miliardi di fatturato delle vecchie lire.
Dopo l’esperienza telefonica, l’ultima posizione come Direttore
Marketing nella società sopra menzionata, tanto innovativa quanto sfortunata.
Da questo
momento sono entrato in un mondo piuttosto sconosciuto, che ho dovuto
affrontare sorprendentemente da solo. Un mondo a cui si è poco preparati, che
cercherò brevemente di descrivere per condividere queste esperienze con chi
potrebbe, nel caso, trovare utili informazioni e suggerimenti.
Il
Dirigente Disperso
Poiché
non ho trovato esattamente la definizione dello “status” che cercavo, ho
coniato per conto mio una nuova definizione per questa figura professionale.
Questa figura la chiameremo il “Dirigente Disperso”. Per ora diremo che la prima qualifica per essere un DD (Dirigente
Disperso) è quella di aver subito un Incentivo all’Esodo. Passo dopo passo,
dovendo affrontare tutta una serie di problemi e scadenze, andremo a completare
le qualifiche per questa nuova figura professionale.
Previdenza.
IL primo
passo obbligato per il DD è la domanda all’ INPS
(poiché nel frattempo nel 2003 l’ INPDAI è stato assorbito nell’ INPS) per la
contribuzione volontaria e non perdere quindi mesi preziosi di contributi
previdenziali. Dato il passaggio tra i due enti, questo ha comportato certe
vicissitudini ed un certo ritardo; quasi otto mesi per l’ accettazione
della contribuzione volontaria.
La prima
sorpresa è che per ottenere la contribuzione volontaria, cioè
pagare di tasca propria sia la quota INPS spettante al Dirigente che quella
spettante all’azienda, bisogna dimostrare che non si stia percependo alcun
reddito, nemmeno da attività da libera professione, cosa che invece
precedentemente con l’INPDAI era possibile (ma negli accordi del passaggio
dall’ INPDAI all’ INPS non erano stati garantiti tutti i diritti acquisiti?).
Questo
comporta per il DD (Dirigente Disperso) due sole alternative,
o trovare subito un lavoro dipendente, o essere relegato ad inattività
assoluta, pena la soppressione della contribuzione volontaria. Naturalmente se
la ricerca immediata di un altro impiego risultasse
difficoltosa o per contingenze del mercato o perché nell’età critica dei “sopra
50 anni e non ancora 57enni”, l’alternativa è una sola: l’inattività assoluta.
Riflessione: e’ veramente
utile per tutti, per la persona coinvolta, per il mondo del lavoro, per in
genere la società civile, che una valida e qualificata esperienza di lavoro, in
età oggi assolutamente ancora da “giovani leoni”, venga relegata all’inattività
assoluta?
Annotazione: il valore NETTO annuale della
contribuzione volontaria è pari al 33,3% del LORDO annuale percepito durante
l’ultimo anno di lavoro (e quindi più o meno è pari a
circa il 60% del netto percepito…….).
Definizione: aggiungiamo un’altra qualifica, la
seconda, al Dirigente Disperso; cioè oltre ad aver
subito un Incentivo all’Esodo, ora è anche in Contribuzione Volontaria.
Assistenza Sanitaria Integrativa.
L’ apposito fondo cessa l’assistenza medica immediatamente con
lettera piuttosto sbrigativa e burocratica avvisando che l’ assistenza viene
sospesa. L’ ente si riserva di riammettere il Dirigente Disperso alla copertura
sanitaria, solo ad accettazione da parte dell’ INPS
della domanda di contribuzione volontaria e dopo, ovviamente , del versamento
delle doppie quote, quelle di competenza del dirigente e quelle che erano prima
versate dall’azienda ( e se per qualunque motivo l’ INPS non accettasse la
domanda per la contribuzione volontaria?). Sta di fatto che tra una cosa e
l’altra ci si ritrova a rimanere non coperti dall’assistenza sanitaria integrativa
per almeno più di un anno; se tutte le pratiche avranno ovviamente esito positivo. I rimborsi medici congelati e la situazione di incertezza sui risultati delle varie domande, costringono
il “pater familias” a rimandare spese mediche di non strettissima necessità per
tutto il nucleo familiare. Questo naturalmente dopo 20 anni di dirigenza, con
pagamento costante e continuativo di tutte le quote spettanti all’ente di assistenza integrativa.
Riflessione. E’ possibile che dopo tanti anni
di cosiddetta dialettica sindacale con gli imprenditori non sia stato previsto
nessun atterraggio morbido, nessun cuscinetto che permetta al Dirigente Disperso,
in uno stato che non è né carne né pesce, di comunque
essere coperto almeno per le spese sanitari per un ragionale numero di mesi necessari
per permettergli di riordinare le idee e di impostare di nuovo la sua attività
professionale?
Definizione. Aggiungiamo un’altra qualifica,
la terza, per essere un Dirigente Disperso, cioè
quella di essere Non Coperto dall’ assistenza sanitaria integrativa.
Federazione di Categoria.
E’
onestamente vero che durante la piena attività di lavoro si presta generalmente
poca attenzione agli aspetti sindacali. Però è altrettanto vero che una volta
che se ne abbia bisogno, non si trovi quella
preparazione, quella attenzione che ci si sarebbe aspettati. Non esistente infatti per il DD un pacchetto di qualsivoglia natura,
consulenza sul da farsi, suggerimenti, vademecum di pratiche da disbrigare
etc., che possano dare l’impressione di un interessamento per una situazione
non voluta, forse una volta rara ma che oggi assume aspetti e risvolti non del
tutto minimali. Anzi la tariffa di iscrizione alla
federazione per il Dirigente Disperso risulta la più alta delle tariffario e, se
il dirigente è un po’ in stato confusionale per tutte le pratiche e scadenze di
cui deve tenere contemporaneamente conto, può anche succedere che debba pagare
un ulteriore mora per l’iscrizione ritardata.
Riflessione. A posteriori avrei probabilmente preferito essere
meno agevolato durante la cosiddetta vita professionale attiva ma più protetto
ed agevolato nei periodi di incertezza e di passaggio da uno status all’altro.
Definizione. Aggiungiamo la quarta definizione
al Dirigente Disperso che è quella di essere una figura non completamente
prevista tra le Categorie Protette dalla federazione.
Curriculum
Vitae & Head Hunters.
Ovviamente
la primissima attività del Dirigente Disperso da avviare è quella di ricercare una
nuova posizione. Dopo un po’ di anni di esperienza e
dopo un giro tra gli amici, ci si ritrova con un bene preziosissimo che è la
lista dei cacciatori di teste (società specializzate per la ricerca di figure
manageriali e dirigenziali) con tanto di telefono e di indirizzi e-mail di
persone da contattare. Non fa nemmeno male iscriversi a società specializzate
su Internet che, a pagamento, fanno pervenire richieste di posizioni precedentemente selezionate, direttamente sulla propria
posta.
Ma c’è un
ma. In un anno, tra le centinaia di annunci che ho
analizzato, non ho visto una sola ricerca di una posizione manageriale che non avesse
il “..massimo 45enne”. In Italia per i manager sopra i
45 anni, non c’è più una posizione disponibile almeno osservando le ricerche
delle società specializzate. Ricercano persone con più di 30 anni di esperienza e militanza internazionale ma con età non
superiore ai 40-45 anni.
Facendo i
conti a 15 anni ero ancora alle scuole medie e non andavo tra l’altro neppure
troppo bene. Che sia anche questa una moda importata
dagli USA dove a 25 si è Vice President, a 35 President e CEO e a
Riflessione. Ho risposto anche ad opportunità
provenienti dall’estero. In nessuna altra parte del
mondo (almeno quella parte a cui normalmente ci si riferisce per lavoro) vi è
la limitazione/discriminazione anagrafica. Cioè si
ricercano esperienze professionali senza citare i limiti di età come invece in
Italia è normale prassi. Perché da noi esiste ancora
questa pratica discriminatoria?
Definizione. Aggiungiamo la quinta definizione
al Dirigente Disperso che è quella di avere una Età Critica
(ovviamente per il mondo del lavoro) ovvero di essere oltre i 50 anni, ovvero
di avere scarse possibilità di ritrovare una attività manageriale allo stesso
livello di quella precedentemente, utilizzando i normali circuiti di ricerca di
personale.
A questo
punto la definizione del Dirigente Disperso è completa :
1) ha subito un incentivo all’esodo, 2) è in contribuzione volontaria, 3) non è
coperto dall’ assistenza sanitaria integrativa, 4) non è una categoria protetta
dalla propria federazione ed infine 5) è ritenuto essere nell’età lavorativa
critica degli over-50.
CHE FARE?
Come ho
cercato di spiegare brevemente, in pratica ci si ritrova da soli, ci si deve rimettere in discussione, ci si deve reinventare,
rimboccarsi le maniche, fare quattro considerazioni e prendere le opportune
decisioni.
Do per
scontato che per gli over-50 rimanga intatta la voglia
ed il divertimento di lavorare. Chi ha accumulato soldi a sufficienza
può intraprendere una attività imprenditoriale da solo o con altri partner.
Tuttavia ritengo questa una minoranza privilegiata poiché,
facendo i conti dei soldi che devono essere impegnati per quanto detto sopra,
relativamente poco rimane nel fienile; comunque non sufficiente per far partire
una attività imprenditoriale in proprio.
Dati i nuovi tempi in cui i vecchi schemi sono saltati un po’ ovunque,
il suggerimento che mi ritrovo a dare è quello di assumere un atteggiamento più
proattivo nei confronti del mondo lavorativo. Mondo del lavoro che sembra
rifiutare il contributo di utili valori ed esperienze,
poiché anch’esso ancorato a vecchi stereotipi, vecchie procedure, vecchi schemi,
mode importate e probabilmente anche “vecchia” gente.
La
proattività è nel trovare una “business idea” da sviluppare in tutti i suoi
aspetti e quindi sottoporla alle aziende del target
prescelto. Farsi assumere e non aspettare di essere assunti.
Attraverso una idea di business che porti innovazione,
ma soprattutto idee nuove filtrate e rese più operative, più efficaci da un
bene che non si può comprare ma che matura lentamente nel tempo che è appunto
l’esperienza. L’esperienza è il bene primario, il valore degli “over-
Alcuni
esempi per esprimere meglio quello che voglio dire.
Nel
Marketing Communication, perché non preparare un proprio piano di conversione dell’ immagine delle aziende IT (moltissime) che stanno
cercando di trasformarsi da società-prodotto a società di servizi e quindi
proporlo alle aziende del target con un modello che va poi personalizzato
azienda per azienda?
Nel
business classico IT, tanto per intenderci l’offerta del package da comprare,
installare e quindi mantenere, perché non pensare e proporre una nuova
iniziativa di soluzioni IT On-Demand, fruibili via
Internet? Con tanto di business plan, risorse necessarie e partnership tecnologiche e
proporlo alle aziende informatiche alla disperata ricerca di novità?
Nel campo
tecnologico perchè non proporre uno schema, un piano di outsourcing
non solo delle infrastrutture tecnologiche ma anche degli applicativi informatici
proponendo un modello per permettere alle aziende che si affacciano a questa
nuova alternativa di fare la giusta scelta del partner tecnologico, di
scegliere con un criterio di business le piattaforme e le applicazioni da
esternalizzare ed aiutarle in questo passaggio?
Tutti
questi esempi possono sembrare consulenze del tipo standard. Quello che invece
voglio sottolineare è che nelle proposte di queste attività
innovative alle aziende non ci sono solo presentazioni Powerpoint o fogli Excel,
ma l’impegno diretto dell’autore del piano, con una sua partecipazione diretta
ai risultati delle iniziative e magari anche una remunerazione che sia in
funzione dei risultati pianificati.
Il
Dirigente Disperso potrebbe così diventare una inaspettata
pedina nel portare avanti nel mondo del lavoro, l’innovazione con efficacia;
forte dell’esperienza acquisita, con una visione più matura e consapevole ma
soprattutto con maggiore coraggio e libertà di pensiero proprio perché non più
legato alle vecchie logiche di un certo mondo del business, ovvero logiche
condizionate dal Power&Money&Carrier.